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A Firenze dal 5 al 7 novembre primo congresso nazionale dei Paesaggi Rurali Storici Italiani. Dopo l’apertura del 5 con il sottosegretario Centinaio e la vicepresidente della Commissione Agricoltura alla Camera Cenni e le illustrazioni dei 27 paesaggi iscritti nel Registro nazionale, il 6 novembre pomeriggio i tavoli di lavoro “Verso la nuova Pac” e il 7 mattina la firma della lettera d’impegno alla costituzione dell’Associazione.

Dal giardino pantesco, recinto in pietra a secco che protegge le piante di agrumi dai venti sull’Isola di Pantelleria, ai limoneti della costa amalfitana, meta di un antesignano turismo imperiale, fino agli oliveti di Vallecorsa, nel Lazio, quinta della scena madre del film “La Ciociara”che valse a Sofia Loren il Premio Oscar, l’Italia è ricca di colture tradizionali, ancora a basso tasso di meccanizzazione, esempi di adattamento a climi ed ambienti difficili e mutevoli. Dai vigneti eroici della Valtellina, caratterizzati da muretti a secco con uno sviluppo lineare che supera i 2.500 km, agli olivi plurisecolari della Puglia, i cui esemplari più antichi hanno compiuto 2500 anni di età, l’intero Paese è percorso da esempi plurali di un’agricoltura resiliente e in grado di sostenere le comunità locali, ridurre l’importazione di cibo e di conseguenza l’impronta di CO2 di ciò che portiamo in tavola. Eppure i paesaggi rurali storici italiani non sono stati finora protetti dalle leggi.
I prossimi 5-6-7 novembre si terrà a Firenze, presso l’Auditorium del Complesso di Sant’Apollonia, il primo Congresso nazionale dei Paesaggi Rurali Storici Italiani. In questa occasione i rappresentanti dei 27 paesaggi ad oggi iscritti al Registro nazionale dei paesaggi rurali di interesse storico, delle pratiche agricole e delle conoscenze tradizionali, istituito presso il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MIPAAF) con Decreto n. 17070/2012, incontreranno i rappresentanti di FAO, Governo, Regioni, insieme a docenti e ricercatori universitari.
Il convegno vuole discutere le potenzialità, criticità e vulnerabilità che minacciano l’attività agricola in queste aree dove le radici storiche sono ancora forti, ed il loro ruolo in vista del Green Deal Europeo, il PNRR e la nuova Politica Agricola Comunitaria. Questo evento consentirà anche di affrontare i collegamenti con il programma mondiale FAO sulla conservazione del patrimonio agricolo mondiale (GIAHS) e con la World Heritage List dell’UNESCO.
Ad aprire il congresso, venerdì 5 novembre alle ore 14,30, saranno gli interventi di Mauro Agnoletti, professore della Scuola di Agraria dell’Università di Firenze e coordinatore del comitato organizzatore, Vincenzo Ceccarelli, Consiglio della Regione Toscana, Gian Marco Centinaio, sottosegretario Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, Susanna Cenni, vicepresidente Commissione Agricoltura Camera dei Deputati, Endo Yoshihide, coordinatore del Programma FAO GIAHS, Giuseppe Ambrosio, consigliere ministeriale e presidente del gruppo di lavoro MIPAAF UNESCO, Federico Caner, assessore Turismo e Agricoltura Regione Veneto, Enrica Onorati, assessora Agricoltura, Foreste Regione Lazio, Dino Scanavino, presidente nazionale di Cia Agricoltori Italiani.
Oltre che per gli obiettivi di rafforzare la comunità dei paesaggi rurali storici riconosciuti dal Mipaaf e di sensibilizzare maggiormente la governance multilivello, l’evento costituirà la cornice per una importante iniziativa: domenica 7 novembre mattina sarà firmata la lettera di impegno alla costituzione dell’Associazione Paesaggi Rurali Storici Italiani e all’istituzione del relativo Comitato Promotore.
Il modulo di prenotazione per partecipare al congresso si trova qua.  
Qui il programma.  

Redazione

Alla vigilia di Ognissanti il presidente della federazione “Florovivaismo” di Confagricoltura Luca De Michelis ha dichiarato che «il mercato si sta riavviando ma siamo distanti dai livelli pre-pandemia» e che c’è il problema del forte incremento dei costi di produzione, con «difficoltà a trovare torbe e vasi, sempre più costosi», e dell'aumento di gas e gasolio per le serre. Ecco le varietà più vendute e i prezzi dei crisantemi all’ingrosso della scorsa settimana.  

«Le imprese segnalano un discreto impulso nelle vendite, che con la pandemia avevano subito un brusco arresto dovuto all’azzeramento di cerimonie ed eventi».
E’ quanto dichiarato il 30 ottobre scorso, alla vigilia delle festività dei Morti e dei Santi, facendo riferimento alle vendite dei produttori, dal presidente della Federazione Nazionale di Prodotto (FNP) “Florovivaismo” di Confagricoltura, Luca De Michelis. Nella nota di Confagricoltura si afferma che la tradizione dei fiori recisi per ricordare i morti «è una tradizione tipicamente italiana, con la Liguria, il Veneto, la Campania, la Toscana, il Lazio, la Puglia e la Sicilia che rappresentano i mercati più importanti» e che in queste festività di inizio novembre i fiori più richiesti sono, «oltre ai fiori tipici del periodo, come i crisantemi, anche i ciclamini».
«Con la ripresa degli eventi e delle cerimonie, il mercato, a piccoli passi, si sta riavviando – ha sostenuto Luca De Michelis –, tuttavia siamo ancora distanti dai livelli pre-pandemia e rimangono ancora molti problemi, in primis quello dell’approvvigionamento di materiali come torbe e vasi, che fatichiamo a trovare e sono sempre più costosi. Un altro problema è il forte aumento dei costi di produzione, soprattutto per quanto riguarda gas e gasolio per il riscaldamento delle serre e i macchinari di lavorazione».
Per la ricorrenza dei defunti, precisa la nota di Confagricoltura, quest’anno le varietà più vendute di crisantemi sono state Spider, Ping Pong, Elena, Snow Down, Turner e Multifiore. I prezzi sono risultati sostanzialmente stabili o in lieve aumento per i maggiori costi di produzione. Le ultime quotazioni sul mercato di Sanremo davano il prezzo all’origine per i crisantemi Uniflora a 0,84 euro per stelo; per i Multifiore, 0,53 euro/stelo. Sulle piazze di Napoli ed Ercolano si andava da 0,42 a 0,45 per i Multifiore e 0,55 euro per gli Uniflora, in aumento rispetto alla settimana precedente. Stabili le quotazioni di Pescia, con 1 euro per gli Uniflora e 0,44 per i Multifiore. (Fonte: Ismea – prezzi all’origine, franco azienda).
«La Liguria e la Toscana – ha affermato il presidente della FNP “Florovivaismo” di Confagricoltura De Michelis - esportano quasi il 90% della produzione; in Sicilia c’è il più grande produttore europeo di crisantemi recisi; a Pistoia una grande tradizione vivaistica, senza considerare la notorietà a livello internazionale raggiunta dalle aziende italiane nella creazione e nella manutenzione del verde. Sono italiani anche i più grandi ibridatori europei di rose. Eppure siamo la Cenerentola dell’agricoltura per la promozione del florovivaismo Made in Italy».
Oggi, si conclude la nota, nonostante l’inevitabile flessione dovuta al Covid-19, il comparto rappresenta un valore alla produzione di 3 miliardi di euro e un saldo attivo della bilancia commerciale di oltre 400 milioni di euro, per un totale di 27mila imprese che danno lavoro a oltre 110 mila addetti.

Redazione

Enrico Allasia Risorse Boschive di Confagricoltura a Ecomondo

Per il presidente della federazione “Risorse Boschive” di Confagricoltura Enrico Allasia «l’Italia deve essere più consapevole del ruolo che i boschi ricoprono» e «le infrastrutture verdi da tempo aspettano risorse adeguate». Alessandra Stefani, a capo della Direzione economia montana e foreste: a livello europeo si va verso schemi di pagamento per i servizi ecosistemici delle imprese forestali. Giuseppe Scarascia Mugnozza, alla guida del Dipartimento per l'Innovazione dei sistemi Forestali dell’Università di Tuscia: col PNRR reintegreremo le aree naturali degradate nel patrimonio boschivo italiano. 


«Con oltre 11 milioni di ettari boschivi e quasi il 40% di superficie nazionale coperto da boschi e foreste, l’Italia rappresenta il 5% dell’intero patrimonio verde europeo. L’Italia deve essere più consapevole del ruolo che i boschi ricoprono». 
Lo ha detto il presidente della Federazione Nazionale di Prodotto (FNP) “Risorse Boschive” Enrico Allasia al convegno “Alberi, boschi e agro-forestazione: le infrastrutture verdi a supporto dell’ambiente, dell’economia e della qualità della vita” organizzato la settimana scorsa a Ecomondo da Confagricoltura in collaborazione con il Comitato tecnico scientifico di Ecomondo e l’Università della Tuscia di Viterbo (Unitus).
Una superficie boschiva in costante crescita da 10 anni, eppure le criticità non mancano. «Le infrastrutture verdi - ha spiegato Enrico Allasia - da tempo aspettano risorse adeguate. Il quadro degli obiettivi 2030 è definito dal Green New Deal europeo. Dobbiamo fare rete per cavalcare queste opportunità che si stanno concretizzando anche con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Bisogna lavorare su più fronti, tra i quali c’è di sicuro quello di una vivaistica forestale il più possibile basata su materiale autoctono».
In diretta streaming è intervenuta Alessandra Stefani, direttrice generale per la valorizzazione dei territori e delle foreste del Mipaaf. «L’Italia ha il 31,8% delle proprie zone boschive in aree protette - ha commentato la dirigente ministeriale -, una percentuale che supera l’obiettivo dei 30 punti fissato nella strategia della biodiversità della UE». Stefani ha poi toccato un punto molto sentito dalle imprese forestali, quello dei pagamenti per i servizi ecosistemici, attualmente non previsti. «Stiamo andando verso la definizione, a livello europeo, di schemi di pagamento che rimborsino le imprese per i servizi di manutenzione e prevenzione dei rischi di incendio e idrogeologici che interessano tutta la comunità».
«Con il Pnrr potremo intervenire sulle aree naturali degradate, recuperandole e integrandole nel patrimonio boschivo italiano - ha detto Giuseppe Scarascia Mugnozza, direttore del Dipartimento per l'Innovazione dei sistemi Biologici, Agroalimentari e Forestali dell’Unitus e moderatore del convegno -. Un importante ruolo lo ricoprirà il Comitato per il Capitale Naturale, istituito nel 2019 dal ministero per la Transizione Ecologica».
 

Redazione

Il bilancio della mostra mercato “ORCHidea 2021” tenutasi il 16-17 ottobre presso il Centro Mati 1909 di Pistoia. Una Cattleya maxima è l’orchidea premiata da Associazione Italiana di Orchidologia e Società Felsinea di Orchidofilia come “Campione della mostra”. Francesco Mati: «grande interesse sia da parte di appassionati collezionisti sia da persone che si sono avvicinate per curiosità».Tra gli espositori anche le cooperative Agribios, che ha presentato un nuovo substrato senza torba, e Flora Toscana, che ha proposto la produzione di Protee in vaso con certificazione ambientale.

Ben 4253 visitatori che hanno potuto ammirare orchidee per tutti i gusti, dalle piante rare da collezionisti super esperti ad esemplari più appariscenti da grande pubblico, ma anche altre piante e prodotti agricoli, come salumi, formaggi e vini, o per l’agricoltura.

E’ il bilancio della mostra mercato con concorso “ORCHidea 2021” che si è svolta il 16 e 17 ottobre scorsi negli spazi espositivi del Centro Mati 1909 a Pistoia. Due giorni in cui il centro aziendale si è riempito dei colori e delle stravaganti forme di questi esotici fiori e in cui gli appassionati provenienti dal territorio locale o da altre regioni hanno potuto acquistare specie provenienti da varie parti del mondo e confrontarsi con gli esperti, due giorni anche di rassegne enologiche e degustazioni di eccellenze del territorio, nonché workshop e laboratori per bambini.
Tra gli espositori, Ecuadorquideas, Evoplant, Giulio Celandroni Orchidee, Orchidea Frenzel, Orquideas Katia, Varesina Orchidee e Viviana Lorenzoni. Ma anche cooperative come FloraToscana e Agribios e poi Agri Vivai srl, Cesaf - Studio Tecnico Associato, Torrigiani Agri & Garden, Brandini Green.

L’evento, come spiegato dagli organizzatori, ha ospitato la consueta esposizione di orchidee rare provenienti dalle collezioni private a concorso. Grazie anche a coltivatori hobbisti che, talvolta organizzando vere e proprie staffette, hanno portato le loro piante all’esposizione, arricchendola e rendendo fruibili al grande pubblico piante rarissime. Il set up dell’allestimento ha ricreato i diversi habitat in cui crescono le orchidee tropicali e subtropicali ed è stato suddiviso in diverse aree a rappresentanza delle principali zone del mondo dalle quali provengono queste magnifiche piante. In particolare sono stati allestiti piccoli scorci che richiamavano il centro e il sud America, il sud est asiatico e l’Africa tropicale meno ricca di specie rispetto alle due aree precedenti. AMAO - Associazione Meridionale Amatori di Orchidee ha curato il posizionamento delle orchidee in esposizione nell’allestimento preparato dal team Orchidea di Mati1909, mentre AIO - Associazione Italiana di Orchidologia come da tradizione e SFO - Società Felsinea di Orchidofilia per la prima volta hanno svolto il ruolo di giuria del concorso.

«E’ stata una sorpresa e un piacere – ha commentato Francesco Mati - vedere che un piccolo evento organizzato in maniera seria ma su una scala ridotta abbia avuto una risonanza straordinaria di partecipazione nella sicurezza dei controli del GreenPass, che ci hanno consentito anche di misurare esattamente gli oltre 4 mila visitatori. Soddisfazione anche per il feedback degli espositori, che sono rimasti soddisfatti dei contatti e delle vendite». Più nello specifico Mati ha percepito «un grande interesse sia da parte di appassionati collezionisti che hanno trovato piante rare che non sempre è facile reperire sui mercati (c’erano anche espositori venuti dall’estero con piante particolari da collezione), sia da persone che si sono avvicinate per curiosità». Inoltre, come «nota di colore», ha voluto rimarcare la presenza in mostra di alcuni dei produttori de “L’urlo del vino”, una rete di vitivinicoltori del nord della Toscana.

Riguardo ai premi, ci limitiamo a citare la categoria più da prima pagina: il campione o “Best in Show” di ORCHidea 2021, la Cattleya maxima “Schio” coltivata da Carlo Fantei. Frutto della votazione congiunta dell’Associazione Italiana di Orchidologia e della Società Felsinea di Orchidofilia, con un metodo di valutazione condiviso per l’occasione dalle due associazioni, che l’hanno poi premiata con i rispettivi presidenti Guido Diana (AIO) e Daniel Klein (SFO). Categoria di premio, come ci è stato spiegato, che punta sull’appariscenza e spettacolarità dell’esemplare.

Agribios, cooperativa pistoiese leader nel riuso degli scarti vegetali e altri sottoprodotti del vivaismo, era presente con uno stand in cui presentava tra l’altro il nuovo prodotto “Tor-free 21”: un substrato privo di torba composto da materie prime pregiate di origine naturale quali fibre di legno che viene ricavato dagli scarti delle attività agricole ed è adatto a coltivare la maggior parte delle piante ornamentali.

Anche Flora Toscana era presente alla mostra-mercato dedicata alle orchidee e piante rare. Tra le piante che ha presentato anche la propria collezione di proteaceae in vaso, con molte varietà prodotte in esclusiva europea. Tutta la produzione di Protee in vaso è certificata Global Gap, lo standard attraverso il quale Flora Toscana garantisce un alto livello qualitativo nel rispetto delle pratiche ambientali.

L.S.

Cia Agricoltori Italiani Toscana Centro fa sapere, dal punto di osservazione del Mercato dei fiori di Pescia, che a una settimana dalla commemorazione dei morti sono già tutte vendute le produzioni toscane, calate del 20%, e sono diminuite del 10% le importazioni per il caro gasolio. Saliti del 15% i prezzi dei fiori recisi, crisantemi su tutti, stabili quelli dei fiori in vaso.

«Ad una settimana dalla commemorazione dei defunti sono già andate esaurite le produzioni toscane di fiori recisi e in vaso. Una produzione che, rispetto al periodo pre-Covid, ha subito una flessione del 20 per cento, considerando le aziende florovivaistiche che hanno cessato l’attività e la minore produzione dovuta ai timori ed incertezze di mercato, visto che le semine si sono svolte nel mese di giugno. Sono diminuite (-10%) anche le importazioni, sempre per le incertezze legate al momento Covid, ma anche per i costi di produzione di trasporti dovuti al caro-gasolio. Crescono i prezzi dei fiori recisi (+15%) – su tutti i crisantemi a mazzo -, stabili i fiori in vaso».
E’ questa in sintesi l’analisi della Cia Agricoltori Italiani Toscana Centro in un comunicato stampa del 26 ottobre, a pochi giorni dal 2 Novembre, uno dei periodi più importanti per il mercato floricolo toscano. «La Cia Toscana Centro nella zona di Pescia – continua il comunicato - conta circa 130 aziende agricole impegnate nella produzione dei fiori, che conferiscono al Mercato dei fiori della Toscana (Mefit) di Pescia. Il mercato di riferimento per i crisantemi pesciatini è perlopiù quello locale toscano e di alcune regioni del Nord Italia, quasi assente l’export».
«Così come in estate, grazie alla ripartenza delle cerimonie, come matrimoni o battesimi – sottolinea il presidente di Cia Toscana Centro Sandro Orlandini – anche in autunno, periodo decisivo per tante nostre aziende che conferiscono al Mercato dei fiori di Pescia o che fanno vendita diretta, il momento è decisamente positivo. L’offerta è, in questo momento, però minore della domanda, anche a causa dei maggiori costi di produzione che le aziende sono costrette a sostenere, in primis l’aumento del prezzo del gasolio».
confagricolturamaniI prezzi al produttore sono in aumento: la crisantemina, ad esempio, costava 10 euro a pacco (nel pre-Covid) ora 12 euro, la gipsofila costava 12 euro al kg (2019) adesso 17 euro (2021). I fiori prodotti in Toscana sono quindi già terminati, da due settimane circa sono stati distribuiti ai commercianti. Mediamente stabili i prezzi dei fiori in vaso, in particolare per i vasi di piccole dimensioni non ci sono stati aumenti.
«Mercato in salute – aggiunge Francesco Bini, di Cia Toscana Centro – ma che è alla ricerca di un ricambio generazionale. Il settore deve rinnovarsi in persone, ma anche in strutture e tecnologie, perché il lavoro e le prospettive ci sono, senza dubbio, anche per una maggiore attenzione al verde della popolazione aumentata con il periodo Covid».
«In Toscana – conclude la nota di Cia Toscana Centro - si coltivano fiori e piante in 6.500 ettari di superficie (lo 0,90% della Sau regionale), ma il settore vale un terzo del fatturato (900 milioni di euro) dell’agricoltura toscana. Con oltre 3.300 imprese florovivaistiche (di cui 2.060 vivaistiche e 1.900 floricole, molte lo sono entrambi), con una grande incidenza su occupazione ed economia indotta, oltre ad una forte vocazione, in tempi normali, all’export».

Redazione