Arte Verde
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- Scritto da Andrea Vitali
“Physic Garden”, in particolare, ci restituisce un'idea precisa del lavoro di Molly: un'installazione - mosaico di 475 piatti a colori la cui decorazione proviene da due piatti della Chelsea Factory, rappresentanti la flora e la fauna in stile primi anni 1750. Tutto ha origine nell'affascinante natura del giardino botanico “Chelsea Physic Garden”, fondato dalla Società degli Speziali di Londra nel 1673, affittato dal collezionista Hans Sloane e che, probabilmente, ha ispirato i decoratori di porcellane della vicina fabbrica di Chelsea. A sua volta, Molly si è lasciata ispirare da questi due piatti della fabbrica per dare vita ad un'installazione - mosaico di piatti tutta dedicata al tema naturale. Tema che si ritrova anche in altre ceramiche.

testi di Anna Lazzerini
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- Scritto da Andrea Vitali
Eva Jospin è una giovane artista francese che utilizza il cartone per realizzare le sue opere. L’idea di questo uso nasce in lei dalla volontà di creare opere di grandi dimensioni, il cartone è infatti facilmente rimediabile e a poco prezzo.
Nel cartone Eva trova così non solo l’utilità, ma anche una particolare libertà espressiva grazie alla sua duttilità e al potenziale espressivo che include l’idea di riciclo creativo.
Lo scopo della sua arte, come lei stessa dichiara, è quello di comunicare in modo diretto un mondo, meta che l’artista ritiene sia sempre più difficile da raggiungere da parte dell’arte contemporanea.
L’immaginario naturale, in particolare della foresta, occupa un posto importante nell’opera di Eva in quanto capace di riflettere ansie tipiche dell’uomo, come l’idea di perdersi o di ritrovarsi in qualche strano luogo dei racconti d’infanzia. La foresta e la natura diventano allora luogo di ricerca di sé, ma anche allontanamento dagli altri, fuga temporanea.
testi di Anna Lazzerini
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- Scritto da Andrea Vitali
La pratica artistica di Zhu Ohmu, pseudonimo di Rose Wei, si basa, come lei stessa dichiara, sulla relazione fra natura e ambiente urbano. Un interesse particolare è rivolto alla cura delle piante da interni, capace, secondo lei, di far sorgere in ognuno un pensiero ecologico, utile verso la correzione dell'attuale situazione ambientale. Nel 2015 l'artista diventa ceramista autodidatta semplicemente sperimentando la lavorazione dell'argilla per vasi, volti a contenere la sua crescente collezione di piante da interni. Vista la popolarità delle ceramiche stampate in 3D, Zhu Ohmu decide di provare a vedere come sarebbero state le forme dei vasi se avesse copiato, con le sue mani, il modo in cui le bobine della stampante 3D si sovrappongono. Le forme emergono così in modo intuitivo, spesso spinte ai loro limiti strutturali. A differenza della macchina, l'artista scopre di essere in grado di rilevare il minimo cambiamento nelle proprietà del corpo argilloso, in diverse condizioni ambientali. Zhu Ohmu intende così celebrare la mano dell'artista nell'era dell'automazione, mettendo in evidenza il suo approccio unico alla plasticità e alla lavorabilità. La vita vegetale viene utilizzata dall'artista per riempire ed abbellire le crepe, le opere diventano poi veri e propri organismi viventi.
Interessanti anche i suoi contributi fotografici: la serie “dear andy (facultative mutualism)” esplora il rapporto reciproco in cui due specie interagenti beneficiano l'una dall'altra, ma restano indipendenti. Un tentativo di riconnettersi fisicamente con la terra: i corpi nudi si intersecano con la materia organica trovata nell'ambiente naturale. La serie è un omaggio alle opere effimere dell'artista inglese e ambientalista Andy Goldsworthy.
testi di Anna Lazzerini
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testi di Anna Lazzerini