Il 16 dicembreallafesta per i primi 25 anni del mensilediCiaToscanadibattitisuagricoltura, comunicazione e informazione con Remaschi, Scanavino e Brunelli, Bartoli, Toschi e Pascucci, moderatidaCapitani e Benocci. Annunciaticorsidiaggiornamentodell’Ordinedeigiornalisti in collaborazione con Cia. Un salutodalministro Martina. Toccatitemicaldiquali i pif, lo statodiattuazione del Psrtoscano e la Pac.
Il 25° compleannodiDimensioneAgricoltura, ilmensileeditodaCiaToscana, èstatol’occasione per celebrarealcunepersonalitàimportantidell’universoConfederazioneitalianaagricoltori, ma anche per rifletteresull’informazione e la comunicazioneagrariaoggi e sualcunitemidiattualità del settoreprimario, fra i quali lo statodiattuazione del Programmadisvilupporurale (Psr) toscano e la Pac (Politicaagricolacomunitaria).
Allafesta per ilprimo quarto disecolodi vita del periodicodirettoda Valentino Vannelli e coordinatodalgiornalista Lorenzo Benocci, tenutasiieri a Firenze in Palazzo Ricasoli, èstatoricordatoilprimodirettore, MassimoPacetti, giàpresidentediCiaregionale e Cianazionalescomparsoneigiorniscorsi, e sonostatiproiettati i contributi in video diEnnioNiccolini, ilpiùaccreditato al titolodifondatorediDimensioneAgricolturasecondoVannelli, e Alessandro Del Carlo, coordinatoredal 2006 al 2015 del periodico. UnatestatacheèstataregistratadaCiaToscananel 1991 e dicuisonousciti 310 numeri, che ha unatiraturamensiledi 22 milacopie e chedalmaggio 2000 puòvantare in prima pagina le vignette di Sergio Staino, dallequalièstatoricavato per questacircostanzacelebrativaillibroCampidisatira.
Dopol’introduzionediVannellièstatolettoilmessaggiodisaluto del ministrodellepoliticheagricoleMaurizio Martina, che ha sottolineatoche «raccontare e valorizzareilmondoagricolo e agroalimentareè un compitoimportante» e cheDimensioneAgricolturasasvolgerlo.
Nellaprima tavolarotonda, moderatadalgiornalistaSandroCapitani – chedal 14 gennaioriprenderàsu Radio 1 Rai la suatrasmissione“Coltivandoilfuturo”, dedicata a «comunicarel’agricolturaattraverso i suoiprotagonisti e le sue storie» -, ha avutoluogo un confrontofra Marco Remaschi, assessoreall’agricolturadellaRegioneToscana, Dino Scanavino, presidentenazionalediCia, e Luca Brunelli, presidentediCiaToscana. «DimensioneAgricoltura – ha dettoDino Scanavino – è, tra le pubblicazionicheciarrivanodalterritorio, unadiquellechesileggonotutte. E questo mi pare unodegliobiettivi del giornalismo». Il presidentenazionalediCiachiedeaigiornalisti e aicomunicatorichesioccupanodiagricolturadi «fare piùfatica e non semplificare», e di non dimenticare «l’agricolturadi mezzo fra la zappa e gliagricoltorispaziali», cioèl’agricolturanormale, «quellochefannodavverogliagricoltori». «Noi – ha concluso – dobbiamofornireinformazionipre-lavoratemeglio, e voidovresteandare un po’più a fondonellapolpaveradell’agricoltura». L’assessoreall’agricolturaMarco Remaschi ha sottolineatoilvaloredi «unainformazioneattenta, capillare e competente», unainformazione, come quelladiDimensioneAgricoltura, capacediarrivareanche «neiterritoriperiferici» e spiegareagliagricoltori le leggiapprovate per loro e al tempo stesso dare un feedback alleistituzionicentralisulleesigenze e i bisogni del territorio. Remaschi ha evidenziatoancheilruolodell’informazionesulfronte del «consumoconsapevole» e dell’«educazione al gusto». Per Luca Brunelli «l’agricoltura non ècosì ben comunicata» e «siurlano i concetti, come certoambientalismoche ha come esitol’oppostodiquellochevorrebbero i suoisostenitori». «Oggiquandosiparladiagricoltura e agroalimentare – ha aggiuntoBrunelli – o siparladi chef oppure in manieraplatealedeicomportamentianomali (truffe, contraffazioniecc, ndr). Cerchiamoinvecedi dare lo stesso peso ailatipositivi, come succede per altrisettorieconomici».
Durante i successivigirididomandesonostatitoccatitemidell’attualitàpolitica del settoreprimario. Dino Scanavino ha parlatodellanuovapoliticadiCiadivalorizzazioneanchedellefiliereproduttori-artigiani-commercianti – oltreall'industriadellatrasformazionealimentare e aicanalidivenditadellagrandedistribuzione – nelsegnodi «network divalori» funzionanti come retidiimpresaterritoriali. «E’ lo sviluppodiunaterza via – ha dettoScanavino – travenditadiretta e grandedistribuzione», necessario in quanto la venditadiretta, che in Ciasiidentifica con ilprogetto «la spesa in campagna», vale solo il 3% dellevenditeagroalimentari, e d’altrapartebisognaorganizzaredellefiliere in gradodiremuneraredecentementeanche i produttori. «Credo anch’ionelleretidiimpresa – ha dettol’assessoreRemaschi – e infatti la RegioneToscana ha lavoratomolto con finanziamentispecificidedicatiaiProgettiintegratidifiliera (Pif) chestannodandorisposte positive. Questaèunadellestradegiuste». Remaschi ha ancheparlatodellostatodiattuazione del Psrdicendo: «abbiamocominciatodigranlena la programmazioneregionale. Cibacchettanodiessere in ritardosullaprogrammazione 2014-2020. Ma ieriabbiamofattoilconto: abbiamogiàallocato i 2/3 dellerisorsedisponibilinell’interoperiodo, cioè 620 milionidi euro su 960: sono quasi finiti. La preoccupazioneèquindi per ilfattoche le risorsesonopoche. Ad esempio per ilbandoGiovani, da 20 milionidi euro, sono state fattedomandeda 100 milioni», per cuimolti non potrannoessereaccontentati. «A febbraio - ha infineannunciatoRemaschi – avremo un incontro con la Commissioneeuropea per unariprogrammazione». SuigiovaniLuca Brunelli ha sostenutoche «la sceltadiavvicinarsi al mondodell’agricolturadeveesserereale, perchél’agricoltura non fa sconti», ma i giovanicapisconobene, megliodeipiùanzianicerticoncetti, come ilfattochel’attivitàdell’agricoltoredevecomprendereanche la vendita: «c’è la produzione e c’èanche la vendita». «In Toscana – ha continuato – fraprimo e secondobandoGiovanicisono 2 milanuoviimprenditori, perché le aziendesono state avviate, al dilàche poi abbianoricevuto o meno i finanziamenti». Brunelli ha parlato, fral’altro, del calodiproduzionedell’olio a causadellamoscaolearia: «abbiamounaproduzionemoltopiùbassadiquellanecessaria per stare suimercati». InfineScanavinoha accennatoall’esigenzadieliminaredalla Pac, la cuinuovafase post 2020 incomincerà ad esserediscussadalCommissario Hogan entroil 2017, «i mostriburocraticichefrenanogliagricoltori, qualiil greening, le rotazioni e altrecomplicazioniinutili» (vedianchenostraintervista).
Nellasecondatavolarotonda, moderatada Lorenzo Benocci, ilpresidentedell’OrdinedeigiornalistidellaToscanaCarlo Bartoli ha ammessoche «l’agricolturaèstoricamentesottodimensionata» nell’informazionegeneralista: «se ne parlapoco, senzascavare, limitandosiagliincontriistituzionali» oppure, «come mi ècapitatotantevolte, in occasionedieventinegativi». L’Ordinedeigiornalisti, ha spiegatoBartoli, ha giàorganizzatoalcunimomentidiaggiornamentoprofessionalededicatiall’agricoltura «in manieraepisodica, ma faremoqualcosadipiùorganicoanche in collaborazione con Cia». Il prof. Luca Toschi, direttore del Communication Strategies Lab, ha messo in evidenzafral’altroche «oggicomunicareun’aziendacomportacostruireunaretedirelazioniintorno ad essa. Molteaziendechevisitosono brave a comunicare i loroprodotti, ma sonocarentidalpuntodi vista dellerelazionidicontesto». Per Toschi, in generale, l’agricoltura «dovrebbelasciaredaparte per un attimo i prodotti», perché «ilvostroprodotto - ha sostenutorivolgendosiidealmenteagliagricoltori - è la vogliadiviverebene» e «ilvero marketing èl’analisidiqueimodidi vita e divertimento edambientichesonocontrari al vostro business». «Se vogliamorilanciarel’agricoltura - ha concluso - bisognalavoraresulmododiimmaginare la vita dellepersone». InfineildirettorediCiaToscanaGiordano Pascucci ha chiuso i lavorispiegando, fra le altrecose, la sceltadellasuaorganizzazionedi «non assecondareilfilonedellacomunicazione facile» dell'agricoltura a costodiperderequalchetitolosuigiornaligeneralisti. La sfidaè per luicercaredi far passaresempredipiùnellastampaanche le informazioniserie e difficiliriguardantiilmondodell’agricoltura.
Nell’incontro del 16 dicembre al mercatodeifioridiPescia, Giurlani ha comunicatodi aver firmato con ilpresidentedellaRegionel’accordodiprogrammadefinitivo e ha sollecitatoglioperatori a esternareoraidee e richieste per il piano disviluppo. I vertici del Mefithannoanticipato un «riequilibrio» ma non un aumentocomplessivodelletariffe, un serviziodivigilanzanotturnacontro i furti e cheilmercato non saràpiù solo piattaformalogistica grazie ad eventi per attiraregliacquirenti. Orlandini (Cia) ha chiestounacabinadiregiaplurale per rappresentare le varieistanze e un supportomanagerialeesterno. Nieri (Coldiretti) sièimpegnata a coinvolgere i produttoridellasuaassociazione. Per l’assessore Della Felicel’exComicent ha potenzialitàenormiche, se sfruttateanche solo al 50%, soddisferebbero le esigenzeeconomiche del settore e del territorio.
Un nuovoappelloaiproduttori e commercianti del MercatodeifioridellaToscana – cittàdiPescia (Mefit), presenti e assenti, a partecipareavanzando le lororichiestesia in relazioneailavoridimessa in sicurezzadellastrutturacheinizierannoneiprossimimesi, siasoprattutto in vista del piano disviluppodelleattivitàdicommercioall’ingrossodipiante e fiorichedovràessereelaborato in circa 8 mesi per potenziare la filierafloricola. E a muoversiora, perchécisonotantecoseda fare e velocemente.
Lo ha lanciatoieriilsindacodiPesciaOresteGiurlaninelprimoincontro con glioperatoriiscritti al Mefitdopoilpassaggiodiproprietàdell’immobile ex ComicentdallaRegioneToscana al ComunediPescia. Trasferimentocheproprio due giorni fa, ha spiegatoGiurlani, ègiunto a compimento con la firma dapartesua e del presidentedellaRegioneEnrico Rossi dell’accordodiprogrammachestabilisce tutti i passaggi per attuaregliimpegnireciprocifra i due enti in meritoall’erogazionedeifinanziamenti, all’esecuzionedeilavoridiadeguamentostrutturale (3 milionidi euro dellaRegione, più 500 mila del Comune) e all’elaborazione del piano disviluppo del mercatodeifiori, chedovràmettere al centro la floricoltura ma in un contestodimultifunzionalità.
«Si costituiràunacabinadiregia con firmatariComune e RegioneToscana – ha dettoGiurlani – chedovràpresentareilprogettodisviluppo e, come scrittonelprotocollo, per la prima voltadopotanto tempo c’è un impegnoesplicitodellaRegione a sostenere e mettereazioni in campo per la floricoltura. Ma per fare un buonprogettoabbiamobisognodellapartecipazione e delleideedeglioperatori, chedovrannocontribuirealleattivitàdi marketing necessarie a rilanciareilmercato. Per investirenellafloricolturabisognachediciatequalisono le cosechesivogliono fare. Abbiamobisognodiindicazioni precise, altrimenti non sivadanessunaparte». «Adesso – ha aggiuntoilsindacodiPescia – non c’èpiù la precarietà e la provvisorietà, ora la strutturaènostra, per cuidal 1° gennaio 2017 glioperatoripotranno fare contrattid’iscrizione al Mefitanchepluriennali. Questoconsentirà un risparmiodicostiburocraticirelativialleiscrizioniche prima sidovevano fare ognianno, ma soprattuttodaràquellacertezzanecessaria per investire, che so, in un frigo in più o unaluce e via dicendo, perchéègarantitochel’investimento ha unadurata».
I vertici del Mefit, Antonio Grassotti, amministratoreunico, e FabrizioSalvadorini, direttore, hannoanticipatoche le tariffesarannomodificate e riequilibrate, senzaperò un aumentocomplessivo. In particolarehanno per orasegnalato a Floraviva, a marginedell’incontro, l’abbassamentodelletariffegiornaliere per la consegna in magazzinodapartedeiproduttoriagricoli (a partequellapiùbassa) e la riduzione del numeroditariffeda 3 a 2 (con l’eliminazionedellapiùalta) per quelledeicommerciantiacquirenti. Come ha detto Antonio Grassottidurantel’incontro, «l’annoscorsoc’èstato un leggeroaumentodelletariffe, che non èstatoaccoltobenissimo a frontedi un servizioche non potevamiglioraremolto, per cuiabbiamoragionato per riequilibrarequest’anno le tariffe. Alcunirisparmieranno, altrispenderanno un pochinodipiù, ma in manierapiùequilibrata e senzadisparitàditrattamento. L’obiettivoèmigliorareilservizio e garantire lo sviluppodell’azienda». In particolare, ha dettoGrassotti, «per favorirel’arrivodipiùcommercianti, cisarannodellegiornatediingresso gratis combinate con eventiattrattivi e civorrà un percorsodicondivisione con glioperatorideglieventichesifaranno, in modocheilMefit non siapiù solo unapiattaformalogistica ma qualcosadipiùambìtodalpuntodi vista del mercato». Il direttoreSalvadorinisièsoffermatosullaquestionedei 5 furtiavvenutinell’ultimomese e, dopo aver annunciatoche verso la metàdell’annoprossimocisarà «un sistemadivideosorveglianzaalmeno a livelloperimetrale», ha informatoche ha giàfattoalcuneverifichesulterritoriofra le dittedivigilanzasuicostidiunarondanotturnadalle 21 alle 3 del mattino (da 87 a 130 euro a notte) e cheunadecinadioperatorisembrerebbedisponibile a farsenecarico, almenofinoall’introduzionedellavideosorveglianza. InoltreSalvadorini ha fattosaperecheilconsorzioCosea ha concesso un mezzo speciale per lo svuotamentodeibidonideirifiuticheconsentiràdiridurre i costidellaraccoltadeirifiuti del Mefit.
SandroOrlandini, presidentedellaConfederazioneitalianaagricoltoridiPistoia, ha messo in evidenzacheallariunione del gie (gruppodiinteresseeconomico) floricolodiCiadi due giorni prima ha registratofra i florovivaistidiCiaiscritti al Mefit diverse differenzedivedute e «litigiosità» in relazioneallasituazione del mercatodeifiori. Pertanto ha suggerito, per portareavantinelmigliormodopossibile i progettidirilancio, chenellacabinadiregiachedovrà dare regoleedeliminarel’attualeanarchiasiprevedanoalmeno 2 o 3 membri per associazionedicategoria, in mododarappresentare le esigenzedi tutti. Orlandini, dopo aver ribadito la necessitàdellamultifunzionalità per ilbuonesito del rilancio del Mefit, ha dettocheallaluceanchedell’andamentomenosoddisfacentediquesto Christmas Flower Trends rispettoalla prima edizione, «c’èbisognoforse del contributodipersonechesappianoaffrontareglisbocchidimercato e non solo occuparsidigestirel’amministrazioneordinaria» delleattività del Mefit. Orlandini ha comunqueaffermatocheCia continua coerentemente a portareavanti la linea del sindaco, perchéanche se ciòcomporteràmoltoimpegnodapartedegliassociati, c’èunadisponibilitàdell’amministrazionecomunale ad ascoltare le esigenzedeiproduttori e un rapportoserenofra le associazionidicategoriaagricole.
«Un anno fa, il 30 dicembre 2015, - ha dettoMichelaNieri, presidentediColdirettiPistoia – eravamo qua e c’eradascongiurare la chiusuraimmediata del mercato» (vedinostroservizio "Dall'arena del Mefit un gridoallaRegione: bastasottovalutare la filierafloricola!"). «Abbiamofattounabellabattaglia – ha aggiunto la presidentediColdirettiPistoia –. Il nostroimpegno come associazionesaràdicoinvolgereglioperatori del settore, perchéèun’occasioneimportante per poter far ripartire la floricoltura. Glioperatoridevonodarci e darsiunamano».
Infine, l’assessoreall’agricoltura del ComunediPesciaMarco Della Felice, ha prima sostenutodiessereconvintocheilsettorepubblicodebbasvolgereilruolodipuntodiriferimento per le imprese, ma che poi spettaall’imprenditore fare l’imprenditore. «Questastruttura ha unaprospettivadavantiedèstrategica per unacomunitàpiùampia del ComunediPescia – ha detto Della Felice -. E’ statasottoutilizzata, ma puòdiventareunarisorsa per ilterritorio, purchécisiaanchel’impegnodelleimprese». Il mercato, ha proseguitol’assessoreall’agricoltura, deveesserepercepitoanchedagliimprenditoriiscritti al Mefit come la propria casa, o meglioilproprio «condominio», unasortadicondominioproduttivo. Della Felice ha dettodi non esserepreoccupatodalle non moltissimepresenzedioperatoriall’incontrodiieri: «l’importanteèche chi non è qui oradimostri la suadisponibilitàsulcampoquandoandremo a fare le cose». «Siamodifronte a un cambiamento – ha concluso Della Felice - e questo non piace a nessuno, ma se non si cambia, non sivadanessunaparte. Questoè un mercato con grandipotenzialitàeconomiche e se lo sapremosfruttareanche solo al 50%» cisarannosoddisfazioni per le imprese del settore e per tuttoilterritorio.
Alla firma dell’intesafraRegioneToscana, ComunediPescia, Mefit e associazionidicategoria per iltrasferimentodell’exComicent, Giurlaniannuncia i prossimipassi del percorsodisviluppoconcertato e apre le porte a nuovisoggettisiasulfronteflorovivaisticochesuquellomultifunzionale. Garantitodallapartepubblical’adeguamentostrutturale, agliimprenditorisaràchiestapiùcollaborazionealleattivitàdirilancio, sucuiNiccolaiassicurailsupportodellaRegionetramiteilPsr. Il 16 dicembreassembleadeglioperatori del Mefit per parlarediciò, a cominciaredall’assettodellacabinadiregia e dalletariffe 2017.
«Il valore politico diquestoprotocollod’intesaèche con essoComune, Regione, associazionidicategoria e Mefitsiamo tutti sullastessabarca, con le stesseresponsabilitànel dire: lavoriamo per un progettodivalorizzazione. E cheglistessioperatori del Mefitsiimpegnano a collaborare e contribuireallosviluppodiquestomercato. Neiprimiincontri con la Regionequest’ultimadicevacheglioperatoridovevanocontribuireallamessa in sicurezzadell’immobile, ma noiabbiamosempresostenutochequello non era ilcompitodeglioperatori, perchéquestoè un compitonostro. Peròglioperatori a questopuntodevonomettersi in condizionedicontribuire, là dove c’èbisogno, allosviluppo del settoreflorovivaistico. Quindi non dovrannomettere a posto un vetro o l’impiantoelettrico, peròpotrannocontribuire se per esempiosifarà un piano di marketing per ilrilanciodellapiattaformamercatale».
E’ quantoribadito con chiarezzaieridalsindacoOresteGiurlanidurante la firma in Comune, difronteallastampa, del protocollod’intesafraRegioneToscana, ComunediPescia, AziendaspecialeMefit (MercatodeifioridellaToscana), Cia, Coldiretti, Unioneagricoltori, Coripro, Confcommercio e Confesercentichedefinisce i termini del trasferimentodellaproprietàdell’immobile ex ComicentdallaRegione al Comune. Documentochecontiene tutti gliimpegnireciprocifra i firmatarisull’esecuzione e ilfinanziamentodeilavoridiadeguamentodellastruttura (per i quali la Regionedarà al Comuneilprimodei 3 milioniprevistientro fine 2016 e glialtri due neisuccessivi due anni) e sulrilanciodellafloricolturanelcontestodiunavalorizzazionemultifunzionale del mercato. Un piano disviluppocomplessivo del mercatoche, come ha sottolineatoGiurlani, saràapertoaicontributidiprivati, ancheesterniallafilieraflorovivaisticaedagricola, purchécompatibili con l’attivitàprimariadicommercioall’ingrossodifiori e piante. «Il nostroè un work in progress – ha dettoGiurlani - per cui se domanivuol venire un soggettoprivatointeressato a investirenelmercato, con meccanismidadefinire, e noi lo riteniamovalido, quelprivatocheinvestelogicamentepotrà far partedellacabinadiregia. Lo dicoperchédisoggettisiadiPesciachedifuori, siaagricoliche non, chepotrebberoessereinteressati ad entrarece ne sono. Anziio mi augurochesucceda presto, perchésignificherebbeche la strutturaèattraente».
Come ha spiegato Giurlani prima della firma di ieri, che costituiva il penultimo atto della procedura di trasferimento, il protocollo era già stato firmato da lui e dall’assessore regionale all’agricoltura Marco Remaschi il 5 dicembre «perché il giorno dopo, il 6 dicembre, la Regione ha portato in Giunta l’accordo di programma, che è quello che andrà firmato dal sottoscritto e dal presidente Rossi e che conclude sostanzialmente il passaggio di proprietà determinando gli obblighi monetari e la tempistica. Io firmerò l’accordo di programma con Rossi nei prossimi giorni: penso che lo si firmerà in via telematica e poi verrà fatta una conferenza stampa con Rossi in Regione, ma ormai è stato deciso di farla ad anno nuovo, perché ci sono troppi impegni in questo periodo». «Però – ha aggiunto Giurlani - dal 6 dicembre possiamo dire di essere proprietari del Mefit, perché il 6 mattina, contestualmente all’approvazione da parte della Giunta del protocollo d’intesa, la mia ragioneria ha firmato il verbale di consegna. Quindi sostanzialmente da una settimana siamo proprietari del Mefit».
«Si attendeva questo appuntamento, che era slittato per motivi diciamo tecnici – ha detto il presidente di Cia Pistoia Sandro Orlandini, uno dei sostenitori del progetto di rilancio del mercato dei fiori di Pescia -, e mi sento di dire questo: eravamo già d’accordo alcuni mesi fa, però il fatto di portarlo in fondo è comunque positivo. Per quel che mi riguarda, dopo due mandati di presidenza della Cia, io sono ormai nell’ultima fase del secondo mandato, e annovero la firma di questo protocollo fra i miei risultati principali. Tant’è che oggi avevo la direzione nazionale della Cia e sono rimasto a Pescia, perché ritenevo questa un’occasione da non perdere. Se torno con la memoria a sette, otto anni fa, pareva una chimera risolvere il problema del mercato dei fiori. Invece mi sembra che ora si cominci a individuare una strada: mettere insieme più risorse, non solo quelle della floricoltura, e la proprietà del bene che passa al territorio. Speriamo che possa essere la strada vincente. Siamo in linea con quanto detto dal sindaco e firmiamo con convinzione».
A sua volta il consigliere regionale Marco Niccolai, ha prima ribadito che «per la prima volta c’è una presa di responsabilità collettiva che riguarda non solo il mondo agricolo ma anche il mondo del commercio, che è un aspetto ugualmente importante all’interno della struttura» e che «le risorse della Regione che ora inizieranno ad arrivare al Comune daranno la possibilità di poter intervenire da una parte sulla messa in sicurezza della struttura, dall’altra di fare la programmazione di lungo periodo, che è il senso di questo protocollo». E poi ha assicurato che «la Regione non finisce qui il suo lavoro (con il contributo di 3 milioni di euro)», ma «continuerà a seguire il lavoro del Comune e di questo tavolo per dare alla struttura un futuro nel lungo periodo e anche per fare in modo che questa struttura e le politiche che verranno scelte entrino all’interno della programmazione regionale del Piano di sviluppo rurale (Psr)».
«Penso che sia un’opportunità da non perdere per le aziende – ha affermato Michela Nieri, presidente di Coldiretti Pistoia -, perché se vogliamo rilanciare questo settore dobbiamo iniziare a collaborare veramente per il rilancio, per le iniziative, per le proposte e anche poi per fare un’attività polivalente, come è stato detto prima dal sindaco, che aiuti comunque a portare avanti questo bellissimo mercato, che non possiamo lasciare andare in malora».
Il sindaco Oreste Giurlani ha poi spiegato che i 3 milioni della Regione e il mezzo milione che ci metterà il Comune di Pescia nel 2018 «sono somme sufficienti per mettere la struttura in piena sicurezza per tutte le attività del mercato dei fiori con le garanzie necessarie» e che si tratta di una bella cifra, se si pensa che in una variazione di bilancio della Regione Toscana da 20 milioni di euro, ben 3 milioni sono stati assegnati al mercato di Pescia. Concetto confermato da Niccolai: «è stato l’investimento più importante della variazione di bilancio, e la stima dei 3 milioni è una stima tecnica, non una valutazione sul piano della discrezionalità politica».
Inoltre Giurlani ha annunciato di aver incontrato le Ferrovie dello stato e di aver chiesto, in relazione al progetto di raddoppiamento della ferrovia, se possono prevedere un tronchetto ferroviario merci che, anche senza entrare nel mercato dei fiori, entri nella stazione, in modo da poter essere un domani collegato con sistemi di montacarichi al Mefit. Il sindaco ha anche detto che farà richiesta al demanio regionale di ottenere gratuitamente la proprietà della villa interna al Mefit per recuperarla con un archivio e un centro di documentazione sugli architetti del '900 e riaprire qui il Museo Archeologico di Pescia (vedi articolo su Valdinievole+ news).
Infine Giurlani ha annunciato le prossime tappe. Da un lato, a livello locale, venerdì 16 dicembre, alle 18, un’assemblea presso il mercato con gli operatori iscritti al Mefit per discutere dei lavori che saranno avviati, della nuova cabina di regia, dei progetti futuri e delle tariffe del 2017. Dall’altro, sul fronte dei rapporti con la Regione, la chiusura davvero definitiva del passaggio con la firma dell’accordo di programma con il presidente Enrico Rossi, a cui seguirà la convocazione della cabina di regia, che dovrà dotarsi di un regolamento.
Le risposte (variegate) dialcuniesponentidispiccodellafiliera del fiorerecisoitaliana, daifioristiaiproduttori, allequestionisollevateda un comunicato in cui Charles Lansdorp ha affermatoche i fioristid’Italiatrascurano la qualità del fiore e non sonopreparati a sufficienzanellasuacura e conservazione. Per la categoriadeifioristi, intervistate M. Turra (Mastrofioristi) e D. Pighetti (Federfiori). Sentitianche A. Grassotti (Mefit) e V. Incerpi (Flora Toscana). Fra i produttori, G. Spadoni (Cia) e B. Giudicini (Coldiretti).
Un comunicatostampadegliinizidinovembredi Charles Lansdorp, nomedellafloricolturaeuropeaconosciutoanchefragliaddettiailavorinostrani, ha fatto un certoeffettonellafiliera del fiorerecisoitaliana. In tale comunicatoinfattiLansdorp, nellanciare un progettodella “Floweracademy.nl” in collaborazione con Chrysalintitolato “I fiori premium meritano un trattamentodiqualità”, ha sostenuto, in sintesi, che i fioristiitaliani non sonosufficientementeconsapevoli e preparatisullaqualitàdeifiori, ma se imparerannoil «trattamentodiqualità» deifiori premium, questiultimipotrannomantenere la loroposizionenelmercatoitaliano. Sottinteso: se non imparerannoiltrattamentodiqualità, ilmercatodeifiori premium potrebberisentirne. Al dilàdell’esattainterpretazionecomplessiva del comunicato, essocontiene due tesiesplicite: a) i fioristiitaliani non hannochiaracomprensionedimoltifattirelativiallaqualitàdeifiorirecisi, b) i fioristiitalianidannomolto peso neilorocorsiallecapacità creative, ma prestanopocaattenzioneallacura e trattamentodeifiori.
Floraviva ha presospuntodaquesteaffermazioni per unabreveinchiestafraalcuniesponentidispiccodellafiliera del fiorerecisoitalianadalpuntodi vista diPescia, ilcuore - insieme a Viareggio - del distrettofloricolointerprovincialeLuccaPistoia, grazie ancheallapresenza del principalemercatodifioridell’Italiacentrale, ilMercatodeifioridellaToscana (Mefit), e di Flora Toscana, cooperativa leader nellacommercializzazionedifiori e accessori per ilflorovivaismo. A cominciareda due importanti floral designer chesono state protagonistedelledimostrazionifloreali “Christmas Flower Trends”, curate daDiadeadv per ilMefitnegliultimianni. Con gliintervistatisiècercatodichiarire, senzaimporrerispostesì/no a tutte le questioni, i seguentipunti: 1) se i fioristiitalianisonopocopreparati (rispetto ad altri, ad esempiogliolandesi) suqualità, conservazione, cura e trattamentodeifiori; 2) se i fioristiitalianiprivilegiano la creativitàdellacomposizione e il design a scapitodellaqualitàdellamateria prima, ilfiore; 3) se queste due presuntetendenzepenalizzanoilmercatodeifiori premium o d’altaqualità; e, infine, domandaquesta non direttamentecollegata al comunicatodiLansdorp, ma assairilevante per la filiera, 4) se i produttori (e i commercianti) italianisonoindietrosull'altaqualitàrispettoagliolandesinelsensocheconsegnanoaifioristi, ma ancheallagrandedistribuzioneorganizzata o specializzata, fiorichesonodilivelloqualitativoinferiorerispettoaiprodotticommercializzatidagliolandesi. Ecco le lororicche e diversificaterisposte.
«Ritengo che il fiorista professionista italiano consideri la qualità dei fiori come un fattore fondamentale per il buon svolgimento del proprio lavoro – esordisce Mara Turra, nota formatrice professionale di arte floreale, già vice presidente e direttore didattico della Scuola Internazionale Mastrofioristi -. La qualità dei fiori recisi è definita da fattori qualitativi interni ed esterni. I fattori interni interessano la coltivazione del fiore e di conseguenza la produzione, i fattori qualitativi esterni invece riguardano il grossista e/o fiorista, in quanto permettono di apprezzarne le caratteristiche visive: forme, colore, proporzioni e assenza di eventuali danni provocati da insetti o malattie. Queste qualità sono fondamentali non solo per la resa del lavoro da svolgere ma anche per stabilirne il valore economico di vendita. E’ impensabile che il fiorista italiano non ne sia a conoscenza». Riguardo poi al presunto privilegio assegnato dalla scuole italiane alla creatività compositiva a scapito della conoscenza del fiore, ecco cosa dice: «gestisco e dirigo da 30 anni una scuola d’arte floreale dove il programma del corso base inizia con 32 ore interamente dedicate alla conoscenza, alla cura, alla conservazione e al trattamento del fiore reciso. Il design viene in un secondo momento, quando abbiamo imparato a conoscere e utilizzare il materiale vegetale. I fioristi da noi formati sono indirizzati sicuramente all’acquisto di fiori d’alta gamma in quanto ogni lavoro eseguito è progettato e studiato in ogni suo particolare, a prescindere dal valore economico commerciale. Il problema è quando il fiorista si trova ad affrontare un buon prodotto ad un prezzo troppo alto, questo lo penalizza e a volte lo costringe a fare anche qualche scelta impropria». Infine, sulla qualità delle produzioni floricole, Mara Turra sostiene che «non possiamo negare che il prodotto olandese è tra i migliori, dato da una loro coltura e soprattutto “cultura”, ma non dobbiamo nemmeno pensare che il prodotto italiano sia di bassa qualità. In questi anni ho avuto modo di lavorare presso i nostri mercati nazionali e posso affermare che abbiamo di nostra produzione tanti prodotti di altissimo livello per la loro qualità esterna e soprattutto per la loro durata».
«Essendo alla quarta generazione di fioristi mi posso permettere di dire che in Italia la qualità del fiore è sempre stata di alto livello, grazie a produzioni italiane che erano di elevata qualità, nonostante la grande quantità che veniva prodotta - dice Daniela Pighetti, affermata floral designer nonché docente nei corsi per fioristi di Federfiori -. Negli ultimi quindici anni circa, però, la qualità alla produzione è diminuita. Secondo me per più motivazioni: un minore smercio di fiori, dovuto alla sempre minore cultura del fiore del cliente finale, a causa della svendita del fiore da parte delle onlus, della grande distribuzione che tratta il fiore come qualsiasi altra scatoletta o pacchetto che vende nel suo centro commerciale e delle vendite abusive per le strade e nei ristoranti. Tutto ciò a prezzi molto bassi che rendono il prodotto fiore, all'occhio del consumatore finale, un elemento a cui dare poco valore. Pertanto anche le boutique del fiore si sono viste costrette a diminuire i prezzi alla vendita, dovendo rinunciare alle qualità migliori dei fiori. Questo si è ripercosso sulla produzione che, sempre di più, ha dovuto dirigersi verso qualità inferiori o, in alcuni casi, trovare accordi con gli olandesi a cui vendere e dare l’esclusiva di tutta la produzione della qualità superiore, che viene poi dagli olandesi stessi distribuita in altri stati o addirittura rivenduta in Italia attraverso gli importatori dall’Olanda. Per non parlare dell'aumento delle tasse e delle mancate agevolazioni nella produzione florovivaistica (che invece esistevano in passato)». Riguardo alla seconda domanda, ecco la sua risposta: «nei corsi base di Federfiori la prima cosa che noi docenti insegniamo ai nostri allievi è proprio la pulizia e la conservazione del fiore. E la insegniamo per prima proprio perché riteniamo che senza sapere questo non possiamo lavorare i fiori ed i verdi. Solo in un secondo momento si parla di tecnica di composizione e solo in terza battuta passiamo al design, di cui senza dubbio ne andiamo fieri, in quanto gli italiani sono un popolo di grandi creativi. Ma il design arriva solo al terzo posto». Infine, sulla qualità delle produzioni di fiori recisi italiane rispetto alle olandesi, per Daniela Pighetti «ci sono produzioni di alta gamma che ormai sono esclusive di olandesi, quindi non possono essere vendute direttamente in Italia e poi ci sono piccole produzioni di alta gamma che sopravvivono ancora. Ma non so per quanto, perché c’è un’eccessiva pressione fiscale e i costi di manodopera sono troppo alti. E questo è un settore dove, per quanto si voglia dire, si può meccanizzare fino ad un certo punto. Infatti, proprio gli olandesi stanno andando a produrre in Paesi in via di sviluppo, come l'America Centrale e del Sud, l’Africa ecc., non solo per il clima, ma soprattutto per i bassissimi costi di manodopera».
Antonio Grassotti, amministratore unico del Mefit, premesso che il mondo dei fioristi lo conosce da interlocutore e non dall’interno, ha sostenuto che, a livello generale, gli pare «poco credibile l’affermazione che i fioristi italiani non siano preparati su qualità, cura e corretto trattamento dei fiori. Se non altro perché è nel loro interesse accontentare i clienti con prodotti di qualità. Un fiorista, se vuole mantenere il cliente, deve essere in grado di gestire la qualità. Sono certo che i fioristi italiani conoscano bene le caratteristiche dei fiori che vendono e che adottino i metodi necessari per mantenerli al meglio». Invece, «sul fatto che i fioristi italiani privilegino un po’ la qualità del design e l’estrosità della composizione rispetto alla valorizzazione delle proprietà dei fiori impiegati in sé stesse, può darsi – afferma Grassotti -. Se si parla di valorizzazione del fiore in sé (e non di conservazione o cura), può essere una tesi in parte vera. Ma questo solo perché i fioristi italiani puntano molto all’artisticità ed estrosità delle composizioni, non per mancanza di conoscenze; e nella convinzione che ciò aiuti le vendite con la clientela italiana». E con questo Grassotti risponde anche alla questione della possibile influenza negativa di tali caratteristiche sulle vendite dei prodotti premium in Italia. «Dopotutto – aggiunge – l’esigenza di esaltare la qualità della composizione è legata anche alla mentalità italiana, che riguarda sia i fioristi che i clienti». Come dire: se i fioristi nostrani lo fanno è anche perché gli appassionati di fiori italiani lo apprezzano. Infine, sulla qualità dei fiori che i produttori italiani, tramite i commercianti italiani, consegnano a fioristi e gdo ecco cosa asserisce Grassotti: «io credo che i fiori italiani non abbiano niente da invidiare ai fiori olandesi. Il fiorista, più o meno a seconda della stagione, ha bisogno di una quota di fiori che, attraverso l’Olanda, arrivano da Paesi con condizioni climatiche diverse dalle nostre, come Colombia, Israele o Cile. Tuttavia ci sono prodotti italiani che non hanno niente da invidiare, ma che anzi sono preferibili, se non sempre sul terreno dei prezzi, certamente dal punto di vista etico, per le condizioni di lavoro in cui sono prodotti da noi e spesso anche per il minore impatto ambientale».
Queste le risposte puntuali del direttore di Flora Toscana Valter Incerpi. Primo, «i fioristi italiani sono preparatissimi in fatto di qualità e cura dei fiori. Lo verifichiamo quotidianamente presso i nostri cash and carry». Sul 2° punto, il privilegio della composizione rispetto alla qualità del fiore, Incerpi dice che «è un aspetto legato al tipo di clientela finale. Negli ultimi anni il mercato degli “eventi” per i nostri fioristi si è sviluppato maggiormente rispetto al mercato del consumo personale. Per questo sono attentissimi a comprare materiale di grande qualità e molto ricercato nelle varietà e nei colori per poter fare realizzazioni di grande effetto. Realizzazioni che debbono avere il loro massimo splendore per la durata dell’evento che va da poche ore ad un giorno». Ne consegue che sulla possibile penalizzazione dei fiori premium per Incerpi «il rischio è molto limitato. In genere i fioristi quando vendono i fiori o le piante per consumo personale sono anche in grado di dare i giusti consigli al loro cliente». Infine, rispetto alla qualità dei fiori consegnati dai produttori italiani (tramite i commercianti) a chi li vende al cliente finale, per il direttore di Flora Toscana «in questo caso il discorso è un po’ più articolato e complesso e diciamo che in tutto il processo che va dalla produzione al consumo in Italia abbiamo ampi margini di miglioramento sia per quanto concerne i trattamenti post-raccolta che le tecniche di imballaggio, stoccaggio e movimentazione. In molti casi si hanno shock dovuti alla interruzione della catena del freddo dovuti alla esposizione del prodotto in ambienti non condizionati sia durante le fasi commerciali che durante i trasporti. Inoltre spesso non viene posta sufficiente attenzione nella pulizia dei contenitori e si può implementare il corretto utilizzo di sostanze igienizzanti e nutritive per il materiale reciso».
Passando ai floricoltori, Gabriele Spadoni, produttore di fiori recisi di Pescia e responsabile del gie (gruppo di interesse economico) regionale “Floricoltura” di Cia (Confederazione italiana agricoltori) afferma che in base alle sue esperienze di contatti con i fioristi a livello personale, «la qualità viene ricercata dai fioristi italiani. La qualità, varietà e buona conservazione sono aspetti che vengono richiesti a chi fornisce loro i fiori. Il mercato è infatti sempre più impostato verso prodotti d’alta qualità e il fiorista italiano sta attento alla durata e conservazione dei fiori: non è più il tempo che compravano uno stock di rose e via, adesso stanno molto attenti. Poi, come in tutti i settori, ci sono quelli che lavorano meglio e quelli che lavorano peggio. Infine, sicuramente anche la qualità estetica delle composizioni è di alto livello professionale, in particolare nella nostra zona». Ma per Spadoni quest’ultimo aspetto, l’attenzione all’estetica delle composizioni, non avviene a scapito della qualità del fiore. «Il fiore d’alta qualità – spiega - viene lavorato in modo compatibile con altri fiori, sia in composizioni tutte d’alta qualità sia in quelle che integrano i prodotti d’alta qualità con altri di livello leggermente inferiore. Ho avuto modo di acquistare composizioni per le recenti festività dei santi e dei morti: ottima qualità dei fiori e composizioni ben concepite stilisticamente, con tutti gli accorgimenti possibili per garantire la durata». Infine, riguardo ai fiori recisi prodotti dai floricoltori italiani, Spadoni asserisce che «la ricerca delle nostre aziende è per un prodotto qualitativamente sempre migliore. Su alcune tipologie di fiori, fuori stagione gli olandesi, importando da tutto il mondo e dai Paesi esteri giusti, in alcuni periodi dell’anno hanno prodotti migliori». Perché, spiega con una battuta, «è difficile fare un matrimonio con ortensie italiane a gennaio, oppure la peonia, che ha un’ottima produzione da noi a primavera, in gennaio non c’è, mentre in Olanda si trova, perché le importano da Paesi con condizioni climatiche favorevoli. Ma sulle produzioni di primavera-estate abbiamo aziende che fanno fiori recisi di altissima qualità nel distretto sia a Pescia che a Viareggio. Ottime anche le nostre produzioni per le festività dei morti, sia come varietà che come qualità, e siamo molto competitivi in particolare nei crisantemi».
Infine, ecco le risposte ai quattro punti di Bruno Giudicini, presidente di Coldiretti Pescia e produttore di fiori recisi. Per lui è vero che «in Olanda c’è un po’ più ricerca sulla cura, conservazione e trattamento dei fiori, sono più avanti, tant’è che anche noi usiamo i loro prodotti. Però non sulla qualità del fiore in generale, ma solo sulla cura e conservazione». Sul secondo punto, Giudicini dice che «non tutti i fioristi guardano meno alla qualità del fiore e più alla composizione o design floreale. Conosco fioristi che cercano la qualità della materia prima. Però nella grande maggioranza, anche per motivazioni di contenimento dei costi, non sempre i fioristi italiani finiscono per apprezzare a fondo la qualità del fiore. Ad esempio la qualità dei nostri fiori pesciatini». In terzo luogo, sulla eventualità che questi elementi di arretratezza possano penalizzare in qualche modo il mercato dei fiori premium in Italia, Giudicini risponde di non conoscere alla perfezione le dinamiche di vendita, perché «mi confronto più che con i fioristi con i grossisti. Però, a livello di impressione generale, forse un po’ sì». Riguardo poi all’ultima domanda sulla qualità dei fiori recisi made in Italy, per Giudicini «qualitativamente i fiori italiani non hanno niente da invidiare a quelli di importazione. Certo, ci sono categorie di fiori, ad esempio le rose, in cui non si può competere con quelli di importazione per il prezzo e qualche volta anche per la qualità. E un altro vantaggio che hanno spesso i fiori olandesi è dal punto di vista della standardizzazione di confezionamento, con fioriture tutte uguali, lunghezze di gambi, diametri di fiori tutti precisi. Però i fiori di importazione a volte sono carenti dal punto di vista della freschezza, per gli spostamenti dai luoghi di produzione fino a qua. Inoltre i nostri prodotti sono ottimi come durata e bellezza. Ad esempio le nostre calle sono migliori e di una bianchezza ineguagliabile».
Su possibilisinergiefraflorovivaismo e ministerodella salute per incentivareilconsumodipiante, ilministrodellepoliticheagricole Martina, a Montecatini per il festival della salute, sièdettoaperto a «progettiinnovativi» concreti. Per Martina èfondamentaleinvestirenellabuonaalimentazione. Sull’agricoltura bio dice: «siamo leader in Europa, ma possiamo fare dipiùconiugandosostenibilità e competitività».
L’Italiapuòinsistere, alzandoulteriormentel’asticella, nelladirezionedi un settoreagroalimentaresemprepiùbiologico? «Beh, sì. Devo dire che i fattihannosuperato le attese, nelsensochenoiabbiamoun’agricolturaormaidaannifortementeorientata al biologico. Siamo leader in Europa, possiamo fare ancoramoltodipiù».
Lo ha dichiaratoilministrodellepoliticheagricoleMaurizio Martina oggi a MontecatiniTerme, dove èintervenuto al Festival della salute. Ad accoglierloilsindacodiMontecatini Giuseppe Bellandi e ildeputatoEdoardoFanucci. Sollecitatodalledomandedeigiornalistisullerelazionifra salute e prodottialimentari, unodeitantiargomentiaffrontatinellanonaedizione del festival, Martina ha dettocheèessenzialeinvestirenellaprevenzioneattraversounacorrettaalimentazione.
«Ed èfondamentale – ha proseguitoilministro - chequellocheabbiamoseminato in particolarel’annoscorso con l’esperienzadell’Esposizioneuniversaledi Milano proseguaneiterritori, prosegua con questeiniziative. Io credo che la levaeducativasiacruciale, in particolarenelrapportotracittadini, nuovicittadini e alimentazione. Quindituttoquellocheaiuta e spinge a fare in modochesiallarghiquestaconsapevolezzavaincoraggiato e sostenuto».
Riguardoalleprospettive del biologico, unadellestradepercorribili verso un’alimentazionepiùsana, Martina ha aggiuntoche, anche se siamo leader europei, «la verasfida del modelloagricoloitalianoèproprioquelladiconiugaresempremegliosostenibilità con competitività. E piùnoiriusciremo ad essere in tutto e per tutto leader mondiali in un’agricolturasostenibile, biologica, piùfaremoanche un grandelavorosullaredditivitàdiquestaesperienza, quindidellenostreimprese. Questaè la nostralevadistintivanelmondo e dobbiamocontinuare a insisteresuquesto».
Riguardoallepossibilisinergiefraministerodella salute - come anche altri ministeri - e il suo ministerodellepoliticheagricole per incentivareilconsumodipiante e la diffusione di aree verdi, unadelle istanze sollevate dagli esponenti del settore florovivaistico a Flormart, il salone professionale di Padova, il 21 settembre scorso, questaè stata la sua risposta: «tuttoquellochepuò rafforzare la logica di squadra, delle istituzioni attorno a progettiinnovativianchedaquesto punto di vista va studiato e visto volentieri insieme. Credo che non dobbiamo farci mancare il coraggio di percorrere vie e frontiere più innovative, per cui territori come questi che sanno esprimere una leadership innovativa suquesto fronte, se ci danno delle idee, degli input e delle indicazioni, è giusto chesi vedano e si studino fino in fondo».