Il Paesaggista
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- Scritto da AnneClaire Budin
Un nuovo paradigma per il verde pubblico e privato: il lavoro del professor Nigel Dunnett ridefinisce il rapporto tra progettazione del paesaggio, ecologia e sostenibilità, portando innovazione nelle città di tutto il mondo.


Nigel Dunnett, professore di Planting Design e Urban Horticulture presso l'Università di Sheffield, è una delle voci più autorevoli a livello internazionale nell'innovazione della progettazione del verde urbano. Il suo approccio pionieristico integra ecologia e orticoltura per creare paesaggi urbani a basso impatto manutentivo ma ad alto valore estetico e funzionale. Con un'attenzione particolare alla biodiversità e alla resilienza climatica, Dunnett ha ridefinito il concetto di verde pubblico, contribuendo a diffondere la "Sheffield School" di progettazione paesaggistica.
Il lavoro di Dunnett è il frutto di decenni di sperimentazioni, che hanno portato alla creazione di spazi verdi capaci di trasformare l'ambiente urbano. Tra i suoi progetti più noti si annoverano il Tower of London Superbloom del 2022, il Barbican Podium a Londra e il Queen Elizabeth Olympic Park, tutti esempi emblematici di come la vegetazione possa essere utilizzata per migliorare la qualità della vita nelle città. La sua metodologia si basa sulla creazione di "praterie progettate" (Designed Meadows), in grado di offrire un impatto estetico e ambientale senza la necessità di una manutenzione intensiva.
La visione di Dunnett mira a superare il tradizionale concetto di paesaggistica decorativa, puntando invece su soluzioni dinamiche e multifunzionali che rispondano alle sfide climatiche e sociali contemporanee. Il suo approccio include la progettazione di tetti verdi, sistemi di drenaggio urbano sostenibile (SuDS) e interventi di rinaturalizzazione degli spazi pubblici. Il tutto con l'obiettivo di garantire una gestione semplificata e a basso costo, senza rinunciare alla bellezza e alla biodiversità.
Dunnett è anche autore di pubblicazioni fondamentali per il settore, tra cui "Naturalistic Planting Design: The Essential Guide" e "The Dynamic Landscape", scritta in collaborazione con James Hitchmough. Questi testi rappresentano punti di riferimento per paesaggisti e progettisti verdi che intendono adottare un approccio più sostenibile alla progettazione del verde urbano.
Il suo contributo è stato riconosciuto con numerosi premi, tra cui la medaglia d'oro al Chelsea Flower Show e l'onorificenza di Honorary Fellow del Landscape Institute. La sua influenza si estende ben oltre il Regno Unito, con progetti realizzati in tutta Europa e un impatto significativo sulla comunità internazionale di progettisti e architetti del paesaggio.
L'esperienza di Nigel Dunnett rappresenta un modello innovativo per il futuro delle città verdi, dimostrando come la progettazione paesaggistica possa essere non solo esteticamente affascinante, ma anche un potente strumento per affrontare le sfide ambientali del nostro tempo. Il suo lavoro continua a ispirare nuove generazioni di paesaggisti e urbanisti, offrendo un paradigma di progettazione che coniuga bellezza, sostenibilità e funzionalità in un equilibrio perfetto con la natura.
Il Paesaggista è una rubrica curata da Anne Claire Budin
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- Scritto da Andrea Vitali
Robert L. Zion ha rivoluzionato il paesaggio urbano con il concetto di pocket parks e con il lavoro del suo studio, Zion & Breen Associates, oggi considerato un pilastro dell'architettura del paesaggio.





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- Scritto da Andrea Vitali
A Los Angeles, John Sharp trasforma giardini e spazi verdi in luoghi d'incontro tra natura e design, promuovendo sostenibilità e bellezza nel contesto urbano.

John Sharp, designer del paesaggio, vive e lavora a Los Angeles, una città che ispira e definisce il suo approccio progettuale. Il suo lavoro riflette l’essenza della metropoli: un intreccio di diversità culturale, varietà paesaggistica e forte attenzione alla sostenibilità. I suoi progetti spaziano dai giardini privati alle collaborazioni con artisti e architetti, sempre con l’obiettivo di creare spazi funzionali che si integrano con l’ambiente circostante.
La filosofia di Sharp è semplice e diretta: ogni paesaggio deve rispondere alle specificità del luogo. A Los Angeles, questo significa lavorare con un clima mediterraneo, valorizzare piante autoctone e adattarsi alle sfide locali, come la scarsità d’acqua. I suoi progetti si distinguono per l’utilizzo creativo di elementi botanici e materiali sostenibili, bilanciando estetica e praticità.
Sharp interpreta il giardino come un luogo di connessione, dove natura e persone si incontrano. Ogni progetto è pensato per essere vissuto, che si tratti di un piccolo cortile urbano o di un ampio spazio residenziale. L'attenzione ai dettagli e la cura nella selezione delle piante fanno sì che ogni paesaggio racconti una storia unica, legata all’identità di chi lo vive e alla città che lo ospita.
A Los Angeles, città all’avanguardia nel design e nella tecnologia, Sharp si inserisce con un approccio pratico e innovativo. Lavora spesso con piante resistenti alla siccità e sistemi di irrigazione efficienti, dimostrando come la sostenibilità possa essere integrata nel design senza compromessi estetici.
Il lavoro di Sharp è apprezzato non solo dai clienti privati ma anche dalla comunità professionale. Le sue collaborazioni con architetti e artisti locali lo hanno portato a contribuire a progetti iconici della città, sempre mantenendo il focus su un design funzionale e rispettoso dell’ambiente.
In una città in continua evoluzione, John Sharp continua a sviluppare progetti che rispecchiano il carattere unico di Los Angeles, lavorando per un futuro in cui il verde urbano non sia solo un elemento decorativo, ma parte integrante della vita quotidiana.
Con il suo stile essenziale e mirato, Sharp rappresenta una figura chiave nella progettazione del paesaggio a Los Angeles, contribuendo a rendere la città un esempio di equilibrio tra natura e urbanizzazione.
Il Paesaggista è una rubrica curata da Anne Claire Budin
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- Scritto da Andrea Vitali
Laura Gatti è un'agronoma e paesaggista italiana, nota per il suo contributo a progetti di integrazione del verde nell'architettura urbana. Tra le sue opere più celebri figura il Bosco Verticale di Milano, dove ha collaborato con lo studio Boeri per progettare e curare la vegetazione delle torri residenziali.
Nata e cresciuta a Milano, Gatti si definisce "un'agronoma senza terra", sottolineando la sua specializzazione nell'adattare gli alberi all'ambiente urbano. Oltre al Bosco Verticale, ha partecipato a progetti internazionali come la Torre dei Cedri a Losanna e la Vertical Forest a Nanchino. Recentemente, ha collaborato con Forestami e il Comune di Milano per la riqualificazione del percorso della filovia 90-91, un progetto che prevede la messa a dimora di 350 nuovi alberi e oltre 60.000 arbusti ed erbacee perenni lungo il tracciato. Gatti è anche docente presso l'Università degli Studi di Milano, dove condivide la sua esperienza nel campo dell'arboricoltura urbana e del paesaggio. La sua filosofia si basa sull'integrazione armoniosa tra natura e architettura, promuovendo l'uso di tetti e facciate verdi combinati con energie rinnovabili per migliorare la qualità della vita nelle città.
Tra le sue realizzazioni più significative si annoverano:
Bosco Verticale a Milano: Due torri residenziali caratterizzate da facciate ricoperte di alberi e piante, progettate in collaborazione con lo studio Boeri.
Trudo Vertical Forest a Eindhoven, Paesi Bassi: Un progetto di social housing che integra la vegetazione nelle facciate degli edifici, migliorando la qualità della vita degli abitanti.

Parco 8 Marzo, Milano, prima realizzazione in Milano con integrazione di NBS per la gestione delle acque meteoriche e caso esemplare per la gestione dei suoli (crediti Studio Laura Gatti con Studio Nonis)

Vittoria Bike Park, Brembate di Sotto BG, integrato in un percorso di test e training per amanti degli sport ciclistici (Studio Laura Gatti)
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- Scritto da Andrea Vitali
Nahal Sohbati, co-fondatrice di Topophyla, crede che l’architettura del paesaggio sia un mezzo per migliorare le comunità, connettendo le persone all’ambiente e promuovendo un impatto sociale positivo.
Nahal Sohbati, architetto del paesaggio e co-fondatrice di Topophyla, è una voce influente nel campo dell’architettura del paesaggio, disciplina che ha scelto di seguire con passione dopo aver completato la laurea in Interior Architecture. Cresciuta in Iran e formata a Dubai, Nahal lavora oggi in California, dove ha sviluppato una visione unica dell'architettura e del design, influenzata dalla bellezza naturale e culturale del suo paese d'origine. La sua carriera si è quindi focalizzata sulla creazione di spazi pubblici con un alto impatto sociale, mirando a trasformare gli spazi in strumenti di connessione per le comunità.
Quando le si chiede cosa l’abbia portata verso l’architettura del paesaggio, Nahal risponde che il suo amore per l’arte e il design risale all’infanzia in Iran, un paese di paesaggi spettacolari e architetture maestose. “Essere esposta a tale bellezza sin da giovane è uno dei motivi per cui mi sono innamorata dell’arte e del design,” spiega. La laurea in Interior Architecture le ha permesso di apprendere come esprimersi creativamente, e, durante i suoi studi, ha scoperto l’importanza del biophilic design, l’idea di integrare elementi naturali negli spazi costruiti per promuovere il benessere umano. Questo approccio l’ha portata a comprendere che il design non è solo estetica, ma uno strumento di cambiamento che può migliorare la vita delle persone.
Uno dei progetti più significativi di Nahal è stato Ridge Lane, che ha ricevuto numerosi premi e l’ha ispirata a proseguire il suo impegno nella progettazione di spazi che rafforzino i legami tra comunità e ambiente. Nahal ritiene che ogni progetto sia un’opportunità per analizzare e rispondere positivamente alle sfide di ogni luogo. “Conoscere significa prendersi cura; prendersi cura porta al cambiamento,” afferma. Crede che un approccio progettuale trasparente, che coinvolga i membri della comunità in ogni fase, possa generare un senso di orgoglio e appartenenza e favorisca un’identità di quartiere che ispira partecipazione civica.
Lavorando in California, Nahal cerca di rendere il processo di design più accessibile e informativo, offrendo alle comunità gli strumenti per comprendere e interagire con l’ambiente. In un progetto recente, Topophyla ha collaborato a un piano di sviluppo per il futuro di State Street a Santa Barbara, puntando a creare un centro città più sostenibile, accessibile e pedonale, guardando ai prossimi 100 anni.
Il periodo della pandemia ha portato nuove sfide e opportunità per la disciplina. Per Nahal, la crisi sanitaria globale ha messo in luce le debolezze di settori come l’istruzione e la sanità, evidenziando l’importanza di spazi pubblici resilienti e funzionali. Un altro progetto in cui è coinvolta riguarda il futuro del settore retail. Nahal vede in questo settore un’opportunità per riorientare l’esperienza di acquisto, facendo emergere valori di comunità e durata al posto del consumismo puro. “Il retail deve diventare un’esperienza più umana e durevole,” sottolinea.
La sua visione non si limita alla progettazione degli spazi, ma si estende alla consapevolezza ambientale e alla responsabilità sociale. Crede fermamente che il design debba essere un’azione politica, una piattaforma per promuovere un cambiamento concreto che vada oltre l’estetica. Questo approccio è evidente nel suo lavoro, che cerca sempre di rispondere ai bisogni delle comunità locali e di valorizzare i legami tra persone e ambiente.
Nahal incoraggia i nuovi professionisti a essere autentici e a integrare le proprie esperienze culturali nel lavoro. “Per raccontare storie diverse, abbiamo bisogno di narratori diversi,” dice citando Mark Rios. Sostiene che l’architettura del paesaggio debba diventare sempre più inclusiva, invitando i giovani professionisti ad abbracciare la propria unicità e a usare le loro esperienze come strumenti di trasformazione.
Nahal sottolinea l’importanza di una maggiore rappresentanza delle minoranze in questo settore, che, a suo parere, necessita di una visione più ampia e inclusiva. “Come professione, dobbiamo migliorare, sia attraverso borse di studio sia coinvolgendo le comunità meno servite,” afferma. Ritiene inoltre che gli architetti del paesaggio dovrebbero occupare posizioni pubbliche, portando una visione green e sostenibile nei contesti decisionali. Senza una rappresentanza adeguata, sostiene, è difficile promuovere agende di sostenibilità e giustizia ambientale in modo significativo.
Per Nahal Sohbati, l’architettura del paesaggio è una missione. Ogni progetto rappresenta un’opportunità per educare, ispirare e costruire connessioni significative tra comunità e ambiente, promuovendo un senso di appartenenza e responsabilità condivisa. Il suo lavoro ci ricorda che il design ha il potere di trasformare il mondo che ci circonda, creando spazi che non solo soddisfano bisogni pratici, ma arricchiscono le vite delle persone che li vivono.
Il Paesaggista è una rubrica curata da Anne Claire Budin