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Olio Salov

La recente acquisizione del Gruppo Oleario Toscano Salov da parte di uno dei più grandi gruppi alimentari cinesi è l'ennesimo segnale della progressiva perdita di controllo dell'Italia del suo settore agroalimentare, che però la rappresenta in tutto il mondo

La Cia-Confederazione Italiana Agricoltori- commenta negativamente la notizia dell'accordo per l'acquisizione del pacchetto di maggioranza del Gruppo Oleario Toscano Salov, proprietario dei marchi Sagra e Filippo Berio, da parte di una sussidiaria di Bright Food, uno dei più grandi gruppi alimentari cinesi per dimensioni. Una storia che conosciamo bene purtroppo, da Bertolli a Sasso, da Garofalo a Gancia, da Parmalat a Pernigotti, da Buitoni a Galbani: sono anni che assistiamo all'acquisto dei nostri marchi d'eccellenza da numerose compagnie straniere, spagnole, francesi, e ora anche russe e cinesi. Poiché il settore agroalimentare potrebbe rivelarsi strategico per la ripresa economica e del Paese, osserva acutamente Cia, andrebbe tutelato maggiormente, non in una direzione di un ferreo protezionismo, ma verso un'azione concreta che non lasci indisturbati i "conquistatori stranieri". Il punto è che non si può abbandonare un settore così identificativo e remunerativo per l'Italia, Cia richiede allora l'adozione di una regolamentazione più ferrea: urgono interventi seri e concreti che pongano un limite a questa escalation straniera. Per comprendere cosa stiamo perdendo basti pensare che il comparto agroalimentare rappresenta il 17% del Pil, fatturando oltre 250 miliardi di euro l'anno e trainando l'export nazionale con circa 34 miliardi di vendite all'estero.
 

studenti

Pescia chiede investimenti per edilizia scolastica e realizzazione di un progetto che vada ad inserire i giovani nel mondo del lavoro, partendo dalla scuola. Così l’assessore regionale a Scuola, Formazione, Ricerca e Università, Emmanuele Bobbio, ha incontrato stamani gli alunni delle classi quinte degli Istituti Superiori di Pescia per parlare con loro, assieme al Sindaco Oreste Giurlani e all’assessore Elisa Romoli

Il Sindaco di Pescia, Oreste Giurlani, ha condotto l’assessore Bobbio in visita al plesso scolastico di Valchiusa per mostrare alla Regione Toscana l’urgenza per il Comune di investimenti per adeguamenti strutturali e per l’abbattimento delle barriere architettoniche. Sono infatti due le linee guida dell’incontro fra Giurlani e Bobbio: la richiesta di finanziamenti per portare avanti quattro progetti di adeguamento delle scuole, sia per quanto concerne l’edilizia che per la possibilità di usufruire di strumenti informatici e innovativi per tutti i giovani; e il collegamento fra scuola e lavoro, che vedrà così a Pescia il primo esempio regionale di una connessione fra formazione e professione a livello locale. “La presenza dell’assessore Bobbio conferma la Valdinievole quale zona speciale per il mondo della scuola e per il collegamento di questa con il lavoro. Pescia sarà poi un ulteriore punto di riferimento per le famiglie anche grazie alla scelta regionale di farne la Città dell’Infanzia”, così commenta Giurlani l’importanza dell’incontro di stamattina. L’assessore regionale, infatti, ribadisce subito la rilevanza di finanziare i progetti proposti e di incrementare qualitativamente l’offerta formativa per andare a incidere su tutto il territorio. Sarà fornito più materiale didattico alle scuole e verranno finanziati i sostegni alla disabilità. Bobbio, a tal proposito, ha ricordato anche la concertazione con Uncem e Giurlani di un progetto, diretto alle scuole di montagna, con strumentazione tecnologica innovativa e una didattica di qualità. Proprio per non lasciare sole nemmeno le scuole più in difficoltà la scelta di seguire i giovani in modo più appropriato porterà sicuramente ottimi risultati a livello territoriale, e non solo per le scuole stesse, come ci ha ricordato Bobbio.
 

depuratore

Un accordo di porgramma tra Regione, Ministero dell'Ambiente e Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica porterà in Toscana 8 milioni e 600mila euro per velocizzare gli interventi prioritari e rilevanti in materia di depurazione.
Le opere saranno a vantaggio di centri urbani che potrebbero essere oggetto di procedure di infrazione da parte dell'Unione Europea.

Lo schema di accordo approvato oggi in giunta prevede di dare impulso a 10 interventi per una somma complessiva di investimenti pari a circa 40 milioni di euro.
I 10 interventi fanno parte dei 56 previsti per dare soluzione a tutte le situazioni ancora presenti in Toscana di difformità dalla Direttiva europea 91/271, il cui costo assomma a complessivi 120 milioni di euro, finanziamenti in parte statali, in parte regionali, in parte provenienti da tariffa ma già tutti programmati.

"Due sono i punti importanti di questo accordo - ha detto l'assessore regionale all'ambiente e all'energia Anna Rita Bramerini - il primo, la possibilità di dare ulteriore impulso a opere urgenti in modo da non incorrere nelle sanzioni europee. L'altro, l'arrivo di 8 milioni e 600mila che non graveranno sulle tariffe, andrà a vantaggio dell'ambiente. La Regione da parte sua con questo accordo si impegna a mettere in campo una stretta opera di monitoraggio e controllo sull'andamento dei lavori in modo che vengano rispettate scadenze e consegne".

I 10 interventi
Il più oneroso è l'adeguamento Impianto di depurazione liquami della Centrale di Pistoia che ha già il progetto definitivo (costo totale 8 milioni 650 mila euro). Poi il depuratore di Arcidosso, con già progetto esecutivo (6 milioni e 800mila il costo totale); il depuratore di Manciano, con progetto definitivo (costo totale 4 milioni e 300mila euro), il depuratore sul Rio Chitarrino a Barga, con progetto preliminare (3 milioni e 966mila euro il costo totale), a Cascina il completamento delle fognature, con progetto preliminare (costo totale 3 milioni e 350mila euro). Per la depurazione di Portoferraio è prevista la realizzazione del primo lotto della fognatura Schiopparello, con progetto definitivo (costo 2 milioni e 100mila); il primo stralcio dei collettori fognari verso il depuratore Molin Nuovo a Foiano della Chiana, con progetto definitivo (costo totale 917mila euro) e il completamento dei collettori fognari di Ponte a Poppi (Ar) con progetto definitivo (494mila euro il costo totale).
 

raccolta differenziata

La raccolta differenziata in Toscana registra un incremento e sale al 45,53%, ma c’è ancora molto da fare. L'assessore Regionale Rita Bramerini dichiara: “L’obiettivo vero è e deve essere sempre di più quello di far tornare a nuova vita la materia che viene raccolta in modo differenziato cosicché i cittadini possano vedere concretamente gli oggetti prodotti dal loro impegno”.

Diventa sempre più decisivo puntare su una raccolta di qualità, finalizzata al riciclo e al recupero di materia efficiente. Quarantasei comuni toscani virtuosi sono allora riusciti a superare l’obiettivo del 65% di raccolta differenziata, fra questi, alcuni hanno addirittura superato il 90%
 
Queste le quattordici eccellenze toscane: Capraia e Limite (94,66 %), Castelfiorentino (90,53%), Cerreto Guidi (94,31%), Certaldo (93,26%), Empoli (94,26%), Fucecchio (95,32%), Gambassi Terme (99,30%), Lamporecchio (97,27%), Larciano (98,57%), Monsummano Teme (94,71%), Montaione (93,99%), Montelupo Fiorentino (93,52%), Serravalle Pistoiese (96,69%), Vinci (91,68%). In Toscana, rispetto al 2012, si registra per il 2013 una diminuzione di 18 kg per abitante nella produzione di rifiuti urbani. L’assessore regionale all’ambiente e all’energia, Anna Rita Bramerini, commenta soddisfatta questi dati, ma ribadisce la volontà di migliorare perché ancora lontani dall’obiettivo europeo del 50% di riciclo e riutilizzo fissato al 2020. Nei progetti futuri si pianifica una sempre minore dipendenza dalle discariche e l’allargamento all’80% della popolazione toscana dei sistemi di raccolta domiciliare e di prossimità, al fine di promuovere la diffusione della tariffazione puntuale quale strumento di incentivazione alla raccolta differenziata e di equità contributiva.

Elefanti africani

Un rapporto scioccante del World Wildlife Fund (WWF) ha trovato che il 52% degli animali di tutto il mondo sono scomparsi in 40 anni

La metà degli animali del mondo sono scomparsi dal 1970 a causa di un'incontrollabile espansione umana.
Un rapporto del World Wildlife Fund (WWF) ha scoperto che le popolazioni di mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci sono diminuiti in media del 52% negli ultimi 40 anni.
E per le creature d'acqua dolce la situazione è ancora più tetra, con un crollo della popolazione di più di tre quarti rispetto allo stesso periodo.
Quasi l'intero declino è dovuto alle attività umane, attraverso la perdita di habitat, la deforestazione, i cambiamenti climatici, la pesca e la caccia.
Chiunque sia nato nel 1970, o prima, sarebbe vissuto in un mondo brulicante di animali rispetto alla vita di oggi.
In Gran Bretagna, la tortora è diminuita del 95%, mentre foche, rospi, scoiattoli rossi, falene, ghiri, ricci e lepri sono in diminuzione.
Il WWF ha detto che la relazione è stata una 'sveglia' e ha esortato la gente a ridurre i consumi.
"E' certamente molto preoccupante", ha dichiarato Mike Barrett, direttore di Scienza e Politica presso il WWF, "E se si svolge al ritmo attuale, si continueranno a perdere ancora più animali.
"La gente in Gran Bretagna ha bisogno di rendersi conto che non sono solo loro che incidono sul proprio paese. L'impronta delle società occidentali è visibile in ogni altra parte del mondo.
"Ma noi non siamo disperati, perché siamo in grado di dire perché stiamo perdendo questi animali; stiamo assistendo a una perdita dei loro habitat. Sappiamo qual'è il problema e siamo perfettamente in grado di sistemarlo.
"Abbiamo bisogno di un accordo politico globale sul clima e di politiche che tengano conto del capitale naturale. E dobbiamo cominciare a pensare ai nostri consumi."
Living Planet Report del WWF ha esaminato 10.380 popolazioni di 3.038 specie di tutto il mondo.
La situazione è peggiore nei paesi a basso reddito, dove le popolazioni della fauna selvatica sono diminuite del 58% in media tra il 1970 e il 2010. L'America Latina ha il più grande declino, con l'83% degli animali persi in 40 anni.
Esempi di fauna selvatica che soffrono il grave crollo della popolazione includono gli elefanti della foresta in Africa, che si trovano ad affrontare la perdita di habitat e il bracconaggio per l'avorio e potrebbero estinguersi entro la nostra vita, e le tartarughe marine, che hanno visto un 80% di calo nei numeri.


Elefanti

Gli uccelli del Regno Unito sono stati duramente colpiti dal degrado dell'habitat, con i maggiori cali in specie come strillozzi e starne. Tuttavia ci sono notizie migliori per il nibbio reale e lontre, che hanno aumentano la loro popolazione grazie agli sforzi di conservazione, dicono gli esperti.
Il Living Planet Report ha anche avvertito che le attività umana stanno superando le risorse che la Terra può fornire: deforestazione fuori controllo,  pesca eccessiva, aumento dell'emizzione di anidride carbonica rispetto a quella che il pianeta può assorbire, stanno portando a cambiamenti climatici.
Si stima la Terra dovrebbe essere di 1,5 volte più grande per assorbire i danni causati dall'uomo.

tigre


Il professor Ken Norris, direttore scientifico della Zoological Society di Londra, che aggiorna il database delle specie, ha dichiarato: "La perdita di biodiversità e i danni agli ecosistemi stessi che sono essenziali per la nostra esistenza è allarmante.
"Questo danno non è inevitabile, ma è una conseguenza del modo in cui scegliamo di vivere. Sebbene il rapporto mostra che la situazione è critica, c'è ancora speranza. Per proteggere la natura c'è bisogno di un'azione mirata di conservazione, la volontà politica e il sostegno da parte delle imprese.
"Abbiamo bisogno di spiegare al pubblico che quello che fa è la causa diretta di ciò che stiamo vedendo.
"C'è un enorme differenza tra andare al supermercato e mettere il carburante per l'auto e le statistiche globali di cui stiamo parlando qui.."
La relazione invita i consumatori a cambiare le abitudini di shopping e di acquistare solo prodotti sostenibili come il pesce con certificazione Marine Stewardship Council (MSC) e legname con certificazione Forest Stewardship Council (FSC).


Il WWF consiglia anche l'abbandono dell'auto in favore del trasporto pubblico, l'aumento del riciclaggio e la riduzione del consumo di carne e latticini per ridurre la quantità di terra da disboscare in favore dell'agricoltura.
Sono necessarie anche l'espansione delle aree protette, l'aumento di produzione di energia rinnovabile, la deviazione di investimenti da attività dannose a modelli di consumo più sostenibili - tanto più necessario in quanto la popolazione umana cresce.
David Nussbaum, direttore generale del WWF nel Regno Unito, ha detto: "La scala di distruzione evidenziata in questo rapporto dovrebbe essere un campanello d'allarme per tutti noi.
"Noi tutti, i politici, le imprese e le persone, abbiamo un interesse e una responsabilità, agire per garantire protezione a tutto ciò che per noi ha valore: un futuro sano per le persone e la natura."
Il professor Jonathan Baillie, direttore dei programmi di conservazione a ZSL, ha detto che la gente dovrebbe pensare a tutto quello che fa, dal riciclaggio fino a mettere sotto pressione leader politici e industriali, incoraggiare le imprese sostenibili e avvicinare i propri figli alla natura.
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