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agricoltore

L’art. 6 della Legge n. 154 del 28 luglio 2016 delega il Governo ad adottare, entro i prossimi 12 mesi, un decreto legislativo per disciplinare forme di affiancamento tra agricoltori ultra-sessantacinquenni, o pensionati, e giovani, non proprietari di terreni agricoli, di età compresa tra i 18 e i 40 anni, anche organizzati in forma associata, allo scopo del graduale passaggio della gestione dell'attività d'impresa agricola ai giovani.

Il fine della legge è dunque quello di favorire processi di affiancamento economico e gestionale nell'attività d'impresa agricola nonché lo sviluppo dell'imprenditoria giovanile in agricoltura. Il Decreto dovrà stabilire anche la durata di tale affiancamento, ma è comunque previsto un periodo massimo di tre anni alla conclusione dei quali spetteranno, sia al giovane imprenditore agricolo, che all'agricoltore ultra-sessantacinquenne o pensionato, agevolazioni e sgravi fiscali con assegnazione prioritaria.
Il Decreto legislativo definirà poi le modalità di presentazione da parte del giovane imprenditore di un progetto imprenditoriale che faccia da base al rapporto di affiancamento. Dovranno esserci forme di compartecipazione agli utili dell'impresa agricola, così come dovrà essere definito il regime dei miglioramenti fondiari. 
Per l'agricoltore ultra-sessantacinquenne, o pensionato, e quello giovane dovranno esserci forme di garanzia, anche attraverso le dovute coperture infortunistiche. In caso di vendita dei terreni oggetto del rapporto di affiancamento si dovrà stabilire il riconoscimento del diritto di prelazione. Il decreto legislativo provvederà anche a definire le forme di agevolazione a favore del giovane imprenditore agricolo per la gestione e l'utilizzo dei mezzi agricoli e le forme di compensazione a suo favore, nei casi di recesso anticipato dal rapporto di affiancamento.
A conclusione dell’affiancamento sarà possibile la trasformazione del rapporto tra l'agricoltore ultra-sessantacinquenne, o pensionato, e il giovane imprenditore agricolo in forme di subentro o la trasformazione del rapporto in un contratto di conduzione da parte del giovane imprenditore agricolo, o, ancora, saranno previste diverse forme di compensazione a favore del giovane imprenditore agricolo.
 
Redazione

macchineirroratrici

Presso il Mipaaf si è tenuta, lo scorso 17 ottobre, una riunione con le Regioni, a cui sono state invitate le OO.PP. e l’ENAMA, per verificare, in relazione all’approssimarsi della scadenza fissata per il 26 novembre dalla direttiva comunitaria 2009/128/CE, lo stato di attuazione dei controlli funzionali delle macchine irroratrici finora effettuati nelle singole Regioni. 

La riunione dello scorso 17 ottobre oggetto ha evidenziato che, fatta eccezione per la provincia autonoma di Trento, tutte le Regioni lamentano difficoltà nell’applicazione della misura. Attualmente la percentuale di macchine sottoposte a controllo, a livello nazionale, non supera il 30-35% del totale; alcune Regioni inoltre presentano situazioni decisamente più pesanti: es. Puglia con 700 macchine controllate su un totale stimato di 30-40.000 e Sicilia con 1.200 irroratrici controllate su 40.000. È evidente quindi che per il 26 novembre 2016 un cospicuo numero di irroratrici non sarà in regola con le previsioni della normativa sull’utilizzo sostenibile dei prodotti fitosanitari
Tale inadempienza darà luogo a due tipi di sanzioni: quelle previste dalla normativa sull’utilizzo sostenibile dei prodotti fitosanitari, cioè dall’art. 24 del D.Lgs. 150/2012, che prevede una sanzione pecuniaria da 500 a 2.000 euro; inoltre, dal momento che questo adempimento è un impegno obbligatorio per le aziende che aderiscono alle misure agro-climatico-ambientali e all’agricoltura biologica (misure 10 e 11 del PSR), il mancato possesso del certificato del controllo funzionale delle macchine irroratrici può determinare riduzioni del premio relativo a tali misure. 
Nella riunione tenutasi lo scorso 17 ottobre sono state evidenziate le possibili iniziative per attutire dunque gli effetti sulle aziende agricole conseguenti alla scadenza del 26 novembre 2016: 
a) Diverse Regioni si sono dette favorevoli al meccanismo (che andrebbe però specificamente adottato ed istruito dalla singola Regione) secondo cui le Regioni stesse possano prevedere la sospensione delle sanzioni previste dall’articolo 24 del d.lgs. 150/2012 per le aziende che abbiano presentato richiesta di controllo entro la data di scadenza e che per oggettive difficoltà organizzativo/gestionali non abbiano potuto effettuare il controllo entro la medesima data. 
b) Nel caso in cui le aziende che, successivamente alla data del 26 novembre 2016, dovessero risultare inadempienti rispetto all’obbligo del controllo funzionale delle irroratrici, le Regioni potranno valutare se la sanzione debba essere comminata o meno, in relazione all’effettivo utilizzo delle stesse. In altre parole la sanzione dovrebbe essere comminata - fatti salvi i casi in cui la Regione adotti la procedura di cui al punto precedente - solo se la macchina è effettivamente utilizzata. Questo sarebbe coerente con il disposto della norma: “potranno essere impiegate per uso professionale soltanto le attrezzature per l’applicazione di pesticidi ispezionate con esito positivo”. 
c) Nel caso infine delle questioni collegate agli impegni obbligatori delle misure 10 e 11 del PSR, la mancata esecuzione del controllo funzionale potrebbe configurarsi come un’inadempienza alla quale applicare la fattispecie di cui all’articolo 36 del Reg. CE 640/2014, ovvero la sospensione del sostegno per un periodo non superiore a tre mesi (con l’obbligo per il beneficiario di rimediare alla situazione entro tale periodo).
Ovviamente queste tre possibilità debbono essere adottate dalle singole Regioni, che sono le autorità competenti all’irrogazione delle sanzioni, e, per quanto riguarda le questioni relative alle misure 10 ed 11 del PSR, condivise dagli Organismi pagatori regionali. 
 
Redazione

glifosato

A seguito di ulteriori verifiche, la Direzione Generale per l’Igiene e la Sicurezza degli Alimenti e la Nutrizione ha emesso il decreto dirigenziale 6 settembre 2016 di revoca di altre autorizzazioni all’immissione in commercio di prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva “glifosate” in associazione con l’ammina di sego polietossilata (n. CAS 61791-26-2), in attuazione del Regolamento (UE) 2016/1313.

Dopo l'aggiornamento del 16 agosto, è stato ulteriormente aggiornato l'elenco di prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva glifosate ed il coformulante ammina di sego polietossilata (n. CAS 61791-26-2) la cui autorizzazione all’immissione in commercio ed il relativo impiego sono stati revocati. 
La commercializzazione e l’impiego delle scorte giacenti dei prodotti fitosanitari riportati nel suddetto allegato sono consentiti, secondo le seguenti modalità: 
a) fino al 22 novembre 2016 per la commercializzazione da parte del titolare delle autorizzazioni e la vendita da parte dei rivenditori e/o distributori autorizzati; 
b) fino al 22 febbraio 2017 per l’impiego da parte degli utilizzatori finali. 
La commercializzazione e l’impiego delle scorte giacenti dei prodotti fitosanitari riportati nel suddetto allegato sono consentiti, previa rietichettatura, in conformità all’articolo 1, comma 1, del Decreto direttoriale 9 agosto 2016. Tale decreto ricorda che, a decorrere dal 22 agosto 2016, si adottano le seguenti disposizioni di modifica delle condizioni d’impiego di prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva glifosate
- revoca dell’impiego nelle aree frequentate dalla popolazione o dai gruppi vulnerabili quali: parchi, giardini, campi sportivi e aree ricreative, cortili e aree verdi all’interno di plessi scolastici, aree gioco per bambini e aree adiacenti alle strutture sanitarie;
- revoca dell’impiego in pre-raccolta al solo scopo di ottimizzare il raccolto o la trebbiatura;
- inserimento nella sezione delle prescrizioni supplementari dell’etichetta in caso di impieghi non agricoli, della seguente frase: “divieto, ai fini della protezione delle acque sotterranee, dell’uso non agricolo su: suoli contenenti una percentuale di sabbia superiore all’80%; aree vulnerabili e zone di rispetto, di cui all’art.93, comma 1 e all’art.94, comma 4, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152”.
 
Redazione

Cento posti di lavoro saranno persi dai dipendenti di FloraHolland il prossimo anno. La riorganizzazione fa parte di un piano a lungo termine con cui l'azienda intende ridurre di un terzo i costi operativi (104 milioni) entro il 2020. I settori interessati sono il dipartimento di supporto, quello commerciale e l'ICT (information and communications technology).

Si parte nel 2017 dunque con il taglio di personale in tre settori, nel 2018 sarà la volta del dipartimento logistica. FloraHolland si sta consultando con i sindacati, che dichiarano però di essere preoccupati per il lungo periodo di ristrutturazione previsto dall'azienda e per l'ulteriore incertezza circa la qualità del lavoro e la continuità delle operazioni aziendali.
Come avevamo segnalato nell'aprile 2015, in seguito alle dichiarazioni di Luca Vos, boss delle strategie di FloraHolland, l'azienda sta operando una riduzione dei costi al fine di avere maggiori risorse da investire nelle nuove tecnologie. Al momento non è stata segnalata la ridistribuzione dei redditi, derivanti dai tagli effettuati, alla produzione, come invece aveva annunciato lo stesso Vos.
Molti lavoratori hanno perso il proprio lavoro nel corso dell'ultimo anno e centinaia di dipendenti temporanei stanno lavorando in luoghi di lavoro strutturali, secondo quanto riporta Fleur Magazine. I dipendenti hanno passato una settimana nera, informati lo scorso martedì e mercoledì del prossimo licenziamento: questa riorganizzazione è particolarmente aspra a causa del maggior turnover a cui sono stati sottoposti i lavoratori nel 2016 e a causa del maggior profitto dell'azienda. 
L'organizzazione di FloraHolland punta oggi ad essere sempre più moderna e una delle strade principali che intende percorrere a questo scopo è quella della creazione di una piattaforma online di vendita 24 ore su 24, sette giorni su sette. «Il mercato internazionale delle piante ornamentali sta subendo un cambiamento importante. Per mantenere una posizione sana è necessario risparmiare sui costi, fra le altre cose. Poi Royal FloraHolland potrà investire in innovazioni necessarie, come ICT».
 
Redazione

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Durante l'ultimo incontro tenutosi a Coldiretti Pistoia, Bruschi ha dichiarato di voler attivare la procedura di "Composizione della crisi da sovraindebitamento" che la legge prevede nel caso di aziende agricole. Serviranno comunque ulteriori beni della Bruschi liberi da gravami e la disponibilità del sistema bancario, oltre che dei fornitori, i quali, se tutto andasse a buon fine - si legge nella nota pervenutaci in redazione da Coldiretti - potrebbero avere in tempi brevi percentuali importanti dei propri crediti.

Un passo avanti, con un senso giuridico e sostanziale. Sandro Bruschi convocherà ad un tavolo i propri creditori per incardinare l'iter per tentare la “Composizione della crisi da sovraindebitamento” che, evitando le procedure fallimentari, potrebbe portare fondi a favore dei creditori di Vivai Sandro Bruschi in tempi brevi.
Nella Sala Gialla di Coldiretti Pistoia, molto affollata, si è tenuto mercoledì 3 novembre l'incontro tra Giorgio Tesi Group e le aziende creditrici di Vivai Sandro Bruschi. Presenti tra gli altri Sandro Bruschi, l'imprenditore inadempiente, Fabrizio Tesi della Giorgio Tesi Group, oltre a Michela Nieri e Simone Ciampoli, presidente e direttore di Coldiretti Pistoia.
Nei giorni scorsi, dopo anni di crisi conclamata di Vivai Sandro Bruschi, Giorgio Tesi Group e l'azienda in crisi hanno sottoscritto un accordo per evitare la scomparsa dell’ennesima azienda del territorio, salvaguardando anche i dipendenti. L'incontro, convocato da Coldiretti Pistoia, ha permesso di «chiarire i termini dell'accordo e di verificare le possibili strade concrete per rendere meno gravi le conseguenze di una crisi aziendale -ha spiegato Michela Nieri, presidente di Coldiretti Pistoia-. Questo è il ruolo di un'associazione come la Coldiretti, non certo di tifare per il fallimento altrui, che fra l'altro potrebbe essere controproducente anche per le stesse aziende creditrici. Una iattura per tutte le imprese, anche quelle che all'incontro non c'erano». Ovviamente non tutti i creditori erano presenti, solo una rappresentanza di coloro di cui Coldiretti era informata.
L'accordo tra Tesi e Bruschi contiene un contratto estimatorio per il soprassuolo e un contratto d'affitto di ramo d’azienda che genereranno importanti flussi finanziari, a tutela di dipendenti e altri creditori. Fondi che Giorgio Tesi Group pagherà a Bruschi, ma che sono contrattualmente 'vincolati' alla soddisfazione dei creditori. Il tavolo di composizione della crisi potrebbe consentire di ripartire queste risorse tra i creditori, evitando che quei pochi creditori, neppure tra i più esposti, che da anni hanno avviato procedure esecutive, ottengano integrale soddisfacimento del proprio credito. Mentre tutti gli altri, che fino all’ultimo hanno dato fiducia alla Vivai Sandro Bruschi, vedano pregiudicata la possibilità di un congruo ristoro.
«Quello che è certo, - ha spiegato Fabrizio Tesi - è che l’accordo non ha peggiorato di una virgola la drammatica situazione dei creditori che in questi anni hanno fornito piante a Bruschi, senza incassare il relativo compenso».
Interloquendo con la platea, che unanimemente valuta un rimedio peggiore del male l'attivazione di procedure fallimentari di Vivai Sandro Bruschi, Fabrizio Tesi ha ribadito che è stato un punto fermo del proprio agire prestarsi alle soluzioni che rendessero meno pesanti le conseguenze per i creditori/fornitori di piante degli inadempimenti di Sandro Bruschi.
E una possibile strada c'è, come si legge nel comunicato di Coldiretti: si chiama “Composizione della crisi da sovraindebitamento”, che evita il fallimento e permette, se i creditori (banche incluse) a maggioranza accettano, di accorciare i tempi e massimizzare la percentuale dei soldi recuperata dai creditori.
Il flusso di risorse garantito dall'accordo tra Tesi e Bruschi è comunque consistente e, unitamente ad altre proprietà di Sandro Bruschi rimaste fuori dagli accordo, potrebbe diventare, con la disponibilità del sistema bancario, una dotazione finanziaria immediatamente disponibile per garantire percentuali importanti ai creditori.
 si è detto d'accordo con la procedura di "Composizione della crisi da sovraindebitamento", e attiverà nei prossimi giorni il tavolo dei propri creditori, rendendo concrete le scuse rivolte alla platea a inizio incontro. La procedura riguarderà tutti i creditori di Vivai Sandro Bruschi, a cui compete in via esclusiva di attivare la procedura.
«Siamo all'inizio di una possibile svolta. La palla è nelle mani di Vivai Sandro Bruschi -ha dichiarato Simone Ciampoli, direttore di Coldiretti Pistoia-. Per il momento siamo contenti di aver favorito la diffusione di notizie non mediate da chi ha interessi contrastanti con quelli delle aziende vivaistiche». A Coldiretti sono legate oltre il 50% delle aziende agricole della provincia di Pistoia, ed «ovviamente non detta la linea imprenditoriale di nessuna di loro -ha spiegato nel corso dell'incontro Ciampoli-. Se è possibile, Coldiretti dà una mano a risolvere problemi, come nel caso Bruschi, la cui vicenda speriamo si concluda in modo differente per i creditori, rispetto ad altre vicende di crisi di imprese vivaistiche nel pistoiese e non solo, dove la percentuale di recupero da parte dei creditori ha rasentato lo 0. Come associazione agricola daremo tutto il nostro supporto perché si colgano risultati concreti, partecipando al tavolo che Bruschi attiverà».
 
Redazione