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Legge forestale regionale + Confagricoltura Toscana

Confagricoltura regionale promuove la modifica della legge forestale approvata a fine 2021 dall’assemblea della Regione Toscana. Il presidente Neri: «la Toscana non è l’Amazzonia o un far west di motoseghe selvagge e questa legge semplifica le procedure tutelando il paesaggio». Il taglio a raso è «marginale» e «la stragrande maggioranza delle attività di selvicoltura è di mantenimento»: la superficie forestale ha superato il 50% della superficie regionale e «ogni anno solo il 30% della ripresa vegetativa viene tagliata ed il capitale aumenta sempre di più».


Bene ha fatto la Regione Toscana a rivendicare le sue competenze in materia forestale. E bene ha fatto ad ascoltare le esigenze che sono arrivate da tutto il mondo agricolo e della selvicoltura toscana. 
E’ quanto sostenuto ieri l’altro da Confagricoltura Toscana in una nota in cui ha giudicato «positiva da tutti i punti di vista la legge di modifica alla “Legge regionale forestale” della Toscana approvata dal Consiglio regionale lo scorso 28 dicembre».
«La legge forestale della Toscana e il suo regolamento sono le leggi più rigide e restrittive esistenti in Italia a tutela delle foreste – ha dichiarato il presidente di Confagricoltura Toscana Marco Neri -. Soprattutto riteniamo che il Consiglio Regionale abbia colto lo spirito delle necessità di semplificazione e sburocratizzazione delle doppie procedure amministrative autorizzative, esigenza richiesta con forza da tutto il mondo forestale (associazioni di categoria, imprese, proprietari boschivi, mondo scientifico ed universitario, tecnici). Le foreste della Toscana in virtù della legge, ma anche delle tradizionali e millenarie operazioni selvicolturali di coltivazione eseguite dai proprietari e dalle imprese boschive, sono tutelate e garantiscono il mantenimento del bellissimo paesaggio esistente invidiato da tutto il mondo. La Toscana non è l’Amazzonia, non c’è il far west delle motoseghe selvagge che qualcuno in mala fede vorrebbe descrivere».
«In Toscana la stragrande maggioranza delle attività di selvicoltura è di mantenimento – si legge nella nota -, il taglio a raso è un'attività marginale ed autorizzata solo nei boschi di alto fusto che hanno superato il loro turno naturale a seconda delle specie (da 40 a 80 anni), con l’obbligo di rimboschimento perché per la legge il bosco rimane obbligatoriamente “Bosco” e non può essere modificato». E i dati lo confermano: «la superficie forestale ha superato il 50% della superficie territoriale regionale e ogni anno solo il 30% della ripresa vegetativa viene tagliata ed il capitale aumenta sempre di più». 
Inoltre, argomenta Confagricoltura Toscana, «solo i boschi giovani e coltivati fanno aumentare la capacità e la funzione di assorbimento della CO2, anzi con l’attività forestale abbiamo un doppio vantaggio ambientale in termini di azioni di resilienza ai cambiamenti climatici in corso. Con l’ordinaria attività forestale prevalentemente si produce materiale legnoso da opera, per edilizia, per pavimenti di parquet, per la filiera del mobile, che permette una doppia azione di stoccaggio della CO2 in quanto quella fissata è bloccata nel legno e il bosco lavorato da dove si è prelevato il materiale ricresce e sviluppa la sua nuova funzione di maggior assorbimento. Infine anche per l’utilizzo ai fini energetici della legna sia per usi tradizionali (per il riscaldamento casa) sia innovativo (produzione di cippato proveniente dagli scarti della lavorazione forestale, vera attività di economia circolare)».
«Abbiamo un bilancio positivo rispetto alla CO2 se lo confrontiamo con l’equivalente uso delle fonti fossili – dice Marco Neri -.  In Toscana i proprietari boschivi, i boscaioli, le imprese forestali sono i primi protagonisti nella tutela e conservazione delle foreste attraverso il lavoro selvicolturale millenario». «Se invece si volesse continuare a complicare la vita ai boscaioli – aggiunge il presidente di Confagricoltura Toscana -, aiuteremo solo lo sviluppo dell’abbandono del territorio boschivo con la conseguenza di aumentare i rischi da incendi e dai dissesti. Quindi semplificare gli aspetti burocratici, che non fanno altro che complicare le attività nel rispetto della legge forestale, rappresenta invece una azione di forte salvaguardia delle foreste toscane e per questo ci congratuliamo con il Consiglio Regionale per la scelta fatta di modifica della legge regionale affinché serva una sola richiesta di autorizzazione forestale paesaggistica rilasciata dagli enti competenti».
«Non sappiamo se il governo nazionale impugnerà la legge in quanto investe anche aspetti ambientali/paesaggistici – osserva infine Confagricoltura Toscana -, ma sappiamo che la disciplina delle attività forestali è materia esclusiva delle regioni e quindi hanno fatto bene il consiglio Regionale e la Giunta a rimarcare questa prerogativa legislativa».  
 

Redazione

agriturismi
Coldiretti Toscana ha espresso soddisfazione per le misure in liquidazione a favore delle imprese agrituristiche e delle fattorie didattiche per il crollo del 2020: una del Ministero del Turismo e una della Regione. Una boccata d’ossigeno proprio mentre l’ondata di Omicron sta rimettendo in difficoltà gli agriturismi toscani che, ricorda il presidente di Terranostra regionale Luca Serafini, sono quasi 5 mila e nel 2020 hanno registrato -41,2% presenze sul 2019 (-66,7% le presenze di stranieri). 
Sul fronte nazionale sono in pagamento i contributi alle imprese turistico-ricettive ai sensi dell’art. 6 del decreto del Ministero del Turismo del 24 agosto 2021. Gli agriturismi interessati sono quelli con il codice Ateco 55.20.52 (attività di alloggio connesse alle aziende agricole) che hanno beneficiato del contributo DL Sostegni. Il contributo, che spetta in misura automatica alle attività con fatturato fino a 10 milioni di euro, viene erogato dall’Agenzia delle Entrate.
Sul fronte locale è in liquidazione nelle ultime settimane l’eccezionale aiuto temporaneo per l’agriturismo e le fattorie didattiche della Regione Toscana finanziato con la sottomisura 21.1 del Psr Feasr 2014 – 2020, le cui domande sono state presentate entro il 13 novembre 2019. Sono 4.397 le imprese beneficiarie per una dotazione complessiva di quasi 15 milioni di euro, fa sapere Terranostra Toscana, e la misura «consentirà di liquidare alle imprese ammesse importi variabili tra i 2.000, 3.000, 5.000 e 7.000 euro. In questo momento sono già state evase oltre 4.000 domande».
 

Redazione

Il 5° asse di finanziamento, Isi Agricoltura, è pari a 37,5 milioni di euro, di cui 27,5 milioni per la generalità delle imprese agricole e 10 per i giovani agricoltori. Anche le aziende agricole potranno accedere all’asse 3° per progetti di bonifica dell’amianto, che ha una dotazione di 74 milioni di euro. Le date di apertura e chiusura della procedura saranno pubblicate sul portale dell’Inail dal 26 febbraio 2022.

«Incentivare le imprese a realizzare progetti per il miglioramento documentato delle condizioni di salute e di sicurezza dei lavoratori rispetto alle condizioni preesistenti» e «incentivare le micro e piccole imprese operanti nel settore della produzione primaria dei prodotti agricoli all’acquisto di nuovi macchinari e attrezzature di lavoro caratterizzati da soluzioni innovative per abbattere in misura significativa le emissioni inquinanti, migliorare il rendimento e la sostenibilità globali e, in concomitanza, conseguire la riduzione del livello di rumorosità, del rischio infortunistico o di quello derivante dallo svolgimento di operazioni manuali».
Sono queste le finalità del bando Isi 2021 con cui l’INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro) mette sul piatto altri 273,7 milioni di euro a favore delle aziende che investono per migliorare la sicurezza dei lavoratori. L’edizione 2021 del bando, che porta oltre quota 2,7 miliardi l’importo complessivo stanziato dall’INAIL a partire dal 2010, è stata presentata ufficialmente il 16 dicembre scorso a Roma alla presenza del ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Andrea Orlando.
Come precisato nella scheda del bando (vedi), dei cinque assi di finanziamento previsti uno riguarda in particolare il settore agricolo: è il 5° asse, il cosiddetto “Isi Agricoltura”, pari a 37,5 milioni di euro - di cui 20 milioni finanziati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali - destinati a progetti per le micro e piccole imprese operanti nella produzione primaria dei prodotti agricoli, suddivisi in 27,5 milioni per la generalità delle imprese agricole (asse 5.1) e 10 milioni per i giovani agricoltori (under 40), organizzati anche in forma societaria (asse 5.2).
Ma per la prima volta le micro e piccole imprese agricole potranno accedere anche al 3° asse di finanziamento, quello per “Progetti di bonifica da materiali contenenti amianto”, che è salito a 74 milioni di euro.
Il nuovo bando prosegue sulla strada della semplificazione dell’iter tecnico-amministrativo per la concessione e la successiva erogazione del finanziamento e, «dopo la sperimentazione avviata con l’avviso Isi Agricoltura 2019-2020», conferma «la disponibilità dell’applicativo di compilazione online del modulo di perizia asseverata, specializzato per tipologia di intervento».
Le risorse finanziarie sono ripartite per regione/provincia autonoma, come indicato nell’allegato “Isi 2021 – risorse economiche” che costituisce parte integrante degli avvisi pubblici regionali/provinciali pubblicati.
Per l’Asse 5 il contributoin conto capitale, è calcolato sulle spese ritenute ammissibili al netto dell’Iva, come di seguito riportato: 40% per la generalità delle imprese agricole (sub Asse 5.1), 50% per giovani agricoltori (sub Asse 5.2) e per ciascun progetto il finanziamento non potrà essere inferiore a 1.000 euro né superiore a 60.000 euro.
La presentazione delle domande di accesso ai finanziamenti avverrà, come per i bandi precedenti, attraverso una procedura informatica articolata in diverse fasi, le cui date di apertura e chiusura saranno pubblicate dal 26 febbraio 2022 nella sezione del portale dell’Istituto dedicata al nuovo bando Isi.
Per chiarimenti e assistenza è possibile rivolgersi al contact center Inail al numero di tel. 06-6001. È anche possibile rivolgersi al servizio Inail Risponde, nella sezione Supporto del portale. Chiarimenti di carattere generale possono essere richiesti entro e non oltre il termine di 10 giorni antecedenti la chiusura della procedura informatica di compilazione della domanda online.
Ulteriori informazioni a partire da qui.

Redazione

Per l’Annuario dell’Agricoltura italiana 2020 del Crea sia la produzione agricola (valore 55,7 miliardi di euro: -2,5% sul 2019) sia l’intero sistema AgroAlimentare (512 miliardi: -4,8%) hanno retto meglio del resto dell’economia nell’anno pandemico, in cui il Pil italiano è sceso dell’8,9%. Male le attività di diversificazione del settore primario, trascinate dal -60% dell’agriturismo. In controtendenza, col +1%, il settore forestale.
 

L’agricoltura e tutto il sistema agroalimentare si sono confermati nell’anno della pandemia un asse portante dell’economia italiana reggendo meglio di altri settori le pesanti conseguenze delle restrizioni legate al contenimento della diffusione della Covid-19.
A sancirlo è l’Annuario dell’agricoltura italiana 2020 a cura del Centro di ricerca ‘Politiche e Bioeconomia’ del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) che è stato presentato lo scorso 17 dicembre.
In esso risulta innanzi tutto che «la contrazione del valore della produzione della branca agricoltura, silvicoltura e pesca, pari al -2,5% [sul 2019, ndr], si è collocata ben al di sotto di quella dell’intero PIL, che ha vissuto la caduta più rilevante a partire dalla Seconda guerra mondiale (-8,9%)».
Mentre l’intero sistema agroalimentare (AA) – che include tutti i segmenti della filiera, dal commercio all’ingrosso e al dettaglio alla ristorazione e i servizi legati al cibo – ha registrato una contrazione del fatturato pari a -4,8% rispetto al 2019, per un valore assoluto di oltre 512 miliardi di euro, con un peso sull’intero sistema economico di circa il 17%. Il calo è stato causato dal crollo della ristorazione fuori casa, solo in parte compensato dal commercio (dettaglio e ingrosso) e dall’impennata delle vendite alimentari on line.
A trainare il settore ha contribuito il fatturato legato ai mercati esteri. Nel 2020, infatti, si registra «l’inversione di segno della bilancia commerciale agroalimentare, il cui saldo, dopo il pareggio dell’anno precedente, per la prima volta presenta un valore positivo, pari a 2,6 miliardi di euro, legato alla buona performance del Made in Italy (+2% di export)».
Indiscusso l’apporto dell’agricoltura e dell’industria alimentare, con un peso del 63% alla bioeconomia italiana, il cui fatturato è stimato dal CREA in poco meno di 317 miliardi di euro. Dato che colloca l’Italia, insieme a Germania e Francia, in una posizione di leadership a livello europeo. Da segnalare, inoltre, l’incremento del peso della bioeconomia sul totale dell’economia nazionale: salito al 10,2% proprio grazie alla migliore tenuta del settore primario e dell’industria alimentare rispetto agli altri settori.
Scendendo più nel dettaglio, la produzione agricola, con la diminuzione di valore del -2,4%, si è attestata a oltre 55,7 miliardi di euro, attorno al 2,2% del Pil (Prodotto interno lordo) nazionale. Le coltivazioni vegetali si sono rafforzate ulteriormente come la componente principale raggiungendo il 53% del totale dell’agricoltura, nonostante che i prodotti vitivinicoli (-3,4%) e floricoli (-3%) – per non parlare del -22,4% dell’olio di oliva - siano stati colpiti pesantemente dalle restrizioni necessarie ad arginare i contagi. Mentre il comparto zootecnico si è attestato al 29% del totale della produzione agricola nazionale, per la flessione dei prezzi delle carni a seguito della diminuzione dei consumi.
L’Italia ha confermato nel 2020 il primato all’interno dell’UE nei prodotti di qualità certificata DOP/IGP (prodotti vitivinicoli, vegetali freschi e trasformati, formaggi e oli di oliva), a cui si aggiungono i 5.333 prodotti agro-alimentari tradizionali, quei prodotti ottenuti con metodo tradizionale, dall’elevato valore gastronomico e culturale riconosciuti in ambito nazionale.
Negativa, invece, la performance delle attività di diversificazione dell’agricoltura, declinate nei due aggregati delle attività di supporto e secondarie, che comunque restano una componente caratterizzante dell’agricoltura italiana, con un peso vicino al 20% della produzione agricola totale. «Le attività di supporto – si legge nella presentazione dell’Annuario - registrano un calo del 3%, che ha colpito in misura relativamente contenuta i servizi in conto terzi, i quali per la loro natura si sono potuti svolgere anche in presenza di misure di distanziamento sociale; al contrario, le limitazioni imposte hanno impresso un significativo rallentamento alle operazioni di prima lavorazione, svolte dopo la raccolta, che hanno condizionato il risultato negativo dell’intero aggregato». Ma a soffrire di più sono state le attività secondarie, calate del 21% circa, trascinate al ribasso dalla caduta verticale dei servizi legati all’agriturismo che hanno subito una contrazione in valore superiore al -60%. Tuttavia, un sostegno al valore economico dell’aggregato è arrivato dalle energie da fonti rinnovabili, in costante crescita grazie soprattutto al contributo del solare e del biogas.
In controtendenza il settore forestale con +1% del valore della produzione. Risultato che ben si sposa coi dati dell’Inventario nazionale forestale (vedi) che confermano l’aumento della superficie boscata, giunta a più di 11 milioni di ettari (oltre il 36% del territorio nazionale), di cui ben 3,5 milioni in aree protette, e una elevata eterogeneità, al punto che l’Italia è il primo Paese dell’UE in termini di biodiversità.
Si conferma rilevante infine la spesa pubblica per il settore agricolo: circa 11 miliardi di euro nel 2020. Dall’UE proviene ben il 64% di questo sostegno, mentre, i fondi nazionali coprono appena il 16% e quelli regionali il restante 20%.
Per ulteriori informazioni ecco la versione integrale dell’Annuario.

Redazione

In tutto «420 milioni di euro fino al 2032 per il finanziamento della Strategia forestale nazionale, a cui si aggiunge il Fondo per lo sviluppo delle montagne della Presidenza del Consiglio dei Ministri (100 milioni per il 2022 e 200 milioni dal 2023)».
Vengono riassunti così, nel comunicato di fine anno del Mipaaf sulle risorse per il settore agroalimentare della legge di Bilancio 2022, i fondi destinati alla tutela e lo sviluppo del patrimonio forestale e delle montagne. Risorse per l’agricoltura che sono complessivamente raddoppiate rispetto allo scorso anno, «passando da 1 a 2 miliardi di euro», come sottolineato dal ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli.
Per la “Strategia forestale nazionale” è prevista l’istituzione di un fondo con una dotazione di 420 milioni di euro fino al 2032:
- 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022 e 2023;
- 40 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2024 al 2032.
Per lo “Sviluppo delle montagne” si prevede invece la creazione di un fondo presso Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie con una dotazione pari a:
- 100 milioni di euro per il 2022
- 200 milioni di euro a decorrere dal 2023. 

Redazione