La decisione del viceministroOliveroèstataannunciatail 21 settembre a Flormartdalresponsabile del tavolodifiliera del florovivaismo Alberto Manzo. Genovali (Piante e fiorid’Italia): «ilnumerodelleimpreseattiveècrollato a 13 mila 300, civoglionopochiobiettivi con timing precisi e finanziamentiadeguati». Mastrocinque (Cia): «bisognaincentivareilconsumodipiantecoinvolgendoaltriministeri». Cappellini (Anve): «per troppo tempo siamorimastinelconod’ombradell’agroalimentare, adessocivoglionopolitichespecifiche per ilflorovivaismo». Mati (Confagricoltura): «l’inquinamentodell’ariaèdovutoancheallacontemporaneasenescenzadellealberatureereditatedalletrefasistorichedigrandiinvestimentinelverdepubblico: fine ‘800, ventennio, dopoguerra».
«E’ unafasedievoluzione: a dicembretermineràilperiododiapplicazione del precedente piano, che non ètuttosorpassato. Come responsabile del tavolodifiliera in questianni ho fattoilpossibile per aiutare un settoreforse un po’trascuratorispetto ad altri. La nostraproduzioneèeccellente e la esportiamogiànelmondo, ma dobbiamospingerladipiù. Come richiestodal vice ministroOlivero, stabiliremo un appuntamento ad ottobre. Per raggiungereobiettiviconcreticivuoleunità».
E’ quantodichiaratoieridaAlberto Manzo, funzionario del Ministerodellepoliticheagricoleespertodiflorovivaismo, durantel’incontrosultema “Il nuovo piano florovivaistico 2017-2019 – Propostedilavoro in cantieresecondogliattualiscenarinazionaliedinternazionali”chesiètenuto a Flormart, subitodopol’inaugurazione. All’incontroalcuniesponentidispicco del settorehannomanifestato le proprieistanze al funzionarioministeriale, vistocheil vice ministro Andrea Olivero ha dovuto dare forfaitall’ultimomomento.
Cristiano Genovali, presidentedell’AssociazionenazionalePiante e Fiorid’Italia (e diColdirettiLucca), ha prima anticipatoildato shock sulnumerodelleaziendeflorovivaisticherealmenteattive in Italia, estrapolatodaun’indaginechesaràpresentata a breve: sonocalate a 13.300, da 30 milacheeranoquindicianni fa. Unicaconsolazione, la «fievoleinversioneditendenza» dal 2015 a giugno 2016: + 0,4% aziendeattive. «Iosperocheilnuovo piano – ha poi dettoGenovali – cidiapochiobiettivi ma con timing precisi e finanziamentiadeguati, perchéèimpensabilechequestosettore non ricevamainiente». Sullaquestionedell’unitàfra i soggetti del settoreGenovali ha dettoche «fiorirecisi, piantefiorite in vaso, alberatureprimarieèdifficilemetterliinsieme, ma èindispensabile».
«Ci sono delle criticità su cui bisogna ragionare – ha esordito Alessandro Mastrocinque, vicepresidente nazionale di Cia -. Abbiamo un’ottima penetrazione sui mercati esteri, ma va male il mercato interno e forse bisognerà incentivare il consumo di piante». «Dobbiamo puntare con forza sul verde – ha continuato – perché è un vantaggio per gli operatori del settore ma anche un’esigenza di tutta la società. A Manzo dico che nel nuovo piano nazionale florovivaistico dobbiamo coinvolgere anche altri ministeri: ambiente, sviluppo economico e sanità». Inoltre, ha osservato Mastrocinque, «un tempo il ministero faceva delle statistiche: se non abbiamo i numeri sotto mano, è difficile fare delle strategie». «Dobbiamo ragionare in maniera più strutturata con le regioni – ha concluso – perché nei meccanismi dei Psr ci sono spesso punteggi che impediscono di accedere ai finanziamenti alla piccole imprese agricole, ci vuole un lavoro di sburocratizzazione accompagnato da sostegni economici».
Per Francesco Mati, responsabile nazionale florovivaismo di Confagricoltura, nonché presidente del distretto vivaistico ornamentale di Pistoia, il principale a livello europeo, ha chiesto di «immaginare qualcosa di nuovo rispetto al precedente Piano nazionale florovivaistico». I risultati ottenuti con esso, ad esempio sui codici doganali, sono «importanti a livello comunitario, ma incidono poco sulle economie di scala delle aziende del settore». Ora, ha affermato Mati, «dobbiamo occuparci dei temi di cui si occupa la stampa non specializzata: le malattie e morti per l’inquinamento dell’aria anche per colpa della senescenza delle alberature pubbliche in Italia. Tutti gli investimenti fatti fra fine ‘800 e inizio ‘900 (soprattutto in platani), nel ventennio fascista (pini) e nel dopoguerra (robinie) stanno raggiungendo contemporaneamente uno stadio di senescenza e quindi stanno venendo a mancare i loro effetti benefici sull’aria». Mati ha concluso sottolineando che il settore si sta muovendo con maggiore coesione da un anno a questa parte con iniziative congiunte su questioni come, ad esempio, le agevolazioni fiscali per gli interventi a verde privati.
«E’ evidente che siamo a una svolta sia sul florovivaismo che su Flormart» ha affermato Marco Cappellini, presidente dell’Associazione nazionale vivaisti esportatori, alludendo al cambio di gestione alla guida della fiera di Padova e quindi del salone del florovivaismo, giardinaggio e architettura del paesaggio. «Sì, ci sono segnali di unità nel settore – ha continuato Cappellini – ma le questioni da affrontare sono molte: codici doganali, problematiche fitosanitarie e la proliferazione di regole diverse nei Comuni» per gli appalti riguardanti il verde pubblico. «Per troppo tempo – ha dichiarato Cappellini – siamo rimasti nel cono d’ombra dell’agroalimentare, adesso ci vogliono politiche specifiche per il florovivaismo». Cappellini ha poi ricordato il portale Phytoweb, realizzato insieme a Ice (Istituto per il commercio estero) e Mise (Ministero per lo sviluppo economico) e già presentato al tavolo di filiera: «una sorta di contenitore di tutte le normative e problematiche fitosanitarie e doganali extra europee».
Neltirare le conclusioni, Alberto Manzo ha replicatoallesollecitazioniemersenell’incontro, rimandandogliapprofondimenti al tavolodifilieradiottobre con il vice ministroOlivero. Ad esempio, ha ricordatoche un po’dirisorsesono state date: 6 progetti per un investimentototaledioltre 1 milione e 100 mila euro. Ha poi ammesso le difficoltà a interfacciarsi con alcuniministeri, alludendoanche al Ministerodelleinfrastrutture e deitrasporti, ma ha evidenziatoche «la quota verdenegliappaltièintornoall’1 o 2%, questosignificachecisonocarenzeoggettivenellanaturadegliappalti». «Però – ha concluso – sonod’accordo: civorrebbeunacooperazioneinterministerialepiùincisiva, anche se ad esempio con ilMibactc’èstatacollaborazione in variambiti». Riguardoallamancanzadistatistiche, Manzo ha dettochequandosono state necessarie, ad esempio per i codicidoganalideiranuncoli, «i datisiamoriusciti a tirarlifuori» e comunqueè un problemacheriguardaanchel’agroforestale e l’ortofrutta. Infine, riguardoallanecessitàdiaggregarsi, per Manzo «la parolamagicaèdistretti», ma «la domandaè: funzionano o no i distretti? E analogamente: funzionano o no i mercatidifiori?».