Il Paesaggista

Beth Chatto: un'icona del giardinaggio sostenibile

Il giardinaggio richiede soprattutto una comprensione del clima e del paesaggio, oltre che delle limitazioni che questi impongono su ciò che può essere tentato. Beth Chatto, scomparsa a 94 anni, ha affrontato la sfida di creare un giardino in un luogo arido e ventoso, ostile agli elementi classici di un giardino inglese. Con pazienza e determinazione, ha trasformato il suo terreno in un esempio spettacolare di giardinaggio, tanto da diventare un'icona nazionale e far del suo giardino a Elmstead Market, Essex, una meta di pellegrinaggio per migliaia di appassionati.

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Nata nel 1923 e cresciuta in Essex, Beth Chatto ha sviluppato presto una passione per il giardinaggio. Dopo il matrimonio con Andrew Chatto, esperto di associazioni vegetali, ha iniziato a coltivare questa passione, ispirata da figure come Sir Cedric Morris. La svolta avvenne nel 1960, quando Chatto iniziò a trasformare una zona selvaggia della sua proprietà in un giardino variegato, sfruttando al massimo le risorse idriche naturali del luogo. La filosofia di Chatto si basa sull'uso delle piante adatte alle condizioni specifiche del giardino, un principio che si riflette nei suoi famosi giardini secchi e umidi. Nei pressi di un ruscello, creò stagni e piantò specie che amano l'umidità, come arum lilies e gunnera. Lontano dall'acqua, sviluppò un giardino mediterraneo per le specie resistenti alla siccità, utilizzando cisti e buddleia. La sua capacità di creare armonia tra le diverse piante è evidente nelle transizioni fluide tra le varie aree del giardino.

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Chatto ha condiviso la sua vasta conoscenza attraverso una serie di libri, a partire da "The Dry Garden" nel 1978, seguiti da altre opere che hanno consolidato la sua reputazione. Era anche una prolifica conferenziera, riconosciuta per il suo approccio didattico e la capacità di ispirare sia professionisti che amatori del giardinaggio. Il vivaio di Beth Chatto, fondato nel 1967, è diventato un modello di successo commerciale e un centro di apprendimento per molti giardinieri. La sua decisione di creare un giardino di ghiaia, senza irrigazione artificiale, ha rappresentato un contributo significativo alla pratica del giardinaggio sostenibile, dimostrando l'importanza di lavorare con, piuttosto che contro, le condizioni naturali. Beth Chatto ha ispirato numerosi giardinieri internazionali.

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Bernard Trainor, noto per i suoi progetti lungo la costa occidentale della California, ha lodato la sua influenza sulla scelta delle piante adatte al contesto locale. Peter Janke, che ha trascorso molto tempo con Chatto, ha appreso da lei l'equilibrio tra giardinaggio attraente e eco-consapevolezza. Yuko Tanabe Nagamura, capo progettista del Piet Oudolf Garden di Tokyo, è stata così ispirata da una visita ai giardini di Chatto che ha deciso di trasferirsi nel Regno Unito per studiare con lei. Anche Doug Hoerr, di Hoerr Schaudt Landscape Architects di Chicago, attribuisce a Chatto l'insegnamento del rispetto per i microclimi e la selezione delle piante. Dan Pearson, affascinato dalle sue mostre al Chelsea Flower Show, continua a fare riferimento ai suoi cataloghi e libri per la saggezza orticola. Infine, Matthew Wilson, designer e curatore del RHS Garden Hyde Hall, riconosce l'influenza duratura di Chatto sulla sua carriera. Beth Chatto ha lasciato un'impronta indelebile nel mondo del giardinaggio, con un'eredità che continua a vivere attraverso i suoi scritti, i suoi giardini e le generazioni di giardinieri che ha ispirato. La sua vita e il suo lavoro restano un esempio di come il rispetto per la natura e l'innovazione possono andare di pari passo, offrendo una lezione preziosa per tutti coloro che cercano di creare spazi verdi sostenibili e armoniosi.

 Il paesaggista è una rubrica curata da Anne Claire Budin

 

 

Mary Miss, artista newyorkese, ha rivoluzionato il mondo della land art con opere interdisciplinari che combinano scultura, architettura e progettazione del paesaggio. Fondatrice del City as Living Laboratory, ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali per il suo contributo all'arte e alla sostenibilità.

 
 
Nata a New York, Miss ha conseguito un B.A. in arte nel 1966 presso l'Università della California, Santa Barbara, e un M.F.A. nel 1968 dal Maryland Institute College of Art, dove ha studiato scultura. È riconosciuta come una pioniera del movimento della land art, insieme a figure illustri come Nancy Holt, Athena Tacha e Alice Aycock. Le prime installazioni temporanee site-specific di Miss risalgono agli anni '60, e successivamente ha creato opere permanenti di grande impatto come Greenwood Pond: Double Site a Des Moines, Iowa.
 
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Nel 2009, Miss ha lanciato il City as Living Laboratory (CaLL), un'iniziativa innovativa che promuove la collaborazione tra artisti, scienziati, urbanisti e altri esperti per creare opere d'arte basate sul luogo che coinvolgano il pubblico con l'ambiente e le questioni di sostenibilità. Il progetto inaugurale, Flow: Can You See the River? (2008-2014), è un esempio emblematico del suo approccio integrato e partecipativo.
Miss ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti nel corso della sua carriera, tra cui tre borse di studio del National Endowment for the Arts, una borsa di studio della John Simon Guggenheim Memorial Foundation, la medaglia d'onore dell'American Institute of Architects, una Medaglia del Centenario dell'American Academy di Roma e il President's Award della sezione di New York dell'American Society of Landscape Architects. Le sue opere sono state esposte in prestigiosi musei e istituzioni internazionali, tra cui il Museum of Modern Art e il Whitney Museum of American Art a New York City, l'Università di Harvard a Cambridge, Massachusetts, e la Tate Modern a Londra, Regno Unito.
 
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L'impegno di Miss nel coniugare arte e sostenibilità ha lasciato un segno indelebile nel mondo del paesaggio e della land art, ispirando nuove generazioni di artisti a esplorare il potenziale trasformativo dell'arte ambientale.
 

Il Paesaggista è una rubrica curata da AnneClaire Budin

 

Charles Jencks, figura iconica del paesaggismo, ha unito scienza e arte per esplorare le profonde connessioni tra natura e cosmologia. I suoi giardini sono metafore viventi dell'universo

 

Nato a Baltimora nel 1939, Charles Jencks ha lasciato un'impronta indelebile nel campo dell'architettura paesaggistica, fondendo le sue ampie competenze in letteratura, architettura e storia in un approccio unico che ha trasformato il modo di concepire i giardini e gli spazi verdi.

Dopo aver completato la sua formazione in letteratura inglese ad Harvard e architettura alla Harvard Graduate School of Design, Jencks si è trasferito nel Regno Unito, dove ha conseguito un dottorato in storia dell'architettura. La sua carriera accademica e professionale si è intrecciata con un interesse profondo per le dinamiche tra natura e struttura, tra il microscopico e il macroscopico, un tema che ha trovato piena espressione nei suoi progetti di paesaggismo.

Il Giardino della Speculazione Cosmica, creato nel 1988 nella contea di Dumfriesshire in Scozia, è forse il più celebre tra i suoi lavori. Questo giardino rappresenta un viaggio attraverso l'evoluzione cosmica e culturale, un luogo dove scienza e filosofia si fondono con la natura. Progettato con l'aiuto di scienziati e amici, il giardino utilizza concetti di frattali, buchi neri e teoria del caos per creare un paesaggio che è allo stesso tempo un'opera d'arte e un commento sulla natura stessa.

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Jencks ha sempre visto nel paesaggio un potente medium per esplorare e riflettere le complessità del mondo naturale e umano. I suoi progetti sono spesso arricchiti da elementi simbolici che alludono a teorie scientifiche avanzate, dimostrando come il design del paesaggio possa diventare un ponte tra la conoscenza umana e l'esperienza quotidiana della natura.

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Inoltre, la sua dedizione al miglioramento del benessere umano attraverso l'architettura si manifesta nei Maggie’s Cancer Caring Centers. Questi centri, progettati per offrire supporto e conforto ai pazienti oncologici, riflettono l'approccio di Jencks alla cura integrata, dove l'ambiente stesso contribuisce al processo di guarigione.

Charles Jencks è scomparso nel 2019, ma il suo lascito vive nei paesaggi che ha plasmato e nelle idee che ha seminato. I suoi giardini non sono solo spazi da ammirare ma luoghi di riflessione, che invitano i visitatori a considerare la profonda connessione tra la nostra esistenza e l'universo vasto e meraviglioso in cui viviamo.

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Il Paesaggista è una rubrica curata da AnneClaire Budin

Questa settimana AnneClaire Budin ci racconta, un incredibile viaggio tra innovazione e tradizione, attraverso la formazione fino alla celebrità di Daniel Urban Kiley, pioniere dell'architettura paesaggistica moderna, dalla sua formazione sotto Warren Manning alla collaborazione con icone come Louis Kahn e Eero Saarinen, fino alla creazione di capolavori paesaggistici che hanno ridefinito il concetto di spazio esterno.

 

Daniel Urban Kiley, nato a Boston nel 1912 e deceduto nel 2004, si è distinto come una delle figure più influenti nell'architettura paesaggistica del XX secolo. La sua formazione iniziò con un apprendistato presso Warren Manning, per poi approdare all'Università di Harvard, dove fu toccato dagli ideali del Modernismo. Nonostante non completasse il percorso accademico, l'impronta della sua educazione e delle sue esperienze lavorative preliminari si fece sentire nelle sue opere. L'incontro con figure chiave come Louis Kahn e la sua partecipazione a progetti significativi, come l'aula del tribunale per i processi di Norimberga, influenzarono profondamente la sua visione.

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La carriera di Kiley decollò nel dopoguerra, con progetti notevoli come il Jefferson National Expansion Memorial e i giardini per la famiglia Miller a Columbus, esempi emblematici dell'architettura paesaggistica moderna. I suoi lavori si caratterizzano per la fusione tra chiarezza formale, derivata dai giardini barocchi francesi, e un'attitudine al modernismo spaziale e costruttivista, aprendo nuove strade nel campo del design paesaggistico. Kiley sperimentò con spazi di chiarezza infinita, utilizzando elementi naturali per creare paesaggi che esprimessero potere e integrità strutturale.

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Tra gli anni '70 e '80, la collaborazione con colleghi portò alla realizzazione di progetti significativi a livello internazionale, come l'Esplanade du Général de Gaulle a Parigi. Nonostante la rarità delle sue pubblicazioni o della sua presenza accademica, Kiley ha lasciato un'eredità indiscutibile attraverso il suo lavoro pratico, educando generazioni di designer attraverso l'esempio. Molti dei suoi progetti sopravvivono, mantenuti da chi apprezza il valore e l'eredità del suo design.

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La storia di Daniel Urban Kiley ricorda l'importanza dell'innovazione unita alla tradizione, mostrando come il rispetto per il passato possa convivere con la spinta verso nuove possibilità espressive. Il suo approccio, che intreccia arte, architettura e paesaggio, continua a ispirare paesaggisti e architetti, sottolineando il potere del design nel modellare non solo il nostro ambiente ma anche la nostra esperienza dello spazio.

Il Paesaggista è una rubrica curata da AnneClaire Budin

Isamu Noguchi, scultore e giardiniere di rilievo del XX secolo, ha tracciato un solco indelebile nel campo del paesaggismo, fondendo la semplicità spirituale delle pietre giapponesi con la modernità occidentale.

 

Le rocce, per lui, erano l'essenza del tempo, elementi permanenti in un mondo effimero, simboli di perseveranza.
Nato a Los Angeles nel 1904 da una scrittrice americana e un poeta giapponese, Noguchi visse una giovinezza fraintesa, spartita tra Giappone e Stati Uniti, mai completamente radicato in una cultura. La sua formazione artistica prese avvio alla Columbia University e fu fortemente influenzata dall'assistenza prestata a Brancusi a Parigi. Questa esperienza plasmò il suo approccio alla scultura, che poi arricchì con studi di pittura a Pechino e un rinnovato legame con il Giappone.

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Il dopoguerra fu per Noguchi un periodo di riconoscimento in Giappone, dove approfondì la sua conoscenza dei giardini giapponesi, in particolare quelli di Muso Soseki. La sua opera più emblematica fu il giardino dell'UNESCO a Parigi, realizzato nel 1959 dopo un arduo processo di selezione e posizionamento di pietre, in collaborazione con Mirei Shigemori. La loro ricerca li portò in luoghi remoti, in una "pesca" di pietre che sottolinea l'importanza di questi elementi naturali nella composizione paesaggistica.

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Il risultato, sebbene inizialmente controverso, è stato un capolavoro che ha saputo fondere l'arte scultorea con il paesaggismo, anticipando di decenni le correnti di pensiero sulla sinergia tra natura e creazione umana. Il giardino dell'UNESCO, considerato non autentico in Giappone e austero in Europa, si è rivelato una pietra miliare nel design del paesaggio, prediligendo un'estetica che valorizza sia le tradizioni orientali che le innovazioni occidentali.

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Isamu Noguchi ha lasciato un segno indelebile nel mondo dell'arte e del paesaggismo, dimostrando come la fusione di culture diverse possa dar vita a creazioni di inestimabile bellezza e significato. La sua eredità vive nei suoi giardini e sculture, ponti tra Oriente e Occidente, che continuano a ispirare artisti e paesaggisti di tutto il mondo.


Il Paesaggista è una rubrica curata da AnneClaire Budin