«Il giardino è la parte più piccola del mondo e l'intero mondo allo stesso tempo» così Foucault in una delle sue citazioni meno note, ma non meno importanti. E proprio a questo pensiero si ispira la mostra “Jardins” in esposizione al Grand Palais di Parigi fino al 24 luglio 2017.
Il giardino è stato esaminato a partire dalla sua essenziale definizione: uno spazio chiuso, una zona delimitata e architettata per essere una finestra sul mondo. Alle Galeries nationales del Grand Palais parigino troviamo così opere rappresentative di pittura, scultura, fotografia, disegno e film, ma anche installazioni sonore e olfattive, sul soggetto esclusivo della mostra: il giardino inteso sia come collezione botanica, che come costruzione artistica. Fragonard, Monet, Cézanne, Klimt, Picasso o Matisse: i più grandi artisti hanno celebrato il giardino, trasformandolo in base alla loro immaginazione e al loro talento. Il Grand Palais vuole rendere omaggio ai loro contributi attraverso questa passeggiata nel mondo dei giardini che richiama l'arrivo della primavera.
Arte Verde è una rubrica curata da AnneClaire Budin
Una fervida immaginazione, a volte chimerica, e una forte padronanza dell’arte del bonsai: queste le due caratteristiche che danno vita all’arte di Takanori Aiba. Veri e propri micromondi di fronte ai quali ci sentiamo un po’ come Gulliver nel paese di Lilliput. Dettagliate architetture in miniatura che Aiba costruisce a partire da disegni che poi prendono forma grazie all’utilizzo di materiali semplici come rame, stucco, plastica, resina e terracotta.
Dai rami dei bonsai partono balconi, ponti, torri e ogni tipo di riproduzione in piccola scala di edifici che potremmo trovare nel nostro mondo. L’arte di Aiba, che poggia, anche fisicamente, sull’antico sapere giapponese dei bonsai, intende così dare forma al rapporto tra uomo e natura attraverso capolavori in miniatura.
I dettagli sono così veritieri che potremmo pensare che Aiba si sia ispirato a qualcosa di realmente esistente, ma tutto, invece, è frutto della sua incredibile immaginazione che si intreccia perfettamente alle complesse abilità che servono a far crescere i bonsai.
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L'artista olandese è noto soprattutto per le sue installazioni giganti, che sono dei veri e propri eventi internazionali. Sculture di animali grandi come palazzi, spesso itineranti, sono il suo soggetto preferito per dare vita a enormi installazioni costruite con svariati materiali.
Le opere di Florentijn, spesso anche discusse dai critici d'arte, diventano innegabilmente delle vere e proprie protagoniste dello spazio pubblico dove sono inserite. Si impongono così all'attenzione di chi passa per caso o quotidianamente dai luoghi dove Florentijn le pone: il suo intento è infatti quello di sconvolgere la routine e provocare stupore nei cittadini. L'artista vuole dare loro un argomento di conversazione, vuole farli fermare, interrompendo la loro normale attività.
Lo stupore che opere fuori misura come “Rubber Duck” o “Conibeer” suscitano è il filo rosso che lega tutta l'arte di Florentijn. Nonostante la grandezza e il forte impatto, ogni opera riesce ad integrarsi nel contesto in cui opera, quasi come se ne facesse parte naturalmente. Ad esempio le 40.000 buste di plastica di “Giant Slugs”, che si muovono nel vento e vanno a formare delle enormi lumache in salita verso la chiesa di Anger, ci ricordano perfettamente il lento cammino verso la morte, il significato della religione e la naturale decadenza della nostra esistenza, soffocata anche dalla commercializzazione della società.
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Nicole èunapremiataartistaambientalistachelavora con numerosi media con l'intento, semprepresente, di far riflettereglispettatori. Per lei illinguaggioèl'abito del pensiero e la suaimmaginazione e arteoperanopropriointrecciandoabiti, corpivisibili e lettere.
Fra le sue installazioni, emergonoquelledellaserie “Botanical Wearables”, dove foglie, fiori, rametti, baccheederbaraccolti a chilometro zero danno vita ad unacollezionedicapioriginali e bellissimi. Ma non èsoltantol'aspettoestetico a colpirci, oltre ad un tripudiodiforme e modellimagnifici, questiabiticispingono ad unariflessionesuquellocheindossiamo. Infatti, le modellecheindossano i vestitiinteragisconosolitamente con chi frequentacentricommerciali, introducendol’ecologia e la sostenibilitàambientaleanche in luoghi dove solitamente non se ne senteparlare.
Sempre gliabiti sono i protagonisti dellaserie “Frozen Textiles” fatta da indumenti congelati dentro a blocchi di ghiaccio. Il risultato finale contraddice la fredda fissità tipica del congelamento: gliabiti, le sciarpe, le calze sono pieni di movimento, come se danzassero.
Nicole è capace di utilizzare in maniera esemplare l’arte per trasmettere forti messaggi: un altro esempio di questa sua abilità lo troviamo nella serie “Social Typography”. Le parole si stagliano su paesaggi innevati o in centri urbani, fatte di ghiaccio o di erba, per sottolineare, in modo sempre pertinente, come l’uomo tenti di controllare l’ambiente che lo circonda, sia esso la sua città o la natura incontaminata.
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Le installazioniflorealidellaserie“Fleurissant”diGeoffroyMottartvoglionofarciriscoprireciòchecicirconda: in particolare le sue composizioniintendonostupirci, farcigirarementrepasseggiamo in un parco o per strada, per farciporreattenzionesusculture o opereparticolari, a cui non prestiamopiùattenzione.
Geoffroy, fioristadiBruxelles, dichiarainfattidiamare lo stuporechescatenano in lui la natura e l'arte: la sua fantasia glipermettediimmaginare la storiacheessepotrebberoraccontare. E propriodallastoriaderivantedallanostraereditàculturaleparteilsuolavoro. Le sculturedipersonaggistorici, a cuinessunoprestapiùattenzione, diventanoinvece le protagonistedelle sue composizionifloreali. A loroGeoffroy dona unanuova vita, un nuovosoffiodioriginalità, facendolerifiorire.
Le barbe incise nel metallo si colorano di piccole rose, le antiche acconciature si trasformano in composizionidi margherite colorate. Il colore e la bellezza dei fiori colpiscono così l'attenzione dei passanti e riportano i loro sguardi su statue o luoghi ormai dimenticati, ma che appartengono anche alla lorostoria.
Arte Verde è una rubrica curata da AnneClaire Budin