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Agrinsieme per il florovivaismo

C’è anche lo «sgravio previdenziale» fra le richieste del coordinamento di Agrinsieme per il florovivaismo, che «sta lentamente tornando alla normalità» anche se è frenato da problemi di liquidità. Si chiedono inoltre più aiuti nell’accesso al credito, più sospensioni di oneri fiscali, contributi a fondo perduto di maggiore entità, ampliamento del bonus verde «anche in collegamento al superbonus 110%», spazio al made in Italy florovivaistico nelle promozioni dell’export e intervento europeo con superamento dei limiti attuali agli aiuti di stato.


«Il florovivaismo sta lentamente tornando alle attività precedenti alla crisi causata dal Coronavirus, anche se ancora molti sono i nodi che restano da sciogliere, primo fra tutti quello legato alla mancanza di liquidità per le imprese che hanno subito gravi danni per le chiusure durante il lockdown; nonostante le rassicurazioni, infatti, molte criticità relative al credito restano irrisolte e continua a pesare l’assenza di risposte per un settore che chiede di poter investire e programmare le prossime produzioni». 
A sottolinearlo in relazione al varo dei decreti attuativi previsti dal cosiddetto DL Rilancio, che recano interventi per le filiere in crisi fra cui il florovivaismo, è il coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, 
«Occorre migliorare le misure per il credito, poiché le imprese florovivaistiche, indipendentemente dal fatturato, faticano ad accedere alle garanzie dello Stato e gli istituti bancari continuano a segnalare difficoltà nella valutazione del merito creditizio delle aziende», segnala Agrinsieme, secondo cui «serve inoltre un energico intervento in materia di sospensione dei pagamenti di oneri fiscali e contributivi, in misura ben più ampia di quanto è stato sinora disposto, prevedendo, ad esempio, uno sgravio previdenziale».
«Il DL Rilancio va certamente nella giusta direzione, anche se diversi interventi vanno tarati sulle reali necessità delle imprese: si devono pertanto migliorare la tempistica e l’impatto del contributo a fondo perduto, prevedendo un indennizzo maggiore e la copertura di tutti i mesi di chiusura delle imprese» aggiunge il Coordinamento, ad avviso del quale «è poi necessario un intervento di ristoro per tutte le imprese del comparto, singole o associate, che hanno subito danni e cali di fatturato riconducibili alla chiusura per l’emergenza sanitaria, a valere sul fondo di emergenza per le filiere in crisi, per cui va adeguatamente riservata una quota specifica del medesimo fondo. Prendendo a riferimento il fatturato dell’anno precedente, e calcolando la perdita subita rispetto allo stesso, il fondo dovrebbe coprire almeno il 50% del danno occorso ai produttori singoli e alle cooperative».
«È necessario anche un intervento in sede comunitaria per ottenere risorse per il florovivaismo, che non ha mai usufruito di misure di sostegno. Vanno superati i limiti attualmente previsti in termini di gestione degli aiuti di Stato, che rischiano di contingentare eccessivamente il supporto agli operatori agricoli e alle loro cooperative. Un importante contributo allo sviluppo del settore può venire inoltre dal ‘bonus verde’, anche in collegamento al Superbonus 110%, magari aumentando la percentuale di credito di imposta, raddoppiando il massimale ammissibile e dimezzando gli anni di beneficio della misura, nonché da una migliore pianificazione del verde urbano ed extraurbano che favorisca gli investimenti pubblici, migliorando la qualità dell’aria a beneficio della collettività. È auspicabile, infine, che nelle linee di intervento per la promozione dell’export trovi spazio anche il florovivaismo, elemento cruciale del primario», conclude Agrinsieme.

Redazione


I dazi doganali sulle aragoste in arrivo dagli USA rischiano di far ripartire le tensioni commerciali tra Unione europea e Stati Uniti.

“Il presidente Trump ha minacciato venerdì scorso di imporre dazi aggiuntivi sulle importazioni di auto dalla UE, se non sarà soppressa immediatamente la tariffa dell’Unione sulle aragoste esportate dagli USA” - evidenzia il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti.
Non è la prima volta che Trump minaccia il settore automobilistico europeo - aggiunge Giansanti - L’ultimo annuncio, però, arriva a pochi giorni di distanza dall’avvio di un’indagine sulle tasse a carico delle grandi imprese digitali varate in alcuni Paesi terzi, tra i quali l’Italia. Sono segnali che non vanno sottovalutati. Se l’indagine si concludesse con l’accertamento di una condizione discriminatoria per le imprese statunitensi, potrebbero scattare dazi aggiuntivi anche sui nostri prodotti agroalimentari”.
“Occorre anche ricordare – aggiunge il presidente di Confagricoltura - che ad agosto gli Stati Uniti potrebbero rivedere la lista dei prodotti importati dalla UE sui quali, da ottobre 2019, si applicano dazi aggiuntivi nell’ambito del contenzioso bilaterale sugli aiuti pubblici ai gruppi Airbus e Boeing. A rischio anche i nostri prodotti agroalimentari destinati al mercato statunitense, a partire dai vini, olio d’oliva e pasta alimentare”.
Confagricoltura ricorda che i dazi aggiuntivi USA – pari al 25% – già si applicano sulle esportazioni italiane di formaggi, salumi, agrumi e succhi di frutta per un valore complessivo di oltre 500 milioni di euro.
“Chiediamo alla Commissione europea e al governo italiano di rilanciare le iniziative per raggiungere un accordo con gli USA su tutte le questioni aperte”.
“Un contenzioso commerciale tra Unione europea e Stati Uniti – conclude Giansanti – sarebbe un ostacolo in più per la ripresa economica dopo la pandemia e per il rilancio delle nostre esportazioni agroalimentari, che quest’anno già faranno registrare una contrazione del 15%”.
Confagricoltura ricorda che gli USA sono il primo mercato di sbocco fuori dalle Ue per il “Made in Italy” agroalimentare. L’export ammonta a circa 4,5 miliardi di euro l’anno.

Redazione

Oggi al Mipaaf il tavolo con le regioni per confronto operativo su agricoltura e pesca.  Bellanova: “Dal Cura Italia al Decreto Rilancio garantiamo all’agricoltura e alla filiera alimentare circa 1miliardo e mezzo di risorse, cui si aggiungono quelle dedicate alle misure orizzontali. Risorse importanti. Adesso, siamo pienamente impegnati nell’attuazione delle misure per sostenere in tutti i modi il settore e fronteggiare le perdite subite dalle nostre filiere”.

E’ la premessa da cui ha preso le mosse la Ministra Teresa Bellanova aprendo oggi il Tavolo con le Regioni per un aggiornamento sullo stato   dell’arte alla luce dei due Decreti Cura Italia e Rilancio, quest’ultimo attualmente all’attenzione del Parlamento, e una indicazione sulle priorità dell’azione Ministeriale: filiere in crisi, liquidità alle imprese, emergenze alimentari, agriturismi. “La necessità del distanziamento sociale nel settore turistico ricettivo e nell’Horeca”, ha voluto infatti sottolineare Bellanova, “produrranno effetti negativi ancora per un tempo che non possiamo stimare. È necessario quindi utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per aiutare le imprese a superare questa fase. L’intensa produzione normativa e tecnica di questi mesi è stata possibile grazie a un lavoro di squadra che deve proseguire per il bene del settore. L’agricoltura non ha colore politico, ha risposte che dobbiamo dare insieme. Mai come oggi è questo il nostro compito”. Passando ai singoli punti, Bellanova ha illustrato inizialmente le misure per fronteggiare l’emergenza alimentare, con i 300 milioni di euro complessivamente destinati al Fondo per gli indigenti e i 400 milioni ai comuni per i buoni spesa. “Con Agea”, ha ricordato, “stiamo consegnando 50mila tonnellate di alimenti acquistati con i fondi FEAD e sono state avviate le gare per i nuovi fondi, a partire da quella sui prosciutti Dop. Partiamo dai bisogni indicati dagli enti caritativi e puntiamo su produzioni italiane a rischio spreco alimentare. Quanto ai 250 milioni di euro la rete degli Enti sta elaborando quanto emerge contatto con i territori dove le richieste di aiuto sono cresciute del 40%”.
Quindi il sostegno alle imprese. Ovvero “sostegno alla liquidità con 350 milioni per le garanzie di Ismea, allargamento del Fondo pmi anche alle imprese agricole, anticipi Pac al 70%”. Quanto al sostegno alle filiere, ricomprese nel Fondo specifico di 500 milioni di euro, “abbiamo un elenco di priorità da condividere con questo Tavolo: florovivaismo, lattiero caseario, zootecnia, vino, olio, ortofrutta e pesca e acquacoltura. Sono i comparti sui quali stiamo approfondendo i dati di perdita anche incrociando quanto in possesso dell’Agenzia dell’Entrate”. Infine, le azioni per gli agriturismi e l’attivazione, tra gli altri interventi mirati, di una specifica misura in collaborazione con le Regioni, “finalizzata ad assicurare liquidità alle imprese per consentire la continuità delle attività aziendali. L’intervento”, ha spiegato Bellanova, “verrebbe finanziato nell’ambito dei Programmi di Sviluppo Rurale, grazie alla misura straordinaria proposta dalla Commissione europea nella modifica al Regolamento UE n. 1305/2013, in corso di negoziato”. Nel frattempo, al via una capillare campagna radiofonica che per tre settimane inviterà alle vacanze nelle oltre 23.000 aziende agrituristiche italiane, utilizzando anche il bonus vacanze fino a 500 euro.

Redazione

 

Redazione

“Siamo fortemente preoccupati della tempistica delle risorse messe a disposizione dalla Ue con il Next Generation EU per fronteggiare l’emergenza coronavirus perché il regolamento prevede che questi nuovi fondi potranno essere utilizzati non prima del 2022 nella migliore delle ipotesi e questo per noi è assolutamente inaccettabile per il periodo drammatico che l'agricoltura italiana sta attraversando”. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel suo intervento in diretta streaming all’incontro su Agricoltura e sviluppo rurale nel bilancio Ue 2021-2027 ed emergenza Covid 19 promosso dalla Commissione Europea e dall’Europarlamento.
“A causa del coronavirus non abbiamo un settore produttivo in ambito agricolo che non sia in sofferenza – ha ricordato Prandini - e purtroppo dobbiamo sottolineare che l'Europa sotto questo punto di vista non è stata tempestiva e ad oggi non ha provveduto con stanziamenti sufficienti rispetto ai danni che le nostre aziende stanno subendo. Occorre dunque creare le condizioni per le quali queste risorse vengano messe subito a disposizione senza attendere la futura Politica agricola comune (Pac).
Ma la preoccupazione degli agricoltori riguarda anche il tema dei finanziamenti previsti dal Quadro finanziario pluriennale per le Politica agricola comune. “Risorse che non ci possiamo permettere di perdere – ha ammonito il presidente della Coldiretti – ma neppure di togliere dalla Pac e utilizzare per altri obiettivi, come ad esempio, il New green deal, che deve essere sostenuto da fondi propri”.


Prandini ha citato anche il lavoro fatto sulla nuova strategia europea Farm to Fork che va valutata positivamente per quanto riguarda il tema dell’obbligo dell’etichettatura d’origine per Stato membro da sostenere con la riforma del codice doganale dove l'etichettatura va legata alla provenienza del prodotto agricolo e non al luogo in cui questo venga trasformato. Molto male nella strategia, invece, l’etichettatura a semaforo che rischia di andare a penalizzare il sistema produttivo italiano, mentre fortunatamente è stato sventato, seppur parzialmente, il tentativo di demonizzare il settore della carne che è uno dei comparti chiave dell’economia agricola italiana, oltre ad essere il più sostenibile a livello europeo.
“Ma dobbiamo lavorare anche perché le nuove politiche europee siano guidate dal principio di reciprocità – ha continuato Prandini –. Non possiamo più accettare che vengano attuate regole restrittive sulle imprese agricole a livello europeo e poi sistematicamente si faciliti l'importazione di prodotti provenienti da altri paesi che queste regole non le rispettano”. Un principio da rispettare anche negli accordi di libero scambio.
“A livello europeo - ha concluso Prandini -  occorre identificare parametri comuni per sostenere le agricolture di quei paesi che si sono distinti in tema di sostenibilità e di creazione di valore aggiunto, mentre non è accettabile imboccare la strada della cosiddetta convergenza esterna equiparando gli aiuti ai singoli Stati senza tenere conto delle differenze”.

“Il miglioramento rispetto al progetto della Commissione Juncker è importante, ma il bilancio agricolo sarebbe comunque ridimensionato nei prossimi anni”. Il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, torna sulle nuove proposte dell’Esecutivo di Bruxelles sul quadro finanziario dell’Unione per il periodo 2021-2027. “Con l’emergenza sanitaria l’agricoltura è stata considerata un’attività essenziale, anche dalla Commissione europea. Per una questione di visione strategica e di coerenza, le risorse finanziarie della UE per il settore devono però essere quanto meno confermate sui livelli attuali”. Invece, nonostante l’aumento annunciato lo scorso 27 maggio dalla presidente Ursula von der Leyen, le spese per la PAC a prezzi 2018 subirebbero nei prossimi sette anni una riduzione di poco inferiore al 10% nei confronti della dotazione assegnata per il periodo 2014-2020. In particolare, i fondi per gli aiuti diretti agli agricoltori e per le misure di gestione dei mercati subirebbero un taglio di oltre il 7%. Per lo sviluppo rurale la riduzione è addirittura maggiore, oltre l’11%. “A questi tagli – prosegue Giansanti - va aggiunto l’impatto negativo determinato dalle previste penalizzazioni a carico delle imprese di maggiore dimensione e della cosiddetta convergenza esterna che danneggia, sotto forma di riduzione dei trasferimenti – i sistemi agricoli a maggiore valore aggiunto, come quello italiano”. “In sintesi, le nuove proposte della Commissione sono insufficienti. Vanno integrate sotto l’aspetto finanziario e riviste sul piano operativo al fine di tutelare la competitività delle imprese, chiamate anche a far fronte alle conseguenze economiche della pandemia”. “Ci conforta la presa di posizione del presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Norbert Lins, secondo il quale in nessun modo il bilancio agricolo dovrà essere ridotto rispetto ai livelli attuali”. L’approvazione del nuovo quadro finanziario pluriennale spetta ai capi di Stato e di governo. L’Europarlamento sarà chiamato ad approvare, o a respingere, l’intesa raggiunta in seno al Consiglio europeo.

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