Arte Verde
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- Scritto da Andrea Vitali
"Eyes as Big as Plates" è un progetto fotografico di Karoline Hjorth, giornalista e fotografa residente ad Oslo e Riitta Ikonen, fotografa finlandese. Ispirate dalla letteratura popolare scandinava, si sono interessate ai collegamenti che uniscono gli anziani norvegesi con il loro ambiente. Tutto, infatti, è iniziato come una rappresentazione di persone della terza età del folclore nordico, evolvendosi, poi, in una ricerca continua sull'appartenenza dell'uomo moderno alla natura.
Parte scultura, parte installazione e parte fotografia dal 2011, questo tributo agli anziani si è arricchito superando complessivamente i sessanta ritratti che testimoniano la possibile armonia tra uomo e natura.
I costumi che indossano i protagonisti dei ritratti sono come delle "sculture portatili" e sono tutti realizzati da Riitta Ikonen con materiali naturali. Karoline Hjorth si occupa della fotografia e con un click entrambe ci trasportano nella natura, in uno spazio misterioso dove il tempo sembra fermarsi.
Gli anziani protagonisti dei ritratti sono persone incontrate da Ikonen e Hjorth grazie ad amici, parenti, annunci sui giornali o incontri casuali e sono persone comuni: agricoltori in pensione, pescatori, zoologi, idraulici, cantanti d‘opera, casalinghe, artisti, accademici e paracadutisti novantenni di tutto il mondo.
Entrambe sono profondamente convinte dell'utilità degli anziani nelle società contemporanee e con "Eyes as Big as Plates" ritengono di poter descrivere una categoria di individui troppo spesso emarginati. Tante qualità che è necessario trasmettere da una generazione all'altra. "Eyes as Big as Plates" ti invita a pensare. Cosa vediamo? Chi siamo? A chi e a cosa apparteniamo? Qual è la nostra connessione con l'ambiente? Domande che sembrano essenziali in un momento in cui è sempre più difficile staccare gli occhi dagli schermi. "Eyes as Big as Plates" è un progetto multidisciplinare sia nella sostanza che nella forma.
Arte verde è una rubrica curata da AnneClaire Budin
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- Scritto da Andrea Vitali
Sofu Teshigahara è nato ad Osaka nel 1900, come primo figlio dell'artista “Ikebana” Wafu Teshigahara. Sofu Teshigahara prese le distanze dal padre che interpretava l’Ikebana, secondo lui, in maniera tradizionale. Nel 1927, quando tutti credevano che praticare ikebana significasse seguire forme stabilite, Sofu Teshigahara, fece in modo che l'Ikebana diventasse un arte creativa e fondò la scuola Sogetsu.
Sofu non ha mai deviato dai principi base che distinguono Ikebana da altre forme d’arte floreale: cogliere ed esprimere la sensazione della materia per evocare la terza dimensione e l'equilibrio asimmetrico. Il concetto più importante del suo insegnamento era quello di tenere i principi dell’arte ikebana e di cambiare invece sempre la forma. La sua ferma convinzione che l'Ikebana era forma d’arte e non solo decorazione, ha fatto si che venisse riconosciuta come arte nel mondo intero e non solo in Giappone. Sofu Teshigahara, per tutta la sua vita, ha tenuto mostre e dimostrazioni in Giappone, Europa e Stati Uniti e ha portato ikebana ad essere considerata una cultura di livello mondiale. Sofu Teshigahara, considerato ormai oggi un artista conteporaneo di livello mondiale, continuò fino alla sua morte (1979) con una vasta attività creativa come la scultura e la pittura.
Ikebana, la cui traduzione letterale è fiori viventi, è chiamato anche nel linguaggio più desueto kadō 華道”.
Arte verde è una rubrica curata da AnneClaire Budin
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- Scritto da Andrea Vitali
Camille Henrot: "È possibile essere rivoluzionari e amare i fiori?"
Hai anche sentito la frase "Ikebana is art!" E ti sei chiesto cosa significhi veramente?
Dall'avvento dell'ikebana contemporanea, e specialmente dopo la seconda guerra mondiale, la discussione è stata influenzata da una comprensione occidentale dell'arte.
Dall'essere una forma d'arte contemplativa e altamente regolata, governata dalla tradizione, ora è spesso intesa come mezzo di autoespressione e creatività individuale e le opere di ikebana sono state incorporate in installazioni di concept art.
Camille Henrot, un'artista francese che vive a New York, è forse l'esponente più noto di questo fenomeno. Nel biennio 2011-2013 ha lavorato al progetto "È possibile essere rivoluzionario e amare i fiori?", esposto per la prima volta a Parigi, e successivamente al New Museum di New York.
Henrot è un esperta di questa forma d'arte e ha studiato nella scuola Sogetsu di ikebana. Seguendo l'idea che l'ikebana e libri sono legati come portatori di linguaggio ma anche nella loro funzione di "consolare l'anima", ha creato più di 100 combinazioni in omaggio ai libri che compongono la sua biblioteca personale. Alcune delle creazioni di ikebana sono state poi esposte e fotografate. Con questo processo i libri sono soggetti a "diventare fiori".
Riassegnando i codici ikebana tradizionali, Henrot usa i nomi latini e comuni dei fiori, i nomi progettati per il loro sfruttamento commerciale, il loro potere farmacologico e talvolta anche la storia dei loro viaggi. Ad esempio, nel pezzo ikebana che rende omaggio al libro Caractère fétiche de la merchandise (La natura feticistica dei beni di consumo) usa una rosa chiamata "libertà" e tre garofani.
Il linguaggio codificato nel lavoro di Henrot ricorda i messaggi allegorici nei vecchi dipinti europei, dove oggetti e fiori sono aggiunti alla composizione per raccontare una storia codificata.
Quindi cosa succede all'ikebana quando non è più una forma d'arte in sé, ma è incorporata in un'installazione? Ci sono delle somiglianze tra l'ikebana e l'arte dell'installazione. Ad esempio, l'ikebana è sempre specifico di un luogo o almeno sensibile ad esso. Ma ci sono anche differenze, la concept art si occupa di un'idea, un concetto, mentre l'ikebana parte dai materiali stessi, lavorando verso un'espressione concettuale.
Le installazioni di Henrot sono state classificate come "sculture ispirate all'ikebana". Parlandone li chiama "ikebana eterodossa", deliberatamente basata su certe ingenuità e persino interpretazioni errate dei fondamenti dell'ikebana: "Mi piace rimuovere segmenti di cultura in modi parziali e incompiuti per farli crescere nel fertilizzante del mio lavoro "
Arte verde è una rubrica curata da AnneClaire Budin
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- Scritto da Andrea Vitali
L'artista australiano Jamie North indaga il rapporto uomo-natura focalizzandosi sul legame fra architettura e piante. Pilastri di marmo e cemento, rappresentanti vecchie rovine, sono poeticamente invasi dalla forza delle piante: l'effimera opera umana si trova così faccia a faccia con il flusso vitale della natura, capace continuamente di rigenerarsi e crescere anche in luoghi all'apparenza inospitali.
Le opere di North cambiano continuamente dato che le piante al loro interno crescono e l'artista stesso documenta tale crescita, come a suggerire la dicotomia interiore della sua arte: la convivenza di sviluppo e rovina. Con una grande conoscenza botanica e un'attenta cura, North ha riempito i suoi pilastri (tutti provenienti da materiali di scarto o sottoprodotti industriali) di piante autoctone australiane, come viti rampicanti e orchidee.
testi di Anna Lazzerini
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Per questo caldo mese di agosto, Arte Verde vi regala un po' di meritato relax con le fresche e colorate illustrazioni di Mia Charro. Illustratrice spagnola, Mia dichiara apertamente il suo amore per la natura, le belle arti, le fiabe e tutto ciò che c'è di magico.
Colori vivaci, acquarelli, digital art e soprattutto molti elementi floreali: questi gli ingredienti delle opere dell'artista. La vivacità di queste illustrazioni nasce dall'intreccio dell'antica saggezza della natura col suo lato selvaggio. Un connubio che Mia esprime con semplicità e colore trasmettendo una bella sensazione di relax, soffice come l'erba sotto i piedi e rasserenante come il suono delle onde.
testi di Anna Lazzerini