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Dal 21 ottobre fino al 19 novembre i floricoltori toscani che producono piante ornamentali da fiore in vaso e non hanno quindi ancora beneficiato di aiuto per i danni da Covid-19 subiti possono fare domanda di sovvenzione diretta su Artea, secondo quanto stabilito dal bando approvato con decreto regionale del 13 ottobre. Se ne era interessato il consigliere Niccolai. Coldiretti Pistoia ha riepilogato i requisiti del bando. L’assessora Saccardi: «confermiamo l’attenzione della Regione per un settore che ha un valore strategico per i territori in cui viene praticato».

E’ aperto il bando che prevede aiuti diretti ai produttori di piante ornamentali da fiore in vaso che hanno subito danni economici in conseguenza della pandemia.
La giunta della Regione Toscana ha approvato lo scorso 13 ottobre con decreto n. 17902 (vedi) i criteri e le modalità per la concessione di una sovvenzione diretta alle aziende agricole del settore floricolo della Toscana di tale comparto, proprio come richiesto l’anno scorso dal consigliere regionale Marco Niccolai (vedi), quale ristoro per la forte riduzione delle vendite legata all’emergenza Covid -19.
confagricolturamaniI beneficiari di questa sovvenzione sono gli imprenditori agricoli professionali (singoli o associati), i coltivatori diretti (singoli o associati), iscritti all’INPS che coltivano piante da fiore in serra e/o in pieno campo sul territorio regionale. Il contributo verrà erogato proporzionalmente alla percentuale di diminuzione del fatturato subita con riferimento alla sola vendita dei prodotti floricoli sopra indicati nel periodo marzo-aprile 2020 rispetto al periodo marzo-aprile 2019.
L’aiuto è rivolto alle imprese che non hanno beneficiato della sovvenzione concessa per la perdita di produzione di fiori e fronde recisi decisa con il decreto n. 11774 del 23/7/2020 e dovrà essere richiesto tramite il sistema informativo ARTEA dove è disponibile il modulo per la presentazione delle istanze con ID 351 (vedi). La domanda può essere presentata dal 21 ottobre 2021 fino alle ore 13 del 19 novembre 2021.
Per ogni ulteriore informazione è possibile contattare i referenti regionali ai seguenti recapiti: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. e Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
«Con questo bando che sappiamo essere stato molto atteso dalle imprese floricole – ha detto l’assessora toscana all’agroalimentare Stefania Saccardi -  confermiamo l’attenzione costante della Regione per un settore produttivo che ha un valore strategico per i territori in cui viene praticato, ma rappresenta un pezzo della stessa identità produttiva toscana, anche a livello internazionale».

I requisiti riassunti da Coldiretti Pistoia
Potrà beneficiare della sovvenzione diretta chi è in possesso dei seguenti requisiti:
- coltiva sul territorio regionale della Toscana superfici in serra o pieno campo per la produzione floricola (codici ATECO 01.19.10 coltivazione di fiori in piena aria; 01.19.20 coltivazione di fiori in coltura protetta; 01.30.00 riproduzione delle piante);
- non ha già beneficiato della sovvenzione di cui al bando “L.R. 5 maggio 2020 n. 28 art. 9 comma 1) lettera a) disposizioni per la concessione di una sovvenzione diretta alle imprese floricole” decreto dirigenziale n. 11774 del 23/7/2020;
- la cui impresa alla data del 31.12.2019 non era in difficoltà ai sensi dell’art.2, punto 14 del Reg. (UE) 702/2014 di esenzione o se trattasi di micro o piccola impresa risultava già in difficoltà al 31 dicembre 2019, ma non era soggetta a procedure concorsuali per insolvenza ai sensi del diritto nazionale e non aveva ricevuto aiuti per il salvataggio o aiuti per la ristrutturazione
- la cui attività non risulti cessata al momento di presentazione della domanda;
- la cui impresa ricade nella categoria delle microimprese, le piccole e le medie imprese come definite dalla raccomandazione 2003/361/CE della Commissione del 6 maggio 2003, relativa alla definizione delle microimprese, piccole e medie imprese.
Le sovvenzioni varieranno da un minimo di 3000 € ad un massimo di 20.000 € a seconda del fatturato, del calo dello stesso e del numero di richieste di sovvenzioni che arriveranno.

L.S.

Giansanti a Ecomondo

All’incontro sugli “Obiettivi europei di neutralità climatica” di Confagricoltura, Federalimentare ed Enea messa in luce la necessità di sostegno pubblico a un piano straordinario di investimenti per accompagnare la filiera agroalimentare. Giansanti: abbiamo ridotto «il ricorso alla chimica e l’emissione di gas ad effetto serra (-25% dal 1990) senza tagliare le produzioni», ma «la transizione ecologica dovrà essere sostenuta da soluzioni innovative sui diversi comparti per mantenere la competitività».


La riduzione dell’impatto ambientale pone tutti gli attori della filiera agroalimentare di fronte a obiettivi e sfide ai quali non è semplice rispondere, come la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, la promozione dell’efficienza energetica e di tecnologie innovative a basse emissioni di CO2. La realizzazione di questi obiettivi non può prescindere dal sostegno delle autorità europee e nazionali tramite agevolazioni che possano realmente supportare gli investimenti degli operatori della filiera agroalimentare.
E’ quanto emerso al convegno sul tema “Gli obiettivi europei di neutralità climatica: politiche e investimenti per una filiera agroalimentare competitiva e sostenibile” organizzato questo pomeriggio, in occasione di Ecomondo, la fiera di riferimento in Europa sulla transizione ecologica e i nuovi modelli di economia circolare e rigenerativa, da Federalimentare, Confagricoltura ed Enea, a cui hanno partecipato istituzioni e aziende per riflettere insieme sui prossimi passi da compiere.
«Secondo i dati resi noti dalla Commissione europea – ha rilevato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti - negli ultimi anni sono stati ridotti il ricorso alla chimica nei processi di produzione e l’emissione di gas ad effetto serra (meno 25% dal 1990), senza però tagliare le produzioni. Siamo consapevoli che dobbiamo accrescere il nostro contributo alla transizione ecologica, ma non servono i divieti. La strada da seguire è quella delle innovazioni e degli investimenti. Il settore agricolo è dalla parte delle soluzioni. La transizione ecologica dovrà comunque essere sostenuta da soluzioni innovative sui diversi comparti, al fine di mantenere la competitività del settore e rispondere alle esigenze messe in evidenza dall’emergenza Covid: garantire l’approvvigionamento di prodotti agricoli, sempre più di qualità e a prezzi contenuti». 
«L’industria alimentare italiana ha fatto moltissimo negli ultimi anni sulla via della sostenibilità in relazione alle caratteristiche nutrizionali e sul versante ambientale – ha detto Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare - Abbiamo riformulato oltre 4 mila prodotti, riporzionandone oltre 3500, riducendone così quantità unitaria e densità energetica. Non solo: abbiamo diminuito del 30% in 20 anni i consumi di energia, dimezzato in 30 anni l’utilizzo di acqua, ridotto del 40% in 10 anni l’uso dei materiali da imballaggio e aumentato le pratiche di recupero e riciclo. Siamo tra i protagonisti di questa transizione energetica - continua Vacondio - eppure, a livello comunitario ci sentiamo spesso trattati più come destinatari delle misure che vengono prese che veri protagonisti del cambiamento. Vorremmo dunque che i decisori politici, a livello comunitario, riconoscessero in qualche modo il percorso fatto dall’industria. Per il futuro, allora, auspichiamo che i maggiori sforzi richiesti all’Industria nel suo complesso dovranno essere accompagnati da un piano straordinario di investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica, scongiurando provvedimenti punitivi come divieti e tassazioni ad hoc».


Redazione

Comune Fiorito Agliè

Asproflor ha consegnato il 23 ottobre all’EIMA di Bologna il “Marchio di Qualità dell’Ambiente di Vita – Comune Fiorito” a 5 nuovi Comuni - Agliè (TO), Fenestrelle (TO), Morano sul Po (AL), Tropea (VV) e Varallo (VC) - e l’ha confermato ad altri 49, fra cui uno toscano: Fivizzano (MS). Riconoscimenti anche per scuole e altri soggetti virtuosi, fra cui noi di Floraviva. L’annuncio delle città italiane che parteciperanno al concorso mondiale “Communities in Bloom”. Le adesioni al progetto con Uncem “Vivere in un Comune fiorito”. [Nella foto la premiazione del Comune di Agliè]


Assegnati sabato scorso i premi legati al circuito italiano dei Comuni Fioriti nel corso del meeting nazionale dell’Associazione Asproflor in programma all’interno dell’EIMA 2021 a Bologna Fiere.
La Commissione di Asproflor, composta da professionisti del settore florovivaistico italiano, ha conferito il “Marchio di Qualità dell’Ambiente di Vita – Comune Fiorito 2021” a 54 Comuni, di cui 5 per la prima volta. Le new entry sono: Agliè e Fenestrelle (TO), Morano sul Po (AL), Tropea (VV) e Varallo (VC).
Gli altri Comuni premiati sono in ordine alfabetico (senza ripetere le new entry): Alba (CN), Arvier (AO), Avigliana (TO), Ayas (AO), Bellegra (RM), Bussolengo (VR), Cabella Ligure (AL), Cellamonte (AL), Cernobbio (CO), Cervia (RA), Collinas (SU), Etroubles (AO), Faedo (TN), Fai della Paganella (TN), Fivizzano (MS), Gangi (PA), Gattinara (VC), Geraci Siculo (PA), Grado (GO), Ingria (TO), Introd (AO), Lamporo (VC), La Thuile (AO), Lignano Sabbiadoro (UD), Limone sul Garda (BS), Molveno (TN), Monfalcone (GO), Nughedu Santa Vittoria (OR), Orsara di Puglia (FG), Pinasca (TO), Piobesi Torinese (TO), Pomaretto (TO), Ponzano Monferrato (AL), Prè Saint Didier (AO), Ronco Canavese (TO), Santo Stefano di Camastra (ME), Sinagra (ME), Soverzene (BL), Sorradile (OR), Spello (PG), Tavagnasco (TO), Terme Vigliatore (ME), Treville (AL), Trieste (TS), Tusa (ME), Unione di Bellano e Vendrogno (LC), Vigliano Biellese (BI), Villareggia (TO) e Usseaux (TO).
«Il Marchio certifica la qualità della vita, il rispetto della natura e la promozione di un’educazione “verde” nell’interesse della salute e del benessere di tutti i cittadini – ha dichiarato Sergio Ferraro, presidente nazionale di Asproflor Comuni Fioriti -. È una certificazione assegnata alle amministrazioni che si impegnano attivamente nel miglioramento del quadro di vita quotidiano, arricchendo la fioritura e l'aspetto degli spazi pubblici comunali, adottando pratiche di rispetto dell’ambiente urbano, risparmio e riutilizzo delle risorse, stimolando la popolazione a sviluppare e incrementare le fioriture dei giardini, delle case e degli esercizi commerciali».
Durante i lavori sono stati anche annunciati i premi ad alcune scuole e altri riconoscimenti speciali a soggetti virtuosi, fra cui quelli ad alcuni Comuni e imprenditori, al presidente dell’Associazione Florovivaisti Italiani Aldo Alberto e anche alla rivista online specializzata Floraviva di Andrea Vitali
Nell’occasione sono stati annunciati pure i Comuni italiani partecipanti al concorso mondiale “Communities in Bloom”: all’edizione 2022 prenderanno parte Ingria (TO) e Alba (CN), quest’ultima già vincitrice internazionale dell’edizione virtuale 2021, mentre i candidati per l’edizione 2023 saranno i Comuni di Sorradile (OR) e Trieste.
Lo scorso anno Asproflor ha compiuto i 40 anni di attività nell’ambito della promozione del florovivaismo e del miglioramento della qualità della vita e dell’accoglienza turistica nei centri urbani. Da alcuni mesi, in collaborazione con UNCEM, l’Unione delle Comunità montane, ha messo a disposizione la sua esperienza e i suoi professionisti anche per i piccoli Comuni con poche risorse ma desiderosi di migliorare il proprio territorio con la bellezza e i colori dei fiori. Questo progetto - denominato “Vivere in un Comune fiorito”- ha già visto l’adesione di 63 piccoli centri in tutta Italia, nelle Province di Alessandria, Asti, Aosta, Benevento, Bergamo, Biella, Catanzaro, Cuneo, Foggia, Genova, L’Aquila, Latina, Lecco, Messina, Novara, Oristano, Palermo, Perugia, Pescara, Roma, Sassari, Sondrio, Torino, Trento, Udine, Vercelli e Verona.


Redazione

Un recente studio statunitense ha mostrato l'efficacia di trattamenti fogliari con nanoparticelle di ossido di rame per contrastare le fusariosi radicali, aprendo nuove prospettive di controllo di queste temibili avversità


Le fusariosi radicali sono infezioni crittogamiche dovute a funghi del genere Fusarium, in particolare Fusarium oxysporum, che attaccano le radici di molte piante ortive e alimentari - come il pomodoro, il basilico, le melanzane, o anche il banano e al caffè - oltre a varie piante ornamentali come i tulipani, i garofani e i crisantemi.
Si tratta di infezioni gravi, che possono portare alla morte della pianta o a importanti perdite di produzione. Infezioni che sono anche difficili da trattare, dal momento che quando si presentano i sintomi il danno colturale è già piuttosto grave e per tanto vengono solitamente controllate usando metodi preventivi, come i trattamenti al terreno, o l'uso di portainnesti specifici o la lotta biologica preventiva fatta con funghi antagonisti.
Recentemente l'uso di nanoparticelle di alcune sostanze - cioè di particelle di dimensioni di milionesimi di millimetro - come l'ossido di rame o l'ossido di magnesio, applicati come trattamenti fogliari hanno mostrato dei buoni risultati sul contenimento dei danni su diverse colture ortive.
Ora uno studio statunitense, condotto da ricercatori della Stazione di ricerca in agricoltura e dell'Università del Connecticut, ha mostrato risultati incoraggianti anche su i crisantemi, riportando per la prima volta l'efficacia di questi trattamenti anche su una specie ornamentale.
In questo studio, pubblicato quest'anno sulla rivista scientifica Environmental Science and Technology, i ricercatori hanno valutato l'efficacia di nanoparticelle di ossido di rame (CuO) applicate per via fogliare su piante di crisantemo allevate in substrati contaminati e in substrati non contaminati dal fungo, confrontandola con piante non trattate o trattate con funghicidi a base di Fludioxonil.
I risultati sono stati più che incoraggianti dal momento che un singolo trattamento di nanoparticelle di CuO è stato in grado di ridurre dal 27% al 55% la gravità dei danni sulle piante, rispetto a quelle non trattate. Inoltre la riduzione dei danni ottenute con le nanoparticelle di CuO è risultata anche più stabile rispetto a quelle ottenute con il funghicida che ha dato effetti più variabili.
Ma i risultati sono stati positivi anche andando a confrontare l'aumento della biomassa (quindi la crscita delle piante) dove i migliori risultati si sono ottenuti sia con le nanoparticelle di CuO che con il funghicida.
Buoni risultati sono stati osservati anche sulla qualità commerciale delle piante, dove le nanoparticelle di CuO hanno consentito di mantenere una produzione di fiori significativamente maggiore rispetto alla piante malate non trattate, e una qualità solo leggeremente più bassa rispetto alle piante non infettate da fungo.
Risultati positivi quindi, che promettono di aprire nuove strategie di utilizzo del rame, anche nell'ottica della sua riduzione in agricoltura. Le quantità utilizzate in questa prova infatti sono nell'ordine di 1mg a pianta, cioè di appena un millesimo di grammo a pianta.
E' bene ricordare però che il CuO usato in questa prova è un prodotto sperimentale e al momento non esistono formulati commerciali a base di nanoparticelle di rame autorizzati e usabili in campo. E' perciò da evitare l'uso di altri prodotti rameici in commercio per provare a fare trattamenti simili.

Foto articolo: ©diade adv
Foto facebook:
Fiori di crisantemi Hannah, la varietà usata nello studio dei ricercatori statunitensi (foto: David J. Stang - Wikipedia)
Articolo scientifico: 
pubs.acs.org

Matteo Giusti

Brexit e agroalimentare

Per Confagricoltura «con meno controlli tra Gran Bretagna e Irlanda del Nord a rischio sicurezza alimentare e sostenibilità». Giansanti: «potrebbero arrivare sui nostri mercati prodotti agroalimentari non conformi alle regole della UE», visti anche gli accordi commerciali preferenziali che il Regno Unito sta negoziando con i Paesi terzi dopo l’addio all’Unione. Ma va evitato «un contenzioso commerciale con il Regno Unito, che è uno dei principali mercati di sbocco per i nostri prodotti agroalimentari»: 3,5 miliardi di euro di export all’anno, che però è calato di oltre il -10% nel primo semestre 2021.


«Va assolutamente scongiurato un contenzioso commerciale con il Regno Unito, che è uno dei principali mercati di sbocco per i nostri prodotti agroalimentari. Sono di fondamentale importanza anche l’integrità del mercato unico dell’Unione e il rispetto delle regole europee in materia di sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale».
E’ la presa di posizione del 15 ottobre del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, sulle proposte licenziate dalla Commissione europea nei giorni precedenti al fine di semplificare l’applicazione del Protocollo sulla Repubblica d’Irlanda e sull’Irlanda del Nord sottoscritto nel quadro dell’accordo sul recesso del Regno Unito dalla Unione Europea.
Le proposte della Commissione prevedono una drastica riduzione (fino all’80%) dei controlli sanitari e fitosanitari sui prodotti agroalimentari in partenza dalla Gran Bretagna e destinati all’Irlanda del Nord che, in linea con l’accordo di recesso, è di fatto rimasta nel mercato unico e nell’accordo doganale della UE. In questo modo è stato evitato il ripristino di un confine fisico tra la Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord.
«Le proposte della Commissione – ha aggiunto Giansanti – prevedono una serie di impegni delle autorità britanniche (costruzione di posti di controllo permanenti, varo di uno specifico sistema di etichettatura, monitoraggio rafforzato sulle catene di approvvigionamento), per assicurare la vendita dei prodotti interessati solo all’interno del Regno Unito, senza possibilità di accesso agli Stati membri dell’Unione». «Di fatto – sottolinea il presidente di Confagricoltura – affida ad un Paese terzo i controlli sull’integrità e sul funzionamento del mercato unico».
«In caso di mancato o inadeguato funzionamento del sistema proposto, potrebbero arrivare sui nostri mercati prodotti agroalimentari non conformi alle regole della Ue, tenendo anche conto degli accordi commerciali preferenziali che il Regno Unito sta negoziando con i Paesi terzi dopo il recesso dall’Unione. Rischieremmo inoltre di importare anche le imitazioni dei nostri prodotti a indicazione geografica e di qualità». Il Regno Unito ha già siglato un’intesa commerciale con l’Australia e sono in corso le trattative per raggiungere un accordo con Stati Uniti, Nuova Zelanda e Paesi asiatici.
Le esportazioni agroalimentari dell’Italia verso il Regno Unito, ricorda Confagricoltura, ammontano a circa 3,5 miliardi di euro l’anno. Vini, in prima fila il Prosecco, e i derivati del pomodoro sono i prodotti più apprezzati dai consumatori britannici. A seguito della Brexit, nel primo semestre 2021 si è registrata una contrazione dell’export di oltre il 10%.


Redazione