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Enrico Allasia Risorse Boschive di Confagricoltura a Ecomondo

Per il presidente della federazione “Risorse Boschive” di Confagricoltura Enrico Allasia «l’Italia deve essere più consapevole del ruolo che i boschi ricoprono» e «le infrastrutture verdi da tempo aspettano risorse adeguate». Alessandra Stefani, a capo della Direzione economia montana e foreste: a livello europeo si va verso schemi di pagamento per i servizi ecosistemici delle imprese forestali. Giuseppe Scarascia Mugnozza, alla guida del Dipartimento per l'Innovazione dei sistemi Forestali dell’Università di Tuscia: col PNRR reintegreremo le aree naturali degradate nel patrimonio boschivo italiano. 


«Con oltre 11 milioni di ettari boschivi e quasi il 40% di superficie nazionale coperto da boschi e foreste, l’Italia rappresenta il 5% dell’intero patrimonio verde europeo. L’Italia deve essere più consapevole del ruolo che i boschi ricoprono». 
Lo ha detto il presidente della Federazione Nazionale di Prodotto (FNP) “Risorse Boschive” Enrico Allasia al convegno “Alberi, boschi e agro-forestazione: le infrastrutture verdi a supporto dell’ambiente, dell’economia e della qualità della vita” organizzato la settimana scorsa a Ecomondo da Confagricoltura in collaborazione con il Comitato tecnico scientifico di Ecomondo e l’Università della Tuscia di Viterbo (Unitus).
Una superficie boschiva in costante crescita da 10 anni, eppure le criticità non mancano. «Le infrastrutture verdi - ha spiegato Enrico Allasia - da tempo aspettano risorse adeguate. Il quadro degli obiettivi 2030 è definito dal Green New Deal europeo. Dobbiamo fare rete per cavalcare queste opportunità che si stanno concretizzando anche con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Bisogna lavorare su più fronti, tra i quali c’è di sicuro quello di una vivaistica forestale il più possibile basata su materiale autoctono».
In diretta streaming è intervenuta Alessandra Stefani, direttrice generale per la valorizzazione dei territori e delle foreste del Mipaaf. «L’Italia ha il 31,8% delle proprie zone boschive in aree protette - ha commentato la dirigente ministeriale -, una percentuale che supera l’obiettivo dei 30 punti fissato nella strategia della biodiversità della UE». Stefani ha poi toccato un punto molto sentito dalle imprese forestali, quello dei pagamenti per i servizi ecosistemici, attualmente non previsti. «Stiamo andando verso la definizione, a livello europeo, di schemi di pagamento che rimborsino le imprese per i servizi di manutenzione e prevenzione dei rischi di incendio e idrogeologici che interessano tutta la comunità».
«Con il Pnrr potremo intervenire sulle aree naturali degradate, recuperandole e integrandole nel patrimonio boschivo italiano - ha detto Giuseppe Scarascia Mugnozza, direttore del Dipartimento per l'Innovazione dei sistemi Biologici, Agroalimentari e Forestali dell’Unitus e moderatore del convegno -. Un importante ruolo lo ricoprirà il Comitato per il Capitale Naturale, istituito nel 2019 dal ministero per la Transizione Ecologica».
 

Redazione

Il bilancio della mostra mercato “ORCHidea 2021” tenutasi il 16-17 ottobre presso il Centro Mati 1909 di Pistoia. Una Cattleya maxima è l’orchidea premiata da Associazione Italiana di Orchidologia e Società Felsinea di Orchidofilia come “Campione della mostra”. Francesco Mati: «grande interesse sia da parte di appassionati collezionisti sia da persone che si sono avvicinate per curiosità».Tra gli espositori anche le cooperative Agribios, che ha presentato un nuovo substrato senza torba, e Flora Toscana, che ha proposto la produzione di Protee in vaso con certificazione ambientale.

Ben 4253 visitatori che hanno potuto ammirare orchidee per tutti i gusti, dalle piante rare da collezionisti super esperti ad esemplari più appariscenti da grande pubblico, ma anche altre piante e prodotti agricoli, come salumi, formaggi e vini, o per l’agricoltura.

E’ il bilancio della mostra mercato con concorso “ORCHidea 2021” che si è svolta il 16 e 17 ottobre scorsi negli spazi espositivi del Centro Mati 1909 a Pistoia. Due giorni in cui il centro aziendale si è riempito dei colori e delle stravaganti forme di questi esotici fiori e in cui gli appassionati provenienti dal territorio locale o da altre regioni hanno potuto acquistare specie provenienti da varie parti del mondo e confrontarsi con gli esperti, due giorni anche di rassegne enologiche e degustazioni di eccellenze del territorio, nonché workshop e laboratori per bambini.
Tra gli espositori, Ecuadorquideas, Evoplant, Giulio Celandroni Orchidee, Orchidea Frenzel, Orquideas Katia, Varesina Orchidee e Viviana Lorenzoni. Ma anche cooperative come FloraToscana e Agribios e poi Agri Vivai srl, Cesaf - Studio Tecnico Associato, Torrigiani Agri & Garden, Brandini Green.

L’evento, come spiegato dagli organizzatori, ha ospitato la consueta esposizione di orchidee rare provenienti dalle collezioni private a concorso. Grazie anche a coltivatori hobbisti che, talvolta organizzando vere e proprie staffette, hanno portato le loro piante all’esposizione, arricchendola e rendendo fruibili al grande pubblico piante rarissime. Il set up dell’allestimento ha ricreato i diversi habitat in cui crescono le orchidee tropicali e subtropicali ed è stato suddiviso in diverse aree a rappresentanza delle principali zone del mondo dalle quali provengono queste magnifiche piante. In particolare sono stati allestiti piccoli scorci che richiamavano il centro e il sud America, il sud est asiatico e l’Africa tropicale meno ricca di specie rispetto alle due aree precedenti. AMAO - Associazione Meridionale Amatori di Orchidee ha curato il posizionamento delle orchidee in esposizione nell’allestimento preparato dal team Orchidea di Mati1909, mentre AIO - Associazione Italiana di Orchidologia come da tradizione e SFO - Società Felsinea di Orchidofilia per la prima volta hanno svolto il ruolo di giuria del concorso.

«E’ stata una sorpresa e un piacere – ha commentato Francesco Mati - vedere che un piccolo evento organizzato in maniera seria ma su una scala ridotta abbia avuto una risonanza straordinaria di partecipazione nella sicurezza dei controli del GreenPass, che ci hanno consentito anche di misurare esattamente gli oltre 4 mila visitatori. Soddisfazione anche per il feedback degli espositori, che sono rimasti soddisfatti dei contatti e delle vendite». Più nello specifico Mati ha percepito «un grande interesse sia da parte di appassionati collezionisti che hanno trovato piante rare che non sempre è facile reperire sui mercati (c’erano anche espositori venuti dall’estero con piante particolari da collezione), sia da persone che si sono avvicinate per curiosità». Inoltre, come «nota di colore», ha voluto rimarcare la presenza in mostra di alcuni dei produttori de “L’urlo del vino”, una rete di vitivinicoltori del nord della Toscana.

Riguardo ai premi, ci limitiamo a citare la categoria più da prima pagina: il campione o “Best in Show” di ORCHidea 2021, la Cattleya maxima “Schio” coltivata da Carlo Fantei. Frutto della votazione congiunta dell’Associazione Italiana di Orchidologia e della Società Felsinea di Orchidofilia, con un metodo di valutazione condiviso per l’occasione dalle due associazioni, che l’hanno poi premiata con i rispettivi presidenti Guido Diana (AIO) e Daniel Klein (SFO). Categoria di premio, come ci è stato spiegato, che punta sull’appariscenza e spettacolarità dell’esemplare.

Agribios, cooperativa pistoiese leader nel riuso degli scarti vegetali e altri sottoprodotti del vivaismo, era presente con uno stand in cui presentava tra l’altro il nuovo prodotto “Tor-free 21”: un substrato privo di torba composto da materie prime pregiate di origine naturale quali fibre di legno che viene ricavato dagli scarti delle attività agricole ed è adatto a coltivare la maggior parte delle piante ornamentali.

Anche Flora Toscana era presente alla mostra-mercato dedicata alle orchidee e piante rare. Tra le piante che ha presentato anche la propria collezione di proteaceae in vaso, con molte varietà prodotte in esclusiva europea. Tutta la produzione di Protee in vaso è certificata Global Gap, lo standard attraverso il quale Flora Toscana garantisce un alto livello qualitativo nel rispetto delle pratiche ambientali.

L.S.

Cia Agricoltori Italiani Toscana Centro fa sapere, dal punto di osservazione del Mercato dei fiori di Pescia, che a una settimana dalla commemorazione dei morti sono già tutte vendute le produzioni toscane, calate del 20%, e sono diminuite del 10% le importazioni per il caro gasolio. Saliti del 15% i prezzi dei fiori recisi, crisantemi su tutti, stabili quelli dei fiori in vaso.

«Ad una settimana dalla commemorazione dei defunti sono già andate esaurite le produzioni toscane di fiori recisi e in vaso. Una produzione che, rispetto al periodo pre-Covid, ha subito una flessione del 20 per cento, considerando le aziende florovivaistiche che hanno cessato l’attività e la minore produzione dovuta ai timori ed incertezze di mercato, visto che le semine si sono svolte nel mese di giugno. Sono diminuite (-10%) anche le importazioni, sempre per le incertezze legate al momento Covid, ma anche per i costi di produzione di trasporti dovuti al caro-gasolio. Crescono i prezzi dei fiori recisi (+15%) – su tutti i crisantemi a mazzo -, stabili i fiori in vaso».
E’ questa in sintesi l’analisi della Cia Agricoltori Italiani Toscana Centro in un comunicato stampa del 26 ottobre, a pochi giorni dal 2 Novembre, uno dei periodi più importanti per il mercato floricolo toscano. «La Cia Toscana Centro nella zona di Pescia – continua il comunicato - conta circa 130 aziende agricole impegnate nella produzione dei fiori, che conferiscono al Mercato dei fiori della Toscana (Mefit) di Pescia. Il mercato di riferimento per i crisantemi pesciatini è perlopiù quello locale toscano e di alcune regioni del Nord Italia, quasi assente l’export».
«Così come in estate, grazie alla ripartenza delle cerimonie, come matrimoni o battesimi – sottolinea il presidente di Cia Toscana Centro Sandro Orlandini – anche in autunno, periodo decisivo per tante nostre aziende che conferiscono al Mercato dei fiori di Pescia o che fanno vendita diretta, il momento è decisamente positivo. L’offerta è, in questo momento, però minore della domanda, anche a causa dei maggiori costi di produzione che le aziende sono costrette a sostenere, in primis l’aumento del prezzo del gasolio».
confagricolturamaniI prezzi al produttore sono in aumento: la crisantemina, ad esempio, costava 10 euro a pacco (nel pre-Covid) ora 12 euro, la gipsofila costava 12 euro al kg (2019) adesso 17 euro (2021). I fiori prodotti in Toscana sono quindi già terminati, da due settimane circa sono stati distribuiti ai commercianti. Mediamente stabili i prezzi dei fiori in vaso, in particolare per i vasi di piccole dimensioni non ci sono stati aumenti.
«Mercato in salute – aggiunge Francesco Bini, di Cia Toscana Centro – ma che è alla ricerca di un ricambio generazionale. Il settore deve rinnovarsi in persone, ma anche in strutture e tecnologie, perché il lavoro e le prospettive ci sono, senza dubbio, anche per una maggiore attenzione al verde della popolazione aumentata con il periodo Covid».
«In Toscana – conclude la nota di Cia Toscana Centro - si coltivano fiori e piante in 6.500 ettari di superficie (lo 0,90% della Sau regionale), ma il settore vale un terzo del fatturato (900 milioni di euro) dell’agricoltura toscana. Con oltre 3.300 imprese florovivaistiche (di cui 2.060 vivaistiche e 1.900 floricole, molte lo sono entrambi), con una grande incidenza su occupazione ed economia indotta, oltre ad una forte vocazione, in tempi normali, all’export».

Redazione

Dal 21 ottobre fino al 19 novembre i floricoltori toscani che producono piante ornamentali da fiore in vaso e non hanno quindi ancora beneficiato di aiuto per i danni da Covid-19 subiti possono fare domanda di sovvenzione diretta su Artea, secondo quanto stabilito dal bando approvato con decreto regionale del 13 ottobre. Se ne era interessato il consigliere Niccolai. Coldiretti Pistoia ha riepilogato i requisiti del bando. L’assessora Saccardi: «confermiamo l’attenzione della Regione per un settore che ha un valore strategico per i territori in cui viene praticato».

E’ aperto il bando che prevede aiuti diretti ai produttori di piante ornamentali da fiore in vaso che hanno subito danni economici in conseguenza della pandemia.
La giunta della Regione Toscana ha approvato lo scorso 13 ottobre con decreto n. 17902 (vedi) i criteri e le modalità per la concessione di una sovvenzione diretta alle aziende agricole del settore floricolo della Toscana di tale comparto, proprio come richiesto l’anno scorso dal consigliere regionale Marco Niccolai (vedi), quale ristoro per la forte riduzione delle vendite legata all’emergenza Covid -19.
confagricolturamaniI beneficiari di questa sovvenzione sono gli imprenditori agricoli professionali (singoli o associati), i coltivatori diretti (singoli o associati), iscritti all’INPS che coltivano piante da fiore in serra e/o in pieno campo sul territorio regionale. Il contributo verrà erogato proporzionalmente alla percentuale di diminuzione del fatturato subita con riferimento alla sola vendita dei prodotti floricoli sopra indicati nel periodo marzo-aprile 2020 rispetto al periodo marzo-aprile 2019.
L’aiuto è rivolto alle imprese che non hanno beneficiato della sovvenzione concessa per la perdita di produzione di fiori e fronde recisi decisa con il decreto n. 11774 del 23/7/2020 e dovrà essere richiesto tramite il sistema informativo ARTEA dove è disponibile il modulo per la presentazione delle istanze con ID 351 (vedi). La domanda può essere presentata dal 21 ottobre 2021 fino alle ore 13 del 19 novembre 2021.
Per ogni ulteriore informazione è possibile contattare i referenti regionali ai seguenti recapiti: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. e Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
«Con questo bando che sappiamo essere stato molto atteso dalle imprese floricole – ha detto l’assessora toscana all’agroalimentare Stefania Saccardi -  confermiamo l’attenzione costante della Regione per un settore produttivo che ha un valore strategico per i territori in cui viene praticato, ma rappresenta un pezzo della stessa identità produttiva toscana, anche a livello internazionale».

I requisiti riassunti da Coldiretti Pistoia
Potrà beneficiare della sovvenzione diretta chi è in possesso dei seguenti requisiti:
- coltiva sul territorio regionale della Toscana superfici in serra o pieno campo per la produzione floricola (codici ATECO 01.19.10 coltivazione di fiori in piena aria; 01.19.20 coltivazione di fiori in coltura protetta; 01.30.00 riproduzione delle piante);
- non ha già beneficiato della sovvenzione di cui al bando “L.R. 5 maggio 2020 n. 28 art. 9 comma 1) lettera a) disposizioni per la concessione di una sovvenzione diretta alle imprese floricole” decreto dirigenziale n. 11774 del 23/7/2020;
- la cui impresa alla data del 31.12.2019 non era in difficoltà ai sensi dell’art.2, punto 14 del Reg. (UE) 702/2014 di esenzione o se trattasi di micro o piccola impresa risultava già in difficoltà al 31 dicembre 2019, ma non era soggetta a procedure concorsuali per insolvenza ai sensi del diritto nazionale e non aveva ricevuto aiuti per il salvataggio o aiuti per la ristrutturazione
- la cui attività non risulti cessata al momento di presentazione della domanda;
- la cui impresa ricade nella categoria delle microimprese, le piccole e le medie imprese come definite dalla raccomandazione 2003/361/CE della Commissione del 6 maggio 2003, relativa alla definizione delle microimprese, piccole e medie imprese.
Le sovvenzioni varieranno da un minimo di 3000 € ad un massimo di 20.000 € a seconda del fatturato, del calo dello stesso e del numero di richieste di sovvenzioni che arriveranno.

L.S.

Giansanti a Ecomondo

All’incontro sugli “Obiettivi europei di neutralità climatica” di Confagricoltura, Federalimentare ed Enea messa in luce la necessità di sostegno pubblico a un piano straordinario di investimenti per accompagnare la filiera agroalimentare. Giansanti: abbiamo ridotto «il ricorso alla chimica e l’emissione di gas ad effetto serra (-25% dal 1990) senza tagliare le produzioni», ma «la transizione ecologica dovrà essere sostenuta da soluzioni innovative sui diversi comparti per mantenere la competitività».


La riduzione dell’impatto ambientale pone tutti gli attori della filiera agroalimentare di fronte a obiettivi e sfide ai quali non è semplice rispondere, come la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, la promozione dell’efficienza energetica e di tecnologie innovative a basse emissioni di CO2. La realizzazione di questi obiettivi non può prescindere dal sostegno delle autorità europee e nazionali tramite agevolazioni che possano realmente supportare gli investimenti degli operatori della filiera agroalimentare.
E’ quanto emerso al convegno sul tema “Gli obiettivi europei di neutralità climatica: politiche e investimenti per una filiera agroalimentare competitiva e sostenibile” organizzato questo pomeriggio, in occasione di Ecomondo, la fiera di riferimento in Europa sulla transizione ecologica e i nuovi modelli di economia circolare e rigenerativa, da Federalimentare, Confagricoltura ed Enea, a cui hanno partecipato istituzioni e aziende per riflettere insieme sui prossimi passi da compiere.
«Secondo i dati resi noti dalla Commissione europea – ha rilevato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti - negli ultimi anni sono stati ridotti il ricorso alla chimica nei processi di produzione e l’emissione di gas ad effetto serra (meno 25% dal 1990), senza però tagliare le produzioni. Siamo consapevoli che dobbiamo accrescere il nostro contributo alla transizione ecologica, ma non servono i divieti. La strada da seguire è quella delle innovazioni e degli investimenti. Il settore agricolo è dalla parte delle soluzioni. La transizione ecologica dovrà comunque essere sostenuta da soluzioni innovative sui diversi comparti, al fine di mantenere la competitività del settore e rispondere alle esigenze messe in evidenza dall’emergenza Covid: garantire l’approvvigionamento di prodotti agricoli, sempre più di qualità e a prezzi contenuti». 
«L’industria alimentare italiana ha fatto moltissimo negli ultimi anni sulla via della sostenibilità in relazione alle caratteristiche nutrizionali e sul versante ambientale – ha detto Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare - Abbiamo riformulato oltre 4 mila prodotti, riporzionandone oltre 3500, riducendone così quantità unitaria e densità energetica. Non solo: abbiamo diminuito del 30% in 20 anni i consumi di energia, dimezzato in 30 anni l’utilizzo di acqua, ridotto del 40% in 10 anni l’uso dei materiali da imballaggio e aumentato le pratiche di recupero e riciclo. Siamo tra i protagonisti di questa transizione energetica - continua Vacondio - eppure, a livello comunitario ci sentiamo spesso trattati più come destinatari delle misure che vengono prese che veri protagonisti del cambiamento. Vorremmo dunque che i decisori politici, a livello comunitario, riconoscessero in qualche modo il percorso fatto dall’industria. Per il futuro, allora, auspichiamo che i maggiori sforzi richiesti all’Industria nel suo complesso dovranno essere accompagnati da un piano straordinario di investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica, scongiurando provvedimenti punitivi come divieti e tassazioni ad hoc».


Redazione