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raccolta differenziata

La raccolta differenziata in Toscana registra un incremento e sale al 45,53%, ma c’è ancora molto da fare. L'assessore Regionale Rita Bramerini dichiara: “L’obiettivo vero è e deve essere sempre di più quello di far tornare a nuova vita la materia che viene raccolta in modo differenziato cosicché i cittadini possano vedere concretamente gli oggetti prodotti dal loro impegno”.

Diventa sempre più decisivo puntare su una raccolta di qualità, finalizzata al riciclo e al recupero di materia efficiente. Quarantasei comuni toscani virtuosi sono allora riusciti a superare l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata, fra questi, alcuni hanno addirittura superato il 90%
 
Queste le quattordici eccellenze toscane: Capraia e Limite (94,66 %), Castelfiorentino (90,53%), Cerreto Guidi (94,31%), Certaldo (93,26%), Empoli (94,26%), Fucecchio (95,32%), Gambassi Terme (99,30%), Lamporecchio (97,27%), Larciano (98,57%), Monsummano Teme (94,71%), Montaione (93,99%), Montelupo Fiorentino (93,52%), Serravalle Pistoiese (96,69%), Vinci (91,68%). In Toscana, rispetto al 2012, si registra per il 2013 una diminuzione di 18 kg per abitante nella produzione di rifiuti urbani. L’assessore regionale all’ambiente e all’energia, Anna Rita Bramerini, commenta soddisfatta questi dati, ma ribadisce la volontà di migliorare perché ancora lontani dall’obiettivo europeo del 50% di riciclo e riutilizzo fissato al 2020. Nei progetti futuri si pianifica una sempre minore dipendenza dalle discariche e l’allargamento all’80% della popolazione toscana dei sistemi di raccolta domiciliare e di prossimità, al fine di promuovere la diffusione della tariffazione puntuale quale strumento di incentivazione alla raccolta differenziata e di equità contributiva.

Elefanti africani

Un rapporto scioccante del World Wildlife Fund (WWF) ha trovato che il 52% degli animali di tutto il mondo sono scomparsi in 40 anni

La metà degli animali del mondo sono scomparsi dal 1970 a causa di un'incontrollabile espansione umana.
Un rapporto del World Wildlife Fund (WWF) ha scoperto che le popolazioni di mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci sono diminuiti in media del 52% negli ultimi 40 anni.
E per le creature d'acqua dolce la situazione è ancora più tetra, con un crollo della popolazione di più di tre quarti rispetto allo stesso periodo.
Quasi l'intero declino è dovuto alle attività umane, attraverso la perdita di habitat, la deforestazione, i cambiamenti climatici, la pesca e la caccia.
Chiunque sia nato nel 1970, o prima, sarebbe vissuto in un mondo brulicante di animali rispetto alla vita di oggi.
In Gran Bretagna, la tortora è diminuita del 95%, mentre foche, rospi, scoiattoli rossi, falene, ghiri, ricci e lepri sono in diminuzione.
Il WWF ha detto che la relazione è stata una 'sveglia' e ha esortato la gente a ridurre i consumi.
"E' certamente molto preoccupante", ha dichiarato Mike Barrett, direttore di Scienza e Politica presso il WWF, "E se si svolge al ritmo attuale, si continueranno a perdere ancora più animali.
"La gente in Gran Bretagna ha bisogno di rendersi conto che non sono solo loro che incidono sul proprio paese. L'impronta delle società occidentali è visibile in ogni altra parte del mondo.
"Ma noi non siamo disperati, perché siamo in grado di dire perché stiamo perdendo questi animali; stiamo assistendo a una perdita dei loro habitat. Sappiamo qual'è il problema e siamo perfettamente in grado di sistemarlo.
"Abbiamo bisogno di un accordo politico globale sul clima e di politiche che tengano conto del capitale naturale. E dobbiamo cominciare a pensare ai nostri consumi."
Living Planet Report del WWF ha esaminato 10.380 popolazioni di 3.038 specie di tutto il mondo.
La situazione è peggiore nei paesi a basso reddito, dove le popolazioni della fauna selvatica sono diminuite del 58% in media tra il 1970 e il 2010. L'America Latina ha il più grande declino, con l'83% degli animali persi in 40 anni.
Esempi di fauna selvatica che soffrono il grave crollo della popolazione includono gli elefanti della foresta in Africa, che si trovano ad affrontare la perdita di habitat e il bracconaggio per l'avorio e potrebbero estinguersi entro la nostra vita, e le tartarughe marine, che hanno visto un 80% di calo nei numeri.


Elefanti

Gli uccelli del Regno Unito sono stati duramente colpiti dal degrado dell'habitat, con i maggiori cali in specie come strillozzi e starne. Tuttavia ci sono notizie migliori per il nibbio reale e lontre, che hanno aumentano la loro popolazione grazie agli sforzi di conservazione, dicono gli esperti.
Il Living Planet Report ha anche avvertito che le attività umana stanno superando le risorse che la Terra può fornire: deforestazione fuori controllo,  pesca eccessiva, aumento dell'emizzione di anidride carbonica rispetto a quella che il pianeta può assorbire, stanno portando a cambiamenti climatici.
Si stima la Terra dovrebbe essere di 1,5 volte più grande per assorbire i danni causati dall'uomo.

tigre


Il professor Ken Norris, direttore scientifico della Zoological Society di Londra, che aggiorna il database delle specie, ha dichiarato: "La perdita di biodiversità e i danni agli ecosistemi stessi che sono essenziali per la nostra esistenza è allarmante.
"Questo danno non è inevitabile, ma è una conseguenza del modo in cui scegliamo di vivere. Sebbene il rapporto mostra che la situazione è critica, c'è ancora speranza. Per proteggere la natura c'è bisogno di un'azione mirata di conservazione, la volontà politica e il sostegno da parte delle imprese.
"Abbiamo bisogno di spiegare al pubblico che quello che fa è la causa diretta di ciò che stiamo vedendo.
"C'è un enorme differenza tra andare al supermercato e mettere il carburante per l'auto e le statistiche globali di cui stiamo parlando qui.."
La relazione invita i consumatori a cambiare le abitudini di shopping e di acquistare solo prodotti sostenibili come il pesce con certificazione Marine Stewardship Council (MSC) e legname con certificazione Forest Stewardship Council (FSC).


Il WWF consiglia anche l'abbandono dell'auto in favore del trasporto pubblico, l'aumento del riciclaggio e la riduzione del consumo di carne e latticini per ridurre la quantità di terra da disboscare in favore dell'agricoltura.
Sono necessarie anche l'espansione delle aree protette, l'aumento di produzione di energia rinnovabile, la deviazione di investimenti da attività dannose a modelli di consumo più sostenibili - tanto più necessario in quanto la popolazione umana cresce.
David Nussbaum, direttore generale del WWF nel Regno Unito, ha detto: "La scala di distruzione evidenziata in questo rapporto dovrebbe essere un campanello d'allarme per tutti noi.
"Noi tutti, i politici, le imprese e le persone, abbiamo un interesse e una responsabilità, agire per garantire protezione a tutto ciò che per noi ha valore: un futuro sano per le persone e la natura."
Il professor Jonathan Baillie, direttore dei programmi di conservazione a ZSL, ha detto che la gente dovrebbe pensare a tutto quello che fa, dal riciclaggio fino a mettere sotto pressione leader politici e industriali, incoraggiare le imprese sostenibili e avvicinare i propri figli alla natura.
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Ieri l’assessore regionale all’ambiente Anna Rita Bramerini e il presidente di Legambiente Toscana Fausto Ferruzza, hanno dunque premiato i comuni di: Calcinaia, Casciana T.-Lari, Castelfranco di Sotto, Crespina-Lorenzana, Firenze, Manciano, Palaia, Piombino, Reggello, Vicopisano. Lo stesso attestato è stato conferito all’azienda gestore dell’Ato Sud Sei Toscana.

 
Questo premio è per i 10 comuni virtuosi che si sono distinti  per l’acquisto di prodotti realizzati con le plastiche miste delle raccolte differenziate toscane (e riciclate in Toscana). E spiega ancora la Bramerini: «Premi come quello di oggi ci confermano che la strada intrapresa è giusta - ha dichiarato l'assessore regionale all'ambiente e energia Anna Rita Bramerini - Siamo soddisfatti del risultato che abbiamo ottenuto insieme a Revet e ci auguriamo che ciò funzioni da incentivo e da stimolo per tutti i Comuni toscani affinché investano un sempre maggiore impegno nella raccolta differenziata e al contempo nel riciclo effettivo dei materiali. Per questo la Regione è intervenuta con finanziamenti consistenti sia per promuovere le attività sia per supportare la gestione di impianti di trattamento destinati a questo fine. Solo nel 2013 in Toscana sono state selezionate e trattate150.000 tonnellate di multimateriale, cioè vetro, plastiche, acciaio, alluminio, poliaccoppiati come Tetra pak. Numeri significativi ma che ci auguriamo crescano ancora. La scommessa è tripla: ridurre la produzione di rifiuti, aumentare la raccolta differenziata e incentivare le filiere del riciclo, il che apre nuove opportunità di lavoro, un aspetto che ci sta molto a cuore nell'attuale situazione di crescente disoccupazione».
 
Dieci comuni toscani e un gestore del servizio integrato di gestione dei rifiuti hanno ricevuto oggi l’attestato di ente virtuoso, che Legambiente e Regione Toscana assegnano a chi ha dato un senso alle raccolte differenziate, ri-acquistando nel 2014 prodotti realizzati con il materiale riciclato delle raccolte differenziate toscane.
 
Dal 2011 infatti una parte dei proventi dell’ecotassa viene destinata dalla Regione Toscana a incentivare gli acquisti verdi ovvero i prodotti realizzati in materiale riciclato, in particolare con le plastiche eterogenee (vaschette, retine, shopper, piatti e bicchieri usa e getta…) delle raccolte differenziate regionali, altrimenti e altrove destinate al recupero energetico.
«E’ con piacere che anche quest’anno premiamo i comuni toscani più virtuosi in fatto di Acquisti Verdi e in riciclo della materia – dichiara Fausto Ferruzza, Presidente di Legambiente Toscana – Siamo profondamente convinti, infatti, che solo divulgando le immagini degli elementi di arredo dei nostri spazi pubblici, realizzati con la materia ricavata dal riciclo delle plastiche eterogenee della nostra differenziata, riusciamo a dare un senso e una coerenza a tutta una filiera, che ha e dovrebbe avere sempre di più una dimensione industriale. In questo senso, è stato davvero molto importante il ruolo catalizzatore della Regione Toscana, che ha fortemente e meritoriamente creduto negli incentivi sul GPP».
 
L’obiettivo del premio è quello di evidenziare che la raccolta differenziata e il riciclo non sono sinonimi: la raccolta differenziata infatti viene valorizzata se poi il materiale viene effettivamente riciclato e se questo materiale riciclato poi si trasforma in prodotti che qualcuno compra. Come nel caso degli arredi urbani acquistati dai comuni di Calcinaia, Firenze, Manciano, Piombino, Reggello, Vicopisano e dal gestore Sei Toscana. E come nel caso delle compostiere acquistate e distribuite ai propri cittadini dai comuni di Casciana Terme-Lari, Castelfranco di Sotto, Crespina-Lorenzana, Palaia.
 
«Il nuovo piano industriale di Revet è orientato al massimo riciclaggio diei materiali raccolti– ha detto il presidente di Revet Valerio Caramassi - e se per i metalli, i poliaccoppiati e il vetro il riciclo è sempre stato garantito, così come per le frazioni nobili delle plastiche (il PET delle bottiglie di acqua, l'HDPE dei flaconi dei prodotti igienizzanti), sono invece determinanti gli sforzi di ricerca e industriali fatti recentemente da Revet per arrivare ai Ri-prodotti in Toscana, che sono i nuovi manufatti o parti di prodotti realizzati dai partner Revet partendo dalle plastiche eterogenee, la frazione più difficile da riciclare, che infatti altrove continua ad essere destinata a recupero energetico o a smaltimento. Ringraziamo la Regione perché unica in Italia ha predisposto un sistema di incentivazione – ha concluso Caramassi – per far decollare la filiera del riciclo anche nei settori critici: con il riciclo è necessario operare in modo simile a come si è operato per le rinnovabili».
 
L’amministratore delegato di Quadrifoglio Livio Giannotti ha ricordato che le cinque aziende dell’ATO Toscana Centro (AER, ASM, CIS, Publiambiente e Quadrifoglio) nei primi 8 mesi dell’anno hanno inviato agli impianti di selezione e riciclo di Revet 16.966 tonnellate di imballaggi in plastica, con capofila Quadrifoglio che ha avviato agli impianti di Pontedera oltre 7800 tonnellate di imballaggi costituiti da polimeri riciclabili. «Il premio di oggi – ha detto Giannotti - che ha visto tra i protagonisti una città complessa come Firenze, deve stimolare tutte le amministrazioni del nostro ATO a fare di più nella pratica degli “acquisti verdi”, in questo caso con manufatti provenienti dai processi di selezione e riciclo delle plastiche eterogenee. Come gestori il nostro impegno è facilitare ai cittadini le operazioni di conferimento dei loro rifiuti differenziati e farlo ad un costo di servizio - e quindi di tariffa finale - che sia sostenibile, omogeneo, confrontabile».
 
Redazione Floraviva

Al Climate Summit del 23 Settembre, organizzato dalle Nazioni Unite, Peter Kendall Presidente WFO detta le linee guida per il futuro dell’agricoltura e della coltivazione da inserire in un progetto di sviluppo che coinvolga sistema alimentare e lotta alla povertà

 
Al Climate Summit, tenutosi il 23 settembre e coordinato dalle Nazioni Unite (United Nations) nella figura del segretario Generale Ban Ki-moon, Peter Kendall, Presidente dell’Organizzazione Mondiale degli Agricoltori (WFO), ha unito più di 120 Capi di Stato e Governo nella creazione di una volontà politica generale che passi dai coltivatori e  dall’agricoltura in un accordo universale e significativo sul clima nel 2015. L’azione dovrà dunque essere diretta verso la riduzione delle emissioni nell’atmosfera in modo da limitare l’impatto del cambiamento climatico sulle comunità agricole. “I coltivatori sono nella prima linea dell’agenda del cambiamento climatico. I coltivatori non sono soltanto direttamente interessati dall’impatto del cambiamento climatico, ma sono anche vitali nell’implementare le soluzioni di cui abbiamo bisogno per adattamento e mitigazione. I coltivatori, specialmente le donne, hanno un’interazione quotidiana con l’ambiente. Questi coltivatori sono la chiave guida nello sviluppo delle pratiche di agricoltura sostenibile che provvedono al cibo e ai materiali rinnovabili per supportare i mezzi di sussistenza. Noi dobbiamo riposizionare i coltivatori al centro del settore agricolo per diventare maggiormente flessibili verso i rischi climatici”, così ha chiarito Peter Kendall. Insomma, i coltivatori rappresentano oggi degli attori indipendenti alla guida del sistema alimentare, mantenendo attive le comunità rurali e proteggendo le risorse naturali mondiali. Un forte settore agricolo è ormai indispensabile per garantire una risposta concreta all’aumento di popolazione, continuando a garantire lo sviluppo della qualità nelle comunità rurali. Proprio per questo motivo Peter Kendall ha denunciato la scarsa considerazione riservata ai coltivatori all’interno dei dialoghi politici globali: “Agricoltura, clima, sicurezza del cibo, e riduzione della povertà sono intrinsecamente connesse. I coltivatori, soprattutto nello sviluppo dei paesi, necessitano del supporto dei centri di ricerca per diventare maggiormente flessibili nell’adattamento al cambiamento climatico, e nel garantire sempre più la resa delle colture. […] La comunità dei coltivatori WFO confida nell’innovazione quale base per lo sviluppo. Senza ricerca e innovazione, i coltivatori non potrebbero più produrre campi coltivati o cibo di alta qualità, o rafforzare lo sviluppo futuro nel mondo della coltivazione per giovani uomini e donne.” Un approccio innovativo che possa indirizzare l’agricoltura verso un maggior adattamento al cambiamento climatico è allora rappresentato da Climate-Smart Agricolture: pratiche agricole basate sull’uso di energie rinnovabili, al servizio di tutti i coltivatori e agricoltori, dalle piccole alle grandi produzioni.
 
Redazione Floraviva

Valutare tutte le misure che le istituzioni mettono in campo in caso di calamità, per evitare incertezza e diversità di trattamento nei singoli casi: è questo in sintesi il contenuto della lettera che il presidente della Regione Enrico Rossi ha inviato oggi al presidente del Consiglio Matteo Renzi.

 
Nel suo messaggio Rossi auspica che il governo approvi la richiesta di riconoscimento dello stato di emergenza nazionale avanzata dalla Toscana per l'evento meteorologico assolutamente eccezionale che ha colpito nei giorni scorsi Firenze e il suo territorio (la dichiarazione di emergenza regionale è stata già approvata il 22 settembre) ed avanza alcune proposte di carattere più generale.
 
"L'evento del 19 e 20 settembre - scrive Rossi - ripropone con urgenza la necessità di valutare le misure che le istituzioni sono in grado di attivare a seguito di un evento calamitoso, sia per ripristinare gli edifici o infrastrutture pubbliche, sia per dare una risposta alla collettività colpita dall'evento. Gli attuali strumenti normativi non consentono infatti se non interventi minimali e necessitano pertanto di un adeguamento reso ancora più urgente dall'attuale contesto economico-finanziario che grava su cittadini ed amministrazioni. Sulla base delle esperienze che come Toscana abbiamo già avuto modo di sperimentare in contesti emergenziali pregressi, sottopongo ad una tua valutazione alcune proposte che consentirebbero, ove inserite nel contesto normativo attuale, di migliorare la complessiva risposta del "sistema di protezione civile" così valido ed apprezzato durante la fase del soccorso, ma sicuramente non del tutto soddisfacente nelle successive fasi di ricostruzione e ripristino". "In primo luogo sottopongo alla tua attenzione la situazione creatasi a seguito delle modifiche da ultimo apportate alla legge di protezione civile (L. 225/1992). L'attuale quadro normativo assegna al commissario delegato, nominato a seguito della dichiarazione dello stato di emergenza nazionale, il compito di effettuare la ricognizione del fabbisogno per il patrimonio pubblico, privato e delle attività produttive (escluse quelle agricole): tale fabbisogno viene trasmesso al Dipartimento Protezione Civile; eventuali risorse per il ripristino del patrimonio pubblico e privato, - al di fuori di quelle assai limitate finalizzate a coprire le prime spese di soccorso e di somma urgenza, che vengono stanziate a seguito della deliberazione dello stato di emergenza - possono essere assegnate solo con specifica legge statale successiva alla ricognizione del commissario. Per queste attività quindi, il commissario può finanziare interventi solo in un secondo momento rispetto al verificarsi dell'emergenza, sulla base di apposita legge e con l'assegnazione di specifiche ulteriori risorse".
 
"Tale quadro normativo evidenzia alcune carenze importanti: 1) il ripristino delle strutture/infrastrutture pubbliche danneggiate; 2) il sostegno ai cittadini per i danni subiti a seguito dell'evento. Per quanto riguarda il primo aspetto, si tratterebbe di ampliare l'ambito di operatività del commissario delegato, accompagnandolo da un adeguato stanziamento finanziario per la realizzazione degli interventi di ripristino del patrimonio pubblico (edifici e infrastrutture). A tal fine sarebbe necessaria la creazione di un fondo dedicato nel bilancio statale, con una disponibilità che viene determinata di anno in anno. Per quanto riguarda invece i privati e le attività produttive, occorre fare una valutazione più ampia. Il sistema attuale di ricognizione del fabbisogno e di eventuale successiva assegnazione di risorse, ha una prima criticità evidente: la realizzazione estremamente dilatata nel tempo. Ciò ovviamente impedisce di concretizzare un intervento a sostegno del privato o dell'impresa che sia di effettiva utilità per il danneggiato, che si vede costretto ad attivarsi autonomamente per ripristinare il danno alla propria abitazione o impresa, senza avere certezze sui tempi e le modalità del contributo statale". "La seconda criticità è conseguenza diretta del meccanismo stesso della contribuzione di protezione civile: i contributi sono erogabili solo su rendicontazione delle spese sostenute e questo costringe il privato ad anticipare in proprio. Ciò finisce per scoraggiare i cittadini più danneggiati, che sono di solito anche i meno abbienti, impedendo loro di poter usufruire di un contributo soltanto per mancanza di capacità di spesa. La terza e non meno importante criticità è data proprio dalla già accennata ipoteticità del contributo: a fronte della ricognizione del fabbisogno come effettuata dal Commissario delegato, non ci sono certezze sulla successiva assegnazione di risorse per attivare le procedure di contributo". "Sulla base di questi elementi, oltre che del mutato quadro delle risorse pubbliche disponibili, sarebbe certamente più efficace per il cittadino un meccanismo predefinito e certo negli importi e nei tempi, quale quello che potrebbe essere realizzato mediante la sottoscrizione di polizze assicurative obbligatorie per coloro che hanno l'abitazione o l'impresa in una zona ad elevato rischio, idrogeologico o sismico. Argomento questo già dibattuto in passato e poi accantonato. Per agevolare il cittadino che deve affrontare la spesa della copertura assicurativa obbligatoria dovrebbe essere prevista la deducibilità/detraibilità a livello fiscale in percentuali diversificate a seconda del livello di rischio del territorio di residenza, in modo da coinvolgere anche coloro che non hanno l'abitazione o l'impresa in una zona a rischio".
 
"In ultimo pongo alla tua attenzione una considerazione di carattere generale, legata all'incidenza delle risorse occorrenti per gli interventi a seguito di calamità naturali rispetto ai limiti derivanti dal Patto di Stabilità. Ove si accettasse una più ampia idea di intervento di protezione civile, comprendente non solo il soccorso e la somma urgenza, ma anche il ripristino e la mitigazione del rischio, occorrerebbe modificare l'attuale normativa in materia di Patto di stabilità per poter impiegare nel modo migliore le risorse assegnate e garantirne l'immediata spendibilità. In sintesi, tutte le risorse, e non solo quelle statali, dovrebbero essere oggetto di esclusione dal Patto sia per gli enti locali che per le regioni. Solo in tal modo - conclude il presidente Rossi - si potrebbe assicurare una maggiore capacità di spesa da parte degli enti regionali e locali così da garantire che i fondi assegnati siano effettivamente spesi nei programmi di ripristino infrastrutturale e di difesa del suolo".
 
 
Redazione Floraviva