Arte Verde

Nata da un pittore e allevatore biologico, Molly Hatch è cresciuta in mezzo a numerosi stimoli creativi. Utilizzando la sua immaginazione e l'amore per il disegno, l'artista ha infatti dato vita a numerose opere che spaziano dai lavori con la ceramica ai disegni a penna e inchiostro. Il suo tratto è finemente levigato e i suoi disegni sono veramente "pop". Oggi Molly realizza ceramiche contemporanee che diventano prodotti di design dall'uso quotidiano.
“Physic Garden”, in particolare, ci restituisce un'idea precisa del lavoro di Molly: un'installazione - mosaico di 475 piatti a colori la cui decorazione proviene da due piatti della Chelsea Factory, rappresentanti la flora e la fauna in stile primi anni 1750. Tutto ha origine nell'affascinante natura del giardino botanico “Chelsea Physic Garden”, fondato dalla Società degli Speziali di Londra nel 1673, affittato dal collezionista Hans Sloane e che, probabilmente, ha ispirato i decoratori di porcellane della vicina fabbrica di Chelsea. A sua volta, Molly si è lasciata ispirare da questi due piatti della fabbrica per dare vita ad un'installazione - mosaico di piatti tutta dedicata al tema naturale. Tema che si ritrova anche in altre ceramiche.
 
 
Arte verde è una rubrica curata da AnneClaire Budin

testi di Anna Lazzerini

Eva Jospin è una giovane artista francese che utilizza il cartone per realizzare le sue opere. L’idea di questo uso nasce in lei dalla volontà di creare opere di grandi dimensioni, il cartone è infatti facilmente rimediabile e a poco prezzo.
Nel cartone Eva trova così non solo l’utilità, ma anche una particolare libertà espressiva grazie alla sua duttilità e al potenziale espressivo che include l’idea di riciclo creativo.
Lo scopo della sua arte, come lei stessa dichiara, è quello di comunicare in modo diretto un mondo, meta che l’artista ritiene sia sempre più difficile da raggiungere da parte dell’arte contemporanea.
L’immaginario naturale, in particolare della foresta, occupa un posto importante nell’opera di Eva in quanto capace di riflettere ansie tipiche dell’uomo, come l’idea di perdersi o di ritrovarsi in qualche strano luogo dei racconti d’infanzia. La foresta e la natura diventano allora luogo di ricerca di sé, ma anche allontanamento dagli altri, fuga temporanea.

Arte verde è una rubrica curata da AnneClaire Budin

testi di Anna Lazzerini

La pratica artistica di Zhu Ohmu, pseudonimo di Rose Wei, si basa, come lei stessa dichiara, sulla relazione fra natura e ambiente urbano. Un interesse particolare è rivolto alla cura delle piante da interni, capace, secondo lei, di far sorgere in ognuno un pensiero ecologico, utile verso la correzione dell'attuale situazione ambientale. Nel 2015 l'artista diventa ceramista autodidatta semplicemente sperimentando la lavorazione dell'argilla per vasi, volti a contenere la sua crescente collezione di piante da interni. Vista la popolarità delle ceramiche stampate in 3D, Zhu Ohmu decide di provare a vedere come sarebbero state le forme dei vasi se avesse copiato, con le sue mani, il modo in cui le bobine della stampante 3D si sovrappongono. Le forme emergono così in modo intuitivo, spesso spinte ai loro limiti strutturali. A differenza della macchina, l'artista scopre di essere in grado di rilevare il minimo cambiamento nelle proprietà del corpo argilloso, in diverse condizioni ambientali. Zhu Ohmu intende così celebrare la mano dell'artista nell'era dell'automazione, mettendo in evidenza il suo approccio unico alla plasticità e alla lavorabilità. La vita vegetale viene utilizzata dall'artista per riempire ed abbellire le crepe, le opere diventano poi veri e propri organismi viventi.
Interessanti anche i suoi contributi fotografici: la serie “dear andy (facultative mutualism)” esplora il rapporto reciproco in cui due specie interagenti beneficiano l'una dall'altra, ma restano indipendenti. Un tentativo di riconnettersi fisicamente con la terra: i corpi nudi si intersecano con la materia organica trovata nell'ambiente naturale. La serie è un omaggio alle opere effimere dell'artista inglese e ambientalista Andy Goldsworthy.

Arte verde è una rubrica curata da AnneClaire Budin

testi di Anna Lazzerini

 

 

Il lavoro di Simone Webb rappresenta un mondo organico molto delicato, quasi malinconico: flora e fauna fioriscono e decadono nei suoi gesti pittorici. I petali galleggiano così in uno spazio placido, quasi a creare un limite fluido e labile fra forme solide e gassose. 
Le stampe e i lavori originali di Simone ci appaiono come dei mandala dove la bellezza dei fiori si giustappone in modo controllato ad un fondo sconfinato, spesso rimandandoci ad un'immagine dal cupo sapore, ma sempre elegante. 
L'intento dell'artista è quello di catturare un attimo fugace della natura e fermarlo, in modo da poterlo osservare in qualsiasi momento. Passato, presente e ambiguo futuro si fondono assieme per mettere in evidenza la bellezza della mondanità dei fiori, le cui immagini ci richiamano alla mente anche gli acquarelli di Pierre-Joseph Redouté, il “Raffaello dei fiori”.
 
simone webb, arte verde, fiori, floraviva
 
Arte Verde è una rubrica curata da AnneClaire Budin

testi di Anna Lazzerini

 
In occasione della mostra "Mercati dei fiori a Pescia" diADE adv ha ideato e realizzato un'installazione per il Mefit: questa si ispira agli String Garden, letteralmente Giardini Sospesi, che rappresentano una particolare tecnica di coltivazione, alternativa all'invasatura, ideata da Fedor Van der Valk, artista o, come ama definirsi lui, botanico che fa il designer. 
Gli String Garden sono la versione contemporanea del Kokedama, metodo di coltivazione utilizzato in Giappone già dal 1600. Proprio con questo stesso sguardo al presente e all'innovazione, ma senza rinunciare alla visione di un sapere che viene da lontano, Mefit offre con questa installazione la sua nuova idea di Mercato dei Fiori.
L'installazione a cura di diADE è stata realizzata con piante del Mefit: Fragole, Geranio, Lavanda, Olivo, Ortensia, Rose, Ruscus, Sundeville, Verbena e Tagete.
La mostra, allestita all'interno della Gipsoteca "Libero Andreotti" di Pescia, situata in Piazza del Palagio, 6, è curata da Claudia Massi, con la consulenza di Ezio Godoli e Lorenzo Mingardi, e restituisce ai visitatori un percorso di grande interesse tra le architetture dei luoghi nei quali è cresciuta e prosperata l’economia pesciatina, appunto i due mercati dei fiori.
Per la mostra è stato realizzato anche un catalogo a cura di Claudia Massi con contributi di Maurizio Ciampi, Lorenzo Mingardi, Francois Burkhardt, Francesco Gurrieri, Adolfo Natalini, Anna Maria Maraviglia, Hans Kollhoff e Ezio Godoli.
 
floraviva, mercati, fiori, palagio, pescia
 
Arte Verde è una rubrica curata da AnneClaire Budin

testi di Anna Lazzerini