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Nel 2020 la floricoltura, in particolare il fiore reciso, ha subito forti perdite, come dimostra la Versilia dove le circa 300 aziende sono passate da 50 a 35 milioni di euro di giro d’affari. Il presidente dell’Associazione floricoltori e fioristi italiani (Affi) Genovali spera nella velocità di vaccinazione, perché senza eventi non c’è piena ripresa. Affi chiede altri fondi per il comparto da indirizzare nella ricerca di nuove varietà e nella promozione. Nel frattempo ha lanciato una top ten dei fiori che vede sul podio: 1) tulipani, 2) rose, 3) peonie.

«Il fiore reciso è il comparto che più ha sofferto perdendo fino al 90% del fatturato. Piano piano è ripartito ma siamo ancora lontani da un livello di sostenibilità. La cura di giardini, balconi ed orti domestici oltre che un passatempo salutare e sempre più diffuso aiuta il settore ma non può essere sufficiente. L’annullamento delle cerimonie ha un effetto a valanga sulle produzioni primaverili. La Versilia in questo senso è quella che soffre di più essendo specializzata proprio nella produzione di fiori recisi. Se non ripartono le cerimonie il sistema Versilia rischia il crack. Il futuro del florovivaismo è legato alla velocità di vaccinazione. Senza eventi e senza cerimonie il settore non riuscirà a sopravvivere ad un altro anno come l’ultimo».
Questa la fotografia del comparto floricoltura, e in particolare fiore reciso, presentata nei giorni scorsi dal presidente dell’Associazione floricoltori e fioristi italiani (Affi) Cristiano Genovali in un comunicato congiunto con Coldiretti Lucca che ha fatto il punto sulla situazione generale italiana a partire dal caso specifico del florovivaismo della Versilia, «che da solo vale 300 aziende e 9 mila addetti tra diretti ed indiretti per un fatturato stimato pre-Covid di circa 50 milioni di euro» e che nel 2020 ha vissuto «l’anno peggiore di sempre» con perdite di «oltre 15 milioni di euro» per un calo percentuale di più del 30% del fatturato.
Come spiegato nella nota congiunta, le aziende si sono adattate producendo di meno per contenere i costi e hanno potuto godere di ristori, che però Affi e Coldiretti Lucca giudicano non sufficienti, perché in grado di coprire attorno al 5% del totale delle perdite. Per cui, per tornare ai livelli pre-Covid, ci vorranno due-tre anni normali. A spingere il settore negli ultimi mesi sono stati le esportazioni, soprattutto per il settore dei fiori e delle piante in vaso, ed il ritorno alla cura di giardini e balconi sul fronte nazionale. Con l’arrivo della primavera quasi un italiano su due (45%) infatti prende in mano zappa e vanga dedicando parte del proprio tempo libero alla cura di verdure e ortaggi, piante e fiori, in vaso o nella terra negli orti, nei giardini e anche su balconi e terrazzi.
Che conviene fare adesso, in attesa della fine delle restrizioni, secondo Affi, associazione nata il 20 febbraio 2020 per promuovere la filiera del fiore e di cui fanno parte produttori e fioristi, a cominciare dai seguenti soci fondatori: Azienda agricola La Sassaia, Viareggio (Lucca); Leopoldo Del Gaudio, Coop Flora Pompei (Napoli); Marco Allaria, Coop Tre Ponti, Sanremo (Imperia); Cristiano Genovali, Coop Flor-Export, Viareggio (Lucca); Vincenzo Tongiani, Coop Coflora, Viareggio (Lucca); Mara Verbena, Fior di Verbena (San Marino); Francesca Buriassi, Floral Designer (La Spezia); David Giovani, Laboratorio del Fiore, Follonica (Grosseto); Marco Alessandroni, Fiori d’Autore, Camerano (Ancona); Paolo Maffei, Scuola Talent Flowers, Rovereto (Trento); Federico Giglio, Floral Designer (Roma)?
È necessario aumentare la dotazione dei fondi destinati ai tavoli di filiera per favorire la «ricerca di nuove varietà da immettere sul mercato e soprattutto – sostiene Genovali - alla comunicazione e promozione, in modo da stimolare il mercato interno piegato prima dalla crisi economica e ora anche dalla pandemia». «Chiediamo pari dignità rispetto ad altri settori agricoli – aggiunge il presidente di Affi - I fondi destinati devono essere calibrati sulla base del reale peso economico del settore in riferimento al Pil agricolo nazionale».
Nel frattempo Affi ha lanciato attraverso la sua rete di associati in tutta Italia «una classifica dei fiori più amati e acquistati dagli italiani per il 2020» sul modello delle “top ten” musicali. Al momento questo è il risultato:
1-tulipani
2-rose
3-peonie
4-ranuncoli
5-lisianthus
6-gerbere
7-girasoli
8-calle
9-anemoni
10-dalie.
Ma il “gioco” va avanti con l’allargamento delle consultazioni a chiunque abbia voglia di dedicarci 2 minuti del suo tempo a partire da questo link qua.

L.S.

 

 

Le organizzazioni dei proprietari forestali e dei proprietari terrieri europei e il Copa-Cogeca hanno lanciato una campagna informativa per correggere le false notizie sullo stato in Europa delle foreste, così cruciali per il contrasto al cambiamento climatico dato che sequestrano ogni anno nella loro biomassa il 10% delle emissioni di CO2 di altri settori. Per le tre organizzazioni negli ultimi 30 anni «l’area delle foreste in Europa è aumentata del 9%», «il volume di legno e il peso del carbonio immagazzinato nella biomassa delle foreste europee sono cresciuti del 50%» e in 20 anni «l'area delle foreste designate per la conservazione della biodiversità è aumentata del 65%» e quella per la conservazione del paesaggio dell'8%.

Di fronte ai cambiamenti climatici la gestione sostenibile delle nostre risorse forestali è fondamentale. Basti pensare che tra il 2010 e il 2020 il sequestro medio annuo di carbonio nella biomassa forestale ha raggiunto 155 milioni di tonnellate nella regione europea e che nell'Unione Europea a 28 stati membri il sequestro corrisponde a circa il 10% delle emissioni lorde di gas a effetto serra. E’ essenziale quindi salvaguardare le imprese di questo settore, proteggendole anche da false notizie come quella che le foreste europee stiamo diminuendo, se vogliamo mantenere sano il nostro patrimonio boschivo.
Questa la motivazione alla base della campagna informativa online e sui social media, incentrata sullo slogan #WelcomeToMyForest (#BenvenutoNellaMiaForesta) e sul claim «taking care of my forest / means taking care of our future» (prendersi cura della mia foresta / significa prendersi cura del nostro futuro), che hanno lanciato tre giorni fa la Confederazione dei proprietari forestali europei (Cepf) e l’Organizzazione europea dei proprietari terrieri (Elo) insieme a Copa-Cogeca, la rappresentanza unita degli agricoltori e delle cooperative agricole dell’Unione europea. Una serie di video in cui i proprietari di foreste di vari Stati membri, come sottolinea il comunicato stampa di presentazione della campagna, invitano a visitare le loro foreste per conoscere com'è essere un proprietario forestale, quali sfide devono affrontare, quali sono davvero i loro obiettivi nella gestione delle foreste. «Dalle prime dieci testimonianze – afferma il Copa-Cogeca - è emerso chiaramente che i proprietari di  foreste non sono un gruppo omogeneo e che ci sono tante foreste diverse quanti sono i proprietari di foreste. Tuttavia, tutti i proprietari di foreste hanno una cosa in comune: vogliono tutti prendersi cura delle loro foreste nel miglior modo possibile affinché queste possano continuare a esistere e a fornire i loro numerosi vantaggi alla società, oggi e per le generazioni future».
Ma come stanno davvero le foreste in Europa, o meglio nell’Unione europea? Stanno diminuendo ed è in corso una deforestazione, come alcuni temono? E che cosa sta realmente accadendo alla biodiversità?  Ecco alcuni dati essenziali, ricavati dalle statistiche europee, che il Copa-Cogeca mette in luce: 
- Le foreste europee si stanno espandendo, immagazzinano carbonio e forniscono legno in modo sostenibile.
- L'area delle foreste in Europa è aumentata del 9% negli ultimi 30 anni. Con 227 milioni di ettari di foreste, più di un terzo della superficie di terreno europea è ricoperta da foreste.
- Il legno in piedi è aumentato del 50% dal 1990, sebbene questa tendenza stia rallentando. Il legno in piedi totale delle foreste europee ammonta a 34.900 milioni di metri cubi, di cui circa l'84% si trova nelle foreste disponibili per l'approvvigionamento di legname. In media, ci sono 169 mc di legno in piedi per ettaro, ovvero 40 mc per ettaro in più di trent'anni fa.
- Il volume di legno e il peso del carbonio immagazzinato nella biomassa delle foreste europee sono cresciuti del 50% negli ultimi 30 anni con l'espansione dell'area forestale e solo una parte dell'incremento è stata raccolta.
- Vengono abbattuti circa tre quarti dell'incremento annuo netto di legno. Ogni anno in Europa le foreste sequestrano nella loro biomassa circa un decimo delle emissioni di anidride carbonica prodotte in altri settori. Anche il carbonio immagazzinato nei prodotti ottenuti dall'estrazione del legno contribuisce alla riduzione delle emissioni di CO2.
- Il volume dell'offerta di legno è cresciuto, raggiungendo i 550 milioni di mc, il 40% in più rispetto al 1990.
- L'area delle foreste designate per la conservazione della biodiversità è aumentata del 65% in 20 anni e l'area designata per la conservazione del paesaggio dell'8%.
- Tra il 2010 e il 2020 il sequestro medio annuo di carbonio nella biomassa forestale ha raggiunto 155 milioni di tonnellate nella regione europea. Nell'UE-28, il sequestro corrisponde circa al 10% delle emissioni lorde di gas a effetto serra. Nel periodo 1990-2015 il carbonio stoccato nei prodotti ottenuti dall'estrazione del legno è aumentato da 2,5 a 2,8 tonnellate di carbonio pro capite, contribuendo così alla riduzione delle emissioni di CO2.
- Il 66% della superficie forestale totale in Europa è il risultato di una rigenerazione naturale o di un'espansione naturale e la quota di queste forme di sviluppo è in lieve aumento. Nel 2020 le piantagioni coprivano solo il 3,8%; le foreste intatte coprono il 2,2% della superficie forestale europea.

Redazione

 

 

Agrinsieme foto di gruppo

Oggi passaggio di consegne dal presidente di Copagri a quello di Confagricoltura con accordo con Federalimentare per rafforzare la filiera agroalimentare all’insegna delle tecnologie per la tracciabilità e delle best practice che valorizzano il made in Italy sui mercati. Giansanti: «innovazione e sviluppo sostenibile i principali temi su cui si concentreranno le attività del Coordinamento nel 2021-22». 


Cambio di guardia alla guida di Agrinsieme, il coordinamento che dal 2013 riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, accompagnato dalla firma di un importante accordo con la Federazione italiana dell’industria alimentare per rafforzare la filiera del made in Italy agricolo ed enogastronomico.
Secondo la rotazione che caratterizza il ruolo di coordinatore di Agrinsieme, oggi a Roma il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti è subentrato al presidente di Copagri Franco Verrascina, che ha guidato negli ultimi due anni e mezzo questa alleanza che rappresenta oltre i 2/3 delle aziende agricole del Paese e il 60% del valore della produzione agricola e della superficie nazionale coltivata, con più di 800mila persone occupate nelle imprese rappresentate, contribuendo in tal modo al 35% circa del fatturato agroalimentare italiano.
Tramite l’intesa odierna Agrinsieme e Federalimentare - con la quale i singoli soggetti del Coordinamento insieme ad altri del comparto della distribuzione avevano già condiviso l’impegno e i valori della “buona impresa” nei primi mesi dell’emergenza sanitaria - «si impegnano a coadiuvare le istituzioni e le forze politiche per il superamento della grave crisi economica, sociale e sanitaria, ma anche a promuovere azioni che possano contribuire a migliorare l’attuazione del Recovery Plan attraverso una corretta relazione tra tutti i soggetti del settore». Inoltre si promette che «ogni singolo soggetto si attiverà a mettere in atto iniziative per valorizzare la filiera agroalimentare, dal campo alla tavola, garantendo sicurezza, tracciabilità e qualità degli alimenti» e che «indispensabili, a riguardo, saranno la tecnologia e la ricerca applicate all’agricoltura e lo sviluppo di best practice di filiera che possano valorizzare il Made in Italy sui mercati».
«Innovazione e sviluppo sostenibile saranno i principali temi sui quali si concentreranno le attività del Coordinamento per il prossimo biennio 2021-22, fermo restando che i processi dovranno essere accompagnati da adeguate politiche di crescita e programmazione – ha dichiarato il neo coordinatore Massimiliano Giansanti -.  Lavoreremo per cercare di raggiungere il più possibile l’autosufficienza alimentare, che porterebbe il Pil agroalimentare a oltre 700 miliardi e l’export a più di 50 miliardi».
«E’ stato per me un onore coordinare Agrinsieme in un momento molto delicato per il Paese – ha detto Franco Verrascina -. Nonostante il lasso di tempo relativamente breve che mi ha visto alla guida, infatti, ci siamo trovati a dover interloquire con tre diversi esecutivi, confrontandoci con sfide e problematiche sempre più complesse e imprevedibili. Lascio un Coordinamento più unito e coeso, forte delle numerose iniziative messe in campo sul versante della Pac e in particolare delle infrastrutture, tema che ha rappresentato il trait d’union del mio mandato e che è stato al centro di tre partecipati incontri a Roma, Bologna e Matera. Ricordo con piacere, inoltre, i positivi risultati ottenuti sulle principali problematiche delle filiere, quali la Xylella e la cimice asiatica, ma anche gli interventi a favore del florovivaismo e delle cosiddette filiere minori». 
«Il settore alimentare non è stato esente dal grande terremoto provocato dalla pandemia, - ha affermato Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare - ma rimango tuttora convinto che sia uno dei comparti che può fare la differenza per la ripresa e per lo sviluppo del nostro Paese. Ora è necessario ripartire ed entrare in una nuova fase, una fase in cui sostenibilità ambientale, sociale ed economica da un lato e la ricerca, l'innovazione e la digitalizzazione dall'altro sono la base di tutta la strategia a venire, in ogni campo. Per quanto riguarda il nostro, come industria del food & beverage siamo pronti a lavorare in cooperazione con tutta la filiera agricola per affrontare queste nuove sfide, tenendo sempre ben presente l'obiettivo: mantenere alta la qualità dei prodotti Made in Italy e difendere i pilastri della dieta mediterranea».      

Redazione


NovelFarm nuove tecniche di coltivazione

Gli scenari tratteggiati il 25 marzo alla Digital Preview di NovelFarm, la mostra-convegno sulle nuove tecniche di coltivazione, vertical farming e fuori suolo di Pordenone Fiere. Per il vice presidente di Confagricoltura Emo Capodilista le nuove tecnologie devono aumentare produttività ed eco-sostenibilità delle colture. Un rapporto internazionale sull’impatto della Covid sull’agricoltura in ambienti controllati (CEA). Le possibilità del molecular farming in cui le piante diventano biofabbriche di molecole per il settore farmaceutico. Il sistema Foodtech, che ha visto crescere gli investimenti mondiali nel 2020 a 17 miliardi di euro (dai 15 del 2019), con l’Italia ferma a 134 milioni negli ultimi 10 anni (contro i 65 miliardi nel mondo). Spicca l’idroponica fra i trend dell’agricoltura 4.0 in Italia dell’Osservatorio Smart AgriFood. Il vertical farming fra illuminazione, automazione, intelligenza artificiale, ma anche rilevanti costi di energia elettrica.


Un settore che ha grandi prospettive ed è già in forte crescita a livello internazionale. E nel quale i minori sprechi e l’utilizzo della tecnologia devono essere il faro per aumentare la produttività in maniera sostenibile, con un impatto positivo sull’ambiente, sull’organizzazione sociale del lavoro e sulla rigenerazione urbana, secondo un modello agricolo-tecnologico e attraverso l’utilizzo di zone industriali ed edifici dismessi. 
Così, come riferito nella nota di fine manifestazione, il vice presidente di Confagricoltura Giordano Emo Capodilista ha fotografato il settore delle nuove tecniche di coltivazione, vertical farming e fuori suolo, ieri l’altro, nella sua introduzione alla Digital Preview di NovelFarm, la mostra-convegno internazionale dedicata a tali colture innovative che da tre anni si svolge a Pordenone Fiere. Un’anteprima in live streaming, intitolata “Indoor farming, fuori suolo e i trend dell’agritech”, che è stata moderata dal conduttore di Linea Blu Fabio Gallo.
Tra gli intervenuti all’anteprima online, David Ceaser, Lead Agronomist di Agritecture Consulting, che ha presentato i risultati del censimento annuale del 2020 condotto con la società Autogrow per comprendere l’impatto della pandemia sul comparto dell’agricoltura in ambiente controllato (CEA – Controlled Environment Agriculture) a livello mondiale e lo stato dell’arte, intervistando 371 aziende di 58 Paesi (2020 CEA Census Report). In sintesi sono emerse la resilienza del comparto (dato che nonostante molte aziende colpite dalla crisi, si è registrata una visione ottimistica nel 95% degli intervistati) e un’influenza Covid soprattutto nei modelli di business: c’è stata una chiara diminuzione di vendite a ristoranti e hotel, mentre sono aumentate di un punto percentuale quelle dirette al consumatore e nella GDO. Altro dato da sottolineare: nel 2020 il 49% delle attività è stata avviata da neofiti del settore (nel 2019 erano il 42%).
Un aspetto fondamentale è stato sottolineato durante l’anteprima: con l’indoor farming non si producono soltanto alimenti. Linda Avesani, Professoressa dell’Università di Verona ha illustrato l’impiego delle coltivazioni fuori suolo per il molecular farming, per cui le piante, riprogrammate geneticamente attraverso le biotecnologie vegetali, vengono utilizzate come biofabbriche per produrre molecole ad alto valore aggiunto. I principali ambiti di applicazione sono quello farmaceutico e industriale. I vantaggi di questo metodo, riporta la nota degli organizzatori, sono molti: «minor costo di investimenti iniziali (è sufficiente una serra), maggiore sicurezza (le piante non sono attaccate da patogeni potenzialmente pericolosi per l’uomo), scalabilità (si possono adattare alle esigenze del mercato), velocità di produzione dei composti». E per capire come queste biofabbriche potrebbero aiutare ad affrontare la crisi pandemica, «il Dipartimento di Biotecnologie dell’Università di Verona ha stimato con una simulazione i metri quadri di serra sufficienti per rispondere al fabbisogno nazionale di reagenti (9 mq), anticorpi,  (20.000 mq), vaccini (12.000 mq per raggiungere le dosi richieste per l’immunità di gregge a livello nazionale)».
Il punto sugli investimenti in innovazione è spettato a Noa Segre, Corporate Transformation Senior Strategist, Envisioner di Talent Garden, la quale ha presentato un report (The State of Global Foodtech Report) sull’evoluzione di questi «negli ultimi dieci anni in ambito Agrifood (che comprende: agtech, consumer apps & services, food delivery, food processing, food safety & traceability, kitchen & restaurant tech, next-gen food and drinks, surplus & waste management)». I risultati fotografano un mercato del Foodtech molto vivace: «più di 5.000 startup, più di 200 acceleratori, più di 900 business angels, 3200 venture capital e investitori e 260 aziende corporate». A livello mondiale, «la pandemia non solo non ha rallentato il settore, ma ha portato maggiori investimenti (nel 2020, 17 miliardi contro i 15 nel 2019), soprattutto in agtech e food delivery». E in Italia? «Esistono 200 startup in ambito foodtech (soprattutto food delivery, ma sta crescendo anche l’agtech), ma l’investimento è stato di soli 134 milioni di euro negli ultimi dieci anni», contro i 65 miliardi a livello mondiale nello stesso periodo.
Restando in Italia, il focus sull’innovazione digitale per l’indoor farming è stato presentato da Maria Pavesi, ricercatrice dell’Osservatorio Smart AgriFood del Politecnico di Milano e dell’Università degli Studi di Brescia. Uno degli ambiti di ricerca è infatti l’Agricoltura 4.0, l’evoluzione dalla ormai classica agricoltura di precisione grazie all’inserimento nel settore di «nuove tecnologie IoT, data analytics, robot e droni, ecc».  Secondo un’analisi di mercato condotta nel 2020, «il settore è ancora molto guidato dall’innovazione di macchine e attrezzature agricole per il campo aperto ma, soprattutto negli ultimi due anni, è cresciuta l’offerta di soluzioni per le coltivazioni indoor e vertical farming, dove le tecnologie sono orientate per lo più alle coltivazioni idroponiche, anche se si stanno aprendo a strutture differenti (dalle tradizionali serre, alle plant factory e alle coltivazioni in container in ambito urbano)». La maggior parte sono volte all’ottimizzazione di fattori produttivi (come le risorse idriche) e al monitoraggio e automazione (piattaforme software, IoT, data analitycs). 
Dello stato della ricerca nel vertical farming ha parlato Michele Butturini, ricercatore alla Wageningen University che ha illustrato la situazione attuale e posto domande per il futuro. Il vertical farming «non sembra ad oggi avere ancora le caratteristiche per “nutrire il pianeta”, ma di certo contribuirà allo scopo e sarà rilevante con la produzione di alcuni tipi di alimenti (riso e grano per ora sono da escludere per una questione di costi) e per la coltivazione di prodotti ad alto valore (farmaci, cannabis, nuove varietà di colture)». Si iniziano a «creare nuove  varietà (strategia che diede la spinta a quella che fu la cosiddetta rivoluzione verde) per vertical farm, usando modelli anche 3D che creano un digital twin della vertical farm per testare scenari possibili». La ricerca ha permesso di affinare l’utilizzo dell’illuminazione, che permette di influenzare il prodotto anche una volta raccolto, rendendo più lunga la sua shelf life; l’automazione, che oggi viene ancora poco utilizzata anche per i limiti nel riconoscimento e nella raccolta di prodotti delicati senza danneggiarli; le tecnologie basate sull’AI che permettono di affinare le scelte di climatizzazione, illuminazione, ecc. Altri argomenti di ricerca sui quali ci si sta interrogando è «come rendere ancora più sostenibile il vertical farming, che richiede molta energia elettrica, e come far sì che questo tipo di coltivazione risolva realmente i problemi di food system disparity». 
Un settore sempre più importante quindi, come ha sottolineato Stefano Zannier, assessore alle Risorse agroalimentari, forestali e ittiche e alla montagna della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, il quale ha ricordato che NovelFarm rappresenta un percorso di idee condiviso tra Regione e Pordenone Fiere per guardare agli scenari di domani, partendo dalle innovazioni che diventeranno quotidianità nel prossimo futuro. A dimostrazione di questo, dallo scorso anno è stata attivata una linea finanziaria regionale per contribuire a sviluppare le attività agricole innovative ancora difficilmente riconducibili a schemi regolamentati e consolidati.
Le registrazioni delle conferenze saranno presto disponibili sui siti web www.aquafarmexpo.it e www.novelfarmexpo.it.


Redazione


La Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana (SOI) organizza oggi venerdì 19 marzo un webinar sul tema “Logistica e conservazione eco-sostenibile per il florovivaismo”, con particolare attenzione alle problematiche della commercializzazione delle fronde recise in mercati lontani ma remunerativi. Il seminario online è gratuito per i soci SOI.
 
Programma
- Presentazione del “Progetto Integrato di Filiera GREEN: Flora e Futuro” di Maria Castellani (Flora Toscana)
- PIF sotto progetto LECOSFLO di Anna Mensuali, Istituto di Scienza della Vita, Scuola Superiore Sant’Anna Pisa
- “L’importanza della logistica nel settore ornamentale: criticità ed opportunità” di Antonio Ferrante, Dip. Scienze Agrarie e Ambientali – Università degli Studi di Milano
- “Trattamenti post raccolta per migliorare la conservazione” di Alice Trivellini, Istituto di Scienza della Vita, Scuola Superiore Sant’Anna Pisa
- “Caratteristiche dei materiali per il packaging dei prodotti ortofloricoli” di Stefano Farris, Dipartimento di Scienze per gli Alimenti la Nutrizione, l'Ambiente - Università degli Studi di Milano
- “Conservazione del Ruscus in diverse tipologie di confezionamento” di Giulia Franzoni, Dip. Scienze Agrarie e Ambientali – Università degli Studi di Milano
- Tavola rotonda - Discussione e conclusioni
Per ulteriori informazioni cliccare qui
 
Redazione