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Ci sono 2,5 milioni di euro in più rispetto al 2019 nel bando “Ocm Vino – Promozione” della Regione Toscana per promuovere il vino della campagna 2020-2021 su mercati esterni all’Unione Europea, che dopo Brexit includono il Regno Unito. L’assessore all’agricoltura Saccardi: «in un momento di difficoltà per l’emergenza sanitaria vogliamo sostenere il comparto vitivinicolo toscano, forte di un valore dell’imbottigliato ex-fabrica di circa 1 miliardo di euro». Le novità del bando e i requisiti per essere ammessi. Avviso di presentazione progetti entro fine ottobre. 


Tredici milioni e mezzo di euro per promuovere il vino toscano sui mercati internazionali. Con 2,5 milioni in più rispetto al 2019, è questa la somma destinata al bando "OCM Vino – Promozione" promosso dalla Regione Toscana per lanciare e portare avanti la campagna vitivinicola 2020/2021 sui mercati esterni all'Unione Europea. 
«Abbiamo voluto dare un’iniezione importante di risorse e di fiducia al Sistema Vino Toscana – ha detto la vicepresidente e assessore all’agricoltura Stefania Saccardi – In un momento di grande difficoltà a causa dell’emergenza sanitaria vogliamo sostenere uno dei fattori di traino del settore agroalimentare come è il comparto vitivinicolo toscano, forte di un valore dell’imbottigliato ex-fabrica di circa un miliardo di euro, e lo si fa dando una risposta forte e chiara. Per questo abbiamo accolto con favore l'aumento della percentuale di contributo comunitario concessa dalla Commissione europea portando dal 50 al 60% il contributo massimo per le spese sostenute per realizzare ciascun progetto e, al tempo stesso, abbiamo aumentato la dotazione rispetto al 2019, aggiungendo altri 2,5 milioni di euro circa per il finanziamento di questa misura per la campagna 2020».
Alla misura possono accedere le organizzazioni professionali, le organizzazioni di produttori di vino e le loro associazioni, le organizzazioni interprofessionali, i consorzi di tutela, i produttori di vino, cioè le imprese, singole o associate che abbiano ottenuto i prodotti da promuovere dalla trasformazione dei prodotti a monte del vino, propri o acquistati e/o che commercializzano vino di propria produzione o di imprese ad esse associate o controllate, i soggetti pubblici, le associazioni temporanee di impresa e di scopo, costituende o costituite, le associazioni, le federazioni e le società cooperative e, infine, le reti di impresa.
«La volontà è stata quella di cogliere tutte le opportunità e le novità messe a disposizione dalla normativa nazionale – ha spiegato la vicepresidente Saccardi - al fine di garantire il finanziamento di un numero di progetti tale da assicurare l’efficacia della misura e consentire l'accesso anche alle piccole e micro imprese che sono quelle che in questa fase soffrono di più». Lo stesso soggetto può presentare o partecipare a più progetti, purché siano rivolti a Paesi terzi o mercati di Paesi terzi diversi. Il limite massimo di contributo pubblico che spetta a ciascun progetto non può superare gli 800.000 euro (contro i 3 milioni di euro fissati per i progetti nazionali).
Rispetto agli anni passati, numerose le novità a vantaggio delle imprese toscane:
- è stato abbassato il contributo minimo ammissibile per ciascun progetto, che in Toscana non può essere inferiore a 60.000 euro, qualora il progetto sia destinato ad un solo Paese terzo, ed a 30.000 euro per Paese terzo qualora il progetto sia destinato a due o più Paesi terzi, in quanto ritenuti limiti adeguati per la realtà vitivinicola toscana (a livello nazionale tali limiti sono pari rispettivamente a 500.000 e 250.000 euro);
- è stato ridotto il contributo minimo che ciascun soggetto partecipante deve richiedere, portandolo a 2.000 euro per Paese terzo e addirittura a 1.000 euro nel caso il progetto sia rivolto ad un Paese emergente, al fine di garantire la partecipazione alla misura anche alle piccole e/o micro imprese;
- è possibile inserire tra i Paesi destinatari del progetto anche il Regno Unito, causa Brexit.
Tra i requisiti richiesti per proporre progetti:
- la sede operativa in Toscana e la promozione di produzioni toscane;
- avere adeguata disponibilità dei prodotti che vengono promossi, per poter rispondere alla domanda del mercato a lungo termine;
- i produttori di vino, in forma singola o associata, devono avere presentato, se dovuta, la dichiarazione di produzione e la dichiarazione di vendemmia nelle ultime tre campagne vitivinicole;
- avere la disponibilità di sufficienti capacità tecniche per effettuare scambi a livello internazionale e di risorse finanziarie adeguate per realizzare il progetto in maniera efficace.
Tra le azioni da mettere in campo in uno più Paesi o mercati, si prevedono: azioni pubbliche, promozione e pubblicità. Altra novità prevista dalla normativa nazionale e recepita con questo provvedimento, consiste nella possibilità di inserire, tra le azioni ammissibili, anche la realizzazione di sub-azioni che possono riguardare esclusivamente attività di comunicazione e di promozione svolte attraverso la rete internet o di digital-marketing, fino ad oggi non ammesse.
I progetti dovranno partire il 1° di aprile e concludersi entro il 31 agosto 2021 (se non si ricorre all'anticipo) o entro il 31 dicembre 2021 (se invece ci si avvale dell'anticipo).
Entro la fine del mese di ottobre sarà adottato l’Avviso per la presentazione dei progetti.

Redazione


presidente di Origin Italia Cesare Baldrighi

All’assemblea di Origin Italia 70 Consorzi di tutela in rappresentanza di 80 mila imprese del comparto DOP IGP. La ministra Bellanova: «patti di filiera e punti di equilibrio con la grande distribuzione per la valorizzazione dei prodotti di eccellenza». Il presidente di Origin Italia Baldrighi: «ristorazione in difficoltà, ma grandi margini di sviluppo, in compagnia anche di MacDonald» e «gdo forte ora, ma non tutti i prodotti sono adatti a questo canale, anche per pratiche commerciali svalorizzanti». De Castro: «il Food&Wine europeo vale 75 miliardi e i prodotti certificati sono venduti a un prezzo doppio». Confagricoltura: «il patrimonio DOP e IGP italiano ha superato nel 2019 i 16 miliardi di euro, in crescita del 6%, con l’export a oltre 9 miliardi: con questi numeri ruolo sempre più strategico».


«Per valorizzare i prodotti agroalimentari di qualità è nostra intenzione promuovere tavoli di confronto tra i consorzi di tutela e la Gdo per favorire il potenziamento della comunicazione ai cittadini in merito al valore aggiunto che hanno i prodotti a denominazione di origine. Dovranno essere trovati punti di equilibrio con la grande distribuzione, dovranno essere introdotti patti di filiera per la crescita e la valorizzazione dei nostri prodotti di eccellenza. OriGIn Italia, quale organizzazione dei consorzi italiani, sarà chiamata ai tavoli in cui saranno assunte decisioni operative per la crescita del sistema delle indicazioni geografiche». 
Un riconoscimento importante per le indicazioni geografiche italiane e per Origin Italia nelle parole della ministra delle politiche agricole Teresa Bellanova, intervenuta oggi subito dopo l’assemblea 2020 di OriGIn Italia, a cui hanno partecipato 70 Consorzi di tutela in rappresentanza di 80mila imprese del comparto DOP IGP, a una tavola rotonda con decisori politici, istituzioni e stakeholder nazionali per confrontarsi su strategie e politiche di rilancio dell’agroalimentare. 
«La riorganizzazione che noi stiamo affrontando - ha sottolineato Cesare Baldrighi, presidente di Origin Italia, nato nel 2006 come Aicig (Associazione italiana consorzi indicazioni geografiche) - va esattamente nella direzione di offrire a tutti i consorzi gli strumenti che ci consentono di garantire l’assistenza alle organizzazioni consortili, un’attività di tutela e la comunicazione dei prodotti sui canali sui quali quotidianamente operiamo». A cominciare da «quello della ristorazione che è in grande difficoltà perché ha dovuto subire più di ogni altro i provvedimenti che ci servono per gestire l’emergenza sanitaria» ma che «è comunque un settore dove abbiamo grandi margini di sviluppo e dove abbiamo dei compagni di viaggio come McDonald’s molto attivi». «Dovremo avere tutti gli strumenti per accompagnare i nostri prodotti nel mondo della ristorazione – ha aggiunto Baldrighi -, che non è solo un’occasione di consumo ma anche di promozione importante nazionale ed internazionale». «Il secondo canale riguarda la Gdo – ha continuato il presidente di Origin Italia - che in questo momento può continuare a lavorare meglio di altri settori e quindi i prodotti che meglio si adattano a questa distribuzione traggono un beneficio». «Ma questo non vale per tutti – ha precisato Baldrighi -, ecco perché dobbiamo pensare, come ha detto il ministro, a delle interlocuzioni che abbiamo già avviato anche per contrastare le pratiche commerciali svalorizzanti. Proprio oggi presenteremo infatti l’accordo tra OriGIn Italia, Qualivita e Eataly per una presenza con una evidenza importante di tutti i nostri prodotti sul mercato nazionale e internazionale».
Ha ricordato il grande valore delle Indicazioni Geografiche l’europarlamentare Paolo De Castro: il Food&Wine europeo vale 75 miliardi di euro, ed il 20% è realizzato fuori UE; mentre il prezzo pagato per i prodotti certificati è il doppio degli equivalenti prodotti non certificati. «Non ci potrà essere competitività sui mercati internazionali se non si è capace di essere organizzati e di fare offerta insieme – ha detto De Castro -. In Europa abbiamo costruito strumenti per dare più forza ai Consorzi per una gestione efficace dell’offerta».
Coesione e unità di intenti da parte dei Consorzi di tutela e della filiera agricola: fra gli interventi quello di Ettore Prandini, presidente Coldiretti; Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura; Dino Scanavino, presidente Cia Agricoltori Italiani e Franco Verrascina, presidente Copagri. Da parte delle organizzazioni di categoria è stata ribadita l’importanza di una valorizzazione delle Dop e Igp, per creare reddito alle imprese e dare forza sui mercati al Made in Italy, e con la piena disponibilità a collaborare con i Consorzi di tutela.
Sul ruolo «sempre più strategico» dei consorzi di tutela DOP e IGP per la crescita dell’agroalimentare italiano si è soffermata in particolare Confagricoltura in un comunicato successivo alla tavola rotonda di Origin Italia. Massimiliano Giansanti ha ricordato che «il patrimonio DOP e IGP italiano ha superato nel 2019 i 16 miliardi di euro, in crescita del 6%. Nel 2019 in Italia erano presenti 824 prodotti DOP, IGP, STG, ovvero più di un quarto di tutti quelli registrati nel mondo. E il comparto è particolarmente importante anche per l’export, che nel 2019 per la prima volta ha superato il valore di 9 miliardi di euro, mantenendo stabile la quota del 21% di tutto l’agroalimentare italiano». E, per quanto riguarda l'impatto territoriale, «tutte le province italiane hanno una ricaduta economica dovuta alle filiere IG agroalimentari e vitivinicole, sebbene le prime quattro regioni per impatto economico si trovino nel Nord Italia». «Se questi sono i numeri – ha detto Giansanti – è chiaro che aumentare la produzione agricola nazionale significhi puntare proprio sulle indicazioni geografiche, per crescere sul mercato interno e occupare nuovi spazi a livello internazionale. Quegli spazi occupati, ad esempio, dall’italian sounding, che da solo vale 100 miliardi di euro. E’ necessario dunque rafforzare il ruolo di promozione, tutela e informazione dei consorzi, che dovranno essere sempre più ancorati al territorio e alla produzione agricola, in primo luogo per contrastare le grandi lobby che in Europa si stanno muovendo a favore del cosiddetto cibo sintetico». 

Redazione


Massimiliano Giansanti rieletto presidente di Confagricoltura. Entrano fra i 9 componenti dell’esecutivo  Lamberto Frescobaldi, presidente dell’omonima azienda vitivinicola toscana, e Filippo Schiavone, cerealicoltore, presidente di Confagricoltura Foggia e membro del cda di Mutua Fima.

«Con l’impegno di tutti saremo in grado di aumentare la capacità di produzione dell’agricoltura italiana, al fine di raggiungere la sovranità alimentare. Un traguardo ambizioso, ma a portata di mano, per accompagnare le nostre aziende verso la massima capacità competitiva, garantendo la redditività delle imprese agricole e la valorizzazione del Made in Italy».
E’ quanto dichiarato oggi da Massimiliano Giansanti dopo essere stato confermato presidente di Confagricoltura per acclamazione. Era l’unico candidato e guiderà la più longeva organizzazione professionale agricola per il prossimo quadriennio.
Romano, 46 anni, Massimiliano Giansanti è presidente di Agricola Giansanti srl e amministratore del Gruppo aziende agricole Di Muzio, con imprese agricole nelle province di Roma, Viterbo e Parma. Da un mese è anche vicepresidente del Copa, il Comitato delle organizzazioni agricole europee. Giansanti era entrato nel 2011 nella Giunta esecutiva di Confagricoltura dopo essere stato, precedentemente, presidente degli agricoltori romani e vicepresidente di Confagricoltura Lazio.
«Sono stati tre anni di intenso lavoro – ha detto il neo presidente -  l’ultimo, quello che ha coinciso con il centenario della nostra associazione, condizionato anche dall’emergenza sanitaria che ha messo a dura prova il settore agroalimentare, rimettendolo al centro dell’economia. Ci aspettano sfide importanti e per affrontarle abbiamo intrapreso un percorso in cui il confronto, la condivisione delle scelte e la possibilità di misurarsi devono essere un obiettivo comune per rendere Confagricoltura ancora più efficiente e autorevole».
L'assemblea ha anche eletto i nove componenti della giunta: entrano nell’esecutivo Lamberto Frescobaldi, presidente dell’omonima azienda vitivinicola toscana e consigliere dell’Accademia dei Georgofili; Filippo Schiavone, cerealicoltore, presidente di Confagricoltura Foggia, già vicepresidente dei Giovani Agricoltori Anga e attuale componente del consiglio di amministrazione di Mutua Fima, nonché vicepresidente della camera di commercio di Foggia.
Riconfermati Luca Brondelli Di Brondello, imprenditore cerealicolo e viticolo, al vertice degli agricoltori di Alessandria e di Enapra, l'ente di formazione di Confagricoltura; Marco Caprai, vitivinicoltore, già presidente di Confagricoltura Umbria; Giordano Emo Capodilista, imprenditore vitivinicolo, vicepresidente vicario di Confagricoltura Veneto, già presidente di Confagricoltura e Anga Padova e del Consorzio Vini Colli Euganei  Doc; Sandro Gambuzza, siciliano, operante nei comparti orticolo e olivicolo, già presidente di Confagricoltura Ragusa e della Camera di Commercio di Ragusa, attuale presidente di SAC spa (aeroporto internazionale di Catania) e consigliere della Camera di Commercio del Sud Est della Sicilia; Matteo Lasagna, allevatore, vicepresidente uscente di Confagricoltura, già presidente di Confagricoltura Mantova e di Confagricoltura Lombardia, consigliere di Confidi Systema; Giovanna Parmigiani, imprenditrice zootecnica, già vicepresidente di Confagricoltura Piacenza e presidente della Federazione Nazionale di Prodotto di Allevamenti Suini, consigliere del Consorzio dei Salumi tipici piacentini; e Rosario Rago, imprenditore orticolo specializzato nelle IV gamma, vicepresidente di Confagricoltura Salerno e di Confagricoltura Campania.

Redazione

donne rurali

Riflessione della “Commissione Donne” del Copa-Cogeca, in occasione dell’odierna 13^ Giornata internazionale delle donne rurali, sulla strategia europea per l’uguaglianza di genere e sui modi di supportarla nel settore agricolo. Le donne rappresentano il 30% del totale di titolari o gestori di aziende agricole, ma l’80% sono classificate “mogli di agricoltori”. Per la presidente Lotta Folkesson: «se forniamo alle donne in agricoltura i giusti strumenti e opportunità, non solo possiamo liberare il loro pieno potenziale, ma ne trarrà enorme beneficio anche la vitalità delle nostre aree rurali».   


«Le donne impegnate in agricoltura o “donne rurali” sono la spina dorsale delle nostre aree rurali e spesso hanno un ruolo multifunzionale oltre a gestire le proprie aziende agricole o lavorare nelle aziende agricole di famiglia. Le “donne rurali” sono anche madri, casalinghe ed educatrici, ma il loro contributo all'economia rurale e alla forza lavoro è spesso trascurato quando non addirittura invisibile nell’ambito del settore».
A sostenerlo è un comunicato diffuso oggi, 13esima Giornata internazionale delle donne rurali, dal Copa-Cogeca, il principale gruppo di rappresentanza degli agricoltori europei, frutto dell’unione del Comitato delle organizzazioni professionali agricole e della Confederazione generale delle cooperative agricole dell’Unione europea. E più precisamente dalla “Commissione Donne” del Copa-Cogeca, presieduta da Lotta Folkesson. 
«Oggi le donne rappresentano circa il 30% del numero totale di proprietari o gestori di aziende agricole nell'UE – continua la nota - mentre circa l'80% è classificato come "moglie di agricoltori". È necessario un maggiore sostegno per motivare e incoraggiare le donne contadine ad assumere un ruolo più importante nel settore agricolo, al fine di migliorare l'innovazione e aiutare il settore ad aumentare la sua sostenibilità a lungo termine».
Secondo la nota, che sintetizza un più esteso documento di riflessione pubblicato oggi stesso, «attualmente, le donne rurali affrontano una triplice minaccia: digitale, rurale e di genere. Devono affrontare una serie di sfide e barriere che impediscono il loro coinvolgimento attivo nell'economia rurale quali: accesso limitato ai finanziamenti, infrastrutture carenti, divario retributivo di genere e distribuzione ineguale alle responsabilità familiari e assistenziali».
Ecco in sintesi le 5 linee di azione chiave per sostenere le donne rurali suggerite dal Copa-Cogeca:
1. Il sostegno alle iniziative di conciliazione vita-lavoro, il miglioramento della qualità e dell'accessibilità delle infrastrutture e dei servizi miglioreranno la situazione e il tenore di vita di coloro che vivono nelle zone rurali.
2. Promuovere la diversificazione e le attività multifunzionali nelle zone rurali può fornire opportunità alle imprenditrici rurali in settori come l'agriturismo, le vendite dirette o l'agricoltura sociale, ecc.
3. Le cooperative possono svolgere un ruolo vitale nel sostenere le donne in agricoltura e fornire opportunità alle zone rurali in termini di occupazione, imprenditorialità e migliore accesso al mercato.
4. L'accesso al credito rimane uno dei maggiori ostacoli per l'imprenditorialità femminile che deve essere affrontato. Le vie di finanziamento destinate alle donne attraverso la politica di coesione dell'UE e la ricerca e l'innovazione dovrebbero essere aperte a tutte le aree territoriali, comprese le zone rurali.
5. È necessaria una maggiore raccolta di dati e informazioni sulla situazione economica e sociale delle donne rurali per affrontare meglio la disuguaglianza nelle zone rurali.
Per Lotta Folkesson il potenziale delle donne rurali e delle donne contadine rimane ancora inespresso: «attraverso l'emancipazione delle donne rurali, possiamo contribuire allo sviluppo dell'intera comunità. Assistendo e sostenendo ulteriormente le donne contadine, possiamo promuovere l'imprenditorialità rurale, il lavoro autonomo e l'innovazione nell'agricoltura europea. Se forniamo alle donne rurali i giusti strumenti e opportunità, non solo possiamo liberare il loro pieno potenziale, ma ne trarrà enorme beneficio anche la vitalità delle nostre aree rurali».

Redazione



Il presidente di Confagricoltura Giansanti sottolinea che il ripristino dei dazi doganali e dei controlli alle frontiere dal 1° gennaio 2021 porterebbe forte instabilità nei mercati agricoli dell’Unione europea, visto che oltre il 70% dell’import agroalimentare del Regno Unito (Uk) arriva da paesi dell’Ue. Per l’Italia essenziale il riconoscimento dei prodotti a indicazione geografica protetta, pari al 30% del nostro export agroalimentare in Uk. Giansanti: «in caso di mancato accordo attivare tutte le misure possibili, con finanziamenti adeguati, per reagire».  

«La prospettiva in assoluto più negativa per il settore agricolo italiano ed europeo sarebbe quella di un mancato accordo con il Regno Unito, con il conseguente ripristino dei dazi doganali e dei controlli alle frontiere dal 1° gennaio dell’anno venturo».
Lo ha sostenuto ieri l’altro il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, in vista della riunione del Consiglio europeo che si tiene oggi e domani. Occasione nella quale i capi di Stato e di governo dell’Unione stanno per fare il punto sul negoziato sulle future relazioni commerciali con il Regno Unito.
«Senza un accordo – ha sottolineato Giansanti – i mercati agricoli Ue sarebbero esposti a una grave condizione di instabilità, tenuto conto che oltre il 70% delle importazioni agroalimentari del Regno Unito arriva dagli Stati membri dell’Unione. I controlli penalizzerebbero, in particolare, i prodotti più deperibili. Il tempo è limitato, ma è ancora possibile raggiungere un’intesa fondata sull’assenza di contingenti e dazi doganali, in modo da consolidare gli attuali flussi commerciali bilaterali».
«Sarà di fondamentale importanza – ha aggiunto il presidente di Confagricoltura - l’equivalenza delle regole in materia di criteri di produzione, sicurezza alimentare, protezione delle risorse naturali e benessere degli animali, anche nell’ottica dell’applicazione del Protocollo sulla Repubblica d’Irlanda e l’Irlanda del Nord». L’eventuale difformità, infatti, imporrebbe un rigoroso controllo sui prodotti in transito nell’Irlanda del Nord e destinati agli Stati membri, per non infrangere il corretto funzionamento del mercato unico europeo.
«Per l’Italia – ha poi osservato Giansanti - è anche essenziale il riconoscimento e la tutela dei prodotti a indicazione geografica protetta, che incidono per oltre il 30% sulle nostre esportazioni agroalimentari destinate al mercato britannico».
«Ci auguriamo che dal Consiglio europeo arrivi l’indicazione per una positiva conclusione delle trattative con il Regno Unito – ha concluso Giansanti -. Tuttavia dobbiamo prepararci a tutti gli scenari. In caso di mancato accordo, dovrebbe partire dai capi di Stato e di governo l’invito ai ministri dell’agricoltura di attivare tutte le misure possibili, con finanziamenti adeguati, per reagire alla scontata instabilità dei mercati che andrebbe ad aggiungersi alle difficoltà determinate dalla pandemia».

Redazione