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L’accordo fra Confagricoltura e l’azienda produttrice di agrofarmaci prevede sperimentazioni e iniziative divulgative su colture emergenti o di interesse nazionale con prodotti e soluzioni tecniche a minore impatto ambientale. Giansanti: «è prioritario il rafforzamento della competitività delle imprese agricole anche con un rinnovato impegno nella direzione tracciata da Agenda 2030».
Aumentare la sostenibilità delle produzioni agricole nell’ottica del contenimento dei costi, del miglioramento della qualità e della riduzione dell'impatto ambientale.
Questi gli obiettivi dell’accordo di collaborazione firmato due giorni fa da Confagricoltura, la più antica associazione di tutela e di rappresentanza delle imprese agricole con oltre 2200 uffici sul territorio, e Cifo srl (BCI Group - Biolchim Cifo Ilsa), una solida realtà italiana specializzata nella produzione e commercializzazione, sia in Italia sia all’estero, di prodotti per la nutrizione vegetale e biostimolanti.
Con quest’intesa l’organizzazione degli imprenditori agricoli e il gruppo agroindustriale avviano una serie di iniziative finalizzate all’informazione e alla divulgazione. In particolare, concordano di dar vita a “campi vetrina” su colture emergenti o di interesse nazionale. Si tratterà di campus in cui gli agricoltori associati a Confagricoltura potranno conoscere, provare in campo e approfondire tecniche agronomiche innovative su tre livelli: per gli agricoltori, che potranno ottenere una maggiore redditività; per il consumatore, che potrà beneficiare di prodotti di migliore qualità e più salubri; per l’ambiente, visti gli impatti minimi dei formulati utilizzati. Iniziative che saranno supportate da programmi congiunti di formazione e tavoli di confronto tra tecnici e agricoltori.
«Tra i nostri obiettivi è prioritario – ha detto il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti – il rafforzamento della competitività delle imprese agricole e delle filiere agroalimentari (che producono, commercializzano e vendono i loro prodotti), anche con un rinnovato impegno per l’ambiente, la sicurezza alimentare, la salute e il benessere, rispondendo ai precisi obiettivi che si è data l’ONU - nella direzione tracciata da Agenda 2030 – e l’Unione Europea con Green New Deal e la specifica strategia Farm To Fork». «Cifo è un partner di grande esperienza, che ha la stessa nostra visione e mission per il progresso dell’agricoltura – ha aggiunto -. Insieme vogliamo lavorare per far sì che le imprese possano ottimizzare le produzioni agricole tramite le più recenti tecnologie e metodologie e che vengano realizzate filiere coese a monte e a valle del momento produttivo”. In quest’ottica, è essenziale il contributo di ricerca e innovazione».
«Siamo orgogliosi di essere partner di Confagricoltura in questo importante progetto – ha dichiarato Pierluigi Picciani, consigliere delegato di Cifo – Da sempre, infatti, siamo impegnati nella ricerca di nuovi prodotti e di nuove soluzioni tecniche in grado di risolvere i problemi dei nostri clienti finali, gli agricoltori, e di soddisfare i requisiti di un mercato sempre più esigente. Siamo quindi ben lieti di poter condividere con gli associati di Confagricoltura le nostre conoscenze, frutto della nostra esperienza in laboratorio e su campo, per favorire un’agricoltura sempre più sostenibile e di eccellenza». Con alle spalle quasi 60 anni di attività e grazie all'appartenenza ad un grande Gruppo presente in 70 Paesi e con un fatturato di circa 130 milioni di euro, Cifo può contare su una propria filiera e su un’ampia gamma di prodotti finiti innovativi e di elevata qualità.
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Per Cia - Agricoltori Italiani servono meno burocrazia e politiche innovative per garantire la competitività sui mercati. Il settore vale il 30% della produzione lorda vendibile dell’agricoltura toscana. E resta il problema del Mercato dei fiori Pescia.
Il florovivaismo toscano non chiede assistenzialismo, ma politiche che possano garantirne la competitività sui mercati italiani e internazionali. E una maggiore attenzione da parte della politica, a tutti i livelli.
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Il sistema agroalimentare italiano, dall’agricoltura alla ristorazione, pesa 522 miliardi di euro, pari al 15% del Pil. Lo dice l’Annuario dell’agricoltura italiana 2019 presentato oggi dal Crea insieme al Rapporto sul commercio estero dei prodotti agroalimentari 2019 con anticipazioni sul 2020. Il sostegno pubblico è pari a 11,9 miliardi, sceso del 10% dal 2015 al 2019, mentre è «straordinaria» la riduzione del deficit negli scambi con l’estero: da 5 miliardi di euro nel 2015 a meno di 1 miliardo nel 2019. Riguardo ai primi nove mesi del 2020, saldo addirittura positivo nel commercio estero, grazie al +0,8% dell’export e -4,4% dell’import. Tra i settori più colpiti dal Covid in primavera, il florovivaismo e in particolare la floricoltura.
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L’assessora all’agricoltura Saccardi: «un'opportunità per gli agricoltori in crisi a causa del periodo che stiamo attraversando» per il Covid. Tra i requisiti, riduzione di fatturato nel 2020 rispetto al 2019. Cinque le banche convenzionate.
Le imprese agricole e agroalimentari colpite dalla crisi per l’emergenza Covid 19 alla ricerca di liquidità potranno ottenere prestiti fino a 200 mila euro con garanzia gratuita.
E’ la nuova misura messa a punto dalla Regione Toscana comunicata nei giorni scorsi dalla vice presidente e assessora regionale all’agroalimentare Stefania Saccardi. «Si tratta di un’opportunità che deriva dalla misura 4.1.6 rivolta alle imprese agricole [Miglioramento della redditività e della competitività delle aziende agricole – strumenti finanziari, ndr] e dalla misura 4.2.2 rivolta alle imprese agroalimentari [Investimenti nella trasformazione, commercializzazione e/o nello sviluppo dei prodotti agricoli – strumenti finanziari] del Programma di sviluppo rurale Feasr 2014-2020 – ha spiegato Stefania Saccardi –, un’opportunità che abbiamo voluto creare per rendere possibile ottenere garanzie gratuite previste nella programmazione dello sviluppo rurale anche per l’erogazione di liquidità a favore degli agricoltori in crisi a causa del periodo che stiamo attraversando».
Le Pmi e le Small Mid Cap, imprese che indipendentemente dal fatturato hanno un numero di dipendenti inferiori a 500 unità, che hanno avuto nel 2020 una riduzione di fatturato rispetto al 2019 potranno chiedere liquidità non superiori a 200 mila euro alle cinque banche convenzionate e i prestiti dovranno essere erogati entro il 30 giugno 2021.
Tra i requisiti viene meno l'obbligo di presentare giustificativi basati su piani aziendali o documenti equivalenti e prove che dimostrino che il sostegno fornito tramite lo strumento finanziario sia stato utilizzato per gli investimenti.
Le banche abilitate sono la Banca di Cambiano, il Monte dei Paschi di Siena, Credem, Creval e Iccrea Banca impresa.
Per ulteriori informazioni, consulatare la pagina del sito web della Regione Toscana dedicata al Psr Feasr 2014-2020.
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Il mercato dei fiori di Pescia ha registrato nei primi dieci mesi del 2020 un calo di oltre 6 milioni di euro rispetto al 2019 del valore dei fiori e fronde recisi affluiti. L’azienda speciale Mefit che lo gestisce rende note le stime delle perdite dei mesi peggiori: fra -80% e -90% in aprile, fra -60% e -70% a marzo. Le vendite di questo ottobre sono state buone, ma penalizzate dalle scarse quantità di crisantemi che erano state coltivate per il timore di non venderle. Ecco le tabelle parziali del Mefit con il raffronto fra le quantità e valori delle principali specie di fiori affluite al mercato pesciatino nel 2019 e nel 2020.
Nel periodo in esame, dal 1° gennaio 2020 al 31 ottobre 2020, le statistiche mensili elaborate dalla direzione del Mefit evidenziano che il mese con maggiore afflusso di merci e movimenti di vendite è stato ottobre (in cui si sono concentrate le vendite per la festa di “Tutti i Santi” e per la commemorazione dei defunti), mentre il periodo con minori movimenti è stato aprile, mese in cui sono state sospese le contrattazioni nella platea del mercato a causa del lockdown deciso a livello nazionale per il contrasto ed il contenimento dell’emergenza da Coronavirus.
Nel periodo gennaio-ottobre le vendite sono cresciute in progressione nei mesi di gennaio e febbraio, conseguendo un risultato leggermente migliore rispetto allo stesso periodo del 2019. Nel mese di marzo, con la sospensione delle contrattazioni nella platea del mercato dal giorno 12, si è registrata una netta diminuzione delle vendite, quantificabile dal 60 al 70% in meno rispetto a marzo 2019. Nel mese di aprile, causa la sospensione delle contrattazioni per tutto il mese il calo delle vendite è stato drastico, raggiungendo una percentuale variabile tra l’80 ed il 90 % rispetto allo stesso mese del 2019. Nel mese di maggio, con la riapertura della platea, abbiamo assistito ad una buona performance delle vendite in concomitanza della festa della mamma, ma poi le vendite si si sono appiattite, concludendo il mese con un -35/45 %. Nei mesi estivi, giugno, luglio e settembre le vendite sono andate discretamente, ma i coltivatori, per non rischiare, hanno diminuito le quantità prodotte e alcuni coltivatori stagionali hanno deciso di non produrre. Le vendite nel mese di ottobre sono state molto soddisfacenti, anche in questo caso sono diminuite le quantità di crisantemi coltivate, sempre per il timore di non riuscire a vendere le quantità prodotte, cosa che poi non è avvenuta.
Nel periodo gennaio ottobre del corrente anno il volume d’affari alla produzione è risultato intorno a 27 milioni e 500.000 euro con un decremento di circa 6.200.000 euro rispetto allo stesso arco di tempo del 2019. Questo risultato di decisa diminuzione (-18,40%) in termini economici rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, è da attribuire prevalentemente alle misure restrittive decise a livello governativo nazionale per contrastare e contenere il contagio da Covid-19 e alle conseguenze indirette che si sono trascinate nel tempo.
Oltre alla pandemia, va sottolineato, questo risultato è stato influenzato da un quadro economico che, nonostante timidi segnali di ripresa, attraversava un periodo congiunturale sfavorevole, tanto da essere divenuto da alcuni anni strutturale e dove il comparto floricolo ha affrontato, nello stesso arco di tempo, una corrosione economica superiore a quella di altri beni.

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