Arte Verde

Il lavoro di Naoko Ito, artista giapponese trapiantata a New York, indaga su quanto l'uomo si affanni tenacemente a cercare di domare la natura. Le sue Nature Urbane sono riflessioni su come le persone vadano d'accordo con la natura che hanno intorno solo se riescono a contenerla o dominarla. L'elaborazione di questo pensiero nasce proprio dall'osservazione del Newyorkese tipo: quello che adora i suoi parchi, che passeggia, corre e vive il Central Park, ma che ammette la natura nelle zone urbane solo se "costruita a dovere" e sottomessa all'uomo.
Nell'opera Ubiquitous del 2009, Ito crea l'illusione di piante in crescita attraverso il vetro, inscatolando letteralmente elementi naturali. L'artista ha trasformato un ramo d'albero in arte segando in piccoli pezzi un grande tronco e mettendone i frammenti in vasetti di vetro per poi impilare il tutto in barattoli, riproducendo la forma originaria del ramo.
Il tema del vetro che imprigiona la Natura torna anche nei suoi ultimi lavori del 2016; in A little more codex Naoko Ito ha "imprigionato" la natura dentro bicchieri e barattoli di marmellata e trasformato fiori e altre bellezze naturali in meri suppellettili per la casa.
Altre volte le più classiche forme naturali vengono riprodotte artificialmente con materiali di riciclo o con foglie, frutta, noci e perline per raccontare la dirompente ed inarrestabile forza della natura.
"Ogni cosa che si può immaginare, la natura l’ha già creata", diceva Albert Einstein, e per millenni artigiani ed inventori si sono liberamente ispirati a queste forme già perfette. Oggi, il valore di questo principio è universalmente riconosciuto in una disciplina chiamata "biomimetica": un incrocio tra biologia e tecnologia. Quella di Ito è una sorta di biomimetica artistica.
Dovremmo tutti chiederci quanto ci sentiamo onnipotenti per poter solo immaginare di tenere sotto controllo la dirompente forza della natura!

Arte verde è una rubrica curata da AnneClaire Budin

L'artista Letha Wilson è nata a Honolulu, cresciuta in Colorado ed oggi risiede a Brooklyn. I suoi viaggi sulle Montagne Rocciose l'hanno spinta a collocare la natura al centro delle sue creazioni fotografiche.
Riesce a trasformare immagini piatte in oggetti scultorei e con le sue fotografie in rilievo e installazioni attira l'attenzione sul rapporto tra architettura e natura. Gli scatti dei paesaggi americani - canyon rossastri, oceano, vegetazioni lussureggianti - sono tagliati e piegati come una fisarmonica in pezzi appesi al muro. Le "sculture fotografiche", che incorporano elementi in legno, acciaio e persino cemento, sfidano il nostro impulso a categorizzare le pratiche artistiche e rafforzare la materialità della fotografia, che è stata oscurata dai processi digitali. 

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"Eyes as Big as Plates" è un progetto fotografico di Karoline Hjorth, giornalista e fotografa residente ad Oslo e Riitta Ikonen, fotografa finlandese. Ispirate dalla letteratura popolare scandinava, si sono interessate ai collegamenti che uniscono gli anziani norvegesi con il loro ambiente. Tutto, infatti, è iniziato come una rappresentazione di persone della terza età del folclore nordico, evolvendosi, poi, in una ricerca continua sull'appartenenza dell'uomo moderno alla natura.
Parte scultura, parte installazione e parte fotografia dal 2011, questo tributo agli anziani si è arricchito superando complessivamente i sessanta ritratti che testimoniano la possibile armonia tra uomo e natura.

I costumi che indossano i protagonisti dei ritratti sono come delle "sculture portatili" e sono tutti realizzati da Riitta Ikonen con materiali naturali. Karoline Hjorth si occupa della fotografia e con un click entrambe ci trasportano nella natura, in uno spazio misterioso dove il tempo sembra fermarsi.
Gli anziani protagonisti dei ritratti sono persone incontrate da Ikonen e Hjorth grazie ad amici, parenti, annunci sui giornali o incontri casuali e sono persone comuni: agricoltori in pensione, pescatori, zoologi, idraulici, cantanti d‘opera, casalinghe, artisti, accademici e paracadutisti novantenni di tutto il mondo.
Entrambe sono profondamente convinte dell'utilità degli anziani nelle società contemporanee e con "Eyes as Big as Plates" ritengono di poter descrivere una categoria di individui troppo spesso emarginati. Tante qualità che è necessario trasmettere da una generazione all'altra. "Eyes as Big as Plates" ti invita a pensare. Cosa vediamo? Chi siamo? A chi e a cosa apparteniamo? Qual è la nostra connessione con l'ambiente? Domande che sembrano essenziali in un momento in cui è sempre più difficile staccare gli occhi dagli schermi. "Eyes as Big as Plates" è un progetto multidisciplinare sia nella sostanza che nella forma.

Arte verde è una rubrica curata da AnneClaire Budin

Sofu Teshigahara è nato ad Osaka nel 1900, come primo figlio dell'artista “Ikebana” Wafu Teshigahara. Sofu Teshigahara prese le distanze dal padre che interpretava l’Ikebana, secondo lui, in maniera tradizionale. Nel 1927, quando tutti credevano che praticare ikebana significasse seguire forme stabilite, Sofu Teshigahara, fece in modo che l'Ikebana diventasse un arte creativa e fondò la scuola Sogetsu.
Sofu non ha mai deviato dai principi base che distinguono Ikebana da altre forme d’arte floreale: cogliere ed esprimere la sensazione della materia per evocare la terza dimensione e l'equilibrio asimmetrico. Il concetto più importante del suo insegnamento era quello di tenere i principi dell’arte ikebana e di cambiare invece sempre la forma. La sua ferma convinzione che l'Ikebana era forma d’arte e non solo decorazione, ha fatto si che venisse riconosciuta come arte nel mondo intero e non solo in Giappone. Sofu Teshigahara, per tutta la sua vita, ha tenuto mostre e dimostrazioni in Giappone, Europa e Stati Uniti e ha portato ikebana ad essere considerata una cultura di livello mondiale. Sofu Teshigahara, considerato ormai oggi un artista conteporaneo di livello mondiale, continuò fino alla sua morte (1979) con una vasta attività creativa come la scultura e la pittura.
Ikebana, la cui traduzione letterale è fiori viventi, è chiamato anche nel linguaggio più desueto kadō 華道”.


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Camille Henrot: "È possibile essere rivoluzionari e amare i fiori?"
Hai anche sentito la frase "Ikebana is art!" E ti sei chiesto cosa significhi veramente?
Dall'avvento dell'ikebana contemporanea, e specialmente dopo la seconda guerra mondiale, la discussione è stata influenzata da una comprensione occidentale dell'arte.
Dall'essere una forma d'arte contemplativa e altamente regolata, governata dalla tradizione, ora è spesso intesa come mezzo di autoespressione e creatività individuale e le opere di ikebana sono state incorporate in installazioni di concept art.
Camille Henrot, un'artista francese che vive a New York, è forse l'esponente più noto di questo fenomeno. Nel biennio 2011-2013 ha lavorato al progetto "È possibile essere rivoluzionario e amare i fiori?", esposto per la prima volta a Parigi, e successivamente al New Museum di New York.
Henrot è un esperta di questa forma d'arte e ha studiato nella scuola Sogetsu di ikebana. Seguendo l'idea che l'ikebana e libri sono legati come portatori di linguaggio ma anche nella loro funzione di "consolare l'anima", ha creato più di 100 combinazioni in omaggio ai libri che compongono la sua biblioteca personale. Alcune delle creazioni di ikebana sono state poi esposte e fotografate. Con questo processo i libri sono soggetti a "diventare fiori".
Riassegnando i codici ikebana tradizionali, Henrot usa i nomi latini e comuni dei fiori, i nomi progettati per il loro sfruttamento commerciale, il loro potere farmacologico e talvolta anche la storia dei loro viaggi. Ad esempio, nel pezzo ikebana che rende omaggio al libro Caractère fétiche de la merchandise (La natura feticistica dei beni di consumo) usa una rosa chiamata "libertà" e tre garofani.
Il linguaggio codificato nel lavoro di Henrot ricorda i messaggi allegorici nei vecchi dipinti europei, dove oggetti e fiori sono aggiunti alla composizione per raccontare una storia codificata.
Quindi cosa succede all'ikebana quando non è più una forma d'arte in sé, ma è incorporata in un'installazione? Ci sono delle somiglianze tra l'ikebana e l'arte dell'installazione. Ad esempio, l'ikebana è sempre specifico di un luogo o almeno sensibile ad esso. Ma ci sono anche differenze, la concept art si occupa di un'idea, un concetto, mentre l'ikebana parte dai materiali stessi, lavorando verso un'espressione concettuale.
Le installazioni di Henrot sono state classificate come "sculture ispirate all'ikebana". Parlandone li chiama "ikebana eterodossa", deliberatamente basata su certe ingenuità e persino interpretazioni errate dei fondamenti dell'ikebana: "Mi piace rimuovere segmenti di cultura in modi parziali e incompiuti per farli crescere nel fertilizzante del mio lavoro "

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