Il Paesaggista
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- Scritto da Andrea Vitali
Scopri la straordinaria eredità di Elsie Reford, una donna visionaria che ha trasformato una foresta in un'opera d'arte botanica.
Elsie Reford, un nome che risuona di passione, audacia e un amore innato per la natura. Questa straordinaria donna ha trascorso più di 30 anni a trasformare una foresta di abeti rossi in un vero e proprio santuario delle piante. Ma la sua eredità va ben oltre la creazione dei Giardini di Métis. Il suo lavoro è stato un punto di riferimento nell'orticoltura, ispirando artisti, artigiani e scrittori di tutto il mondo.
Situati a Grand-Métis, nel Quebec, Canada, i Giardini di Métis sono un luogo magico sulla sponda meridionale del fiume San Lorenzo. Qui Elsie Reford ha dato vita a un'autentica sinfonia di piante e paesaggi, unendo la sua passione per l'arte e la natura in un'unica creazione straordinaria.
Nonostante la sua mancanza di conoscenze orticole iniziali, Elsie ha sfidato le regole convenzionali e si è dedicata anima e corpo alla trasformazione di terreni inospitali in un giardino mozzafiato. Ha sperimentato, ha creato microclimi favorevoli e ha introdotto piante provenienti da tutto il mondo, senza lasciarsi fermare da dubbi o ostacoli.
Il suo impegno e la sua determinazione hanno creato un giardino da collezione unico nel suo genere, dove le piante sono raggruppate per specie e varietà. Ogni angolo dei Giardini di Métis è un invito alla contemplazione e alla meraviglia, un'oasi di bellezza che Elsie ha plasmato con amore e intuito.
Oggi, l'eredità di Elsie Reford continua a vivere e a ispirare. I Giardini di Métis sono un luogo dove si può immergersi nella natura, ammirare opere d'arte tra le piante e sentire l'energia creativa che permea l'aria. Un luogo che riflette l'anima di Elsie, un'anima fragrante, intima, audace e creativa.
Scopri di più sulla straordinaria vita di Elsie Reford e la sua creazione senza tempo nei Giardini di Métis.
Il paesaggista è una rubrica curata da Anne Claire Budin
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- Scritto da Andrea Vitali
"Esploriamo il lavoro di Martha Schwartz Partners (MSP), uno studio di design internazionale che si impegna nella rigenerazione di siti naturali e centri urbani, creando paesaggi urbani sostenibili che promuovono la vitalità e la connessione."
Martha Schwartz Partners (MSP) è uno studio di design paesaggisti di fama internazionale che si dedica all'attivazione e alla rigenerazione di siti naturali e centri urbani. Un mix tra architettura del paesaggio, urban design e considerazioni climatiche specifiche del sito, che con 40 anni di esperienza MSP mette nella progettazione e realizzazione di piani di sviluppo su larga scala, progetti di rigenerazione urbana, piazze cittadine, parchi, paesaggi istituzionali, sedi aziendali, installazioni e giardini.
Con sedi a Londra, New York e Shanghai, MSP è coinvolto in progetti in tutto il mondo, avendo lavorato in oltre 40 paesi e su sei continenti. Il team di professionisti di MSP è composto da paesaggisti, urbanisti, architetti, esperti di giardinaggio e project manager senior, provenienti da diverse esperienze. Questa diversità di discipline e background consente a MSP di lavorare su diverse scale e culture, offrendo flessibilità e comprensione anche nei contesti urbani e sociali più sfidanti. Inoltre, MSP collabora intensamente con rinomati architetti e consulenti esterni, ampliando la portata dello studio e garantendo una risposta efficace a qualsiasi problema di pianificazione o design.
MSP comprende il paesaggio urbano come piattaforma in cui gli ambienti umani e naturali possono trovare un equilibrio armonico. L'engagement delle persone, attraverso la creazione di gioia e giocosità nella vita urbana, è fondamentale nel processo di progettazione dello studio. L'obiettivo di MSP è creare luoghi amati e utilizzati dalle persone, favorendo il bisogno umano di connessione, identità e piacere. La creazione di spazi umani può avere un impatto positivo sulla sostenibilità, sostenendo la densità e i benefici ottenuti attraverso la vita urbana.
Il lavoro di MSP è stato riconosciuto a livello internazionale con numerosi premi, tra cui l'ASLA Landmark Award, l'ASLA Honour Award, il British Association of Landscape Industries Award nella categoria Rigenerazione, il Chicago Athenaeum Award per il Miglior Nuovo Design Globale, il Cooper-Hewitt National Design Award e l'Urban Land Institute Award for Excellence.
Il processo di lavoro di MSP riflette la comprensione globale delle realtà dei paesaggi urbani contemporanei e del territorio pubblico. Questo richiede uno spirito di collaborazione e la capacità di incoraggiare il dialogo tra diverse prospettive, in modo da mediare le diverse esigenze che devono essere considerate nella progettazione.
Il paesaggista è una rubrica curata da Anne Claire Budin
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- Scritto da Andrea Vitali
Raffinatezza e discrezione: il talento di Madison Cox
Madison Cox è un virtuoso delle piante, un paesaggista che ha conquistato i cuori dei ricchi e famosi di tutto il mondo. I suoi giardini sono opere di grande raffinatezza, che sembrano essere lì da sempre. Nonostante il suo successo, Cox è una persona discreta e modesta, che rifugge la pubblicità.
Nel 2012, il Wall Street Journal lo ha definito "il progettista di giardini più importante di cui non hai mai sentito parlare". La sua fama si è diffusa tra gli ambienti più esclusivi, dove ha realizzato giardini di alto livello. Ciò che distingue il suo approccio al paesaggio è l'assenza di prevedibilità e banalità. Il suo lavoro trasuda sofisticatezza e un incanto intimo.
Per comprendere la vita e il lavoro di Madison Cox, non basta visitare il suo sito web. Basta conoscere il suo indirizzo a New York e ammirare una foto che ritrae un dettaglio del giardino di 400 ettari della miliardaria Anne Bass. Cox non cerca pubblicità: il Wall Street Journal ha dovuto cercarlo per tre anni prima di poterlo incontrare. Nomade per scelta, trascorre la sua vita in aereo, tra il suo ufficio a New York, la sua casa a Tangeri e i suoi cantieri sparsi per il mondo.
Le foto dei suoi giardini sono rare perché, come i suoi clienti incredibilmente ricchi, Cox ama la riservatezza. Tra i suoi committenti ci sono personaggi illustri come Michael Bloomberg, Marella Agnelli, Henry Kravis, Sting e Pierre Bergé. Ma non sono attratti dallo stile spettacolare di Cox, bensì dalla sua capacità di adattarsi a ogni sito e di tenere conto dei gusti dei suoi sponsor. Il suo talento risiede nella capacità di creare molteplici universi all'interno di un singolo giardino, spesso arricchiti da specchi d'acqua, e di collegarli attraverso sentieri, vicoli e prati, creando una sorta di poesia visiva. Ne risulta una sensazione di raffinatezza discreta, come se quei giardini fossero sempre appartenuti a quel luogo.
Maestria nei dettagli e competenza botanica
La maestria di Madison Cox è il risultato della sua attenzione ai dettagli, della sua profonda conoscenza della storia dei giardini e della sua competenza in botanica. Cox si è ispirato all'inglese Russell Page, uno dei più rinomati paesaggisti del XX secolo, per il quale "l'apprendimento dei giardini non può essere né accademico né teorico: bisogna conoscere le piante, la pietra, l'acqua e la terra, sia con le mani che con la mente". Grazie a questa filosofia, Cox può scegliere tra 140 varietà di rose per il giardino di Anne Bass, creare incantevoli orti, far prosperare la vegetazione o inventare un boschetto di bambù illuminato da un fico. Con lui, l'imprevisto si trasforma sempre in un'armonia perfetta e le "dichiarazioni di intelligenza" sono evitate.
Questo virtuoso delle piante di San Francisco si trasferì a Parigi nel 1978 per studiare paesaggio. Fu lì che stringe amicizia con Yves Saint Laurent e Pierre Bergé, entrando a contatto con numerosi artisti e imparando i costumi del jet-set. Il suo primo contratto importante fu la co-creazione dei Jardins du Nouveau Monde presso il Château de Blérancourt (Aisne), seguito dalla realizzazione di un giardino sperimentale per il Chelsea Flower Show di Londra. Da quel momento in poi, Cox accumulò clienti privati e ottenne contratti per hotel di lusso come il Delano a Miami, il Gramercy Park a New York e il Sanderson a Londra, affinando sempre di più la sua arte fino a raggiungere l'aura che lo circonda oggi. Nel 2011 è diventato vicepresidente della Fondazione Pierre Bergé-Yves Saint Laurent, responsabile del lussureggiante giardino Majorelle a Marrakech, acquistato dalla coppia nel 1980. Inoltre, ha preceduto il libro "The Gardener's Garden", che presenta 250 dei giardini più belli del mondo, e ha pubblicato opere come "Giardini degli artisti" (1993) e "Majorelle, un'oasi marocchina" (1999).
Infine, Cox ha ideato un programma di apprendimento del giardinaggio per bambini svantaggiati a Mumbai, in India, un gesto modesto ma significativo per passare il testimone alle nuove generazioni.
Nel 2019, Madison Cox è stato insignito de "La Rosa d'oro" a Palermo, un prestigioso riconoscimento ideato e istituito nel 1984 da Jorge Luis Borges, che conferma l'influenza e il talento di questo straordinario paesaggista.
Il paesaggista è una rubrica curata da Anne Claire Budin
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Kate Cullity è un'architetta paesaggista, urban designer e artista ambientale riconosciuta a livello nazionale e internazionale. È la direttrice fondatrice di TCL (Taylor Cullity Lethlean) e ha lavorato a numerosi festival di arte e giardinaggio sia in Australia che all'estero.
Il background di Kate Cullity
Kate Cullity ha un background in botanica e un forte interesse personale per l'orticoltura, che l'ha portata a progettare piantagioni in tutta l'Australia. Ha completato un dottorato di ricerca che riflette sui 25 anni di pratica di TCL, nonché sul suo interesse per la bellezza, l'estetica e la cura.
L'architettura del paesaggio in Australia
L'architettura del paesaggio è un campo relativamente nuovo in tutto il mondo, ma in Australia, essendo una costruzione occidentale, spesso guardiamo verso l'Europa e l'America. Tuttavia, gli australiani possono essere piuttosto anticonformisti riguardo all'arte e al design e, anche se guardiamo verso altre società, non sempre seguiamo le loro regole.
Il paradosso del tempo
Gli australiani non aborigeni hanno una delle culture occidentali più giovani al mondo con solo circa 200 anni di storia, mentre gli aborigeni hanno una delle culture indigene più antiche conosciute al mondo. Questo crea un paradosso tra vecchio e nuovo.
Il paesaggio geologico australiano
L'Europa è relativamente nuova in termini geologici, mentre l'Australia ha alcune delle geologie più antiche del mondo, con suoli tra i più impoveriti. Il paesaggio australiano è così antico che è stato eroso e consumato, con meno terreno montuoso rispetto ad altre parti del mondo.
L'Australian Garden
L'Australian Garden esprime la flora australiana e il rapporto dell'Australia con il paesaggio in modo artistico e scultoreo. Il team di TCL era interessato a raccontare storie sul paesaggio australiano in modo coinvolgente piuttosto che basato su segni o didattico.
Sand Garden
La narrativa che definisce l'Australian Garden è il viaggio dell'acqua. L'abbondanza o l'assenza di acqua sono elementi che definiscono il paesaggio australiano e In Sand Garden, TCL ha voluto esprimere le qualità sublimi e surreali delle zone aride e desertiche dell'Australia, come il senso di spaziosità e il minimalismo. Questi vasti paesaggi sono spesso fraintesi come robusti, ma in realtà sono piuttosto fragili e fatti di suoli incredibilmente poveri. Volevamo creare un'esperienza unica per i visitatori di Sand Garden, che permettesse loro di provare un senso di riverenza simile a quello che si prova in un giardino giapponese. Per incoraggiare questa sensibilità, abbiamo composto un giardino panoramico piuttosto che un giardino per passeggiare, un giardino in cui non è permesso entrare.
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- Scritto da Andrea Vitali
La grande capacità di ristrutturare del paesaggista francese Patrice Taravella in questo progetto in Sudafrica, dove ha ricreato un vero giardino di delizie dove quasi tutto si può mangiare.
I giardini di Babilonia un mito? No, una realtà. Se capitate sulla strada del vino in Sudafrica, a circa 60 km da Città del Capo, potete imbattervi in una delle 7 meraviglie di questa zona, il Babylonstoren. Non lontano dall’affascinante e pacificamente dinamica cittadina di Franschhoek, nel cuore dei leggendari vigneti in cui regnano lo Chardonnay e il Pinot Noir, si trovano i giardini Babylonstoren, che prendono il nome da una vicina montagna. Intorno alla fattoria “Cape Dutch” in stile olandese del XVII secolo, dietro muri imbiancati a calce, si nascondono questi giardini che regalano uno scenario da cartolina. I giardini sono ornamentali ma anche “nutrienti”, un’eccezione paesaggistica avida e golosa in uno scenario montuoso.
Per realizzare questo sogno si sono rivolti al paesaggista francese Patrice Taravella, famoso per i suoi favolosi giardini presso il priorato di Notre Dame d’Orsan, non lontano da Châteauroux nel Limosino. Taravella ha eseguito con maestria la ristrutturazione, trasformando le terre abbandonate del Babylonstoren in un luogo accogliente e unico, unendo il giardino contemporaneo a un ristorante gourmet e a un hotel di charme, insomma un vero giardino di delizie.
Patrice Taravella ha intrapreso una ricerca storica, insieme ai coniugi Roos-Bekker, grazie al Company’s garden, lo storico giardino della Compagnia delle Indie Orientali a Città del Capo, importante nel XVII secolo perché riforniva le navi durante la rotta tra l’Europa e l’Asia. Città del Capo era uno scalo situato a metà di questo lungo viaggio e permetteva ai navigatori di fare rifornimento di ortaggi, soprattutto tuberi e frutti abbastanza resistenti, come gli agrumi ricchi di vitamina C, indispensabili per la salute degli equipaggi.
Nei giardini di Babylonstoren l’idea è di mantenere le tradizioni orticole del luogo creando un semenzaio che conservi le vecchie varietà e sviluppare, inoltre un giardino sperimentale per provare e acclimatare nuovi ortaggi, il tutto rispettando i principi del giardinaggio ecologico.
Per quanto concerne le geometrie e le strutture questo giardino ideato da Patrice Taravella si basano su un disegno formale che ricorda i giardini del paradiso orientali, in particolare quelli persiani. Il tutto è attraversato da est e ovest da un asse principale intervallato da viali di ghiaia, erba e noccioli di pesco e dal viale più importante, quello degli alberi di Guava centenari. Al centro della composizione il giardino degli agrumi, tutt’intorno stanze verdi quadrate e rettangolari, più o meno grandi, circondate da muri e siepi. Sono dedicati a varie culture seguendo temi ben precisi come: gli indigeni, il labirinto, l’orto sperimentale, il frutteto, l’angolo del fico d’india…
Per chi sogna il paradiso non può esistere un giardino senza acqua. La soluzione trovata da Taravella prevede un grande invaso che alimenta bacini e canali, ma anche lunghi canali scavati nell'argilla che ricordano le accoglienti oasi del sud. L'irrigazione è naturale, si fa per semplice gravità, essendo tutta la superficie del giardino in leggera pendenza. Tuttavia, la circolazione dell'acqua è controllata con giudizio dall'apertura di piccole chiuse secondo le esigenze delle piante. Per regalare altezza a un disegno abbastanza piatto, Patrice Taravella propone come in Orsan, dei gazebo e grandi strutture piramidali agli incroci e nei punti nevralgici. Ricoperti di rose rampicanti, come l'immacolata Mme Alfred Carrière, il rosa perlato 'New Dawn' o il rosa più scuro dell’Albertine, oltre ad offrire profumi e colori per tutta la stagione regalano un senso di sollievo al tutto, come un piccolo saluto alle montagne circostanti. E poi, al Babylonstoren tutto deve essere commestibile! Più di 350 piante, le cosiddette erbacce, sono mangiabili. Accanto a verdure e aromi anche tanta frutta: il frutteto occupa quasi la metà della superficie del giardino, dove si trovano mele, pere, mele cotogne, nettarine e altri agrumi e poi pistacchi, mirtilli e altri piccoli frutti, guava, fichi, mango, avocado, caffè, banani…
Il paesaggista è una rubrica curata da Anne Claire Budin