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ciuoffo

Un momento importante di discussione e confronto con i maggiori operatori turistici online, soprattutto per affrontare il delicato tema dell'inserimento di queste attività all'interno del nuovo quadro normativo. Presentata ier l'edizione 2015 della BTO, Buy Tourism Online, la manifestazione di riferimento per il mondo del turismo 2.0 in programma il 2 e 3 dicembre prossimi alla Fortezza da Basso di Firenze. Alla conferenza stampa è intervenuto anche l'assessore al turismo Stefano Ciuoffo.

"I tempi – ha detto Ciuoffo - con i quali si sono affermati i vari operatori digitali turistici, ovvero gli ultimi 7-8 anni, coincidono con quelli che abbiamo dedicato alla Bto. L'edizione numero 8 guarda ancora una volta in avanti per cercare di esplorare le specificità, le opportunità, le criticità e i nuovi campi di azione. Vogliamo indagare i motivi di questa crescita, interrogandoci sugli effetti e sulle grandi opportunità che ne scaturiscono ma, anche e soprattutto, sulla disciplina normativa che va costruita per una realtà totalmente nuova".
"La Toscana – ha proseguito Ciuoffo - è la metà turistica più frequentata e cliccata sul web. La capacità di esserci mossi in anticipo su questo versante ci ha conferito una posizione di vantaggio che dobbiamo cercare di non vanificare. L'economia turistica è tra le più competitive e diventa fondamentale confrontarci costantemente con gli operatori, valorizzare la nostra immagine e mettere in rete quanti più operatori possibili".
Punto affrontato dall'assessore il rapporto con alcune realtà che si sono affacciate sul mercato. "Con Airbnb – ha spiegato - ci confronteremo di nuovo alla Fortezza. Stanno portando avanti dialoghi con vari soggetti istituzionali e mostrano grande attenzione. Il tema legato all'inserimento della sharing economy nel nuovo quadro normativo dovrà essere affrontato. Airbnb ci ha dato disponibilità rispetto al tema della tassa di soggiorno, ha documentato come sia possibile tracciare tutte le transazioni. L'idea che si tratti di un'economia sommersa va superata anche se è innegabile che accanto alle grandi opportunità che si aprono per alcuni territori ci siano anche criticità da affrontare. La valorizzazione della rendita immobiliare da parte del proprietario è legittima ma non dobbiamo rischiare di in correre nello snaturamento di alcune identità locali, come nel caso dei centri storici delle grandi città d'arte o di quei centri che hanno grande domanda turistica".
Infine una sorta di appello, dopo i tristissimi avvenimenti degli ultimi giorni e le possibili ripercussioni sui movimenti turistici. "L'Europa – ha concluso Ciuoffo – è una delle mete turistiche che attira circa la metà del movimento mondiale. L'Italia, ad oggi, è una metà sicura però lo scenario complesso che si è venuto a creare pone molte domande. Resto del parere che non dovremmo farci condizionare".

Redazione Floraviva

fratoni

"Sulla riserva naturale del Padule di Fucecchio la Regione Toscana sta facendo la sua parte ed ha finora dimostrato estrema attenzione. E' proprio perché vogliamo salvaguardare l'area naturalistica e preservarne la biodiversità che lo scorso aprile abbiamo proposto la sottoscrizione di un accordo di collaborazione fra gli Enti coinvolti".

L'assessore regionale Federica Fratoni fa chiarezza dopo l'appello lanciato nei giorni scorsi dal presidente della Provincia di Pistoia, Rinaldo Vanni, sul futuro dell'area umida del Padule e del Centro di Ricerca e Documentazione.

La Regione Toscana, che peraltro dal 1 gennaio 2016 riprenderà le funzioni relative alle aree umide assorbendo le professionalità provinciali ad esse adibite, ha messo a disposizione un contributo straordinario di 30 mila euro per attuare le finalità dell'accordo.

"Lo scorso 25 settembre – continua Fratoni - ho convocato un incontro con tutti gli Enti sottoscrittori dell'intesa per fare il punto sugli impegni di ciascuno. In quella sede è stato acquisito che la Provincia di Pistoia dovrà predisporre un progetto di sistema che prevede azioni e interventi ritenuti prioritari per la promozione turistico ambientale dell'area, anche attraverso convenzioni con soggetti terzi. Il futuro del Centro Ricerca e Documentazione si colloca proprio in questo percorso, con l'impegno preciso, sottoscritto dai Comuni nell'accordo, di verificarne e ridefinirne le funzioni".

"Il Centro è senza dubbio una esperienza unica - sottolinea l'assessore - e uno strumento di grande valore, creato a suo tempo dagli Enti locali, Province e Comuni, che in questa fase sono i primi e gli unici a doverne decidere le sorti, aprendo una riflessione responsabile anche alla luce dell'uscita dal Centro di alcune amministrazioni rivierasche. Credo sarebbe opportuno, dunque, prima di chiedere l'intervento della Regione, che gli Enti lavorassero anzitutto per riprogettare questa esperienza recuperando anche il contributo dei Comuni usciti."

Redazione Floraviva

scanavino

Il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino: “Da sempre facciamo della difesa della biodiversità il fondamento della nostra visione. Perché biodiversità significa adesione a un progetto concreto di sviluppo sostenibile, ma anche riaffermazione della centralità agricola e dell’agricoltore come imprenditore custode e multiruolo, capace non solo di produrre dai campi ma di preservare l’ambiente, il territorio e i suoi prodotti tipici”.

Finalmente il provvedimento sulla biodiversità agricola e alimentare è legge: la Cia-Confederazione italiana agricoltori saluta con soddisfazione l’approvazione definitiva alla Camera del ddl in materia.
“La Cia, da sempre, fa della tutela della biodiversità il fondamento della sua visione dell’agricoltura -spiega il presidente nazionale Dino Scanavino- perché biodiversità significa adesione a un progetto di sviluppo sostenibile, ma anche riaffermazione della centralità agricola e dell’agricoltore come imprenditore ‘multiruolo’ capace non solo di produrre dai campi ma di preservare l’ambiente, di qualificarlo attraverso l’attività turistica, di costruire sistemi territoriali capaci di rispettare la natura”.
“Crediamo molto nelle possibilità di questa legge -continua il presidente della Cia- che finalmente definisce un quadro normativo unico, prevedendo misure fondamentali per la difesa e la valorizzazione della biodiversità, come l’istituzione di un’Anagrafe nazionale ‘ad hoc’ e l’avviamento del Fondo per la tutela della biodiversità a sostegno delle azioni degli agricoltori custodi”.
“L’Italia, con un trentesimo della superficie Ue, detiene il 50% della biodiversità vegetale e il 30% di quella animale del continente europeo -ricorda Scanavino-. Un patrimonio che va salvaguardato, rappresentando un valore aggiunto della produzione agricola che merita di essere sostenuto, anche economicamente”.

Redazione Floraviva
 

Nobuya Kaishita

Dal 1999 al 2011 la produzione è diminuita del 20%. Nonostante il Giappone sia un grande produttore di fiori recisi, le statistiche ufficiali rivelano un netto cambiamento che segna una crisi del settore che aumenta di anno in anno, senza un ricambio generazionale. Molti coltivatori andranno in pensione e la nuova generazione non si farà carico delle loro attività, escludendo anche la possibilità, per molti di loro, di mettere in vendita le terre.

Il futuro non sembra dunque essere positivo, si attende infatti un ulteriore calo della produzione del fiore reciso nei prossimi dodici anni, come ha dichiarato Nobuya Kaishita, direttore della “Japan Floral Marketing Association” (JFMA) e vice-presidente della Chrysal Japan. Questa visione è dettata dal mancato ricambio generazionale: i giovani non prendono in consegna l’azienda dei propri genitori e non vendono la terra. Di conseguenza nessun terreno diventa disponibile per nuovi coltivatori o per espandere un’altra attività, già esistente. Un aumento delle importazioni sembrerebbe essere una conseguenza logica, anche se Kaishita non ne è sicuro: le importazioni negli ultimi due anni sembrano essersi stabilizzate a causa della svalutazione dello yen giapponese e si registra un calo della domanda per il settore. Le giovani generazioni non attribuiscono molto valore ai fiori e, di conseguenza, non comprano. Ecco perché la JFMA e il “Flowering Japan Council” stanno lavorando alla promozione del fiore. Nonostante si sia passati da 19700 ettari coltivati, nel 1999, a 15770 ettari nel 2011, il crisantemo continua ad essere il principale prodotto del settore con 5233 ettari a lui dedicati, seguito da giglio, lisianthus, rosa, garofano, gypsophila, statice e alstroemeria. Il declino più grande si è registrato per la gypsophila, la cui produzione è diminuita del 40%, da 424 ettari nel 1999 a 253 ettari nel 2011. La maggior parte di questi fiori è di produzione nazionale, ma l’importazione è in crescita: una grande percentuale di garofani viene importata, circa il 46%, a cui seguono le rose (22%), i crisantemi (14%) e i gigli (8%). Nel 1996 i paesi che esportavano in quantità maggiori in Giappone erano Olanda, Tailandia, Colombia e Malesia. Negli ultimi anni il numero di fiori importati da questi ultimi due paesi è fortemente aumentato. Oggi, infatti, sono i due principali paesi che forniscono fiori in Giappone, seguiti dalla Cina, che ha iniziato a fornire soprattutto crisantemi e garofani nel 2004.

Redazione Floraviva
 


florovivaismo

Chiuso il primo bando sui progetti integrati di filiera del Psr 2014-2020 della Regione Toscana. I 53 pif valgono 98 milioni di euro di contributi richiesti per investimenti di oltre 210 milioni. Ben 18 dei pif sono multifiliera, 11 riguardano la filiera vitivinicola, 6 quella olivo-oleicola, 4 la foresta-legno ed energia, 1 la filiera castanicola.


floricoltura

 
Alto livello di partecipazione delle imprese agricole toscane al primo bando del nuovo Programma di sviluppo rurale (Psr) 2014-2020 relativo ai progetti integrati di filiera (pif). Il bando era uscito a giugno, con una dotazione finanziaria di 90 milioni di euro, pari al 10% circa di tutto il plafond 2014-2020 destinato al Psr dalla Regione Toscana, che è di quasi 962 milioni di euro. Sono stati presentati in tempo utile 53 pif per un totale di 98 milioni di euro di contributi richiesti, a fronte di un ammontare totale di investimenti programmati pari a oltre 211 milioni di euro.
Ben 18 dei pif presentati sono multifiliera, 11 riguardano la filiera vitivinicola e 6 la filiera olivo-oleicola, filiera quest’ultima che il precedente assessore all’agricoltura Gianni Salvadori aveva identificato come prioritaria. Quattro riguardano la filiera cerealicola e/o proteoleaginose e 3 la filiera bovina (carne e derivati e/o prodotti lattiero caseari). Infine altri 4 progetti riguardano la filiera foresta-legno ed energia, 3 altre colture industriali (incluse colture da fibra, aromaticheofficinali), 2 la filiera florovivaistica, 1 la filiera apistica e 1 la filiera castanicola
Venti dei 53 progetti presentati sono incentrati sulla filiera corta. In 49 è stata attivata la sottomisura "Sostegno a progetti pilota e di cooperazione", a dimostrazione del fatto che vi è una forte esigenza di collegamento fra il mondo scientifico e le imprese agricole, forestali e agroalimentari per sviluppare al loro interno l'innovazione.
I 53 pif presentati coinvolgono nel loro complesso 2961 partecipanti, suddivisi in 1030 partecipanti diretti (le imprese che richiedono i contributi e sostengono gli oneri finanziari del progetto) e 1931 partecipanti indiretti (le imprese che si giovano delle ricadute positive del progetto ma non richiedono contributi e non sostengono oneri).
Una commissione di valutazione composta da 6 membri avrà tempo 120 giorni per valutare i 53 progetti, sulla base dei criteri di selezione previsti dal bando. Al termine della valutazione verrà stilata una graduatoria. I progetti che risulteranno ammissibili e che entreranno in graduatoria, verranno finanziati sulla base delle risorse finanziarie a disposizione.
«Lo strumento dei pif – ha detto l'assessore regionale all’agricoltura Marco Remaschipermette ai diversi protagonisti di creare sinergie basate sulla reciproca convenienza, ma anche l'attivazione, nell'ambito dello stesso progetto, di una molteplicità di sotto misure del Programma di sviluppo rurale, che vanno da quelle di investimento aziendale a quelle specifiche per attività di promozione, innovazione tecnologica, diversificazione delle attività agricole, anche a scopi energetici. Come Regione siamo molto soddisfatti della grande adesione a questo strumento, che già nella passata legislatura aveva ottenuto un ottimo successo, perché significa che le imprese toscane hanno voglia di investire, di innovare e di fare sinergia, creando economia di scala e agevolando il ricambio generazionale».
«E questo – conclude l'assessore Remaschiriguarda praticamente tutte le filiere che caratterizzano la Toscana, quelle del vino e dell'olio, ma anche l'allevamento e le filiere legate al bosco e alla montagna, il florovivaismo e il settore delle erbe officinali. Importante anche il fatto che molti progetti sono multifiliera e molti riguardano la filiera corta».
 
Redazione Floraviva