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Centenario Confagricoltura

La più antica organizzazione agricola in Italia, che dà lavoro a 520 mila persone, ha celebrato il centenario alla presenza del capo dello stato Mattarella, del presidente del consiglio Conte e dei ministri Bellanova e Patuanelli. Il presidente di Confagricoltura Giansanti: «impresa, lavoro, ricerca e crescita i principi che da sempre ci guidano verso il futuro. Indispensabile riconoscere il valore della competenza e della professionalità». Presentate le storie di tre giovani imprenditori come testimonianza della diversità e della fecondità del capitale umano in agricoltura.


«Tutela dell’impresa. Ovvero efficienza e competitività, orientamento verso la crescita e le innovazioni tecnologiche, stretto collegamento con le altre parti della filiera agroalimentare, per cogliere le aspettative dei consumatori in Italia e a livello internazionale. Ma anche protezione delle risorse naturali, responsabilità sociale, tutela dei lavoratori, benessere della collettività, per contribuire al progresso civile ed economico della comunità nazionale. Questi i principi essenziali che hanno sempre ispirato l’azione sindacale di Confagricoltura da quel lontano 1920, in cui nacque a Roma la prima organizzazione degli agricoltori italiani a carattere generale, con una presenza diffusa su tutto il territorio nazionale e con funzione di sindacato datoriale». 
Così il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti ha aperto a Roma, a Palazzo Colonna, le celebrazioni del centenario alla presenza del capo dello stato, Sergio Mattarella, del presidente del consiglio Giuseppe Conte, dei ministri delle politiche agricole Teresa Bellanova e dello sviluppo economico Stefano Patuanelli e della sindaca di Roma, Virginia Raggi.
Dopo aver ringraziato chi lo ha preceduto alla guida dell’Organizzazione e tutti coloro che hanno dato il proprio contributo alla sua crescita, Giansanti ha ripercorso alcuni momenti salienti della storia e dello sviluppo del settore agricolo. «Dopo i conflitti mondiali - ha ricordato Giansanti - le difficoltà furono superate grazie all’impegno rivolto all’aumento della produzione, per rispondere alla domanda dei consumatori. Con lo stesso impegno abbiamo risposto negli ultimi mesi alla sfida posta all’intera filiera agroalimentare, a causa dell’emergenza sanitaria: continuare a produrre, per rifornire i mercati e assicurare cibo agli italiani».
Anche durante il lockdown il nostro Paese ha dato prova, ancora una volta, delle sue energie morali e civili, ha detto di recente il Presidente della Repubblica. E i fatti hanno dimostrato che l’Italia può fare affidamento su un solido sistema agroalimentare, di cui gli associati a Confagricoltura costituiscono una componente essenziale. Con le loro aziende collaborano oltre 520.000 lavoratori, che sviluppano più di 41.000.000 di giornate lavoro. «Adesso è necessario dare supporto a queste imprese - ha ribadito Giansanti - per metterle nella condizione di continuare ad aumentare competitività e produzione. La quota di esportazioni di prodotti agroalimentari, che era di 44 miliardi di euro, è arrivata a superare per la prima volta la soglia del 10% dell’export totale in valore. Crescere è un impegno difficile. Per questo dobbiamo utilizzare al meglio le risorse importanti messe a disposizione dal governo italiano e dall’Unione europea».
L’ambizione di Confagricoltura va ben oltre il recupero della situazione esistente prima della pandemia. Dobbiamo cogliere l’occasione per far crescere la produttività che ristagna da oltre un decennio, per rilanciare gli investimenti pubblici, per dare ai cittadini e alle imprese infrastrutture moderne, diffondere la digitalizzazione, a partire dalla pubblica Amministrazione, rispondere alle sfide urgenti poste dal cambiamento climatico. Confagricoltura farà la propria parte, seguendo quelli che sono i principi guida dell’Organizzazione e dei suoi associati, da cento anni a questa parte. «E’ indispensabile, però – ha proseguito il presidente - ridare piena dignità alla ricerca scientifica e riconoscere il valore della competenza e della professionalità. Coltivare le intelligenze dei molti nostri giovani eccellenti, e puntare su di loro, è una scelta essenziale per affrontare il futuro e le sfide che ci attendono. La scuola e la formazione continua sono fattori di sviluppo, perché il capitale umano è la prima ricchezza delle nazioni più avanzate».
I tre giovani imprenditori che hanno raccontato la loro storia hanno dato il senso della diversità e della fecondità del “capitale umano” in termini di spirito d’impresa, apertura all’innovazione e sensibilità sociale. E hanno dimostrato che, investendo sui giovani, il nostro Paese si assicura un futuro. Sono Luca Travaglini - Planet Farms, con l’agricoltura verticale in Lombardia, esempio di innovazione e sostenibilità; Ariane Lotti – Tenuta San Carlo, che da New York è tornata alle radici familiari in Toscana per dare vita ad un’azienda biologica all’avanguardia; Francesco Cambria - Cottanera, che ha lasciato la toga per dedicarsi alla vitivinicoltura sull’Etna, raccogliendo il testimone del padre che, con coraggio, decise di piantare vigne sul vulcano quando ancora pochi ci credevano.
«Siamo consapevoli - ha concluso il presidente di Confagricoltura - che la valenza del nostro lavoro vada al di là del profitto, che pure è fondamentale per garantire la continuità produttiva e l’occupazione. Da un secolo l’impegno costante dei nostri agricoltori è stato quello di rafforzare le imprese e contribuire al continuo miglioramento del sistema economico e della coesione sociale. Come agricoltori sappiamo bene che raccoglieremo domani ciò che abbiamo seminato oggi. Continueremo, perciò, a lavorare con il massimo impegno nelle nostre imprese, nel nostro sindacato e nella società. Forti di una fiducia incrollabile sul futuro del nostro Paese».

Redazione



Dal 18 al 20 settembre alla Stazione Leopolda l’11^ “Fior di città” o “Pisa in fiore”. Tra le sezioni della manifestazione, una mostra mercato florovivaistica, una mostra di bonsai e un programma di appuntamenti divulgativi in varie aree tematiche, fra cui Expo, Art, Edu, Junior, Tour. Domani Lucia Cuffaro di Uno Mattina presenterà anche piante “mangia smog” per migliorare la qualità dell’aria. Ingresso libero.

La tutela della natura e la cura del verde in ambito urbano. Questa la tematica affrontata dall’undicesima edizione di “Fior di città 2020”, in programma da domani a domenica 20 settembre nel piazzale e nel salone storico della Stazione Leopolda di Pisa: domani dalle 15 alle 20, sabato 19 a domenica 20 settembre dalle 9 alle 20.
La manifestazione, a ingresso libero e organizzata da Fondazione Pisa, Sistema Museale d’Ateneo dell’Università di Pisa e Museo delle Navi Antiche di Pisa, prevede fra le varie sezioni una mostra mercato con «una selezione di 30 aziende florovivaistiche provenienti dall’intero territorio nazionale, che esporranno piante fiorite, aromatiche, acquatiche, carnivore, succulente, rampicanti, da frutto, da orto, arboree, rare e insolite». All'interno della Leopolda storica sarà allestita anche una mostra intitolata “Orizzonte Bonsai” con esemplari provenienti dall’Italia e dell’estero: «la mostra comprende bonsai di essenze mediterranee, piante da fiore, bambù, erba, felci, muschio, funghi e i Suiseki, le celebri pietre lavorate dall’acqua».
Al centro di questa edizione le strategie per contrastare l’inquinamento atmosferico, l’aumento delle temperature e salvaguardare la biodiversità.
Venerdì 18 settembre alle 17 la conduttrice di Uno Mattina in Famiglia Lucia Cuffaro presenterà le pratiche più semplici ed efficaci per migliorare la qualità dell’aria e ottenere un ambiente salubre e naturale: piante mangia smog, detersivi naturali, microrganismi effettivi, lisciva di cenere, vernici eco.
Mentre sabato alle 16 il giornalista Paolo Ciampi racconterà la storia di George Perkins Marsch, diplomatico e ambasciatore delle foreste nel mondo, fornendo un allarme sui cambiamenti climatici e sulla precarietà del pianeta. E alle 18 Lorenzo Lombardi condurrà un approfondimento sul rapporto che unisce i cambiamenti climatici alla formazione dell’opinione pubblica.
Domenica il responsabile nazionale delle campagne di Greenpeace Italia Alessandro Giannì illustrerà le ultime campagne per contrastare le minacce ambientali. Completeranno il quadro i filosofi Ubaldo Fadini, Alfonso Maurizio Iacono e Manlio Iofrida presenteranno “Per un paradigma del corpo”.
La sezioni EDU e JUNIOR comprendono le attività educative e ludiche. Sabato e domenica la Vispa Teresa racconterà ai più piccoli storie morbide e fiorite. L’Associazione Ri-creas propone un’area ludica dove creare giochi con materiali di riciclo mentre Greenpeace inviterà i più piccoli a correggere gli effetti dei cambiamenti climatici con i colori.
Fra i vari eventi, anche quello della Cooperativa Sociale “Un fiore per tutti”, che organizzerà un percorso sensoriale alla scoperta delle piante aromatiche attraverso l’esplorazione delle sensazioni offerte dai mille colori, odori e sapori di queste magiche specie vegetali. Infine, l’Associazione L’Alba allestirà l’esposizione delle piante coltivate nel laboratorio di orticulturaterapia condotto da Rita La Mura (agronoma e facilitatrice sociale), interrate nelle ceramiche del laboratorio Ceramica&Psiche guidato dal maestro ceramista Enrico Messana.
La sezione TOUR intende promuovere la conoscenza delle bellezze storico artistiche della città di Pisa. Tra gli appuntamenti, sabato alle 15.30 e domenica settembre alle 10.30 sono previste visite guidate con City Grand Tour ai giardini dei quartieri di San Martino e Sant’Antonio, alla scoperta delle storie segrete del Conte Ugolino e di Mary Shelley. Da venerdì a domenica sarà inoltre possibile visitare l’Orto Botanico (vedi) e le Mura di Pisa.
Per conoscere il programma completo è possibile consultare il sito web www.pisainfiore.it.

L.S.

Per l’Osservatorio sul vino il lieve calo produttivo nazionale non pregiudicherà il primo posto mondiale dell’Italia. Male la Toscana (-15%). Bellanova: i 600 mln a fondo perduto per la ristorazione del decreto Agosto sono una prima risposta alla crisi dei vini d’eccellenza, ora strategia di filiera per l’export. Giansanti: condividiamo l’impostazione della ministra, ma sono necessarie «rapidità decisionale e risorse adeguate».

Una produzione di vino ridotta a 47,2 milioni di ettolitri, -1% rispetto al 2019, ma tale da consentire all’Italia di mantenere il primato quale principale produttore mondiale, davanti alla Francia (45 milioni di ettolitri) e alla Spagna (42 milioni). Queste le previsioni vendemmiali 2020 illustrate ieri, alla presenza della ministra delle politiche agricole Teresa Bellanova, da Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini, con l’aggiunta di una ormai necessaria precisazione prudenziale: «al netto di eventuali ulteriori eventi climatici avversi».
«La geografia dell'annata produttiva – si legge nel comunicato congiunto - vede in leggero incremento il Nord (+3% sul 2019) mentre al Centro e al Sud le quantità si dovrebbero ridurre rispettivamente del 2 e del 7%. Il Veneto (+1%) rimarrà la prima regione con 11 milioni di ettolitri, seguita da Puglia (8,5) Emilia-Romagna e Abruzzo. Assieme le 4 regioni sommano i 2/3 di tutto il vino italiano. Tra le principali aree produttive, segno più per Piemonte e Trentino-Alto Adige (+5%), Lombardia e Marche (+10%), Emilia-Romagna e Abruzzo (+7%). Calo della produzione invece in Toscana e Sicilia (-15%), Friuli-Venezia Giulia (-7%) e Puglia (-5%)».
Ma a destare preoccupazioni è «la situazione economica internazionale, che registra una notevole riduzione degli scambi globali di vino (-11% a valore e -6% a volume nel primo semestre sul pari periodo 2019) e una contrazione, la prima dopo 20 anni di crescita, delle esportazioni del vino made in Italy (-4% nei primi 5 mesi), sebbene inferiore a quella dei principali competitor. Elementi questi che hanno determinato difficoltà tra le imprese e un aumento seppure contenuto delle giacenze dei prodotti a denominazione (+5% per le Do a fine luglio) con conseguente limatura dei listini di Igt, Doc e Docg».
In particolare mentre i vini più presenti nella grande distribuzione hanno tenuto, diversa è la situazione per le etichette maggiormente presenti sul circuito Horeca, che hanno visto «cali della domanda nei mesi del lockdown, con diminuzione dei listini in seguito al mancato assorbimento degli stock in cantina da parte del mercato». Per cui per «i vini da tavola si è registrata una crescita dei listini (+2,8%) a fronte di una flessione degli Igt (-3,6%) e delle Doc-Docg (-5,2%)». E preoccupazioni ci sono anche sul fronte del commercio estero che «nei primi 5 mesi dell'anno ha fatto registrare un calo del 2,8% in volume e del 4% in valore con flessioni superiori alla media per i vini Dop (spumanti compresi), con un trend in discesa anche sul fronte dei prezzi medi».
«In questo contesto economico ancora difficile – affermano Assoenologi, Ismea e Unione Vini - la vendemmia in corso rappresenta, per caratteristiche quali-quantitative, una eccellente opportunità per la ripartenza del prodotto Italia, a maggior ragione se sostenuto da una adeguata campagna nazionale e internazionale di promozione del vino del Belpaese».
«La sofferenza dovuta al blocco del settore Horeca e alla difficile ripartenza – ha fatto eco la ministra Bellanova - è emersa con grande evidenza. Ed è per questo che nel Dl Agosto abbiamo voluto con forza la misura destinata alla ristorazione del valore di 600 milioni di euro a fondo perduto, ad una sola condizione: acquisti di prodotto made in Italy. Una misura importante, capace di generare fatturato pari al quadruplo dell'importo destinato a ciascuna impresa, e che evidentemente avrà un effetto virtuoso proprio sul vino e proprio nei segmenti di eccellenza particolarmente colpiti dalla crisi. Adesso, per il rilancio puntiamo su export e internazionalizzazione, definendo strategie che dovranno vedere strettamente alleate e coese la filiera istituzionale e la filiera produttiva».
Un parere positivo alla ricetta delineata della ministra delle Politiche agricole è arrivato da Confagricoltura, che per bocca del presidente Massimiliano Giansanti ha commentato: «condividiamo la necessità di una strategia dedicata al comparto vino, condivisa con la filiera, il Mipaaf, il ministero degli Esteri e l’Ice per una ripresa forte del settore in tempi rapidi. Se l’Italia si conferma primo produttore mondiale in termini di volumi, sul fronte export sono necessarie rapidità decisionale e risorse adeguate per migliorare le performance del settore, fortemente penalizzato dal lockdown e dalla pandemia. Quindi sì ad una promozione coordinata del vino italiano nel mondo con metodi e strumenti all’avanguardia, ma anche misure più snelle per utilizzare al meglio le risorse».
«L’Horeca – ha aggiunto Giansanti - rappresenta un canale essenziale per le imprese vitivinicole e ben vengano le attenzioni per il comparto, tuttora in sofferenza». Mentre sul fronte della manodopera, le aziende di Confagricoltura ribadiscono la necessità di misure adeguate per sopperire alla mancanza di personale per la vendemmia in corso: “dalla quarantena attiva a strumenti più snelli per assumere personale: sollecitiamo un pronunciamento del Comitato Tecnico Scientifico – ha concluso Giansanti - sul protocollo definito tra le parti sociali agricole alla presenza dei ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali, Politiche Agricole e della Salute».

L.S.

Produzione italiana di vino e mosti (.000 di ettolitri)

 

2019*

2020**

Differenza tra 2020 e 2019

Var. %

2020/2019

Piemonte

2.603

2.733

130

5%

Valle D’Aosta

17

18

1

7%

Lombardia

1.301

1.429

128

10%

Trentino Alto Adige

1.312

1.383

71

5%

Veneto

10.950

11.059

109

1%

Friuli Venezia Giulia

1.785

1.660

-125

-7%

Liguria

40

46

6

15%

Emilia Romagna

7.250

7.721

471

7%

Toscana

2.625

2.232

-394

-15%

Umbria

426

405

-21

-5%

Marche

816

898

82

10%

Lazio

800

760

-40

-5%

Abruzzo

3.184

3.400

216

7%

Molise

227

233

6

2%

Campania

778

778

0

0%

Puglia

8.947

8.499

-447

-5%

Basilicata

87

83

-4

-5%

Calabria

110

110

0

0%

Sicilia

3.911

3.325

-587

-15%

Sardegna

363

429

65

18%

Italia

47.533

47.200

-333

-1%


Macchia nera agrumi

Il presidente di Confagricoltura Giansanti ha accolto con favore il divieto dell’UE fino al 30 aprile 2021 all’import di agrumi dall’Argentina per prevenire la fitopatia Citrus Black Spot. Per il presidente della federazione agrumicola Diana «se la “macchia nera” si diffondesse in Europa e in Italia, provocherebbe danni irreparabili al patrimonio agrumicolo, mettendo a rischio uno dei più importanti comparti della nostra agricoltura del Meridione».


«Abbiamo sempre richiamato l’attenzione delle autorità competenti su questa grave fitopatia di cui il territorio europeo è indenne: la situazione in Argentina è assolutamente allarmante, così come in Sudafrica, Uruguay, Brasile ed anche, nel bacino mediterraneo, in Tunisia».
Così Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, ha commentato la notizia del divieto da parte dell’Unione Europea delle importazioni di arance e limoni provenienti dall’Argentina fino al 30 aprile 2021, a causa della presenza in quel Paese della “macchia nera” o CBS (Citrus Black Spot). Una notizia accolta con favore dunque e su cui, ha chiosato Giansanti, «avevamo sollecitato il provvedimento da parte di Bruxelles, che ha recepito il fatto che sussista “un rischio fitosanitario inaccettabile”».  
«Se la macchia nera si diffondesse in Europa ed in Italia, provocherebbe danni irreparabili al patrimonio agrumicolo, mettendo a rischio uno dei più importanti comparti della nostra agricoltura del Meridione – ha affermato il presidente della Federazione nazionale agrumicola di Confagricoltura Gerardo Diana -. In un momento in cui siamo impegnati a superare il problema della ‘Tristeza’, con ingenti investimenti, non possiamo assolutamente permetterci l’arrivo di una nuova fitopatia». «Non bisogna abbassare la guardia - ha proseguito - e va rafforzato il sistema di controlli alle frontiere delle importazioni di prodotti ortofrutticoli, in modo standard in tutti i punti di accesso al mercato europeo, prestando particolare attenzione al prodotto proveniente dal Sudafrica, che è forte esportatore in Europa ed Italia». 
«Stiamo monitorando attentamente la situazione mondiale, in coordinamento con le organizzazioni agricole di Italia, Francia e Spagna, sollecitando puntuali provvedimenti da Bruxelles – ha aggiunto il presidente di Confagricoltura Giansanti -. Il territorio europeo va assolutamente preservato dall'ingresso di pericolose malattie, anche a fronte della riduzione dei principi attivi a disposizione degli agricoltori europei. E ribadiamo, ancora una volta, la necessità di reciprocità: le importazioni ortofrutticole devono offrire le stesse condizioni di sicurezza richieste al prodotto europeo all’estero».
Le importazioni comunitarie di agrumi dall'Argentina sono ammontate a oltre 165 mila tonnellate nel 2019 (oltre 124 mila tonn di limoni e lime e più di 41 mila tonn di arance), per un valore di 155 milioni di euro.

Redazione


ungulati

Per il presidente di Cia Toscana Brunelli «l’attuale consistenza della fauna selvatica è insostenibile», per salvare la vendemmia bisogna applicare la legge regionale sulla caccia e procedere agli abbattimenti senza aspettare l’inizio della stagione venatoria. Non si può delegare la soluzione del problema, che non riguarda soltanto gli ungulati, «ai soli cacciatori».


«Non c’è tempo da perdere sull’applicazione della legge regionale sulla caccia. E’ necessario, per salvare le produzioni agricole, prima su tutte in ordine temporale la vendemmia ormai prossima, intervenire e procedere con l’attività di abbattimento degli ungulati che stanno sempre più imperversando nelle campagne toscane». 
A sostenerlo è Cia Agricoltori Italiani della Toscana, che sottolinea che «la situazione non è più sostenibile» e «le modifiche alla legge toscana sulla caccia, approvate nelle scorse settimane, possono avere efficacia solo intervenendo immediatamente, senza aspettare l’apertura della caccia in Toscana, come probabilmente preferirebbero le associazioni venatorie».  
«L’obiettivo di raggiungere e garantire un equilibrio tra presenza di fauna selvatica, attività economica e sicurezza dei cittadini riducendo drasticamente la presenza di ungulati – sottolinea il presidente di Cia Toscana Luca Brunelli - rappresenta una vera priorità per una politica di governo del territorio, il cui perseguimento non può essere delegato ai soli cacciatori. L’attuale consistenza della fauna selvatica è insostenibile». 
Per Cia Toscana occorre riportare sotto controllo il numero dei predatori (lupi, canidi, ed altre specie selvatiche) e ridurre drasticamente la presenza devastante di ungulati, così come di altri selvatici quali piccioni, corvidi, gabbiani, intervenendo con urgenza con il contributo di tutti i soggetti interessati, a partire da cacciatori ed agricoltori, ed utilizzando al tempo stesso tutti gli strumenti a disposizione, dalla revisione normativa al potenziamento dei soggetti istituzionali preposti al controllo della fauna, a partire dagli Atc che devono operare con maggiore omogeneità nel territorio regionale. 
«In tutto il territorio regionale, comprese le aree protette, i parchi e le altre aree a limitazione venatoria, - aggiunge Brunelli - andranno messe in atto azioni efficaci di contenimento della fauna, di prevenzione dei danni alle colture agricole e di ristorno integrale dei danni subiti dagli stessi agricoltori». 
La Regione Toscana, inoltre, deve farsi promotrice di una iniziativa a livello nazionale ed europeo per rivedere le normative di riferimento, sollecitando modifiche sostanziali che consentano di superare l’attuale visione di mera tutela/conservazione, definendo finalmente adeguate politiche di gestione della fauna.

Redazione