Arte Verde

L'artista, originario di San Paolo, vive e lavora oggi fra New York e Rio de Janeiro ed è uno degli artisti brasiliani più conosciuti al mondo. Da sempre amante dell'arte, inizia la sua carriera nel mondo della pubblicità fino a che, una sera del 1983, viene coinvolto in una rissa: per errore viene colpito ad una gamba e riceve un'indennità in denaro che gli permette di trasferirsi negli Stati Uniti e dedicarsi a tempo pieno all'arte. Le sue opere si caratterizzano per essere incisive e di forte impatto, pur senza l'utilizzo dei supporti tradizionali. 
La denuncia sociale di Vik Muniz si concretizza in una visione alternativa: esplorando e dando vita a nuove forme espressive l'artista riesce ad ottenere una comunicazione immediata. Le sue opere sono solitamente di formato extra-large, realizzate con rifiuti e materiali inusuali, quali cioccolata liquida, zucchero o polvere. Per apprezzarle, queste creazioni devono essere osservate dall'alto, solitamente in fotografia: Muniz ricrea abilmente l'illusione artistica poiché da lontano l'opera sembra una cosa, mentre da vicino è un'altra e assume un valore diverso.
Il suo lavoro sta dunque tutto nella magia, come la definisce lui stesso, di trasformare una cosa in un'altra: ecco allora che rifiuti tecnologici diventano il trittico di una cartina del mondo o una riproduzione della prima pagina di un giornale, applicata a una struttura in legno, diventa una barca nella laguna di Venezia – monito della tragedia di Lampedusa.
 
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Arte Verde è una rubrica curata da AnneClaire Budin

testi di Anna Lazzerini

L'artista francese, dopo numerosi anni passati a ricoprire i muri di immagini “street art” e poi a costruire collezioni per l'industria tessile, trasforma il suo lavoro in qualcosa di più personale, passando alla rappresentazione fisica di un mondo grafico. Nel 2000 comincia a prendere vita la sua nuova arte, ispirata all'universo del “Designer Toy”. Le ricerche sulla materia gli permettono di far evolvere il suo personaggio, che diventa  ARO: «Analyse Reflexe Obsessionnelle». E, quasi come un'ossessione, Steph ha lavorato e scolpito ad oggi più di ottanta ARO. 
Ognuno di questi è nato dalla ricerca dell'artista all'interno del bosco: qui egli cammina per lungo tempo, osservando attentamente la natura che lo circonda e scegliendo gli alberi morti da poter utilizzare per le sue opere, provando a scorgere e ad individuare l'ARO che si nasconde in ogni legno. Steph inizia a questo punto a intagliare con l'aiuto di una motosega, esaltando le irregolarità dell'albero e ottenendo così sculture sempre diverse.

Gli strumenti sono i suoi alleati, come dichiara l'artista, i supporti invece sono le anime degli ARO che egli porta alla luce con il suo lavoro sugli alberi ricchi di storia. Dopo ARO Copelini e ARO Asymmetria il prossimo lavoro di Steph Cop sarà la creazione di Colossal 8.0: un ARO di otto metri, che lo impegnerà per i prossimi due anni.

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Arte Verde è una rubrica curata da AnneClaire Budin

testi di Anna Lazzerini

Anne è un'artista che si lascia ispirare completamente dalla natura: farfalle danneggiate, ramoscelli rotti, fiori, calabroni, erbacce cresciute in modo strano, tutto quello che raccoglie in giro, dalle foreste o dal mercato dei fiori di Utrecht, diventa protagonista delle sue opere. Una volta completata la raccolta, Anne porta tutto nel suo studio e qui si prende il tempo necessario per esplorare quello che ha trovato, lasciandosi ispirare. Osservando, l'artista inventa una storia sull'esistenza e la vita dei fiori che ha raccolto. Proteggendo poi questi preziosi pezzi sotto il vetro, Anne dà ad essi una seconda vita con l'intento di ispirare le persone che li osservano a creare, a loro volta, una propria storia su questi.
Le opere sono descritte dalla stessa artista come un big bang, un'esplosione di semi di fiori nello spazio, capace di dare vita a nuovi tipi di fiori e di piante, nuove forme mai viste prima, nuovi paesaggi in cui poter camminare. La natura richiama così la nostra attenzione attraverso una sua reinterpretazione fatta da un collage in 3D di fiori secchi e ritagli di immagini di fiori. Ogni elemento, sia naturale, che di carta, viene meticolosamente sistemato da Anne con uno spillo sul supporto predisposto in modo da creare il senso di profondità. Il risultato è una danza di colori e forme magnifica.
 
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Arte Verde è una rubrica curata da AnneClaire Budin

testi di Anna Lazzerini

Portia crea le sue opere utilizzando una vasta gamma di supporti, dalla fotografia alla pittura, passando per la scultura e l'installazione, concentrandosi sempre sull'ambiente e i temi culturali visti da una prospettiva femminista.
L'artista inizia a creare le immagini di fiori nel 2002, a seguito della perdita di una persona cara, evento che la fa riflettere sulla fugacità della vita delle persone, riflessa qui in quella dei fiori. Portia ha iniziato così a immaginare mandala di fiori che erano reminiscenze dei motivi tipici dell'Uzbekistan e delle vivide ghirlande di fiori freschi, che aveva visto usare nel sud-est asiatico come offerte religiose. Utilizzando il mandala, Portia richiama infatti la forma circolare che nelle religioni orientali rappresenta l'universo. L'artista dispone meticolosamente i fiori del suo giardino in combinazioni di colore e forma in modo da esasperare la vitalità di entrambi, ciò che la affascina è proprio la perfetta simmetria che riscontra nei fiori, nelle pietre e negli animali trovati in giro ormai morti. Non solo la flora che la circonda, Portia immortala infatti anche piccoli cadaveri di animali.
Per queste creazioni l'artista ha utilizzato abilmente lo scanner come una macchina fotografica di grande formato, permettendo ai fiori di stare direttamente su esso e ai loro pollini e altri parti di cadere direttamente sul vetro, diventando parte dell'immagine. Lo scopo finale sembra essere quello di scannerizzare e quindi organizzare, tramite un esercizio meditativo, il caos della natura e dei suoi elementi in un fermo immagine memoriale.

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Arte Verde è una rubrica curata da AnneClaire Budin

testi di Anna Lazzerini

Nikolai Astrup è un pittore norvegese del ventesimo secolo che si è fatto conoscere soprattutto grazie ai suoi paesaggi, dipingendo tutto ciò che lo circondava: dalle montagne ai campi, passando per fiumi e foreste. La personale a lui dedicata dalla Dulwich Picture Gallery di Londra, “Nikolai Astrup: Painting Norway”, ci conduce abilmente alla scoperta del suo universo. La mostra è ormai chiusa, ma da essa possiamo cogliere un aspetto nuovo dell'artista: la sua capacità di creare illusioni fra le forme animali o umane e la natura dei paesaggi. Scopriamo così come l'artista sia stato un precursore nella stampa, egli aveva fabbricato nel suo atelier delle macchine complesse che gli permettevano di riprodurre le sue creazioni a piacere. Nelle tavole di Astrup si possono vedere personaggi quali troll delle montagne, cerimonie pagane attorno al fuoco o cavalli inquietanti fatti di neve sciolta.
 
La Nexus Interactive Arts per l'occasione della mostra è stata chiamata a creare un'installazione originale: “Forest Folk” è stata la risposta, nonché l'estensione della personale di Astrup. Figure umane ricoperte di vegetali si muovevano nelle sale della galleria: un ritratto di un troll allo specchio, ispirato anche a Giuseppe Arcimboldo e ai testi di Rorscharch, prendeva vita su due schermi da 75 pollici. Ma nessuna finzione: i modelli si muovevano in tempo reale, non lontano dalla sala dove si trovava il visitatore, coperti da 40 chili di muschio, rami, erbacce, foglie e altri frutti di bosco, ad ogni movimento percepito dalle camere coi sensori di movimento. Le creature mitiche si svelavano alla presenza del visitatore, trasformandosi ad ogni suo movimento. Quasi allo stesso modo, queste figure possono saltare agli occhi di chi osserva i dipinti di Astrup.
 
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Arte Verde è una rubrica curata da AnneClaire Budin

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