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- Scritto da Andrea Vitali
Nel 2020 la floricoltura, in particolare il fiore reciso, ha subito forti perdite, come dimostra la Versilia dove le circa 300 aziende sono passate da 50 a 35 milioni di euro di giro d’affari. Il presidente dell’Associazione floricoltori e fioristi italiani (Affi) Genovali spera nella velocità di vaccinazione, perché senza eventi non c’è piena ripresa. Affi chiede altri fondi per il comparto da indirizzare nella ricerca di nuove varietà e nella promozione. Nel frattempo ha lanciato una top ten dei fiori che vede sul podio: 1) tulipani, 2) rose, 3) peonie.
«Il fiore reciso è il comparto che più ha sofferto perdendo fino al 90% del fatturato. Piano piano è ripartito ma siamo ancora lontani da un livello di sostenibilità. La cura di giardini, balconi ed orti domestici oltre che un passatempo salutare e sempre più diffuso aiuta il settore ma non può essere sufficiente. L’annullamento delle cerimonie ha un effetto a valanga sulle produzioni primaverili. La Versilia in questo senso è quella che soffre di più essendo specializzata proprio nella produzione di fiori recisi. Se non ripartono le cerimonie il sistema Versilia rischia il crack. Il futuro del florovivaismo è legato alla velocità di vaccinazione. Senza eventi e senza cerimonie il settore non riuscirà a sopravvivere ad un altro anno come l’ultimo».
Questa la fotografia del comparto floricoltura, e in particolare fiore reciso, presentata nei giorni scorsi dal presidente dell’Associazione floricoltori e fioristi italiani (Affi) Cristiano Genovali in un comunicato congiunto con Coldiretti Lucca che ha fatto il punto sulla situazione generale italiana a partire dal caso specifico del florovivaismo della Versilia, «che da solo vale 300 aziende e 9 mila addetti tra diretti ed indiretti per un fatturato stimato pre-Covid di circa 50 milioni di euro» e che nel 2020 ha vissuto «l’anno peggiore di sempre» con perdite di «oltre 15 milioni di euro» per un calo percentuale di più del 30% del fatturato.
Come spiegato nella nota congiunta, le aziende si sono adattate producendo di meno per contenere i costi e hanno potuto godere di ristori, che però Affi e Coldiretti Lucca giudicano non sufficienti, perché in grado di coprire attorno al 5% del totale delle perdite. Per cui, per tornare ai livelli pre-Covid, ci vorranno due-tre anni normali. A spingere il settore negli ultimi mesi sono stati le esportazioni, soprattutto per il settore dei fiori e delle piante in vaso, ed il ritorno alla cura di giardini e balconi sul fronte nazionale. Con l’arrivo della primavera quasi un italiano su due (45%) infatti prende in mano zappa e vanga dedicando parte del proprio tempo libero alla cura di verdure e ortaggi, piante e fiori, in vaso o nella terra negli orti, nei giardini e anche su balconi e terrazzi.
Che conviene fare adesso, in attesa della fine delle restrizioni, secondo Affi, associazione nata il 20 febbraio 2020 per promuovere la filiera del fiore e di cui fanno parte produttori e fioristi, a cominciare dai seguenti soci fondatori: Azienda agricola La Sassaia, Viareggio (Lucca); Leopoldo Del Gaudio, Coop Flora Pompei (Napoli); Marco Allaria, Coop Tre Ponti, Sanremo (Imperia); Cristiano Genovali, Coop Flor-Export, Viareggio (Lucca); Vincenzo Tongiani, Coop Coflora, Viareggio (Lucca); Mara Verbena, Fior di Verbena (San Marino); Francesca Buriassi, Floral Designer (La Spezia); David Giovani, Laboratorio del Fiore, Follonica (Grosseto); Marco Alessandroni, Fiori d’Autore, Camerano (Ancona); Paolo Maffei, Scuola Talent Flowers, Rovereto (Trento); Federico Giglio, Floral Designer (Roma)?
È necessario aumentare la dotazione dei fondi destinati ai tavoli di filiera per favorire la «ricerca di nuove varietà da immettere sul mercato e soprattutto – sostiene Genovali - alla comunicazione e promozione, in modo da stimolare il mercato interno piegato prima dalla crisi economica e ora anche dalla pandemia». «Chiediamo pari dignità rispetto ad altri settori agricoli – aggiunge il presidente di Affi - I fondi destinati devono essere calibrati sulla base del reale peso economico del settore in riferimento al Pil agricolo nazionale».
Nel frattempo Affi ha lanciato attraverso la sua rete di associati in tutta Italia «una classifica dei fiori più amati e acquistati dagli italiani per il 2020» sul modello delle “top ten” musicali. Al momento questo è il risultato:
1-tulipani
2-rose
3-peonie
4-ranuncoli
5-lisianthus
6-gerbere
7-girasoli
8-calle
9-anemoni
10-dalie.
Ma il “gioco” va avanti con l’allargamento delle consultazioni a chiunque abbia voglia di dedicarci 2 minuti del suo tempo a partire da questo link qua.
L.S.
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- Scritto da Andrea Vitali
Le organizzazioni dei proprietari forestali e dei proprietari terrieri europei e il Copa-Cogeca hanno lanciato una campagna informativa per correggere le false notizie sullo stato in Europa delle foreste, così cruciali per il contrasto al cambiamento climatico dato che sequestrano ogni anno nella loro biomassa il 10% delle emissioni di CO2 di altri settori. Per le tre organizzazioni negli ultimi 30 anni «l’area delle foreste in Europa è aumentata del 9%», «il volume di legno e il peso del carbonio immagazzinato nella biomassa delle foreste europee sono cresciuti del 50%» e in 20 anni «l'area delle foreste designate per la conservazione della biodiversità è aumentata del 65%» e quella per la conservazione del paesaggio dell'8%.
Di fronte ai cambiamenti climatici la gestione sostenibile delle nostre risorse forestali è fondamentale. Basti pensare che tra il 2010 e il 2020 il sequestro medio annuo di carbonio nella biomassa forestale ha raggiunto 155 milioni di tonnellate nella regione europea e che nell'Unione Europea a 28 stati membri il sequestro corrisponde a circa il 10% delle emissioni lorde di gas a effetto serra. E’ essenziale quindi salvaguardare le imprese di questo settore, proteggendole anche da false notizie come quella che le foreste europee stiamo diminuendo, se vogliamo mantenere sano il nostro patrimonio boschivo.
Questa la motivazione alla base della campagna informativa online e sui social media, incentrata sullo slogan #WelcomeToMyForest (#BenvenutoNellaMiaForesta) e sul claim «taking care of my forest / means taking care of our future» (prendersi cura della mia foresta / significa prendersi cura del nostro futuro), che hanno lanciato tre giorni fa la Confederazione dei proprietari forestali europei (Cepf) e l’Organizzazione europea dei proprietari terrieri (Elo) insieme a Copa-Cogeca, la rappresentanza unita degli agricoltori e delle cooperative agricole dell’Unione europea. Una serie di video in cui i proprietari di foreste di vari Stati membri, come sottolinea il comunicato stampa di presentazione della campagna, invitano a visitare le loro foreste per conoscere com'è essere un proprietario forestale, quali sfide devono affrontare, quali sono davvero i loro obiettivi nella gestione delle foreste. «Dalle prime dieci testimonianze – afferma il Copa-Cogeca - è emerso chiaramente che i proprietari di foreste non sono un gruppo omogeneo e che ci sono tante foreste diverse quanti sono i proprietari di foreste. Tuttavia, tutti i proprietari di foreste hanno una cosa in comune: vogliono tutti prendersi cura delle loro foreste nel miglior modo possibile affinché queste possano continuare a esistere e a fornire i loro numerosi vantaggi alla società, oggi e per le generazioni future».
Ma come stanno davvero le foreste in Europa, o meglio nell’Unione europea? Stanno diminuendo ed è in corso una deforestazione, come alcuni temono? E che cosa sta realmente accadendo alla biodiversità? Ecco alcuni dati essenziali, ricavati dalle statistiche europee, che il Copa-Cogeca mette in luce:
- Le foreste europee si stanno espandendo, immagazzinano carbonio e forniscono legno in modo sostenibile.
- L'area delle foreste in Europa è aumentata del 9% negli ultimi 30 anni. Con 227 milioni di ettari di foreste, più di un terzo della superficie di terreno europea è ricoperta da foreste.
- Il legno in piedi è aumentato del 50% dal 1990, sebbene questa tendenza stia rallentando. Il legno in piedi totale delle foreste europee ammonta a 34.900 milioni di metri cubi, di cui circa l'84% si trova nelle foreste disponibili per l'approvvigionamento di legname. In media, ci sono 169 mc di legno in piedi per ettaro, ovvero 40 mc per ettaro in più di trent'anni fa.
- Il volume di legno e il peso del carbonio immagazzinato nella biomassa delle foreste europee sono cresciuti del 50% negli ultimi 30 anni con l'espansione dell'area forestale e solo una parte dell'incremento è stata raccolta.
- Vengono abbattuti circa tre quarti dell'incremento annuo netto di legno. Ogni anno in Europa le foreste sequestrano nella loro biomassa circa un decimo delle emissioni di anidride carbonica prodotte in altri settori. Anche il carbonio immagazzinato nei prodotti ottenuti dall'estrazione del legno contribuisce alla riduzione delle emissioni di CO2.
- Il volume dell'offerta di legno è cresciuto, raggiungendo i 550 milioni di mc, il 40% in più rispetto al 1990.
- L'area delle foreste designate per la conservazione della biodiversità è aumentata del 65% in 20 anni e l'area designata per la conservazione del paesaggio dell'8%.
- Tra il 2010 e il 2020 il sequestro medio annuo di carbonio nella biomassa forestale ha raggiunto 155 milioni di tonnellate nella regione europea. Nell'UE-28, il sequestro corrisponde circa al 10% delle emissioni lorde di gas a effetto serra. Nel periodo 1990-2015 il carbonio stoccato nei prodotti ottenuti dall'estrazione del legno è aumentato da 2,5 a 2,8 tonnellate di carbonio pro capite, contribuendo così alla riduzione delle emissioni di CO2.
- Il 66% della superficie forestale totale in Europa è il risultato di una rigenerazione naturale o di un'espansione naturale e la quota di queste forme di sviluppo è in lieve aumento. Nel 2020 le piantagioni coprivano solo il 3,8%; le foreste intatte coprono il 2,2% della superficie forestale europea.
Redazione
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Oggi passaggio di consegne dal presidente di Copagri a quello di Confagricoltura con accordo con Federalimentare per rafforzare la filiera agroalimentare all’insegna delle tecnologie per la tracciabilità e delle best practice che valorizzano il made in Italy sui mercati. Giansanti: «innovazione e sviluppo sostenibile i principali temi su cui si concentreranno le attività del Coordinamento nel 2021-22».
Cambio di guardia alla guida di Agrinsieme, il coordinamento che dal 2013 riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, accompagnato dalla firma di un importante accordo con la Federazione italiana dell’industria alimentare per rafforzare la filiera del made in Italy agricolo ed enogastronomico.
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Gli scenari tratteggiati il 25 marzo alla Digital Preview di NovelFarm, la mostra-convegno sulle nuove tecniche di coltivazione, vertical farming e fuori suolo di Pordenone Fiere. Per il vice presidente di Confagricoltura Emo Capodilista le nuove tecnologie devono aumentare produttività ed eco-sostenibilità delle colture. Un rapporto internazionale sull’impatto della Covid sull’agricoltura in ambienti controllati (CEA). Le possibilità del molecular farming in cui le piante diventano biofabbriche di molecole per il settore farmaceutico. Il sistema Foodtech, che ha visto crescere gli investimenti mondiali nel 2020 a 17 miliardi di euro (dai 15 del 2019), con l’Italia ferma a 134 milioni negli ultimi 10 anni (contro i 65 miliardi nel mondo). Spicca l’idroponica fra i trend dell’agricoltura 4.0 in Italia dell’Osservatorio Smart AgriFood. Il vertical farming fra illuminazione, automazione, intelligenza artificiale, ma anche rilevanti costi di energia elettrica.
Un settore che ha grandi prospettive ed è già in forte crescita a livello internazionale. E nel quale i minori sprechi e l’utilizzo della tecnologia devono essere il faro per aumentare la produttività in maniera sostenibile, con un impatto positivo sull’ambiente, sull’organizzazione sociale del lavoro e sulla rigenerazione urbana, secondo un modello agricolo-tecnologico e attraverso l’utilizzo di zone industriali ed edifici dismessi.
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La Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana (SOI) organizza oggi venerdì 19 marzo un webinar sul tema “Logistica e conservazione eco-sostenibile per il florovivaismo”, con particolare attenzione alle problematiche della commercializzazione delle fronde recise in mercati lontani ma remunerativi. Il seminario online è gratuito per i soci SOI.
Programma
- Presentazione del “Progetto Integrato di Filiera GREEN: Flora e Futuro” di Maria Castellani (Flora Toscana)
- PIF sotto progetto LECOSFLO di Anna Mensuali, Istituto di Scienza della Vita, Scuola Superiore Sant’Anna Pisa
- “L’importanza della logistica nel settore ornamentale: criticità ed opportunità” di Antonio Ferrante, Dip. Scienze Agrarie e Ambientali – Università degli Studi di Milano
- “Trattamenti post raccolta per migliorare la conservazione” di Alice Trivellini, Istituto di Scienza della Vita, Scuola Superiore Sant’Anna Pisa
- “Caratteristiche dei materiali per il packaging dei prodotti ortofloricoli” di Stefano Farris, Dipartimento di Scienze per gli Alimenti la Nutrizione, l'Ambiente - Università degli Studi di Milano
- “Conservazione del Ruscus in diverse tipologie di confezionamento” di Giulia Franzoni, Dip. Scienze Agrarie e Ambientali – Università degli Studi di Milano
- Tavola rotonda - Discussione e conclusioni
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