Notizie

Decretate ieri alla presenza del ministro Patuanelli le aziende agricole che hanno vinto il Premio per l’innovazione di Confagricoltura. Sono 9 aziende di 6 regioni dei settori vitivinicolo (emerse per la selezione di nuovi genotipi, agricoltura 4.0, energie alternative e fitodepurazione), orticolo (per il vertical farming), zootecnico (grazie a robot per mungitura e doccette rinfrescanti, biogas), cerealicolo e vivaistico (nuova tecnica d’innesto e serre fotovoltaiche).  


Nove realtà di diverse province italiane che dimostrano in che modo la digitalizzazione nelle aree rurali, la tecnologia, la robotica e l’economia circolare possano permettere di migliorare le produzioni, risparmiare risorse naturali preziose, ma anche favorire il benessere aziendale, sociale ed economico.
Sono le aziende agricole vincitrici del “Premio nazionale per l’innovazione in agricoltura” promosso da Confagricoltura che sono state premiate ieri dal ministro delle politiche agricole Stefano Patuanelli in una cerimonia in diretta web da Palazzo Della Valle a Roma a cui hanno presenziato Michele Pisante, professore all’Università degli studi di Teramo e presidente della giuria, e Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura. Tutte aziende che hanno fatto investimenti significativi nell’innovazione tecnologica per essere più competitive e migliorare la qualità del lavoro.
Eccole una per una:
- C.I.VIT - CONSORZIO INNOVAZIONE VITE  (Trento) – Costituito nel 2012, è il Consorzio che vede insieme i Vivaisti Vitivinicoli Trentini (AVIT) e la Fondazione Edmund Mach. Con 10 ettari coltivati a vite, C.I.VIT S. Cons. ha come obiettivo la generazione di innovazione nella vite e si propone come anello di congiunzione tra ricerca e produzione. Il consorzio si occupa anche di promozione e organizzazione di eventi divulgativi di degustazione. Ha selezionato delle varietà di vite di 5 nuovi genotipi resistenti alle principali fitopatie.
- TENUTA COLLE DEGLI ANGELI  (Bologna) - Azienda vitivinicola di 10 ettari, coltivati a vite, con un innovativo processo produttivo. Utilizza vinaccioli per la produzione di farine di semi di uva gluten free, con cui realizza prodotti da forno, dolci e salati, e pasta.
- PLANET FARMS ITALIA (Milano) - Produce insalate ed erbe aromatiche in vertical farming. Coniuga la grande tradizione agronomica italiana con l’eccellenza della specializzazione tecnica e informatica. Ha introdotto un nuovo processo produttivo di coltivazione in celle isolate con luci a LED; microclima costante con tecnica idroponica fuori suolo, che permette di sfruttare la dimensione verticale oltre a quella orizzontale.
- ARNALDO CAPRAI (Perugia) – Azienda leader nella produzione di Sagrantino di Montefalco Docg. Pioniera dell’Agricoltura 4.0, da oltre 20 anni all’avanguardia in fatto di innovazione e sostenibilità ambientale e sociale. Ha realizzato molti progetti in campo con la precision farming. L’ultima innovazione riguarda l’implementazione di 3 sistemi differenti di contrasto ai danni biotici e abiotici del vigneto e di una piattaforma digitale di raccolta dati ed elaborazione delle informazioni.
- MADONNA DELLA NEVE (Cremona) - Azienda zootecnica con allevamento di bovini e suini, che si occupa inoltre di produzione lattiero-casearia e coltivazione di foraggio per gli allevamenti. Ha indirizzato la propria produzione su un prodotto di nicchia dalle elevate caratteristiche qualitative e nutrizionali e ha basato la sua attività produttiva principale nell’allevamento di vacche di sola razza Bruna.
- AZIENDA AGRICOLA DAVIDE MAGNI (Mantova) - Azienda zootecnica di bovini da latte. Dal 2020 ha innovato il processo produttivo della stalla destinata a 120 capi in lattazione, con tecnologia avanzata sia dal punto di vista della gestione, con aumento della produttività, sia dal punto di vista del benessere degli animali. Ha introdotto due robot per la mungitura, un sistema di ventilazione e doccette rinfrescanti per il controllo della temperatura in stalla.
- AGRICOLT BRANDONI (Ancona) – Azienda cerealicola e vivaistica con sistemi di agricoltura di precisione. Ha realizzato un nuovo brevetto per una tecnica di innesto che si pratica su materiale riprodotto non in vitro, ma su tessuto erbaceo. E’ stata installata in questa azienda la prima serra fotovoltaica italiana.
- BIRLA (Mantova) – Allevamento ‘Piggly’: azienda zootecnica di suini e produttrice di energia da fonti rinnovabili. Si contraddistingue per l’allevamento sostenibile di suini antibiotic free e per l’ampio uso di energia da biogas ed energia solare.
- JUDEKA  (Catania) – Azienda vitivinicola che si è contraddistinta per gli interventi di efficientamento energetico apportati recentemente: sistema fotovoltaico, impianto solare termodinamico per la produzione di acqua calda, lampade a LED, on/off circuiti luce con rilevamento di presenza, sistema di riscaldamento/raffrescamento con tecnologia a pompa di calore aria/acqua, laghetti di fitodepurazione per le acque reflue.

Redazione

 

 

Luca Magazzini di Confagricoltura

Il presidente provinciale, regionale e vicepresidente nazionale di settore in Confagricoltura, Luca Magazzini, interviene nel dibattito sulla legge quadro sul florovivaismo, il ddl Liuni, su cui è stato sentito di recente in audizione al Senato. Fra i punti da migliorare anche la disciplina dei centri di giardinaggio, i requisiti per la creazione di distretti florovivaistici e le sinergie fra ministeri attinenti alla valorizzazione della filiera del verde, con il coordinamento affidato al ministero delle Politiche agricole.


«Alla legge quadro di riforma del settore florovivaistico, il ddl Liuni, attualmente in discussione in Senato vanno apportati alcuni rilevanti miglioramenti, soprattutto per evitare che il florovivaismo veda sminuita la sua natura di attività agricola in senso stretto, saldamente ancorata ai principi dell’articolo 2135 e seguenti del Codice Civile che definiscono l’impresa agricola».
A dichiararlo è Luca Magazzini, presidente della federazione di prodotto “Florovivaismo” di Confagricoltura a livello provinciale e regionale nonché vice presidente di settore a livello nazionale, che nei giorni scorsi ha formulato in un’audizione al Senato le sue osservazioni sul disegno di legge Liuni “Disposizioni per la disciplina, la promozione e la valorizzazione delle attività del settore florovivaistico”, approvato dalla Camera dei deputati il 4 novembre 2020. 
«Il richiamo alla necessità di non intaccare la natura agricola del florovivaismo – continua Magazzini – riguarda in particolare, ma non solo, la formulazione di alcuni commi degli articoli 4 e 13 del ddl Liuni. Il fatto è che nella definizione di attività florovivaistica quando ci si riferisce alle altre attività (manipolazione in primis) ci deve essere comunque un più incisivo rinvio al concetto di connessione all’attività di produzione vegetale e ai principi dell’articolo 2135 e seguenti del Codice Civile. E in merito ai centri per il giardinaggio va chiarito, oltre al possesso dei requisiti di cui all’art. 2135, che eventuali beni e servizi devono essere connessi all’attività agricola principale assicurando il rispetto della regola della prevalenza dei propri prodotti ottenuti nell’esercizio dell’impresa agricola».
«Altrettanto importante – aggiunge il vice presidente nazionale di settore di Confagricoltura – sarebbe una chiara differenziazione tra misure e interventi per il comparto floricolo e quelli per il comparto vivaistico ornamentale, dal momento che hanno strutture e cicli produttivi, fabbisogni e dinamiche di mercato differenti. Insomma il piano di settore del florovivaismo, nel quale auspichiamo un riferimento al tema dei costi di produzione, soprattutto quelli energetici delle serre, dovrebbe essere articolato in due sezioni: una per le produzioni floricole e una per quelle vivaistiche».
Inoltre, riguardo ai distretti florovivaistici, afferma Magazzini, «è opportuno chiarire bene che la possibilità di definirne di nuovi deve basarsi su dati oggettivi che esprimano una significativa rilevanza delle aziende e dimensione economica del comparto nel territorio, se vogliamo che i distretti siano rappresentativi di realtà davvero vocate a determinate produzioni».
Infine, in linea col comunicato di Agrinsieme del 3 marzo, Magazzini ritiene molto utile una strategia di valorizzazione del florovivaismo e della filiera del verde che preveda a livello strutturale «maggiori sinergie tra i dicasteri di Ambiente, Istruzione e Università, Salute, Sviluppo economico e ovviamente Agricoltura, a cui deve spettare il ruolo di coordinamento delle iniziative». Con la previsione anche di «percorsi formativi mirati, sia nei programmi degli istituti scolastici superiori che nei corsi accademici delle università, per soddisfare i fabbisogni delle imprese del florovivaismo».


Redazione


Saccardi su priorità uso fondi europei per agricoltura toscana

A un convegno in Mugello l’assessora regionale all’agroalimentare Saccardi ha rimarcato che la Regione Toscana ha ampi margini di miglioramento nella capacità di spesa in agricoltura dei fondi europei e ha indicato tra le priorità: il biologico (50 mln all’anno + 3 mln per la sua distribuzione), ambiente e mercato (con 1 mln di euro per chi investe in certificazioni di sostenibilità), l’olivo toscano e la cultura dell’olio.


«La Toscana avrà a disposizione circa 312 milioni di euro di risorse europee da gestire nella programmazione 2021-2022. Questi soldi dovranno essere per forza impegnati entro il 2023 e spesi entro il 2025. Se i termini non saranno rispettati si corre il rischio di incorrere nel disimpegno, cioè nel ritiro delle risorse, che saranno tolte anche dalle programmazioni successive. Per questo è essenziale che la Toscana migliori la sua capacità di spesa in agricoltura, che adesso è sul livello della sufficienza, ma che ha molto margine di miglioramento». 
E’ la stoccata dell’assessore all’agricoltura della Regione Toscana Stefania Saccardi durante il suo intervento al convegno “Verso gli Stati Generali dell'agricoltura” del 26 febbraio a Borgo San Lorenzo, nel quale ha sottolineato anche che «l’emergenza Covid ha ribadito a tutti l’importanza della salute», un concetto ampio che «abbraccia anche le condizioni ambientali di vita e l’alimentazione, dunque tutto il sistema salute è strettamente collegato anche a quello che mangiamo ed al cambiamento climatico». «L’Europa, consapevole del fatto che nel mondo l’agricoltura è la seconda causa di inquinamento – ha continuato Stefania Saccardi - ci dà indicazioni stringenti e vincola le sue risorse al sostegno di un’agricoltura che lotta contro il cambiamento climatico, ma come declinare queste risorse è compito della politica, così come è compito dei nostri rappresentanti a tutti i livelli presidiare sui criteri per la ripartizione dei fondi, perché l’Italia è lunga e varia e le esigenze delle diverse Regioni possono confliggere». «Sta a noi lottare per le priorità del nostro territorio – ha aggiunto Saccardi -. A livello nazionale stiamo discutendo dei nuovi criteri di ripartizione e la Toscana, che attualmente è piuttosto penalizzata su questo fronte, potrà vedere significativi miglioramenti. Nel frattempo sto gestendo due anni di transizione e definendo nuove linee di intervento, che ritengo strategiche per il futuro della nostra agricoltura, che dovrà essere sempre più di qualità, ma anche attenta alla sostenibilità ed al mercato».
Saccardi ha illustrato ai rappresentanti del mondo agricolo presenti alcune novità e priorità introdotte dalla Regione Toscana nelle linee di intervento sulle quali si baseranno i bandi per l’assegnazione delle risorse europee. «Destineremo 50 milioni all’anno al biologico – ha detto - risorse più che raddoppiate rispetto alla programmazione precedente che prevedeva il 20%. Questo, in una terra come la Toscana dove il già il 32% della produzione è biologica, può portare ad un vero cambio di passo. Inoltre ho chiesto di inserire una novità, la ‘Certificazione di sostenibilità’. Un milione di euro sarà destinato alle aziende che investiranno per fare dei percorsi di miglioramento, ottenendo una certificazione ‘globale’ che attesti sia la qualità del prodotto che il rispetto dell’ambiente e l’eticità dell’azienda». «Altro fronte innovativo sul quale ho scelto di investire almeno 3 milioni di euro – ha reso noto Saccardi – è quello della distribuzione del biologico. Abbiamo molte produzioni biologiche di estrema qualità, ma è necessario aiutarle a stare sul mercato perché a fronte di un sistema della grande distribuzione e delle mense sensibile al biologico e pronto a recepire, manca un collettore, una piattaforma logistica per aiutare la distribuzione e facilitare l’incontro tra la domande e l’offerta del biologico». 
Tra gli altri fronti sui quali la Toscana investirà ci saranno, si legge nella nota, «il benessere animale, la valorizzazione dei giovani, i progetti di filiera che promuovono tutto il territorio e non la singola azienda, l’olivo toscano e la cultura dell’olio».


Redazione


Brexit e crollo export in UK

L’allarme di Coldiretti è riferito al primo mese di Brexit e al nostro export agroalimentare nel Regno Unito, che è la prima voce delle esportazioni in Uk, pari a 3,4 miliardi di euro nel 2020. Ma le importazioni da Oltremanica, che riguardano di più altri settori, sono crollate del 70%. Il Regno Unito è il 4° sbocco di mercato per cibo e bevande made in Italy. Segnalate dall’associazione dei coltivatori diretti confische di panini nelle dogane olandesi e difficoltà sui certificati fitosanitari in Gran Bretagna, mentre già si temono problemi futuri con le etichette dei vini.


Le esportazioni made in Italy in Gran Bretagna nel mese successivo alla Brexit hanno subito uno storico crollo del 38,3% a causa di ostacoli burocratici che frenano gli scambi commerciali.
E’ il grido di allarme lanciato ieri da Coldiretti a seguito di un’analisi su dati Istat relativi al commercio estero nel gennaio 2021, il primo dopo l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. Il crollo riguarda innanzi tutto il settore agroalimentare, visto che i prodotti più esportati in GB, sottolinea Coldiretti, sono nell’ordine gli alimentari, i mezzi di trasporto, l’abbigliamento, i macchinari ed apparecchi e metalli. Anche se, viene ricordato, ancora più drammatico è il crollo delle importazioni in Italia da Oltremanica: pari a -70,3%, riguardanti soprattutto mezzi di trasporto, prodotti chimici e macchinari e apparecchi.
Le difficoltà negli scambi commerciali con la Gran Bretagna, aggiunge Coldiretti, «mettono in pericolo 3,4 miliardi di esportazioni agroalimentari Made in Italy dello scorso anno con il Paese Oltremanica che si classifica al quarto posto tra i partner commerciali del Belpaese per cibo e bevande dopo Germania, Francia e Stati Uniti. Dopo il vino, con il prosecco in testa, al secondo posto tra i prodotti agroalimentari italiani più venduti in Gran Bretagna ci sono i derivati del pomodoro, ma rilevante è anche il ruolo della pasta, dei formaggi, salumi e dell’olio d’oliva e il flusso di Grana Padano e Parmigiano Reggiano. Una voce dell’export importante che rischia di essere messo a rischio dalle tensioni alle frontiere che possono trasformarsi in ritardi, particolarmente dannosi soprattutto per i prodotti deperibili come gli alimentari».
«La conferma – continua Coldiretti – viene dai casi di confisca da parte di funzionari doganali olandesi di panini al prosciutto e altro cibo a viaggiatori e camionisti provenienti dal Regno Unito. Le criticità maggiori, per tutti i settori che esportano verso il Regno Unito, sono riscontrabili a livello di procedure doganali e sono legate all’aumento dei costi di trasporto dovuti a ritardi, maggiori controlli ed in generale alla burocrazia». E «ad essere colpiti sono soprattutto i piccoli produttori, ma difficoltà specifiche sono causa di preoccupazioni nel settore florovivaistico, legate soprattutto ai certificati fitosanitari, che complicano gli scambi in quanto manca un riconoscimento reciproco dei passaporti fitosanitari». 
«A questo si lega anche la mancanza di un accordo sui requisiti fitosanitari e sanitari (Sps) che dal 1° luglio rischia di rendere il quadro ancora più complicato perché le autorità britanniche saranno chiamate a controlli alle frontiere sempre più completi, con ritardi e burocrazia che ne consegue. Anche nel settore vitivinicolo che è la principale voce dell’export agroalimentare Made in Italy – conclude la Coldiretti – si potrebbero riscontrare difficoltà soprattutto in materia di etichettatura, con norme specifiche previste però solo ad ottobre 2022».

Redazione


Alla vigilia della riunione tra i capi di stato della Ue, il presidente di Confagricoltura Giansanti chiede in particolare alla Commissione europea di «assicurare il regolare funzionamento della catena dei rifornimenti di beni essenziali». Vanno garantiti i “corridoi verdi”, in primis al Brennero: porta d’accesso alla Germania, che è lo sbocco principale, da 7 miliardi di euro l’anno, del made in Italy agroalimentare.

Vanno evitati i blocchi e i rallentamenti dei trasporti, in particolare al Brennero, che è il punto di passaggio fondamentale del nostro export agroalimentare in Germania, primo mercato di sbocco.
E’ il messaggio lanciato due giorni fa da Confagricoltura in vista della riunione in videoconferenza dei capi di Stato e di governo della Ue in programma domani e il 26 febbraio. Occasione in cui i leader dell’Unione faranno il punto sul coordinamento delle iniziative per fronteggiare l’emergenza sanitaria.
«La Commissione europea deve assicurare la libera circolazione delle merci tra gli Stati membri e il regolare funzionamento della catena dei rifornimenti di beni essenziali, come quelli destinati all’alimentazione – ha dichiarato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti -. Occorre assolutamente evitare la situazione di caos nei trasporti che abbiamo già sperimentato nei primi mesi dello scorso anno».
«Dopo le code chilometriche dei giorni scorsi al Brennero, le difficoltà di circolazione rischiano di estendersi al trasporto ferroviario – ha rilevato Giansanti -. Va garantito il funzionamento dei cosiddetti “corridoi verdi” per fare in modo che i valichi di frontiera restino aperti a tutti i veicoli adibiti al trasporto merci. Al riguardo, ringraziamo il ministro Giovannini per le iniziative già assunte nei confronti dell’Esecutivo di Bruxelles».
Circa la metà delle esportazioni italiane destinate al mercato europeo, sottolinea Confagricoltura, viaggiano lungo l’asse “Scandinavo-Mediterraneo” e il Brennero, in particolare, rappresenta il punto di passaggio essenziale per l’export agroalimentare verso la Germania che, con oltre 7 miliardi di euro l’anno, è il primo mercato di sbocco del Made in Italy di settore.
«Resta sullo sfondo il limite rappresentato dal fatto che circa il 90% delle merci nel nostro Paese viaggia su gomma - conclude Giansanti -. E’ una situazione da rivedere e migliorare nell’ottica di una maggiore efficienza e sostenibilità ambientale, grazie ai finanziamenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza».

Redazione