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biologico

La Commissione europea ha pubblicato la scorsa settimana le nuove regole sulle importazioni di prodotti biologici nella Ue: è stato così introdotto l'obbligo di certificazione elettronica. Contro le potenziali frodi del settore un nuovo sistema sarà attivo fra sei mesi.

In seguito alle raccomandazioni della Corte dei Conti Ue, che aveva lanciato l'allarme sulle potenziali frodi del biologico, Bruxelles attiva un nuovo sistema di certificazione elettronica che possa contribuire a ridurre ulteriormente gli oneri amministrativi per operatori e autorità doganali.
L'entrata in vigore del nuovo sistema è fissata per il prossimo 19 aprile 2017, a partire da tale data sarà previsto un periodo transitorio di sei mesi in cui si utilizzerà contestualmente l'attuale documentazione cartacea e il nuovo certificato elettronico. Dal 19 ottobre sarà richiesto solo quest'ultimo.
Confagricoltura ha subito espresso soddisfazione per la nuova tracciabilità elettronica dei prodotti biologici importati. Il sistema, basato sulla piattaforma “Traces”, già utilizzata per la sicurezza alimentare, offrirà infatti ai consumatori maggiori garanzie. Il provvedimento, ricorda Confagricoltura, era già stato richiesto nel 2011 dai ministeri della Salute degli Stati membri, nel 2012 il Parlamento europeo aveva poi espresso in tal senso una raccomandazione alla Commissione. La decisione di quest'ultima arriva ora in via definitiva per permettere agli Stati di adeguare i propri sistemi informatici.
 
Redazione

arance

Al tavolo di filiera al Mipaaf le linee guida del piano strategico nazionale, finanziato con fondi dell'Ocm e dei Psr, che si sviluppa in cinque mosse per contrastare una crisi che dura da anni. Fra le azioni decisive la lotta alla diffusione del virus “Tristeza” che in Sicilia ha già infettato oltre 32mila ettari e 15 milioni di piante.

Il tavolo di filiera agrumicolo è stato convocato la scorsa settimana al Ministero delle Politiche Agricole ed è stato presieduto dal sottosegretario Giuseppe Castiglione con i rappresentanti di regioni, organizzazioni agricole e cooperative, imprese di trasformazione e commercializzazione. Il piano strategico che è stato elaborato prevede primariamente la lotta alla diffusione della malattia “Tristeza” con la creazione di una struttura di ricerca specifica gestita dal Crea. Si ripristinerà il potenziale produttivo con nuovi impianti su 35 mila ettari e un tasso di ricambio di 5000 ettari l'anno, facendo leva sui Psr e l'Organizzazione comune di mercato dell'ortofrutta. Previste anche azioni coordinate e promozione con la grande distribuzione. 
Il piano potrà contare inoltre su strumenti per la tutela del reddito dei produttori agricoli grazie all'abbassamento della pressione fiscale, determinata dalla cancellazione di Imu e Irap dell'anno scorso, cui va ad aggiungersi l'azzeramento dell'Irpef quest'anno.
Un'attenzione particolare sarà poi riservata al sostegno delle produzioni biologiche. Si attuerà inoltre una maggiore aggregazione dell'offerta in Organizzazioni di produttori, assieme all'approvazione dell'Organismo interprofessionale da parte della Conferenza Stato-Regioni. 
Il Ministero intanto chiederà alla Commissione Ue un intervento dedicato agli agrumi per dare ulteriore sostegno a estirpazione e reimpianto. Sul mercato interno si è intervenuti tramite l'ultima legge di bilancio che ha operato un taglio di tasse per gli agricoltori con coltivazioni arboree importanti come gli agrumeti.
Per quello che riguarda l'interscambio invece le ultime elaborazioni di Fruitimprese su dati Istat evidenziano un saldo negativo con l'estero di oltre 20 milioni, nei primi sette mesi del 2016. Inoltre, con la ratifica dell'accordo di partenariato economico tra Ue e sei paesi dell'Africa australe, le cose potrebbero ulteriormente peggiorare. Attualmente il periodo di tariffazione agevolata per gli agrumi dura ogni anno da luglio al 16 ottobre, come ricorda Ismea, dopo tale data i dazi doganali sono reintrodotti al tasso del 16%. Quando l'accordo entrerà in vigore la tassazione ridotta sarà prolungata fino a fine novembre con un decremento del dazio dell'1,8% l'anno, che scenderà dunque progressivamente fino ad azzerarsi. Tra i sei paesi dell'Africa australe il Sudafrica è quello che più esporta verso l'Italia, da qui, infatti, nel periodo 2010-2015 l'Italia ha importato quasi 287mila tonnellate di agrumi per una spesa di oltre 207 milioni di euro (indagine Ismea). Nel periodo luglio-novembre a tassazione ridotta, e in prospettiva esente da dazi, sempre dal Sudafrica, si sono importate oltre 250mila tonnellate per oltre 177 milioni di spesa. 
 
Redazione

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Il seminario che si terrà domani, giovedì 3 novembre, presso l'Accademia dei Georgofili, fa parte delle iniziative legate al cinquantenario dell'alluvione di Firenze del 1966. L'assessore regionale all'ambiente Federica Fratoni interverrà all'apertura dei lavori. Con lei, Bernardo Gozzini (LaMMA), Massimo Inguscio (Presidente CNR), Alessia Bettini (Comune di Firenze) e Giampiero Maracchi (Accademia dei Georgofili).

“Arno 1966: 50 anni di innovazioni in meteorologia” è organizzato da Consorzio LaMMA, Regione Toscana e CNR, in collaborazione con l'Accademia dei Georgofili e in convenzione con l'Ordine dei Geologi Toscana e fa parte delle iniziative legate al cinquantenario dell'alluvione di Firenze del 1966, nell'ambito del progetto “Firenze 2016”. 
L'assessore regionale all'ambiente Federica Fratoni interverrà all'apertura dei lavori. Con lei, Bernardo Gozzini (LaMMA), Massimo Inguscio (Presidente CNR), Alessia Bettini (Comune di Firenze) e Giampiero Maracchi (Accademia dei Georgofili).
Il seminario si propone di fare il punto sui progressi della ricerca meteorologica negli ultimi 50 anni, proprio a partire da quali erano le previsioni meteo disponibili il giorno prima dell'alluvione di Firenze del 4 Novembre 1966, che oggi appaiono estremamente lontane rispetto alle capacità di previsione attuali. Ma la giornata vuole essere anche un'occasione per capire cosa possiamo aspettarci dall'evoluzione della meteorologia nel prossimo futuro, se la grande crescita che ha segnato il suo sviluppo recente è destinata a continuare.
Anche le istituzioni sono coinvolte in questo processo, e la Regione Toscana lo è in particolare attraverso il LaMMA, consorzio costituito in partnership con il CNR, le cui competenze di ricerca scientifica maturate in quasi venti anni di attività hanno contribuito all'avanzamento delle conoscenze nel settore della meteorologia e allo sviluppo operativo delle sue applicazioni.
La mattinata si concluderà con una tavola rotonda dedicata alle sfide cui, da qui ai prossimi 10 anni, centri di ricerca e servizi operativi sono chiamati a rispondere per il miglioramento delle previsioni meteo e per venire incontro alle richieste delle istituzioni e dei cittadini. Alla tavola rotonda, oltre ai relatori della mattinata, parteciperanno anche rappresentanti di Protezione civile regionale, Autorità di Bacino dell'Arno, Comune di Firenze.
 
Redazione

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In seguito al decreto legislativo 150/2012 tutte le macchine per la distribuzione degli agrofarmaci utilizzate per scopi professionali dovranno essere sottoposte a controllo funzionale entro il novembre 2016. Di seguito un elenco dei controlli da effettuare.

Il D.Lgs. 150/2012 (in recepimento della Dir.CEE 2009/128) all’articolo 12 prevede l’obbligatorietà di «..sottoporre al controllo funzionale, almeno una volta entro il novembre 2016, tutte le macchine per la distribuzione degli agrofarmaci utilizzate per scopi professionali…». Il CeRSAA di Albenga, con decreto Reg. Liguria 2485 del 28-8-2015, è stato accreditato ed autorizzato ad operare come Centro di Prova per il Controllo Funzionale delle Irroratrici Agricole (lance e speciali, atomizzatori, barre).
Proprio il CeRSAA rende noto che, affinché il controllo funzionale possa avvenire nel migliore dei modi, bisogna preventivamente assicurarsi che:           
1. la macchina sia pulita e i residui di eventuali trattamenti fitosanitari siano rimossi dalla vasca di contenimento della sospensione, dai filtri e dagli ugelli;
2. la macchina sia funzionante in tutte le sue parti e che non esistano difetti evidenti e conclamati;
3. il serbatoio e le condutture siano accuratamente puliti e non presentino assolutamente residui di agrofarmaci;           
4. gli organi di trasmissione del moto siano adeguatamente protetti;           
5. il serbatoio e le condutture non presentino perdite evidenti;           
6. i manometri siano visibili, di diametro 63 o 100 mm, correttamente dimensionati e funzionanti;           
7. gli ugelli siano dimensionati alla funzione ed in buono stato;          
8. i filtri siano presenti, dimensionati alla funzione ed in buono stato;           
9. la pompa sia dimensionata e funzionante e non determini evidenti pulsazioni nell’erogazione della sospensione;         
10. il dispositivo di agitazione della sospensione nel serbatoio sia presente e funzionante;         
11. il proprietario/utilizzatore dell’irroratrice sia presente durante il controllo e sia in grado di  fornire indicazioni sul regolare utilizzo dell’irroratrice.
In particolare, poiché il dimensionamento del manometro è molto spesso non ottemperante l’attuale normativa, occorre verificare che la divisione minima di misura sia:             
• massimo 0,2 bar per pressione di lavoro  0 - 5 bar;             
• massimo 1 bar per pressione di lavoro 5-20 bar;           
• massimo 2 bar per pressione di lavoro  >20 bar.
 
Redazione

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Sandro Orlandini: «Cia non ha accusato della crisi la Tesi, ma svolge il suo compito di tutela delle aziende vivaistiche creditrici associate». Cia dichiara inoltre di non essere in cerca di polemiche, ma soltanto di aiutare i fornitori di Bruschi, a partire da quelli che rischiano di fallire. La valutazione dell’accordo Sandro Bruschi – Giorgio Tesi Group per Cia è rimandata a dopo l’incontro con i creditori organizzato da Coldiretti «purché avvenga a breve». 

«Se l'accordo risulterà il migliore possibile, ma insufficiente, chiederemo un sostegno alle istituzioni di governo, come è accaduto in altre situazioni di crisi» questa la risposta della Confederazione Italiana Agricoltori di Pistoia alle dichiarazioni di Tesi Group in merito al caso Bruschi. 
«La Confederazione italiana agricoltori di Pistoia non ha accusato Tesi Group di essere responsabile della crisi di Bruschi, né di altre colpe, limitandosi per ora ad esprimere l'allarme per le conseguenze dell’accordo ipotizzate dai creditori, in difesa dei quali si è schierata per l’ovvia e giusta ragione che fra le aziende vivaistiche fornitrici del vivaio Sandro Bruschi ve ne sono diverse iscritte a Cia e alcune, esposte per alcune centinaia di migliaia di euro, rischiano di fallire se non vedranno onorati i loro crediti».
Lo dichiara Cia Pistoia, per bocca del presidente Sandro Orlandini, a seguito della lettura degli articoli degli ultimi due giorni di varie testate sulla presa di posizione della Giorgio Tesi Group riguardo alla vicenda dell’accordo con il vivaio Sandro Bruschi. Vicenda che ha scatenato le proteste dei vivaisti fornitori di Bruschi per il timore che l’accordo li danneggi, nel senso che impedirà loro - a quanto ipotizzano - di recuperare i crediti in misura accettabile, e che li ha spinti a formare un Comitato dei vivaisti creditori di Bruschi (di cui fanno parte agricoltori non solo di Cia) che si sta coordinando per intraprendere nel modo più efficace tutte le azioni utili alla loro causa: il recupero dei crediti con Bruschi.
«Non cerchiamo polemiche – continua Sandro Orlandini -, ma solo di aiutare i fornitori di Bruschi, a partire da quelli che rischiano di fallire. Però Cia ha una opinione diversa rispetto a Tesi Group quando afferma che la crisi di Bruschi “era chiara e conosciuta da anni da tutti”. A parte che non capiamo che cosa si voglia dire con tale allusione: che i vivaisti fornitori avrebbero dovuto smettere di lavorare con Bruschi anni fa, alla prima aria di crisi, per evitare rischi? E quindi, in pratica, che avrebbero dovuto farla fallire anni fa? Se le imprese ragionassero così, il distretto finirebbe male in poco tempo, anzi non sarebbe neanche più un autentico distretto. Ma, al di là di questo, a quanto è stato riferito da diversi creditori intervenuti all'incontro del 25 ottobre nella nostra sede, non c'era affatto una piena consapevolezza dell’entità della crisi e dell'imminenza della resa di Bruschi Vivai. Uno dei motivi della rabbia anche di creditori non iscritti a Cia è stato proprio, a quanto è stato spiegato da essi, che non se l’aspettavano una resa così a breve. Poi, sempre stando ad alcuni di loro, i ritardi nei pagamenti non erano una prerogativa unica di Bruschi Vivai, perché sono piuttosto diffusi anche da parte di aziende che non rischiano di fallire, e in una fase di crisi economica generale i fornitori non possono fare troppa selezione dei clienti, almeno non finché non risulti chiaro che sono arrivati al punto in cui non potranno più onorare gli impegni».
«In ogni caso – conclude Orlandini -, anche nell’ottica di calmare gli animi di tutti gli attori di questa delicata vicenda, ci pare più saggio dire la nostra sui contenuti dell’accordo solo dopo l’incontro chiarificatore con i creditori annunciato da Coldiretti, purché si svolga in tempi ragionevolmente brevi. Se da quel chiarimento e dalla lettura della documentazione completa ci faremo l’idea che quell’accordo sia davvero la soluzione migliore possibile, come afferma Giorgio Tesi Group, ma pur sempre insufficiente a fare andare avanti le imprese creditrici da sole, saremo costretti a chiedere il sostegno delle istituzioni di governo, come è stato fatto in altre situazioni di crisi in altre zone della Toscana e d’Italia. Non si può certo mettere a repentaglio un distretto così importante e ricco di competenze diffuse specializzate come quello vivaistico pistoiese, una vera punta di diamante dell’economia toscana e dell’agricoltura italiana, nonostante le difficoltà attuali attinenti al credito e ai sistemi di pagamento».    
 
Redazione