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Dal 4 ottobre 2017 sotto gli orologi delle due grandi aste di fiori olandesi di FloraHolland ad Aalsmeer e Naaldwijk solo immagini digitali di fiori. Royal FloraHolland ai floricoltori e tutti gli operatori della filiera floricola: «espandete il vostro mercato con foto dei prodotti rappresentative».

Dalle aste fisiche con i carrelli di fiori che scorrono sotto gli orologi alle aste d’immagini di fiori, in cui a scorrere saranno soltanto le fotografie digitali dei fiori sullo schermo. Dal 4 ottobre 2017 le grandi aste di fiori olandesi di Royal FloraHolland ad Aalsmeer e Naaldwijk si trasformeranno in «image auctioning of plants» (aste di immagini di piante). Un «ulteriore importante passo verso gli orologi (o aste) virtuali nazionali», anzi una «precondizione» di tale traguardo finale, per usare le parole di un recente comunicato stampa di FloraHolland (6 luglio).
Del resto, si legge nel comunicato, «stiamo evolvendo verso un mondo in cui il digitale è lo standard e l'acquisto a distanza normale». I compratori acquistano «fiori recisi e piante in seguito alla ricezione di informazioni e immagini digitali rappresentative da parte dei produttori» e i «buyer amano usare le foto aggiornate e affidabili nei loro negozi web». Comunque sarà ancora possibile, per i compratori che lo desiderano, vedere i prodotti veri, i fiori, ma non sotto l’orologio durante l’asta.
Questa evoluzione delle aste e di tutto il commercio dei fiori, aggiunge RoyalFloraHolland, «rende essenziale avere a disposizione foto aggiornate in grado di rappresentare in maniera affidabile i prodotti» e tali immagini possono essere un mezzo per rendere ancora più attraente il prodotto e per espanderne il mercato di sbocco. Pertanto la cooperativa olandese leader della floricoltura internazionale consiglia, in un successivo comunicato (13 luglio), ai floricoltori e a tutti gli operatori della filiera floricola: «espandete il vostro mercato con foto dei prodotti che siano rappresentative». «Una foto di scarsa qualità – si legge – può significare che i compratori vi ignoreranno», perché «la foto del prodotto è il fattore guida e l’elemento essenziale nel processo odierno di vendita per i compratori. Un acquirente con una conoscenza media della pianta deve essere in grado di valutarne il valore sulla base della fotografia digitale. Il consumatore finale non deve mai essere deluso: deve ricevere il prodotto che si aspetta in base alle foto che ha visto».
 
L.S.
 

riso, risicoltura, Ue, Italia, floraviva

Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali comunica che, per affrontare l’attuale situazione del settore risicolo, l’Italia - insieme a Francia, Spagna, Bulgaria, Grecia, Ungheria, Portogallo e Romania - ha sollecitato un intervento urgente alla Commissione europea per rendere operative misure adeguate a sostegno del comparto.

In particolare, i ministri dell'agricoltura hanno sottoscritto questa mattina a Bruxelles, in occasione del Consiglio dei Ministri UE, un documento strategico con quattro richieste fondamentali:
- attivare la clausola di salvaguardia per le importazioni dai Paesi EBA e valutare la possibilità di rimuovere i vincoli che impediscono l’efficace applicazione delle misure di salvaguardia per le importazioni dai PMA e da altre origini nel Sistema delle Preferenze Generalizzate;
- riconoscere la specificità del settore nella nuova Politica agricola comune;
- potenziare modelli di etichettatura attraverso adeguate iniziative per aumentare il consumo del riso prodotto nell’Unione europea;
- approfondire gli studi per valutare gli effetti che questi sistemi riguardanti i Paesi meno sviluppati e i Sistemi di Preferenze Generalizzate hanno avuto sui diritti sociali e dei lavoratori nei Paesi EBA, come anche le conseguenza ambientali dei sistemi di produzione locali.
«La crisi del settore è a livello europeo - afferma il ministro Maurizio Martina - e come tale va affrontata. La salvaguardia del reddito dei nostri produttori è una priorità e per questo continuiamo la nostra battaglia, insieme ad altri sette Paesi dell’Ue che rappresentano praticamente tutta la produzione risicola europea, chiedendo alla Commissione un intervento concreto e immediato. Non possiamo più permetterci uno squilibrio di mercato come questo, frutto di accordi che mettono in difficoltà i nostri agricoltori oggi e che in prospettiva rischiano di azzerare la produzione europea. È il momento delle risposte per invertire la tendenza, tutelando le produzioni, i paesaggi coinvolti nelle produzioni e garantendo allo stesso tempo sicurezza e trasparenza ai consumatori».
 
I NUMERI DELLA CRISI
Il progressivo aumento delle importazioni di riso dai Paesi EBA sta gravemente danneggiando e svantaggiando gli agricoltori, le industrie ed il mercato dell’UE.
Una recenti analisi del mercato dal 1° settembre 2009, quando è iniziata la completa liberalizzazione delle importazioni dai Paesi Meno Avanzati (PMA), mostra
• Il progressivo aumento delle importazioni totali di riso dell’UE(+65% dalla campagna 2008/2009 alla campagna 2015/2016), raggiungendo il record di 1,34 milioni di tonnellate nella campagna 2015/2016;
• un grande aumento delle importazioni di riso in piccole confezioni dai PMA (+45% dal 2013 al 2016, monitorato dalla Commissione europea per anno civile).
Inoltre, le giacenze europee sono in aumento. Per la campagna 2016/2017, la Commissione europea si aspetta un livello record di giacenze finali di 586.000 tonnellate (equivalenti al 30% della produzione UE).
Secondo queste tendenze, ci sarà un rischio reale che l’UE divenga completamente dipendente dalle importazioni di riso dai Paesi terzi. Inoltre, il conseguente abbandono dei terreni coltivati a riso nell’UE, rischia di provocare un impatto molto grave e negativo in termini di conseguenze ambientali e sociali.
 
Redazione

georgofili, assofertilizzanti, floraviva, accordo

La sfida di «fertilizzanti altamente qualitativi» e derivati il più possibile dal «riutilizzo di risorse che vengono impiegate come sostanze nutritive» è fra gli obiettivi del protocollo d’intesa siglato lo scorso 11 luglio dall’Accademia dei Georgofili e da Assofertilizzanti-Federchimica. Si avvicina il nuovo Regolamento europeo dei fertilizzanti.

«Favorire la diffusione delle innovazioni nel settore dell'agricoltura per quanto concerne le tecniche colturali compatibili con i cambiamenti climatici, con la tutela dell'ambiente e la valorizzazione dei prodotti agroalimentari, in particolare per quanto riguarda la filiera dei fertilizzanti come laboratorio per l’economia circolare».
E’ l’obiettivo principale del protocollo d’intesa tra l’Accademia dei Georgofili e Assofertilizzanti-Federchimica che è stato firmato lo scorso 11 luglio a Firenze dai due rispettivi presidenti, Giampiero Maracchi e Francesco Caterini. La sigla del documento attesta la volontà di fornire una lettura comune del mondo agricolo: le due realtà si impegnano ad attivare iniziative congiunte (convegni, seminari e gruppi di studio) per stimolare il progresso in agricoltura, la tutela ambientale e la discussione attorno alla sicurezza e alla qualità alimentare, con attenzione anche al patrimonio agroalimentare italiano.
«L’Unione europea – si legge nel comunicato dell’Accademia dei Georgofili -  punta al miglioramento della gestione del ciclo produttivo, guardando all’efficienza e alla sostenibilità del sistema. La sfida generale è di puntare alla produzione di fertilizzanti altamente qualitativi, innovando i processi produttivi per ridurre al minimo gli sprechi, trasformando i sottoprodotti da costi a risorse. Questo già avviene ma presenta ancora ampi margini di crescita: oggi alcune tipologie di sottoprodotti vengono riutilizzate per arrivare a ottenere prodotti altamente nutritivi e innovativi per il benessere dei terreni e delle piante. A questo proposito il Parlamento europeo sta finalmente concludendo il suo iter legislativo sul nuovo Regolamento europeo dei fertilizzanti che, oltre a ricomprendere i concimi minerali riconosce anche nuove categorie di prodotti, quali ad esempio i concimi organici, i concimi organo-minerali e i biostimolanti. Ogni singola categoria di fertilizzanti in tutto o in parte deriva dal riutilizzo di risorse che vengono impiegate come sostanze nutritive».
Su questo tema il presidente dell’Accademia dei Georgofili Maracchi evidenzia il problema della riduzione della fertilità dei terreni dovuta al depauperamento dei suoli. «Come è noto – dice - la fertilità richiede il giusto equilibrio tra apporto di sostanza organica e un utilizzo efficiente dei fertilizzanti di sintesi. Allo stesso tempo, il problema dei rifiuti (e in questo caso della componente organica) richiede una riflessione e un intervento che permetta, come indicato dalla Unione Europea nelle sue ultime linee guida di bioeconomia, di riutilizzare al massimo tutte le risorse, diminuendo contemporaneamente l’impatto ambientale e, nel caso specifico, migliorando la qualità dei terreni».
«Questo passo arriva dopo aver intrapreso da tempo un percorso di dialogo proficuo e costante con l’Accademia dei Georgofili, interlocutore prezioso e dalla visione stimolante. – dichiara Francesco Caterini, presidente di Assofertilizzanti-Federchimica, che ha per fine l’elaborazione delle linee tecniche, giuridiche e normative attinenti la produzione e l'impiego di fertilizzanti e la loro promozione –. Oltre a ragionare sullo sviluppo sostenibile del sistema rurale, l’accordo si propone di aprire nuovi spunti di discussione attorno al tema dei fertilizzanti come ambito di applicazione dell’economia circolare».
 
L.S.

orlandini, cia, atc, floraviva

Il presidente Orlandini: l’impasse è iniziata con le pressioni che portarono il presidente facenti funzioni Barbarito alle dimissioni. Ora la via maestra è un rinnovo condiviso delle cariche per iniziare una fase di rifondazione dell’Atc. I risarcimenti completi sono importanti, ma lo è di più la riduzione dei danni con una corretta applicazione della legge obiettivo.

«La fase di impasse in cui versa attualmente l’Ambito territoriale di caccia di Pistoia ha varie motivazioni strutturali, ma è senz’altro iniziata quando, durante una riunione del Comitato di gestione dell’Atc, un rappresentante di Federcaccia pose la questione del rinnovo della presidenza. Fino a quel momento, grazie anche al buon lavoro del presidente facenti funzioni Nicola Barbarito, subentrato al compianto Corsini, il Comitato procedeva regolarmente. Poi quell’ “atto di forza” ha spinto Barbarito alle immediate dimissioni e sono iniziati i problemi, a cui si sono aggiunte in alcune occasioni mie difficoltà personali a presenziare».
E’ quanto dichiara il presidente della Confederazione italiana agricoltori di Pistoia Sandro Orlandini in relazione alle lamentele che si stanno sollevando da più parti a causa dei continui danni da ungulati alle coltivazioni e del momentaneo blocco dei risarcimenti agli agricoltori.
«Per risolvere lo stallo la via maestra è procedere rapidamente a un rinnovo condiviso delle cariche dell’Atc e avviare quella che può essere considerata una vera e propria fase costituente dell’organismo e delle sue attività, in conformità con le normative regionali».
«Sarà sicuramente importante arrivare a risarcimenti per gli agricoltori più adeguati, visto che al momento si fermano in media a poche centinaia di euro e al massimo a circa un 70% dei danni effettivamente periziati. Ma lo scopo principale di un Ambito territoriale di caccia rinnovato sarà la drastica riduzione dei danni alle colture da parte degli ungulati attraverso una corretta applicazione della legge obiettivo regionale e, all’interno di essa, in particolare del prelievo selettivo, che non ha finora funzionato a dovere, come Cia Pistoia ha sostenuto più volte già l’anno scorso».
 
Redazione

riso, made in italy, coldiretti, risicoltura, floraviva

Un pacco di riso su quattro venduto in Italia contiene prodotto straniero all'insaputa dei consumatori. Coldiretti lancia l'allarme per sostenere il pressing del governo italiano sull'Unione europea in difesa del Made in Italy e di diecimila famiglie, che rischiano di perdere il posto di lavoro. Necessaria un'adeguata etichetta con indicazione d'origine.

Coldiretti esprime dunque apprezzamento per la richiesta avanzata dal governo italiano alla Commissione europea per l'applicazione urgente della clausola di salvaguardia per il ripristino dei dazi sulle importazioni di riso lavorato dalla Cambogia, l'autorizzazione a sperimentare in Italia l'introduzione dell'obbligo di indicazione dell'origine in etichetta per il riso e misure straordinarie di sostegno al reddito dei risicoltori e di rilancio di una coltura strategica per l'Unione.
L'Italia, ricorda Coldiretti, è il primo produttore europeo di riso su un territorio di 237 mila ettari coltivato da 4.263 aziende, per una produzione di 1,58 miliardi di chili, con un ruolo ambientale insostituibile e opportunità occupazionali. Ma «la situazione sta precipitando e a rischio c'è il lavoro di oltre 10 mila famiglie, tra lavoratori dipendenti e imprenditori impegnati nell'intera filiera».
La produzione nazionale di riso, osserva poi Coldiretti, sarebbe più che sufficiente per coprire i consumi interni, ma si preferisce speculare sulle importazioni low cost ad alto rischio, che non fanno altro che affossare le quotazioni del Made in Italy, dato che è possibile spacciare il riso straniero per italiano a causa della mancanza di un adeguato sistema di etichettatura.
Secondo la consultazione online promossa dal ministero delle Politiche agricole, l'81,5% degli italiani vuole conoscere in etichetta l'origine del riso che acquista. Occorre dunque accelerare la procedura avviata con la formale notifica del decreto dai ministri delle Politiche agricole, Maurizio Martina, e dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, per l'introduzione in Italia dell'obbligo di indicazione della materia prima per il riso.
Sulla vicenda è intervenuta anche la Federazione regionale della Coldiretti, illustrando il peso economico che la risicoltura riveste in particolare in Lombardia, dove si coltiva oltre il 42% di questa coltura in Italia.
«A livello regionale - ha spiegato Coldiretti Lombardia - si coltivano oltre 100mila ettari a riso e la "culla del chicco" si conferma Pavia, prima provincia risicola d'Europa con oltre 84mila ettari. Subito dopo vengono Milano con quasi 14mila ettari e Lodi con più di 2mila ettari, mentre Mantova ne conta circa 1.200. Le aziende che producono riso in Lombardia sono quasi 2mila e Pavia si conferma in testa alla classifica: tra la Lomellina e il Pavese si concentrano 1.515 aziende risicole. Al secondo posto si piazza la provincia di Milano con 300 aziende, seguita da Lodi (69) e Mantova (67).»
 
Redazione