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«Interventi per favorire la tutela, la valorizzazione, il monitoraggio e la diffusione della conoscenza delle foreste italiane per un totale di 4,8 milioni di euro, di cui 3,1 per boschi vetusti e Registro nazionale dei materiali di base e 1,7 per la tutela e la valorizzazione degli alberi monumentali».
Sono destinate a finanziare queste attività le risorse del Fondo per le foreste italiane per l’anno 2022. A stabilirlo, come comunicato il 27 luglio scorso da una nota del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, la recente intesa raggiunta dalla Conferenza Stato-Regioni su alcuni schemi di decreto di interesse del settore agricolo e forestale.

Redazione

assemblea di Coldiretti - richieste di Prandini

Dal Piano strategico nazionale per la Pac ai bandi del Pnrr al Nutriscore e il cibo sintetico: gli allarmi e le richieste del presidente di Coldiretti Prandini.

 
«Sulla Politica agricola comune (Pac) occorre superare le osservazioni di Bruxelles e approvare in tempi stretti il Piano strategico nazionale, senza il quale non sarà possibile far partire la nuova programmazione dal 1° gennaio 2023. Stiamo parlando di una dotazione finanziaria di 35 miliardi per sostenere l’impegno degli agricoltori italiani verso l’innovazione, la sostenibilità e il miglioramento delle rese produttive, tanto più vitali in un momento in cui la guerra in Ucraina ha mostrato tutta la strategicità del cibo e la necessità per il Paese di assicurarsi la sovranità alimentare».
A lanciare il grido d’allarme sul «rischio di perdere 35 miliardi di fondi europei per l’agricoltura italiana nei prossimi cinque anni» e la relativa istanza sul Piano strategico è stato oggi il presidente di Coldiretti Ettore Prandini durante l’assemblea nazionale dei suoi coltivatori diretti. Ma sono anche altre le richieste urgenti avanzate da Prandini. A cominciare dalla «necessità di attuare al più presto le misure previste dal Pnrr». Infatti, ha affermato il presidente di Coldiretti, «lo sforzo di modernizzazione e la digitalizzazione dell’agricoltura italiana e dell’intero Paese non può fare a meno del Pnrr, dove serve il massimo impegno di tutti per non rischiare di perdere quella che è un’occasione irripetibile». «Dopo la pubblicazione del bando filiere – ha continuato - serve accelerare anche su quello del fotovoltaico, che apre alla possibilità di installare pannelli fotovoltaici sui tetti di circa 20mila stalle e cascine senza consumo di suolo, contribuendo alla transizione green e riducendo la dipendenza energetica del Paese. Allo stesso modo, il bando sulla logistica è fondamentale per agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord del Paese, ma anche con il resto del mondo, superando il gap che ci separa dagli altri Paesi».
Fra le altre istanze avanzate dal presidente di Coldiretti, la necessità che la prossima legge di bilancio sostenga «il ruolo dell’agroalimentare nazionale, che oggi rappresenta il 25% del Pil ed è diventata la prima ricchezza del Paese, con misure per tutelare il reddito delle aziende agricole, anche a livello di tassazione. Misure indispensabili anche per fronteggiare il drammatico aumento dei costi, con punte del +250%. Uno tsunami che si è abbattuto sulle aziende agricole con aumenti dei costi che vanno dal +95% dei mangimi al +110% per il gasolio fino al +250% dei concimi, dove per sfuggire al ricatto della Russia che è un grande produttore occorre cogliere l’opportunità del digestato Made in Italy che consentirebbe agli agricoltori italiani di poter disporre di una sostanza fertilizzante 100% naturale e che deriva dalla lavorazione dei reflui, in un’ottica di economia circolare».
Ma per Prandini «in questo momento storico particolare è necessario sostenere le famiglie e i consumi interni e in tale ottica risulta fondamentale la riduzione del costo del lavoro in agricoltura con il taglio del cuneo fiscale girando la cifra direttamente in busta paga ai dipendenti garantendo loro una maggiore capacità di spesa». E sul fronte del lavoro è strategico anche «superare al più presto i vincoli burocratici che rallentano l’assunzione dei lavoratori stagionali per salvare i raccolti sopravvissuti alla siccità dalla frutta alla verdura, dalle olive alla vendemmia. Si tratta di assicurare i nulla osta soprattutto di lavoratori dipendenti a tempo determinato che arrivano dall’estero, ma occorre anche introdurre un contratto di lavoro occasionale per consentire anche ai percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani, di poter collaborare temporaneamente alle attività nei campi».
Al prossimo Governo Prandini chiede anche «un decreto legge urgentissimo per modificare l’articolo 19 della legge 157 del 1992, ampliare il periodo di caccia al cinghiale e dare la possibilità alle Regioni di effettuare piani di controllo e selezione nelle aree protette. E’ paradossale esser qui a rinnovare una richiesta che avrebbe dovuto essere oggetto di un decreto promesso qualche mese fa e rimasto lettera morta, ma siamo davvero fuori tempo massimo per dare risposte alle decine di migliaia di aziende che vedono ogni giorno il proprio lavoro cancellato dai 2,3 milioni di cinghiali proliferati senza alcun controllo e che rappresentano un pericolo per la salute e la sicurezza dei cittadini».
In Europa per Coldiretti «occorre anche portare avanti la battaglia contro il Nutriscore, i sistemi allarmistici di etichettatura a semaforo che alcuni Paesi stanno applicando su diversi alimenti sulla base dei contenuti in grassi, zuccheri o sale. Sistemi fuorvianti, discriminatori ed incompleti che finiscono paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta». Altrettanto negativo, anzi una vera e propria «minaccia letale per l’agricoltura italiana e la salute dei consumatori» è «il cibo sintetico, dalla bistecca fatta nel bioreattore al latte senza mucche». «Un attacco alle stalle italiane e all’intero Made in Italy a tavola portato dalle multinazionali del cibo che – afferma Prandini -, dietro belle parole come “salviamo il pianeta” e “sostenibilità”, nasconde l’obiettivo di arrivare a produrre alimenti facendo progressivamente a meno degli animali, dei campi coltivati, degli agricoltori stessi. Non possiamo accettarlo».
Inoltre, seguendo il principio di reciprocità negli accordi commerciali, non si può accettare per Coldiretti il trattato Ue-Mercosur, che rischia di aprire le porte a prodotti che utilizzano più di 200 pesticidi non autorizzati da noi e di aumentare la deforestazione e l’inquinamento, mettendo in ginocchio le imprese agricole europee. «Coldiretti – conclude infine Prandini -, chiede all’Europa coraggio per la transizione ecologica, con il via libera alla ricerca in campo delle new breeding techniques, da distinguere dagli Ogm transgenici, e alle politiche di sostenibilità per rendere l’agroalimentare sempre più competitivo».
 

Redazione

Annunciate le Spighe Verdi 2022: sono 63 (4 in più del 2021) i Comuni rurali italiani giudicati virtuosi per le politiche green adottate. Primo il Piemonte: 10.

Grazie a 7 nuovi ingressi e 3 mancate conferme, salgono a 63 i Comuni rurali che potranno fregiarsi in questa 7^ edizione del riconoscimento Spighe Verdi, 4 in più rispetto all’anno scorso.
Lo hanno comunicato Foundation for Environmental Education (FEE), l’organizzazione che rilascia le Spighe Verdi in Italia (così come le Bandiere Blu), e Confagricoltura in occasione della conferenza telematica del 26 luglio scorso con i sindaci vincitori di questa edizione del programma per i Comuni rurali che adottano politiche virtuose dal punto di vista dell’eco-sostenibilità e non solo. 
«Anche quest’anno registriamo un incremento nel numero di Comuni che hanno ottenuto le Spighe Verdi con 7 nuovi ingressi – ha dichiarato Claudio Mazza, presidente di FEE Italia -. Un segnale che mostra chiaramente la decisa volontà di amministratori e cittadini di farsi trovare pronti davanti alle sfide che la transizione impone. Spighe Verdi è un programma che chiama all’azione, che chiede un impegno continuo e radicale a ciascun cittadino o imprenditore o amministratore del territorio, ciascuno chiamato a fare la propria parte sui temi e sui tempi della sostenibilità, in un circolo virtuoso di azioni necessarie e interconnesse tra loro. In un momento in cui le amministrazioni sono chiamate a confrontarsi anche con calamità naturali, brusche variazioni climatiche, emergenze ambientali e sanitarie, un Comune certificato Spiga Verde possiede certamente una modalità di lavoro e di gestione del territorio, in cui tutti sono protagonisti di buone pratiche ambientali e comportamenti virtuosi che non solo fanno la differenza ma che nel tempo rendono possibile quel cambiamento culturale di cui abbiamo bisogno».
Per portare i Comuni rurali alla graduale adozione dello schema Spighe Verdi, la fondazione FEE Italia ha condiviso con Confagricoltura un set di indicatori in grado di fotografare le politiche di gestione del territorio e indirizzarle verso criteri di massima attenzione alla sostenibilità. Alcuni degli indicatori adottati sono: la partecipazione pubblica; l’educazione allo sviluppo sostenibile; il corretto uso del suolo; la presenza di produzioni agricole tipiche; la sostenibilità e l’innovazione in agricoltura; la qualità dell’offerta turistica; l’esistenza e il grado di funzionalità degli impianti di depurazione; la gestione dei rifiuti con particolare riguardo alla raccolta differenziata; la valorizzazione delle aree naturalistiche eventualmente presenti sul territorio e del paesaggio; la cura dell’arredo urbano; l’accessibilità per tutti senza limitazioni. Ma ve ne sono altri a guidare il programma Spighe Verdi e saranno possibili variazioni, in un’ottica di miglioramento continuo e di massimo coinvolgimento dei Comuni italiani. Confermato anche quest’anno fra gli indicatori “AGRIcoltura100”, realizzato da Confagricoltura e Reale Mutua per premiare le aziende sostenibili.
«Sono orgoglioso che, attraverso il programma di FEE, al quale collaboriamo con convinzione sin dalla prima edizione, venga compreso e certificato il valore del lavoro degli agricoltori – ha commentato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti -. Il premio attesta la capacità del settore, che ha contribuito a conservare e valorizzare i comuni a forte vocazione agricola, come attrazione turistica, culturale ed enogastronomica. Realtà “verdi” in grado d’innovarsi, di essere attente alla sostenibilità e alla cura del territorio, presidiandolo e assicurando una corretta gestione ambientale, turistica, culturale ed enogastronomica, tanto da meritarsi questo importante riconoscimento».

I risultati del 2022
L’iter procedurale, certificato ISO 9001-2015, ha guidato la valutazione delle candidature, permettendo alla commissione di valutazione il raggiungimento del risultato finale. Nel gruppo di lavoro è stato importante il contributo di diversi enti istituzionali, tra i quali il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, il Ministero per il Turismo, il Ministero della Transizione Ecologica; l’ISPRA e Confagricoltura.
Le Spighe Verdi 2022 sono state assegnate in 13 Regioni. Il Piemonte ottiene il maggior numero di riconoscimenti con 10 Spighe Verdi: Alba, Bra, Canelli, Centallo, Cherasco, Guarene, Monforte d’Alba, Pralormo, Santo Stefano Belbo, e Volpedo. Subito dopo le Marche, con 9 località premiate: Esanatoglia, Grottammare, Matelica, Mondolfo, Montecassiano, Montelupone, Numana, Senigallia, Sirolo. Aumentano i riconoscimenti in Puglia con 8 Comuni Spighe Verdi: Andria, Bisceglie, Castellaneta, Carovigno, Ginosa, Ostuni, Pietramontecorvino, Troia. Segue la Toscana con 7 riconoscimenti: Bibbona, Castellina in Chianti, Castiglione della Pescaia, Castagneto Carducci, Fiesole, Grosseto, Massa Marittima. Con 7 località anche la Calabria: Belcastro, Crosia, Montegiordano, Roseto Capo Spulico, Santa Maria del Cedro, Sellia, Trebisacce. Arriva a 5 il numero delle Spighe Verdi in Umbria: Deruta, Montefalco, Norcia, Scheggino, Todi. Sono 5 le località pure del Lazio: Canale Monterano, Gaeta, Pontinia, Rivodutri, Sabaudia. Idem la Campania ottiene 5 riconoscimenti: Agropoli, Ascea, Capaccio Paestum, Massa Lubrense, Positano. Il Veneto vanta 2 località: Montagnana e Porto Tolle. Anche in Liguria i Comuni sono due: Lavagna e Sanremo. Vi è un solo Comune rurale Spiga Verde in Abruzzo (Tortoreto), in Emilia-Romagna (Parma), in Lombardia (Sant’Alessio con Vialone).

Redazione

comunispigheverdi

direttivo di AFI Associazione Florovivaisti Italiani
Due liguri, due toscani, un lombardo e una veneta: sono i nuovi innesti nel consiglio direttivo dell’Associazione Florovivaisti Italiani (AFI), legata a Cia – Agricoltori Italiani.
Lo scorso 21 luglio, in occasione dell’assemblea elettiva di AFI riservata ai soci, sono stati rinnovati i vertici dell’associazione. Il ligure Aldo Alberto è stato confermato presidente per il secondo mandato. Mentre nel nuovo consiglio direttivo, oltre alle conferme di membri già in carica, alcune nuove nomine. 
Restano nel direttivo, insieme al presidente, Mario Maiorana (Calabria), Lisa Trinci (Toscana), Michele Ciccotelli (Molise), Michele Vino (Puglia), Emanuela Milone (Calabria), Erri Faccini (Veneto) e Stefano Cannistrà (Sicilia). 
Si aggiungono invece alla squadra Michela Zonato (Veneto), Lionella Pastor (Liguria), Mariangela Cattaneo (Liguria), Gabriele Spadoni (Toscana), Marco Tosi (Lombardia) e Sandro Orlandini (Toscana).  
 

Redazione

Florovivaismo Cia

La foto di settore di Cia–Agricoltori Italiani all’incontro del 21 luglio della sua Associazione Florovivaisti Italiani con Copa-Cogeca, CREA, AIPSA, ASPROFLOR.

 
Il florovivaismo italiano, con le sue 24 mila imprese capaci di fatturare quasi 3 miliardi di euro, paga doppio il prezzo della crisi economica. Deve fare i conti da una parte con l’aumento dei costi di produzione (+74%), per rincari importanti soprattutto su fertilizzanti (+170%) ed energia (+120%), dall’altra con il calo graduale delle vendite di piante e fiori causato dall’inflazione all’8%.
A lanciare l’allarme è stata Cia-Agricoltori Italiani insieme alla sua Associazione Florovivaisti Italiani (AFI) che il 21 luglio scorso ha tenuto a Roma un incontro sui cambiamenti per il settore florovivaistico coinvolgendo Copa-Cogeca, CREA, AIPSA e ASPROFLOR-Comuni fioriti.
«Al comparto - ha detto il presidente di AFI Aldo Alberto - manca una legge che lo tuteli nelle sedi istituzionali e per un’interlocuzione seria sulle urgenze delle imprese floricole, ancora di più alla luce della pandemia e della guerra in Ucraina. C’è un disegno di legge sul florovivaismo già approvato alla Camera, ma fermo in Senato che adesso non possiamo perdere di vista. Spingeremo perché venga ripreso dalla prossima legislatura, per salvaguardare la competitività del settore e dare seguito alle sfide del Green Deal Ue». 
L’Italia è il terzo Paese UE per produzione di piante e fiori e, dati CREA alla mano – si legge nel comunicato di Cia-AFI - «ha già raggiunto livelli importanti nel 2021 quando, con il verde in tendenza, è aumentato del 5% il prodotto floricolo e l’export è arrivato a quota record un miliardo». «Da marzo a questa parte però, con l’insorgere del conflitto Russia-Ucraina, – continua la nota - c’è una flessione del 3-4% difficile da recuperare, soprattutto per beni che non sono di prima necessità, ma che comunque stanno risentendo di aumenti importanti su materie prime strategiche (sementi, piantine, torbe e imballaggi), come della siccità con danni al comparto già oltre il 30%». 
Per AFI «occorre, dunque, recuperare lucidità e visione, a livello nazionale ed europeo. Bisogna contrastare speculazioni e concorrenza sleale, salvaguardare la qualità del prodotto Made in Italy e Ue, nel segno della distintività. Serve, poi, una programmazione per il mercato dei substrati, la cui domanda cresce del 15% ogni anno, complice la riscoperta del giardinaggio, ma preoccupa in termini di sostenibilità». 
Il florovivaismo, ricorda AFI, deve preservare il suo ruolo nella transizione green e sono necessarie misure a supporto del settore: «dall’estensione del credito di imposta anche per il gasolio ad uso riscaldamento alla cancellazione dei contributi dei datori di lavoro in scadenza a metà settembre. Andranno sanate le gravi mancanze del Decreto Aiuti sui fondi per l’agricoltura e contemplando anche filiere cruciali (substrati, piantine, concimi e vasetteria)». 
«Per il florovivaismo, ma più in generale per il comparto agricolo – ha dichiarato il presidente nazionale di Cia Cristiano Fini - si apre una fase difficilissima: alle carenze dovute alla crisi economica si somma, ora, il momento di incertezza politica dettato dalle dimissioni del Governo e, quindi, dallo scioglimento del Parlamento».
 

Redazione