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Una città che ha saputo trasformarsi da centro del carbone e dell'acciaio a capitale eco-sostenibile: nella Renania Settentrionale-Vestfalia, in Germania, Essen si aggiudica così il titolo di Capitale Green 2017.
Questa storica città della regione della Ruhr, in seguito alla crisi dell'industria pesante, ha avviato una serie di cambiamenti indirizzati a tutela e valorizzazione della natura e della biodiversità e, di conseguenza, alla riduzione del consumo di acqua. Essen fa inoltre parte di diverse reti e iniziative che si occupano della riduzione delle emissioni di gas serra e possiede numerose aree verdi, vie ciclabili e una grande vivacità culturale.
Attraversata dal fiume Rhur, a Essen si trova la miniera di carbone dello Zollverein, un monumento dell'epoca industriale e simbolo di questa svolta green. Costruita nel 1932 in stile Bauhaus e ultima a essere chiusa nel 1986, è stato l'impianto di estrazione del carbone più grande e moderno del mondo. Nel 2001 è stata dichiarata patrimonio dell'umanità dell'UNESCO e oggi è stato riconvertito in luogo per eventi culturali e artistici. Intorno ai vecchi impianti di estrazione, è stato creato il Museo della Ruhr, dove ripercorrere oltre cento anni di storia industriale. Accanto sono stati creati, poi, spazi per mostre d'arte, il Red Dot Design Museum, che ospita una ricchissima esposizione dedicata al design contemporaneo e il ristorante Zollverein, dove gustare il meglio della gastronomia.
Altre tracce della sua storia industriale si ritrovano anche nella colonia operaia e città giardino Margarethenhöhe. Così chiamata in onore della sua fondatrice Margarethe Krupp,complesso di ben 935 edifici tutti diversi l'uno dall'altro e caratterizzati da frontoni slanciati e porticati, bovindi, battenti in legno e basamenti in pietra viva. Una città nella città, costruita tra il 1909 e il 1930 per i lavoratori della fabbrica e, da subito, un buon esempio di centro abitativo funzionale e a misura d'uomo.
Redazione
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Il Mipaaf rende noto che il Consiglio dei Ministri ha approvato questa mattina in via definitiva il decreto legislativo che reintroduce l'obbligo di indicare lo stabilimento di produzione o confezionamento in etichetta. Il provvedimento prevede un periodo transitorio di 180 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, per lo smaltimento delle etichette già stampate, e fino a esaurimento dei prodotti etichettati prima dell'entrata in vigore del decreto ma già immessi in commercio.
L'obbligo era già sancito dalla legge italiana, ma è stato abrogato in seguito al riordino della normativa europea in materia di etichettatura alimentare. L'Italia ha stabilito la sua reintroduzione al fine di garantire, oltre che una corretta e completa informazione al consumatore, una migliore e immediata rintracciabilità degli alimenti da parte degli organi di controllo e, di conseguenza, una più efficace tutela della salute.
La legge di delega affida la competenza per il controllo del rispetto della norma e l'applicazione delle eventuali sanzioni all'Ispettorato repressione frodi (ICQRF).
«È un impegno mantenuto - ha commentato il ministro Maurizio Martina - nei confronti dei consumatori e delle moltissime aziende che hanno chiesto di ripristinare l'obbligo di indicare lo stabilimento. In questi mesi, infatti, sono state tante le imprese che hanno continuato a dare ai cittadini questa importante informazione. Continuiamo il lavoro per rendere sempre più chiara e trasparente l'etichetta degli alimenti, perché crediamo sia una chiave fondamentale di competitività e sia utile per la migliore tutela dei consumatori. I recenti casi di allarme sanitario ci ricordano quanto sia cruciale proseguire questo percorso soprattutto a livello europeo. L'Italia si pone ancora una volta all'avanguardia».
Redazione
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Si tratta di una sentenza politicamente significativa per la Cia-Agricoltori italiani, quella che oggi in Italia vieta la coltivazione di mais MON 810. Per il presidente Scanavino si fa sempre più urgente l’apertura di un dibattito costruttivo sul tema: al di là degli Ogm, non bisogna sottovalutare l’evoluzione della ricerca in agricoltura, come la cisgenetica.
«La sentenza della Corte di giustizia europea risponde a questioni pregiudiziali che riguardano un procedimento antecedente al nuovo quadro normativo comunitario in materia di coltivazione di Ogm. In seguito alla Direttiva Ue 2015/412 e alla successiva decisione di esecuzione del 3 marzo 2016, in Italia, così come in altri 21 Stati membri dell’Unione, è vietata la coltivazione di mais geneticamente modificato MON 810.» Così la Cia-Agricoltori Italiani sulla sentenza emessa dalla Corte sul caso dell’agricoltore Giorgio Fidenato del 2014.
In più, la Corte di giustizia Ue sottolinea che gli Stati membri non possono adottare misure di emergenza provvisorie sulla base del solo fondamento del principio di precauzione, senza che i rischi sulla salute siano manifesti alla luce di un parere dell’Autorità scientifica. «Una novità all’interno del dibattito sulla coltivazione di Ogm -evidenzia il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino- che, in futuro, non si esclude possa essere estesa ad altre realtà produttive al centro, oggi, del dibattito politico sui rischi per la salute umana e ambientale. Del resto, non si può ignorare la posizione di importatore netto che l’Italia ha rispetto ad alcune produzioni che, nel resto del mondo, possono essere coltivate come Ogm. È il caso ad esempio della soia che importiamo per l’alimentazione animale e che, per l’85% della produzione mondiale, è geneticamente modificata.»
«Tutto ciò apre degli interrogativi -osserva Scanavino- e rende urgente l’apertura di un dibattito costruttivo sul futuro di alcune produzioni agricole. Sminuire la sentenza della Corte europea e analizzarne i contenuti solo rispetto agli Ogm, vorrebbe dire continuare a concentrare l’attenzione politica su una tecnologia sempre più datata e, al tempo stesso, sottovalutare la spinta evolutiva della ricerca in agricoltura che sta aprendo a nuove frontiere sempre più sostenibili dal punto di vista ambientale e della sicurezza alimentare come, per esempio, la cisgenetica. È in questa direzione che si devono concentrare gli investimenti se si vogliono dare risposte efficaci ad agricoltori e consumatori.»
Redazione
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- Scritto da Andrea Vitali
Oltre ai dati sul volume d’affari al mercato dei fiori di Pescia nei primi 7 mesi del 2017 (19,5 milioni di euro), raffrontati allo stesso periodo dell'anno scorso, l’azienda speciale Mefit comunica che gli iscritti sono 542 (234 produttori e 248 commercianti) e che il suo risultato di gestione è migliorato del 5,9%. Annunciate nuove regole (Grassotti: stop all’anarchia), più investimenti in comunicazione, «riordino dei prodotti» e l’introduzione dell’ e-commerce.
«A questo punto si tratta di attraversare il più rapidamente possibile una fase di assimilazione dei nuovi comportamenti da parte di chi da troppo tempo lavorava in un sistema sostanzialmente anarchico».
Lo ha dichiarato ieri l’amministratore unico dell’azienda speciale del Comune di Pescia Mercato Fiori Piante Toscana (Mefit), Antonio Grassotti, annunciando, in un comunicato stampa sull’andamento del mercato dal 1° gennaio al 31 luglio 2017 e sui piani del Mefit, un «ritorno alle regole». Nuova linea di condotta dei vertici del Mefit (Grassotti e il direttore Fabrizio Salvadorini) partita lo scorso 4 settembre con l’istituzione di un orario fisso per l’arrivo dei produttori all’area del mercato e per l’inizio delle contrattazioni e delle vendite. «Un primo e concreto passo - viene definito - nel percorso di rinnovamento attraverso il quale Mefit intende farsi garante del rispetto delle regole e dunque anche della qualità e dell’uniformità dell’offerta, ridefinendo al contempo il ruolo del servizio pubblico».
Dallo scorso dicembre 2016 la proprietà dell’intera area ex Comicent dove ha sede il mercato all’ingrosso di fiori e piante di Pescia è passata dalla Regione Toscana al Comune di Pescia e il passaggio, si legge nel comunicato, si è concretizzato nella definizione di un apposito “Protocollo di intesa”, con il quale è stata istituita una “Cabina di regia” allo scopo di attuare l’“Accordo di programma” all’interno del quale la Regione Toscana si è impegnata ad erogare un contributo per il miglioramento della sicurezza e della funzionalità della struttura, mentre il Comune di Pescia si è impegnato a proseguire la gestione del servizio pubblico di mercato dei fiori, e a finanziare in parte e a coordinare l’elaborazione di un progetto per la valorizzazione multifunzionale del Comicent. La vera novità è la “Cabina di regia”, perché «riunisce dopo molti anni tutti gli attori principali del settore floricolo del territorio: la Regione Toscana, il Comune di Pescia e le Organizzazioni professionali. Al Mefit è stato affidato dal Comune il ruolo di “coordinatore” della Cabina di Regia».
Riguardo ai piani futuri, il Mefit annuncia di voler «proseguire nel risanamento dei propri conti avviato con il positivo risultato d’esercizio positivo del 2016» e dare «l’avvio ad un profondo riordino della propria organizzazione interna, oltre che a un rinnovamento dei servizi offerti agli operatori. Con un duplice obiettivo: rientrare, nel triennio 2017-2019, dalle perdite accumulate negli esercizi precedenti e rendere maggiormente attrattivo e coinvolgente il servizio nei prossimi cinque anni». In riferimento al primo obiettivo, il report del 31 luglio scorso sull’attività svolta tra gennaio e luglio 2017 conferma un miglioramento del risultato di gestione (+5,92%) dell’azienda speciale rispetto all’analogo periodo del 2016, «grazie soprattutto a un processo di contenimento dei costi e di razionalizzazione dei servizi». Il secondo obiettivo verrà raggiunto attraverso investimenti in nuove «iniziative di comunicazione ad ampio raggio – tra cui un maggiore utilizzo dei social media (Facebook e il nuovo Instagram), riorganizzazione e aggiornamento del sito Internet, attività di ufficio stampa – e il riordino dei prodotti che prelude all’introduzione di altre forme di commercializzazione, in particolare di e-commerce».
Ma vediamo come stanno andando le cose dalla fine dell’anno scorso ad oggi, tenendo conto che i vertici del Mefit possono contare sul supporto della cabina di regia soltanto da poche settimane. I dati riportati nel comunicato stampa riguardano il periodo dal 1° gennaio al 31 luglio 2017.
«Il volume d’affari alla produzione – scrive il Mefit - è risultato pari a 19,5 milioni di euro, con un incremento di poco superiore a 300.000 euro rispetto all’anno precedente. Questo risultato di sostanziale pareggio in termini economici rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, nonostante la minore quantità di prodotto affluito sul mercato (circa 1,1 milioni di steli in meno) a causa delle temperature più rigide nel periodo invernale rispetto a quello precedente, è da attribuire ad un aumento generalizzato dei prezzi, che alla fine ha positivamente compensato, sia pure su livelli minimi, il valore aggregato finale». Entrando più nel dettaglio delle vendite, «le statistiche mensili elaborate dalla Direzione di Mefit evidenziano che il mese con maggiore afflusso di merci e movimenti di vendite è stato marzo (in cui si sono concentrate le vendite per la festa della donna e dove iniziano le produzioni locali stagionali di primavera), mentre il periodo con minori movimenti è stato gennaio (a conferma della tradizione che vede questo mese come quello nel quale si registrano le performance meno buone dell’anno). Nel periodo gennaio-marzo le vendite sono costantemente cresciute, in misura importante tra gennaio e febbraio, leggermente tra febbraio e marzo per poi diminuire lievemente in aprile (dovuto anche ai giorni festivi e quindi di chiusura delle contrattazioni, maggiori rispetto al mese precedente). Invece nel mese di maggio e nel mese di giugno le vendite sono risalite in modo significativo, sino a sfiorare il risultato di marzo, per poi arretrare leggermente nel mese di luglio».
Il comunicato si chiude con i dati relativi alle aziende iscritte al Mefit: «542 aziende ufficialmente iscritte, suddivise tra produttori (234), commercianti (248), trasportatori (13) ed attività correlate (47). Per quanto riguarda i produttori, il 98% circa arriva dalla Toscana, circa il 70,5% dalla provincia di Pistoia e quasi il 25% da quella di Lucca. Le aziende che hanno la sede nel comune di Pescia costituiscono circa il 53% del totale». A fine 2016, a quanto riporta un articolo di Agrisole (Sole 24Ore) del 31 marzo – 6 aprile 2017, i numeri delle aziende iscritte erano i seguenti: 665 totali, fra cui in particolare 270 produttori e 316 commercianti. Pertanto al momento c'è un calo degli iscritti rispetto a fine 2016 pari a -18%, che potrebbe però essere colmato da ora a fine 2017.
Redazione
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Quasi 17 mila visitatori, di cui 7 mila professionali provenienti da 40 Paesi, alla 25^ fiera florovivaistica internazionale di Varsavia Green is Life, dove hanno esposto 300 aziende di 12 nazioni. Novità: una piattaforma per gli ordini dei grossisti in loco e il Bonsai Show. L’elenco delle principali piante premiate.
I benefici ecologici e sociali del verde sono stati al centro dell’attenzione della 25^ edizione della fiera florovivaistica internazionale di Varsavia Green is Life, che aveva come tema ispiratore il motto “Chill Out in the Garden” (rilassarsi in giardino).
Un’edizione della principale fiera polacca dedicata alle piante, tenutasi dal 31 agosto al 2 settembre insieme alla Flower Expo Polska, a cui hanno partecipato 300 espositori da 12 nazioni. Un centinaio di aziende polacche e poi imprese provenienti da Olanda, la meglio rappresentata, e a seguire Belgio, Danimarca, Francia. C’erano anche espositori arrivati da Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Lituania. E nel comparto specificamente floreale pure imprese della Colombia, dell’Ecuador, del Kenya e dell’Italia.
I visitatori complessivi alla fiera, i cui primi due giorni erano riservati agli operatori professionali, sono stati 16860, fra i quali 7037 operatori da 40 Paesi. Le categorie di operatori più rappresentate erano: paesaggisti e altri soggetti appaltanti (24,18%), produttori di piante e vivaisti (23,58%), compratori e responsabili commerciali (18,96%), fioristi e negozi e grossisti di fiori (9,63%), fornitori di prodotti, servizi e tecnologie per il florovivaismo (6,79%) e soggetti pubblici coinvolti nel settore del verde (5,73%). La maggior parte di essi veniva da Lituania, Ucraina, Bielorussia, Russia, Olanda e Belgio. Ma sono arrivati visitatori anche da Slovacchia, Repubblica Ceca, Romania, Bulgaria, Repubblica Moldava e persino da India, Cina e Sudafrica.
Fra le novità di quest’edizione, la piattaforma delle piante per i grossisti “Greenery”: il sistema per fare ordini di piante dedicato ai clienti grossisti, con la possibilità di scegliere fra oltre 1000 posizioni distribuite in quasi 2000 metri quadri di spazio espositivo. Altra novità è stato il Bonsai Show, che ha consentito ai visitatori di Green is Life di ammirare i maestri di questa disciplina all’opera per tre giorni.
Durante i tre giorni hanno avuto spazio anche concorsi e premi, come il Green Laurel, che selezionava prodotti, tecnologie per i vivai, giardini e aree verdi e concept di vendita. Tra le piante premiate, un melo multi-varietà di un’azienda polacca e poi, nella “Plant Novelties Competition”, l’Astilbe COLOR FLASH 'Beauty of Ernst' (medaglia d’oro), la Clematis ‘Taiga’ PBR e la Diervilla splendens DIVA 'El Madrigal' PBR (medaglie d’argento), la Chamaecyparis lawsoniana ‘Karaca’ (medaglia di bronzo). Distinzioni anche a Buddleja 'Pink Micro Chip' e Deutzia ‘YUKI CHERRY BLOSSOM' PBR.
Redazione