Notizie

All’apertura della kermesse sul mondo rurale toscano alle Cascine di Firenze, promossa dalla Regione pensando quest’anno anche all’Expo 2015, il presidente Rossi e l’assessore all’agricoltura Salvadori hanno sostenuto la centralità di un modello di agricoltura capace di crescere senza danneggiare l’ambiente e Rossi ha ricordato l’esplosione del numero dei giovani che studiano materie agrarie. Sul piano del paesaggio, Salvadori sposa “le scelte delle imprese agricole, perché fatte nel rispetto assoluto delle leggi e di tutta la tutela ambientale”, mentre Rossi ha ribadito la necessità del piano in relazione anche agli indirizzi e finanziamenti della Ue e ha ribattuto alle caricature circolate nei giorni scorsi, ma si è dimostrato aperto alle modifiche proposte dagli agricoltori (a differenza di certe richieste provenienti dalle cave di marmo). 

 
Sotto il segno dello slogan “coltivare la memoria, nutrire il futuro” si è aperta oggi a Firenze, nel parco delle Cascine, la quarta edizione di Expo Rurale Toscana. Una grande manifestazione che per quattro giorni, da oggi a domenica, trasforma le Cascine in uno spaccato del mondo rurale toscano, quella campagna che ci è tanto invidiata in tutto il mondo. Non solo per la bellezza del paesaggio, ma anche per lo stile di vita ad essa associato: il “buon vivere”, con al centro il buon mangiare e il buon bere che sono il frutto di filiere agroalimentari basate sulla qualità, a cui la Regione Toscana ha affidato il ruolo di tratto identitario regionale all’Expo 2015 di Milano.  
Nelle quattro giornate il parco sarà teatro di animazioni dal vivo, di esposizioni e vendite di prodotti locali, di aree dedicate a Dop e Igp, corsi, degustazioni, laboratori e incontri. Su 65mila metri quadrati di superficie, agricoltori, allevatori, vignaioli, pescatori, artigiani, cuochi e tutti gli amanti della campagna saranno i protagonisti. Dieci le filiere rappresentate: vitivinicoltura, olivicoltura, cerealicoltura, florovivaismo, zootecnia, caccia, pesca e acquacoltura, foresta e legno, multifunzionalità, volti e tradizioni. Per un totale di 170 laboratori, 65 degustazioni, 104 tra seminari, lezioni e conferenze, 85 esibizioni e spettacoli. Gli espositori sono  230, dei quali 160 produttori del mercato contadino.
«Questa è una bellissima occasione – ha dichiarato l’assessore all’agricoltura Gianni Salvadori aprendo la manifestazione - non solo perché siamo alla quarta edizione di Expo Rurale e la ruralità torna protagonista in questo splendido parco di Firenze, ma perché da qui vogliamo lanciare un messaggio forte: che l'agricoltura è un nuovo motore di crescita, di sviluppo sostenibile», in grado di tener conto «dell’ambiente, del paesaggio e di tutto quanto consente di continuare a portare la Toscana nel mondo».
«Vogliamo – ha proseguito Salvadori - continuare a portare la Toscana nel mondo, vogliamo lanciare un nuovo umanesimo, che parla di rispetto, della natura ma anche della persona umana, con l'esercizio della responsabilità che gli agricoltori praticano in maniera diretta. L'agricoltura non è più marginale – ha ribadito – lo è stata per molto tempo, ma oggi non lo è più, sia come conseguenza della crisi, sia per la consapevolezza che nel mondo ci saranno 9 miliardi di persone da sfamare».
Sollecitato sui rapporti fra turismo sostenibile e agricoltura, Salvadori ha sottolineato che «oltre il 30 per cento dei visitatori vengono in Toscana per ragioni enogastronomiche, altri vengono per visitare i luoghi bellissimi che abbiamo: noi dobbiamo avere la forza di lanciare questa idea del buon vivere, che somma una pluralità di fattori (e ne parleremo in funzione di Expo 2015) che vedono sempre l’agricoltura al centro; ma insieme ai beni culturali, alla grande storia che abbiamo, all’ambiente, al paesaggio. Insomma in fondo dobbiamo lanciare un’idea di felicità. La Toscana può essere attraente anche per questo».
E a domanda dei giornalisti sulle polemiche fra agricoltori e assessore alla pianificazione territoriale Anna Marson intorno al suo piano del paesaggio, Salvadori ha detto: «ho risposto il 26 agosto in maniera inequivocabile: l’assessore all’agricoltura sposa in pieno le scelte delle imprese, perché fatte nel rispetto assoluto delle leggi e di tutta la tutela ambientale. Credo che però oggi non sia più l’occasione delle polemiche. La settimana prossima, come è stato annunciato, faremo un incontro e io lavorerò per risolvere, come sempre, le questioni. Per il bene della Toscana, non di un assessore o dell’altro. Noi alla fine dobbiamo avere in mente una sola cosa: crescita, sviluppo e bene della Toscana o delle Toscane, perché se non facciamo questo la politica non svolge bene il proprio mestiere».
E quali sono i punti del piano del paesaggio che gli agricoltori riusciranno a cambiare? «Ne parleranno i rappresentanti del mondo agricolo, più che gli assessori. Poi chiaramente diremo la nostra, ma sarà il mondo agricolo a dirci quali sono i cambiamenti che sono maturi all’interno del loro dibattito. E su quello discuteremo serenamente e tenteremo di fare le sintesi politiche adeguatamente».
Sulla stessa linea d’onda il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, che ha esordito sottolineando che «l’agricoltura è per la Regione Toscana un settore fondamentale» e dicendosi fiducioso sulla partecipazione all’Expo 2015: «Io credo che siamo pronti. C’è stato un grosso lavoro da parte dell’assessorato, delle associazioni di categoria e delle camere di commercio. Come ha detto anche il sindaco di Firenze Nardella, il problema è andare a Milano per riportare poi persone in Toscana. Non solo per venire a visitarci, ma anche per verificare cosa è dal vivo la capacità di questa regione di conciliare agricoltura, paesaggio, buon vivere, buona alimentazione, qualità dei prodotti e lavoro».
Enrico Rossi ha poi dichiarato che «la cifra vera dell’Expo di quest’anno è rappresentata da una notizia bellissima per il futuro della regione, alla quale abbiamo lavorato anche noi con i bandi per i giovani e con la banca della terra: c’è un’esplosione della domanda di formazione da parte dei giovani nel settore agricoltura, sia di carattere universitario che negli istituti tecnici. Noi abbiamo il compito, il dovere, morale prima ancora che politico ed economico, di garantire a questi giovani di diventare imprenditori agricoli per il bene della Regione Toscana, perché abbiano un lavoro, perché possano produrre ricchezza e coltivare l’identità di questa regione che nasce dal lavoro agricolo».
Riguardo invece alla querelle sul piano del paesaggio e all’imminente incontro con gli agricoltori, Rossi si è dilungato con più dovizia di spiegazioni: «facciamo un incontro e l’esposizione del piano del paesaggio apposta perché si facciano le osservazioni, noi pensiamo che non sarà difficile trovare un punto di incontro seduti insieme. Poi comunque è giusto far sapere che i compiti di regolazione spettano alla Regione e che i finanziamenti a livello europeo sono aumentati, e ne abbiamo portati a casa anche in funzione della tutela del paesaggio e della riduzione dei cambiamenti climatici. Ma non sarà di questo che litigheremo. Per altre vicende, però, siamo intenzionati anche a tenere un po’ il punto. Penso alle Apuane, dove il taglio delle creste e delle vette secondo noi non deve esser fatto perché c’è la legge Galasso». 
A ulteriore domanda di un giornalista, Rossi ha risposto che non è vero che il piano sia di 3 mila pagine. «C’è una prima parte – ha spiegato - che traduce i vincoli ministeriali e quindi chiarisce ad esempio le edizioni letterarie con cui D’Annunzio quando vide la pineta di Viareggio scrisse la poesia “La pioggia del pineto” e poi con una lettera al ministero vincolarono la tenuta della pineta di Viareggio. E così tante altre situazioni. Questo rappresenta il 17% del territorio della Toscana, che nel rapporto con il ministero è stato chiarito, perimetrato e tradotto da un linguaggio poetico in un linguaggio tecnico che toglie discrezionalità alle sovrintendenze e dà certezze agli operatori su qualcosa come il 17% del territorio della Toscana, che non è poco». 
«Poi – ha continuato Rossi - c’è l’applicazione della legge Galasso, è il secondo capitolo, che riguarda i boschi con il vincolo, che noi abbiamo ridotto sia riutilizzando le vecchie aree protette della legge Bartolini e sia adesso stabilendo di ritornare alla perimetrazione dei boschi precedente all’abbandono dell’agricoltura, dando la possibilità di riutilizzare 250 mila ettari del territorio toscano (che è tanta roba) che sono invasi da arbusteti e che potranno, se si vorrà, tornare all’agricoltura. Poi c’è una terza parte che riguarda l’analisi dei 20 bacini, non è una parte ordinativa, è una parte fatta di indirizzi. Su questa si sono appuntate alcune critiche, noi siamo ben disposti a rivederle. E così, se ci sono anche obiezioni o proposte di modifica sulla prima o sulla seconda parte, ben vengano e le discuteremo».
«Quello che non ci può essere chiesto – ha però aggiunto - è di non fare il piano del paesaggio, perché lo si deve fare per legge. Perché poi sapete come succede: il paesaggio va distrutto, poi ci sarà qualcuno che tra un po’ dirà: “eh, non hanno fatto il piano del paesaggio, la politica ecc. ecc.”. Noi pensiamo che in Toscana paesaggio, lavoro e ambiente si debbano tenere insieme perché questa è la nostra forza e la nostra ricchezza. Mi pare che una parte del mondo agricolo sa bene che se noi andiamo ad assomigliare alla Catalogna oppure, se si vuole, anche al Piemonte, i prodotti agricoli perdono il loro valore, la loro verità. Sono tali perché stanno inseriti in un determinato contesto.
Questo non significa che si debba ritornare alla mezzadria. Ecco, siccome io la conosco e sono di provenienza agricola e so di cosa si tratta, non voglio tornare alla mezzadria. Ne parleremo serenamente. Bisogna abbassare i toni. Persino Anna Marson si è dichiarata disponibile a rivedere alcune enunciazioni. Faremo senz’altro una cosa bellissima e unica».
«Un imprenditore di Santa Croce – ha concluso Rossi - mi ha detto così a proposito delle concerie: se non si fosse fatta la battaglia per imporre i depuratori, non ci sarebbe stata quella riqualificazione che consente ora di produrre la pelle più bella, più fine e più delicata e più costosa nel mondo. Allora, la Toscana può competere sulla qualità, lo sanno bene gli imprenditori e penso che se la regione prova a difendere un bellissimo patrimonio paesaggistico come quello che abbiamo finiremo per difendere meglio anche l’agricoltura. Se la nostra agricoltura assomiglia a quella di Montevideo, io temo che alla lunga anche i nostri prodotti perderanno la loro forza. Ciò detto, sono un uomo che ha una formazione politico-amministrativa e si sapranno raggiungere i punti di incontro. Non vogliamo danneggiare assolutamente nessuno. Anzi, come dicevo, ci sono notizie confortanti su questo punto e bisogna preparare una nuova generazione all’ingresso nel lavoro in agricoltura. Questa mi pare la notizia più bella tanti giovani intendono ritornare all’agricoltura in Toscana. E’ una notizia che per chi come me dalla terra viene, dal Padule di Bientina, la zona di bonifica leopoldina, accoglie molto volentieri e rappresenta anche una svolta sulle idee di sviluppo».
 
 
Dati sul settore agricolo toscano
 
Secondo il rapporto Irpet 2013 il sistema rurale della Toscana ha assunto negli ultimi anni un ruolo nuovo: da elemento "residuale" del sistema economico regionale si è trasformato in uno dei motori di sviluppo più solidi. Le risorse vincenti sono state quelle del territorio, sia naturali che professionali, e l'immagine del suo paesaggio costruito con il lavoro dell'uomo, che ha un grande valore sul mercato internazionale.
Sono circa 260 le imprese d'eccellenza nel settore agroalimentare, caratterizzate da un forte processo di espansione pur in periodo di crisi, alle quali si possono aggiungere numerose piccole imprese che stanno intraprendendo percorsi di sviluppo innovativi (per esempio nella filiera corta, nei servizi connessi all'agricoltura ed altro ancora).
Le esportazioni dei prodotti agricoli e agroalimentari toscani nel 2013 hanno superato la soglia dei 2 miliardi di euro, migliorando rispetto al  2012 e facendo incrementare il surplus positivo della bilancia agroalimentare della Toscana (+121 milioni di euro) che in passato segnava regolarmente segno negativo.
Tra i prodotti più affermati troviamo: il vino, con 770 milioni di esportazioni nel 2013, l'olio (543), piante (216), prodotti da forno (141).
Il valore aggiunto del settore primario è rimasto stabile (1.836 milioni di euro a prezzi correnti). 
La Toscana ospita un terzo delle presenze agrituristiche italiane, con oltre 3 milioni di presenze di turisti.
Il 5% circa della superficie agricola è interessato da produzioni biologiche, mentre le produzioni con denominazione di origine interessano circa il 10% del totale, con un aumento delle aziende interessate di circa 5.000 unità. Queste aziende rappresentano il 9% delle imprese italiane con denominazione di origine e circa il 20% del totale delle aziende agricole toscane, pari a 14.700 unità.
Attraverso il Programma di Sviluppo Rurale vigente sono state finanziate fino ad oggi circa 15.500 imprese al fine di promuovere processi di ristrutturazione e di miglioramento produttivo e ad oggi sono stati finanziati ben 1157 giovani toscani che si sono insediati per la prima volta in aziende agricole, facendone una scelta di vita.
 
Redazione Floraviva

Mario Carlesi

"Si vuole educare alla bellezza e alla sostenibilità economico-ambientale chi ha inventato il paesaggio toscano". Mario Carlesi, presidente Coldiretti Pistoia, la principale associazione di imprese agricole, è molto amareggiato da come il Piano paesaggistico (Pit) approvato in Regione Toscana ha trattato l'agricoltura ed il vivaismo, infatti è riportato nel documento che: L’espansione del vivaismo verso la pianura pratese costituisce una rilevante minaccia per il residuale paesaggio agricolo di pianura. Ma Carlesi sa che non è il momento di mollare, in ballo c'è il futuro di aziende e di lavoratori.

“Siamo come quei soldati che sulla linea del Piave hanno difeso l'Italia quando le sorti della Prima guerra mondiale sembravano infauste. I vincoli presenti del Piano paesaggistico (Pit) mettono a rischio la permanenza stessa del tessuto produttivo vivaistico limitandone lo sviluppo e questo rappresenta una seria minaccia anche all’occupazione, sono a rischio oltre il 60% dei posti di lavoro diretti e indiretti. Senza una revisione completa del Pit non saranno i tanti finanziamenti, che potrebbero arrivare, a risollevare il vivaismo pistoiese, che colora e rende ricca la piana pistoiese”.

La valle delle piante in provincia di Pistoia realizza oltre il 40% della produzione nazionale di piante ornamentali, 1500 aziende e 5500 addetti diretti che diventano 10000 con l'indotto. Una storia iniziata oltre un secolo fa e proseguita grazie ad innovazioni continue. Che oggi sono orientate all'ecosostenibilità, ambientale ed economica. “Le due cose si tengono, non si preserva in eterno il paesaggio se non c'è un'attività economica che produce utilità. A Pistoia abbiamo sviluppato un modo bello di fare impresa: producendo piante: 5000 ettari di colture che restituiscono ossigeno e occupazione”. Una cintura di verde attorno a Pistoia, Quarrata, Agliana, Serravalle Pistoiese che lo stesso Piano paesaggistico della Regione auspica si sviluppi in altre aree”.

Il piano paesaggistico offre spunti e consigli, strade che il vivaismo ha già intrapreso. Anche perché è il mercato “che ci chiede piante certificate”. E oggi un quarto delle superficie vivaistica del distretto pistoiese è già certificato o è sulla via della certificazione 'verde' secondo i rigorosi criteri della MPS (Milieu Programma Sierteelt), il programma ambientale per la coltivazione di piante ornamentali (che non è il solo). “Ma non si può da un lato definire la piana pistoiese come zona vocata (legge sul vivaismo), e dall'altra produrre un documento che tratta la coltivazione di piante ornamentali come attività non agricola e accusando chi cura il paesaggio di deturparlo”.


La vicenda di Floramiata è stata al centro dell'incontro che si è svolto stamani nella sede dell'assessorato alle attività produttive su richiesta dell'Unione dei comuni Amiata-Valdorcia per fare il punto sulla situazione insieme alle organizzazioni sindacali e con le istituzioni, sollecitandone l'intervento.

 
Con l'assessore Gianfranco Simoncini era presente un rappresentante della Provincia di Siena, i sindaci di Abbadia San Salvatore, Fabrizio Tondi, e Piancastagnaio Luigi Vagaggini, e il presidente dell'Unione dei Comuni Amiata-Valdorcia, nonché sindaco di Castiglion d'Orcia Claudio Galletti.
 
L'assessore Simoncini, dopo essere stato informato sugli ultimi sviluppi di una delle aziende floricole che hanno fatto la storia della Toscana, attualmente divisa in due società, Floramiata spa e Floramiata Servizi, di cui la seconda dovrebbe acquisire la prima, si è impegnato a "convocare al più presto sia il liquidatore di Floramiata spa che il commissario di Floramiata Servizi per un esame e un chiarimento della situazione, nel cui ambito si è aperto anche un contenzioso sul credito di imposta degli ultimi due anni che sappiamo essere parte importante degli equilibri finanziari. Contenzioso che auspico possa essere risolto nei tempi più brevi possibili".
 
Floramiata spa è proprietaria solo delle strutture, mentre a Floramiata Servizi fanno capo i 250 dipendenti (140 a tempo indeterminato e gli altri a tempo determinato e avventizi), il magazzino, il commerciale e la cessione di calore geotermico (ancora per un anno).
 
"Vogliamo contribuire – ha aggiunto Simoncini - a una soluzione della vertenza Floramiata, e confermiamo il forte interessamento da parte della Regione per una delle società che hanno fatto la storia del territorio e per la quale ribadiamo la necessità di arrivare il prima possibile a un piano industriale e a un rafforzamento della compagine proprietaria. Per questo entro fine mese sarà mio impegno convocare un nuovo incontro tra istituzioni e sindacati, cui interverranno anche il liquidatore e il commissario giudiziale, oltre alla proprietà aziendale".

Ministro Stefania Giannini

"In Italia vedono una prospettiva di lavoro futuro nel cibo quasi uno studente su quattro con ben il 24 per cento degli iscritti al primo anno delle scuole secondarie superiori tecniche e professionali che ha scelto, per l'anno scolastico 2014/2015, un indirizzo legato all'agricoltura, all'enogastronomia e al turismo". E' quanto afferma il presidente nazionale della Coldiretti Roberto Moncalvo nell'esprimere apprezzamento per la decisione del Ministro Stefania Giannini di inaugurare l'Anno Accademico 2014-2015  in un Istituto Agrario.

Secondo una analisi della Coldiretti gli Istituti agrari con un aumento record del 12 per cento sono quelli che fanno segnare il maggior incremento nel numero di iscrizioni al primo anno mentre gli Istituti per l'ospitalità alberghiera ed enogastronomica raggiungono il record del 9,3 per cento delle iscrizioni sul totale nazionale e si posiziona al secondo posto, dopo lo scientifico, fra i più richiesti in Italia. Sono quasi cinquantamila - sottolinea la Coldiretti - i neoiscritti agli istituti professionali per l'enogastronomia e l'ospitalità alberghiera ai quali si aggiungono i quasi quindicimila che hanno scelto Istituti tecnici o professionali agrari. La tendenza a privilegiare l'alimentazione come sbocco lavorativo è confermata anche dal sondaggio Coldiretti/Ixe' secondo il quale il 54 per cento dei giovani oggi preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale (21 per cento) o fare l'impiegato in banca (13 per cento). Ed anche che il 50 per cento degli italiani ritengono che cuoco e agricoltore siano le professioni con la maggiore possibilità di lavoro.

"I giovani hanno visto che nella valorizzazione del vero Made in italy legato al territorio c'è una prospettiva di futuro e di crescita nel Paese" ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che dalla scuola viene un segnale incoraggiante che conferma la positiva scelta del Governo guidato dal premier Matteo Renzi di investire nell'agroalimentare italiano per raggiungere l'auspicabile e realizzabile obiettivo di 50 miliardi del valore dell'export agroalimentare nei prossimi mille giorni, indicato con "passodopopasso".

D'altra parte il numero di lavoratori dipendenti in agricoltura ha fatto registrare un incremento record del 5,6 per cento nel secondo trimestre del 2014 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente in controtendenza al calo fatto registrare nelle grandi impresesecondo l' analisi della Coldiretti sulla base degli ultimi dati Istat a giugno e un segnale positivo viene anche - continua la Coldiretti - dall'aumento del numero di imprese agricole condotte da giovani under 35 che nel secondo trimestre sono salite a 48620 unità con un aumento del 2,6 per cento rispetto al trimestre precedente. Di queste circa il 70 per cento opera in attività multifunzionali: dall'agriturismo alle fattorie didattiche, dalla vendita diretta dei prodotti tipici e del vino alla trasformazione aziendale del latte in formaggio, dell'uva in vino, delle olive in olio, ma anche pane, birra, salumi, gelati e addirittura cosmetici.

Complessivamente - conclude la Coldiretti - sono 537.242 gli studenti che si sono iscritti al primo anno delle superiori e di questi oltre 267.534 hanno scelto un indirizzo liceale (pari al 49,8 per cento), con un incremento rispetto allo scorso anno. Più di 165.000 ragazzi - precisa la Coldiretti - hanno invece scelto un Istituto tecnico, pari al 30,8 per cento del totale nazionale mentre gli Istituti professionali raccolgono il 19,4 per cento delle iscrizioni paria oltre 104.000 ragazzi.

Redazione Floraviva

 

Mefit al Flormart

le collaborazioni con PadovaFiere e con Federfiori, che ha usato anche fiori e piante del mercato di Pescia per le dimostrazioni, hanno messo in luce il florovivaismo toscano al Flormart 2014 dal 10 al 12 settembre a Padova. Nella giornata iniziale era presente una delegazione del Mefit guidata da Franco Baldaccini e Fabrizio Salvadorini e il sindaco Oreste Giurlani è potuto intervenire alla cerimonia di premiazione. Il parere del consulente di marketing Andrea Vitali, che con l’équipe di Diade ha curato lo stand e il nuovo catalogo, mostrato per la prima volta a una platea internazionale di professionisti.

La partecipazione di Mefit, Mercato Fiori Piante Toscanacittà di Pescia, al Flormart 2014 di Padova, il maggiore salone professionale della filiera florovivaistica con sede in Italia, ha dato grande visibilità al florovivaismo pesciatino e di tutto il distretto floricolo Lucca Pistoia nel palcoscenico internazionale del settore.
Grazie alla collaborazione instaurata con PadovaFiere per la promozione congiunta delle attività ed in virtù del progetto di marketing e promozione sostenuto dalla Camera di Commercio di Pistoia con la sponsorizzazione di Banca di Pescia e Cia, Mefit ha potuto essere presente dal 10 settembre ad oggi, giornata conclusiva del Flormart, con un proprio stand nel padiglione 7 della fiera. Stand nel quale è stato presentato il nuovo catalogo di Mefit (che è consultabile assieme a un videoclip istituzionale sul sito di Mefit www.mercatodeifioridellatoscana.it) e in cui hanno trovato posto anche il Pinocchio della Fondazione Nazionale Carlo Collodi e il materiale informativo della Fondazione Carnevale di Viareggio.
Nella giornata di apertura del Flormart, un pullman ha accompagnato una delegazione di produttori di Pescia guidati dall’amministratore unico di Mefit Franco Baldaccini e dal direttore Fabrizio Salvadorini alla fiera di Padova. Alla cerimonia delle premiazioni ha partecipato anche, prendendo la parola, il sindaco di Pescia Oreste Giurlani.
Mefit ha stretto un accordo con Federfiori, dirimpettaia di stand, tramite il quale in molte delle dimostrazioni dei maestri fioristi di Federfiori durante il festival si sono usati fiori e piante forniti dai produttori del mercato dei fiori di Pescia. Vicino allo stand del Mefit era presente anche quello della Felini Foundation di Charles Lansdorp, che ha lo scopo di promuovere la festa dei nonni del 2 ottobre e di usare piante e fiori come strumento di “communication between generations” (comunicazione fra le generazioni) nella convinzione che “plants connect people” (le piante uniscono le persone). Alla festa hanno già aderito diversi garden center e chi vuol aderire può farsi conoscere nello spazio su Facebook della fondazione.
“Flormart è stata un’importante occasione per tornare ad essere un soggetto realmente attivo sul mercato – ha detto Andrea Vitali, titolare di Diade, l’agenzia pesciatina di comunicazione e marketing che è consulente di Mefit e che ha curato l’allestimento dello stand -. Ogni fiorista che è passato dall'area Federfiori ha ricevuto le informazioni per poter venire ad acquistare sul mercato di Pescia”. “Il Mefit – ha aggiunto Vitali -, grazie anche all'intervento del sindaco Giurlani, ha potuto incontrare i vertici di Flormart durante l'inaugurazione e l'assessore all’agricoltura del Veneto. E per il Mefit questi appuntamenti fieristici sono un momento di confronto con il mercato importante per proporre nuove vision e registrare il sentiment degli operatori”.
“Lo scenario che si prospetta non è ancora del tutto chiaro – ha concluso Vitali – e dipenderà anche dall’andamento di fiere come la nuova Paysage di Lione a dicembre, Essen, Flower Expo, Salon du Végétal, la nuova Myplant di Milano. Credo che in Italia sia determinante fare sistema e proporre eventi strutturati che abbiano la possibilità di attendere il loro normale consolidamento. Ma ritengo determinante l'identità toscana che è l'unico brand capace di dare valore aggiunto al prodotto. Su questo tutto il settore deve riflettere”.

Le reazioni dei florovivaisti pistoiesi al Flormart
Ma come sono andate le cose ai florovivaisti pesciatini? Floraviva ne ha sentiti al volo alcuni. Ecco un sintetico resoconto delle loro valutazioni.
Per l’azienda vivaistica Bonini Giulio e Figli, in breve Bonini Piante, che debuttava quest’anno al Flormart, la fiera è andata bene e c’è l’intenzione di tornarci l’anno prossimo. I contatti presi sono stati al 70% con italiani e al 30% con stranieri.
Meno positivo il parere della società agricola F.lli Papini di Marco e Stefania Papini, che hanno riscontrato molta calma a questa edizione di Flormart. L’intenzione è di ritornare anche l’anno prossimo, ma dipenderà dall’andamento del mercato. I maggiori contatti sono stati con operatori esteri, per loro. Inoltre i Papini credono che chi produce piante da frutto sia andato meglio.
Per Ammazzini Piante, la fiera è stata migliore delle previsioni, con meno espositori e quindi maggiore visibilità per i pesciatini, che hanno instaurato relazioni interessanti. L’intenzione è quindi di ritornare alla fiera l’anno prossimo, anche perché Flormart è stato il loro trampolino di lancio. Ammazzini ha avuto quest’anno più contatti stranieri rispetto alle due edizioni precedenti. Ammazzini ha sottolineato infine la capacità del florovivaismo pesciatino di reagire alla crisi, a differenza di altri distretti italiani.
Nell’azienda agricola di Cinelli Luca, non si è visto un miglioramento della situazione, come del resto si prevedeva. Sulla eventuale partecipazione a Flormart l'anno prossimo per ora c'è incertezza. Per loro è più facile il rapporto con i clienti italiani, visto che sono un’azienda di tipo familiare.
Per l’azienda di Giampiero Del Ministro la fiera è andata un po' meglio dell'anno scorso. La maggior parte dei suoi clienti sono italiani. Tuttavia Del Ministro non condivide la data dell'anno prossimo di Flormart, che secondo lui sarebbe da rivedere. Quindi non sa ancora se parteciperà.
Presso Marchini Abeti ci si limita a parlare di fiera interessante e risultati abbastanza buoni. Sull’anno prossimo è presto per dire se parteciperanno. Inoltre si precisa che hanno più clienti italiani che stranieri.
Anche da Nannini Vasco & F.lli Società Agricola si parla di fiera leggermente più positiva dell'anno scorso, ma resta un punto interrogativo per l’anno prossimo. Hanno pure loro più clienti italiani.
L’azienda agricola Rosellini Sirio di Rosellini Maria Pia e Sabrina fa una valutazione più negativa e dichiara che non parteciperà l’anno prossimo, anche perché non sono d'accordo con le date scelte. L’affluenza, secondo loro, è stata minore rispetto all’anno scorso. Anche questa azienda ha più clienti italiani.
Juri Vivai di Zagni Juri e l’azienda agricola di Giusti Nicola dicono che la fiera è andata male e che non sanno se ci saranno l’anno prossimo. I loro contatti sono italiani che già conoscevano.
Nell’azienda agricola Rosellini Claudio si dice che la fiera non è andata bene, perché essendo calati gli espositori sono calati anche i visitatori. Non hanno ottenuto molti contatti, e si tratta di italiani che conoscevano già. L’anno prossimo non ci torneranno.
Infine alla Giorgio Tesi Group - Soc.Agr. Giorgio Tesi Vivai fanno sapere di avere più clienti stranieri. Sulla partecipazione dell’anno prossimo, dipende dalla fiera stessa, che così come è non ha, secondo loro, più scopo di esistere. Fra i pochi visitatori, comunque, li hanno presi tutti. Quindi sono contenti del risultato lo stesso.

 

Ufficio stampa Mefit