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L’Associazione Nazionale Piante e Fiori d’Italia, nata dalle Camere di Commercio I.A.A., ha approvato, in data 31 maggio 2017, un nuovo disciplinare di produzione dove si definiscono le condizioni e le modalità d’uso del marchio “Piante e Fiori d’Italia”. Lo scopo principale è quello di incentivare e qualificare la produzione di prodotti florovivaistici italiani, rendendoli tracciabili e rintracciabili.

L’Associazione Nazionale Piante e Fiori d’Italia promuove così l’omonimo marchio a tutela di consumatori e produttori per esprimere al meglio la tradizione e la cultura del florovivaismo italiano. Tramite il disciplinare di produzione si intende, infatti, incentivare e qualificare la produzione di prodotti florovivaistici italiani, diffondendo e promuovendo l’adesione ai sistemi di certificazione di prodotto. 
“Piante e Fiori d’Italia” vuole contribuire alla promozione dell’imprenditoria e dell’occupazione del sistema florovivaistico nazionale, favorendo la conoscenza delle produzioni italiane presso consumatori locali, nazionali ed internazionali. Le aziende con prodotti certificati in questo modo si adegueranno a livello normativo e potranno partecipare collettivamente a manifestazioni, fiere ed eventi.
Tutti i prodotti florovivaistici italiani coltivati in Italia a partire da seme, talea, piantina, astone e pianta madre, in modo tale che la parte prevalente del ciclo produttivo sia realizzata in Italia, possono richiedere ed ottenere il marchio. La richiesta al disciplinare può essere presentata da un produttore agricolo e/o confezionatore florovivaistico, sia in forma di impresa individuale, che in altre forme societarie con sede operativa in Italia. I controlli saranno poi effettuati da un ente terzo per garantire il rispetto degli obblighi del disciplinare.
 
Redazione

Le nonne e i nonni seguono e accudiscono i bambini, i loro nipoti, come fossero degli angeli custodi. Per questo la festa dedicata ad essi, istituita ufficialmente dallo Stato italiano nel 2005, cade oggi, il 2 ottobre, che è anche la data degli Angeli custodi per la Chiesa cattolica (vedi un fiore per...).
Nel comitato ufficiale di coloro che promossero a partire dalla fine degli anni ’90 l’istituzione della “Festa dei nonni” figuravano nomi importanti del settore florovivaistico. Niente di cui stupirsi se pensiamo alle implicazioni simboliche di tale festività e del legame che si instaura fra nonni e nipoti. I primi proteggono e aiutano a crescere i secondi proprio come si fa con le piantine ed è del tutto naturale pensare a un momento di riconoscimento del loro ruolo associato al dono di piante e fiori, trasformato in una sorta di ideale passaggio di testimone intergenerazionale.
Un’occasione commerciale perfetta dunque per la filiera della floricoltura, in particolare (ma non solo) in un Paese come l’Italia, dove i nonni e le nonne sono stimati attorno ai 12 milioni e rappresentano una colonna portante del welfare nazionale più che altrove (siamo il Paese europeo dove è più alta la percentuale dei nonni che si occupano dei nipoti). Opportunità resa ancora più propizia dalla data scelta dallo Stato: gli inizi di ottobre, a segnare la fase di riapertura del mercato dei fiori recisi e delle piante fiorite, subito dopo la fine della calura estiva.
Alla Festa dei nonni è stato abbinato un preciso fiore ufficiale: il “non-ti-scordar-di-me”, il genere Myosotis, che in greco significa “orecchie di topo” e deriva dalla forma della foglia. Un fiore che è presente in tutte le regioni italiane con numero variabile di specie.
Ma quest’anno più che mai non c’è bisogno di limitarsi a tale genere di fiori per un regalo ai nostri nonni. Nel sito ufficiale della “Festa dei nonni” è stato escogitato infatti un giochino online, un breve questionario con alcune domande sui fiori, che dà la possibilità ad alcuni dei partecipanti di vincere un libriccino intitolato “Lili vuole fiorire”: un modo per approfondire, magari proprio insieme ai nonni, le proprie conoscenze sulle piante e i fiori e sul corretto modo di accudirli. Del progetto, realizzato dal comitato della festa in collaborazione con Chrysal e yourlily, fa parte anche questo simpatico video promozionale.

Redazione

Il 21 settembre a Sanremo si è svolta la 33° edizione degli Incontri Fitoiatrici: nel corso della giornata, fra i vari interventi, il dott. Bertetti ha presentato una panoramica sui nuovi parassiti riscontrati, negli ultimi tre anni, su colture aromatiche e ornamentali nel Nord Italia.

“Incontri Fitoiatrici” è stato organizzato da Agroinnova - Università di Torino, in collaborazione con IRF - Istituto Regionale per la Floricoltura di Sanremo, il CREA-OF Orticoltura e Florovivaismo di Sanremo, e di A.N.T. – AgriNewTech., Spin off accademico dell’Università degli Studi di Torino, sono stati trattati una serie di argomenti che hanno preso in considerazione molti aspetti di interesse fitosanitario e fitoiatrico.
Dai vari interventi della giornata emerge l'importanza di investire risorse umane ed economiche in ricerche che permettano di prevedere con sufficiente anticipo i cambiamenti, consentendo di modificare le colture e/o le tecniche di coltivazione, in modo da evitare danni all’agricoltura.
Il dott. D. Bertetti, in particolare, ha presentato una panoramica su “Nuovi parassiti riscontrati su colture aromatiche e ornamentali del Nord Italia” nel corso degli ultimi tre anni, tra cui alcuni agenti di tracheofusariosi di piante succulente, specie di crescente interesse commerciale, e di verticilliosi su pelargonio; marciumi basali da Sclerotinia sclerotiorum su rosmarino e melissa, e da Phytophthora spp. su santoreggia e cappero. In particolare i marciumi basali da Phytophthora sono malattie da negli ultimi 20 anni si sono progressivamente diffuse e aggravate, forse anche in seguito ai cambiamenti climatici che hanno contribuito a creare condizioni favorevoli al loro sviluppo. Anche i mal bianchi paiono in sensibile aumento, e numerosi sono i nuovi ospiti di Botrytis cinerea.
Riportiamo dunque di seguito i nuovi parassiti fungini e batterici di piante ornamentali segnalati in Nord Italia, nel periodo 2014-2017, suddivisi per ospite, genere e specie, patogeno, luogo ritrovamento e anno di identificazione:

  • Anemone giapponese: Anemone hupehensis var. japonica, Botrytis cinerea, Piemonte, 2016;

  • Berretta del vescovo: Astrophytum myriostigma, Fusarium oxysporum f. sp. opuntiarum, Liguria, 2016;

  • Bosso: Buxus microphylla, Pseudonectria buxi (sin.: Volutella buxi), Piemonte, 2016;

  • Calendula: Calendula officinalis, Botrytis cinerea, Liguria, 2017;

  • Campanula: Campanula medium, Alternaria alternata, Piemonte, 2016;

  • Campanula: Campanula rapunculoides, Coleosporium campanulae, Piemonte, 2017;

  • Campanula a foglia di ortica: Campanula trachelium, Stagonosporopsis trachelii (= Phoma trachelii), Piemonte, 2017;

  • Cappero: Capparis sativa, Phytophthora palmivora, Liguria, 2014;

  • Cereus: Cereus peruvianus florida, Fusarium oxysporum f. sp. opuntiarum, Liguria, 2015;

  • Cotonaria: Lychnis coronaria, Rhizoctonia solani AG-1 IB, Piemonte, 2015;

  • Elicriso lucido o fiore di carta: Helichrysum bracteatum, Botrytis cinerea, Liguria, 2017;

  • Euforbia: Euphorbia mammillaris var. variegata, Fusarium oxysporum f. sp. opuntiarum, Liguria, 2015;

  • Liquidambar: Liquidambar styraciflua, Colletotrichum kahawae, Piemonte, 2016;

  • Mammillaria: Mammillaria zeilmanniana, Fusarium oxysporum f. sp. opuntiarum, Liguria, 2016;

  • Melissa: Melissa officinalis, Sclerotinia sclerotiorum, Liguria, 2014;

  • Nevina: Iberis sempervirens, Xanthomonas campestris, Liguria, 2014;

  • Origano: Origanum vulgare, Phoma multirostrata var. macrospora, Piemonte, 2015;

  • Papavero d’Islanda: Papaver nudicaule, F. oxysporum f. sp. papaveris, Liguria, 2015;

  • Pelargone: Pelargonium grandiflorum, Verticillium nonalfalfae, Liguria, 2016;

  • Phlox: Phlox paniculata, Golovinomyces magnicellulatus, Piemonte, 2016;

  • Rosmarino: Rosmarinus officinalis, Sclerotinia sclerotiorum, Liguria, 2017;

  • Salvia: Salvia dorisiana, Botrytis cinerea, Piemonte, 2016;

  • Salvia d’autunno: Salvia greggii, Colletotrichum coccodes, Piemonte, 2015;

  • Salvia: Salvia leucantha, Colletotrichum fioriniae, Piemonte, 2016;

  • Timo: Thymus × citriodorus “Aureus”, Golovinomyces biocellatus, Liguria, 2016;

  • Verbasco: Verbascum nigrum “Album”, Golovinomyces cichoracearum, Piemonte, 2016.   

Redazione

La fiera b2b del florovivaismo e del paesaggio Myplant & Garden avrà un terzo padiglione nella 4^ edizione, in calendario a Fiera Milano dal 21 al 23 febbraio 2018. Nel nuovo spazio si terrà l’evento “Garden Center New Trend” 2018. Previste aree espositive supplementari su progettazione ed edilizia green.

Myplant & Garden 2018 avrà un padiglione in più, il n. 12 di Fiera Milano, portando la superficie espositiva complessiva a 45 mila metri quadrati.
E’ la mossa, resa nota in questi giorni dagli organizzatori, con cui il salone business-to-business del florovivaismo e del paesaggio milanese, affermatosi l’anno scorso numeri alla mano (516 espositori e 13 mila visitatori nel 2017) come prima fiera professionale italiana del settore, cerca di consolidare il primato. 
«Il terzo padiglione, per il quale le adesioni delle imprese sono in crescita – annuncia un comunicato stampa -, sarà all’insegna della bellezza, e sarà arricchito da iniziative e installazioni speciali di grande richiamo e impatto estetico ed emotivo. Sarà un’area nuova, ricchissima di spunti, idee e visioni, e celebrerà il verde e i fiori, valorizzandone qualità, trasversalità e potenzialità, in un’atmosfera frizzante, vivace, dinamica». Esso sarà anche «la sede di incontri e dibattiti di grande richiamo per aziende e operatori del settore; distribuzione compresa: la nuova edizione del Garden Center New Trend troverà infatti posto in questo padiglione».
Più in generale Myplant & Garden, che propone e promuove tutta la filiera del verde attraverso i suoi 8 macro-settori (vivai, fiori, decorazione, edilizia, macchinari, servizi, tecnica, vasi), intende ribadire a febbraio 2018 il proprio ruolo di grande agorà italiana del settore dal richiamo internazionale, «favorendo la creazione di reti di relazioni, incontri e affari, anche con la partecipazione di ordini professionali (architetti, periti agrari, dottori agronomi, forestali, ingegneri, agrotecnici…), associazioni (paesaggismo, illuminotecnica, floricoltura, orto-florovivaistica, arboricoltura), università (di tutta Italia), fondazioni, PPAA, imprese, editori, municipalizzate, collettive e consorzi d’impresa, enti e centri di ricerca».
Fra le novità, previsto lo sviluppo supplementare delle aree dedicate a progettazione ed edilizia green: «un investimento strategico per il futuro dell’Italia».

L.S.

L’Italia e il bacino del Mediterraneo sono considerati dagli scienziati un hotspot, cioè un'area dove l’impatto dei cambiamenti climatici sarà maggiore e potenzialmente più disastroso. Metà del territorio italiano è infatti a rischio degrado: previsti aridità, fenomeni di desertificazione, uragani, riduzione della biodiversità e nuove malattie clima-sensibili.

Per l’Italia e il Mediterraneo è cruciale rimanere al di sotto degli 1,5 gradi di aumento della temperatura, soglia fissata dagli accordi di Parigi. Nell'area mediterranea le temperature aumentano, infatti, più di quanto avviene in media nel resto del mondo, come ha riportato Stella Bianchi, deputata Pd, nel corso di una conferenza stampa alla Camera con Antonio Navarra e Riccardo Valentini, scienziati dell’Ipcc (Intergovernmental panel on climate change, organismo scientifico che risponde alla Nazioni unite), Maria Grazia Midulla (Wwf), Pippo Onufrio (Greenpeace), Edoardo Zanchini (Legambiente).
Il rischio è di una “maggiore salinità” (con risalita del ‘cuneo salino’ nei fiumi dalla ridotta portata) e di un innalzamento del livello del mare «dai 7 ai 12 centimetri da 2021 e 2050», una «marcata riduzione dei ghiacciai alpini e impatti sui bacini idrografici», un’esplosione dell’aridità e dei fenomeni di desertificazione, con «la metà del territorio italiano a rischio di degrado». Si parla poi di "medicanes", fusione tra Mediterranean e hurricanes, che testimoniano l’arrivo nel Mediterraneo degli uragani, sinora tipici del Pacifico.
A questi fenomeni vanno aggiunti una riduzione di biodiversità, che nel Bel paese si prevede doppia rispetto a quanto al resto d'Europa, un’alterazione dell’integrità degli ecosistemi marini con arrivo di specie aliene, gravi effetti sulla salute umana con nuove malattie clima-sensibili, come quelle trasmesse da insetti vettori e pesanti impatti sulle città.
Il rateo di crescita delle temperature in Italia è circa il doppio rispetto a quello globale. E’ stato già raggiunto un aumento intorno a 1,3 gradi rispetto al periodo tra 1880 e 1920 con una sostanziale riduzione delle precipitazioni. Le conseguenze: minori precipitazioni nella stagione estiva; tendenza all’aumento dell’ampiezza del ciclo stagionale con inverni anomali e estati con maggiori possibilità di ondate eccezionali di calore.
Con l’aumento delle temperature si registrano poi maggiore salinità e innalzamento del livello del Mar Mediterraneo, con effetti anche sulla circolazione tra Mediterraneo e Atlantico. Per quel che riguarda il livello del mare si rischia un possibile aumento medio dai 7 ai 12 centimetri tra il 2021 e il 2050, rispetto al periodo di riferimento 1961-1990.
L'aumento della temperatura, superiore alla media, porta ad una marcata riduzione dei ghiacciai alpini, che si sono infatti già significativamente ritirati con bilanci di massa generalmente negativi e l’estinzione dei ghiacciai più piccoli. Si riducono di conseguenza le riserve di acqua, con impatti rilevanti sui bacini idrografici montani e sul bacino del Po, sul settore agricolo, idroelettrico e sugli usi potabili dell’acqua.
Ci sono poi l’aridità e fenomeni di desertificazione, legati ad aumento delle temperature e alla diminuzione delle precipitazioni. Tutte le regioni hanno aree sensibili alla desertificazione ma con gradi di intensità e con estensione delle aree interessate diverse: oltre la metà del territorio italiano è a rischio di degrado e le regioni con aree sensibili superiori alla media nazionale sono Basilicata, Marche, Molise, Sicilia, Sardegna, Puglia e Emilia Romagna.
Sul fronte degli eventi intensi si teme un aumento della frequenza di eventi intensi che riproducono caratteristiche tipiche dei cicloni tropicali quali ad esempio la presenza di un occhio centrale relativamente calmo (Medicanes, Mediterranean hurricanes). In forte aumento anche frane e alluvioni.
A tutto ciò si aggiunge una perdita di biodiversità stimata al doppio di quanto previsto a livello europeo, dove arriva al 10%, dovuta anche all’insorgere di malattie e maggiore vulnerabilità agli agenti patogeni e ai parassiti che possono avere maggiore diffusione.

Redazione