Arte Verde
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- Scritto da Andrea Vitali
In corrispondenza della XXIV Conferenza generale dell'ICOM (Intternational Council of Museum), organizzata per la prima volta a Milano (3-9 luglio), il MiBACT celebra questa straordinaria iniziativa, fino ad oggi dedicata ai soli specialisti, con la “Festa dei Musei” nei giorni di sabato 2 e domenica 3 luglio. Un weekend che diventa evento nazionale, alla cui realizzazione collaboreranno non i principali musei statali, ma anche numerose realtà pubbliche e private.
Il tema è “Musei e paesaggi culturali”: i musei diventano dunque responsabili dei paesaggi circostanti, la loro missione include anche la protezione e la conservazione del patrimonio ambientale. Per loro natura i paesaggi sono in continua evoluzione, non possono essere trasformati in musei, ma proteggerli e salvaguardarli è possibile e deve essere fatto affinché la loro inevitabile trasformazione non distrugga la loro identità, che poi è anche quella di chi li vive e li abita. I musei possono allora dare il loro prezioso contributo in modo attivo alle amministrazioni del territorio e del patrimonio – interno ed esterno – verso una conservazione e un'interpretazione attenta e sapiente. Il museo si ripensa come centro territoriale coinvolto attivamente. Per sabato 2 luglio sono previste aperture straordinarie serali in tutta Italia, al prezzo simbolico di 1euro, con le gratuità previste per legge. Mentre per domenica 3 luglio la “Festa dei Musei” avrà luogo con orari ordinari e la gratuità prevista in occasione di ogni prima domenica del mese. Uno degli aspetti peculiari dell’iniziativa, oltre l’indirizzo tematico comune, consisterà nella programmazione di eventi per fasce orarie destinate a precisi target di pubblico: nella giornata di sabato, famiglie e bambini la mattina (9.00-14.00: Il Patrimonio per i bambini), curiosi e appassionati nel pomeriggio (14.00-19.00: Il racconto del Patrimonio, Largo all’esperto, Dietro il Patrimonio) e, infine, il grande pubblico la sera, con eventi aperti al concorso di tutte le arti (19.00-24.00: Lo spettacolo della cultura). A tutte le categorie possibili di pubblico sarà invece integralmente dedicata la giornata di domenica (Il Patrimonio per/di tutti), con eventi incentrati sul tema della partecipazione al Patrimonio e largo spazio riservato a tutte quelle associazioni di cittadini e volontari che concorrono quotidianamente alla “vita” e alle “attività” di musei e luoghi della cultura.
Arte Verde è una rubrica curata da AnneClaire Budin
testi di Anna Lazzerini
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- Scritto da Andrea Vitali
Quando l'urbanistica e l'ingegneria sposano la performance artistica per modificare il paesaggio nasce un'opera di Christo. L'installazione "The Floating Piers" è un'opera artistica, creata nella magica cornice del Lago d'Iseo, a cui si accede da Sulzano (BS) per arrivare a piedi a Monte Isola, per proseguire poi fino all'isola di San Paolo. Il ponte sarà percorribile gratuitamente per sedici giorni, dal 18 giugno al 3 luglio 2016 compresi, e resterà aperto, senza pause, 24 ore su 24. Come le altre spettacolari opere di Christo, anche i costi sostenuti per il ponte galleggiante saranno recuperati dalla vendita delle opere e dei bozzetti. I disegni di “The Floating Piers” infatti sono stati messi in vendita da una galleria milanese alla fiera di Basilea per 800 mila euro. 4.5 km è la lunghezza totale dell'opera: 1,5 km sulla terraferma e altri 3 km su pontile galleggiante. Tutto è percorribile a piedi, meglio se con scarpe comode o addirittura scalzi, come suggerisce Christo. In contemporanea con l'installazione artistica sul Lago d'Iseo, l'artista, in collaborazione con Germano Celant, ha organizzato al Museo di Santa Giulia di Brescia la mostra Christo and Jeanne-Claude. Water Projects, in cui sono illustrati gli studi, i disegni preparatori e le varie fasi di realizzazione dei "Floating Piers", messi in relazione con le precedenti creazioni dell'artista bulgaro, legate al tema dell'acqua.
Arte Verde è una rubrica curata da AnneClaire Budin
testi di Anna Lazzerini
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- Scritto da Andrea Vitali
Willis inizia a lavorare col vetro nel 1994 e questo resterà il suo materiale privilegiato per dar vita a creazioni artistiche attraverso la tecnica denominata “flameworking”. La lavorazione a lume è una tecnica davvero particolare e ha origini molto antiche con un fascino tutto suo dato che non prevede che si manipoli direttamente la materia, ma che si creino le forme attraverso l'uso del fuoco e di strumenti particolari. Il vetro viene prima di tutto fuso e poi assume la forma che l'artista intende donargli attraverso un vero e proprio gioco di equilibri. Il vetro possiede infatti una sua anima che, nel lavoro col fuoco, pian piano viene fuori. David è stato anche insegnante della lavorazione a lume in numerose scuole e festival, quindi si tratta di un lavoro che conosce molto bene e ama particolarmente. L'artista nelle sue opere fa riferimento alla complessità e alla semplicità allo stesso tempo, indirizzandosi alla relazione che le persone istituiscono con la natura a livello individuale e in qualità di società. Le sue margherite in vetro esemplificano bene la sua arte mescolando la crescita e il decadimento, la composizione e la decomposizione, la realtà e il surreale.
Arte Verde è una rubrica curata da AnneClaire Budin
testi di Anna Lazzerini
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- Scritto da Andrea Vitali
Tutto inizia quando Jeroen Everaert, responsabile del centro di produzione culturale Mothership, rimane affascinato dagli interrogativi in lui suscitati dall’opera di Jorge Bakker, artista colombiano e olandese di adozione: “In Search of Habitats”, un acquario contenente alberi in scala sospesi sull’acqua tramite galleggianti. Che rapporto abbiamo con la natura che ci circonda? Che posto vogliamo assegnarle nel nostro futuro prossimo? Da qui, oltre a Jeroen e a Mothership, vengono coinvolti anche Anne van der Zwaag, storica d’arte e imprenditrice culturale, e il designer olandese Jurgen Bey con l’obiettivo di portare nella realtà urbana l’idea dell’opera d’arte di Bakker. Nasce in questo modo “Bobbing Forest”, la prima foresta di alberi galleggianti al mondo, realizzata nel bacino portuale di Rijnhaven a Rotterdam. Venti alberi sono ancorati sul fondo e un ventunesimo si trova sulla banchina affinché abitanti e turisti possano osservarlo da vicino per comprendere la necessità delle aree verdi nel tessuto cittadino. L’opera d’arte è diventata così messaggio e vera e propria sfida: per la sua realizzazione Mothership ha infatti coinvolto studenti della Facoltà di Scienze Applicate dell’Università di Van Hall Larenstein, aspiranti ingegneri civili della Delft University of Technology, la Rijkswaterstaat, Agenzia del Ministero delle Infrastrutture e dell’Ambiente, e Bomendepot, una struttura del Comune che si occupa dello “stoccaggio del alberi”. Grandi ricerche e studi sono dunque stati necessari per trovare una pianta che potesse resistere al vento e sopravvivere nelle acque salmastre del porto, l’Olmo Olandese, o per modificare le boe in modo che non si ribaltassero. Quasi tutti i materiali utilizzati per la realizzazione della “Bobbing Forest” sono riciclati, a sostegno dell’idea di sostenibilità che la foresta vuole comunicare ai cittadini di Rotterdam e non solo. Da Rotterdam arte e innovazione lanciano il loro messaggio per un futuro verde, chi risponderà?
Arte Verde è una rubrica curata da AnneClaire Budin
testi di Anna Lazzerini (da Ginevra)
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Arte Verde: Mothership and the floating forest
Everything starts when Jeroen Everaert menager of the cultural production center Mothership remains fascinated by the questions created in himself by the work of Jorge Bakker, colombina artist but in effect by dutch adoption: ““In Search of Habitats”, an aquarium containing scale trees hanged up on the water through floats. What kind of relation we have with the surrounding nature? What kind of place we want to give it in the next future? From this point, in addition to Jeroen and Mothershipare ivolved also Anne van der Zwaag, historical and and cultural menager, and the dutch desiner Jurgen Bey with the aim to take into the urban reality the idea of Bakker's art work. In this way is borned “Bobbing Forest”, the first floating forest in the world, realized in the harbour basin of Rijnhaven in Rotterdam. Twenty trees are anchored to the bottom and the twenty-first is on the quay so that inhabitant and tourists can observe it very close to understand the importance of green areas in the urban tissu. The art work is become message and real challagne: for its realization Mothership has instead involved students from the Faculty of Applied Sciences of the University of Van Hall Larenstein, some civil engineers aspring from the Delft University of Technology, the Rijkswaterstaat, Agency of the Ministry of Infrastructure and the Environment, and Bomendepot, a structure of the Municipality that deals with the “tree storage”. Big researches and studies have been necessary to find a plant aible to resist to wind and survive in the salty waters of the harbour, The Dutch Elm, or to change the buoys so that they could not tip over. Almost all the materials used for the realiuzation of the “Bobbing Forest” are recycled in support of the idea of sustainability taht the forest wnat to communicate to Rotterdam citizen and not only. From Rotterdam art and innovation throw their message for a green future, who will answer?
Arte Verde is a column created by AnneClaire Budin
test written by Anna Lazzerini (from Ginevra)
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- Scritto da Andrea Vitali
Le incredibili creazioni luminose e gli originali interventi di Land Art realizzati dall’artista inglese Bruce Munro rimangono impressi in modo indelebile nella memoria, una volta fatta la loro conoscenza. Le fonti di ispirazione di queste opere sono numerose e derivano soprattutto dalla volontà dell’artista di ricreare esperienze umane condivise da tutti. Una vera e propria manifattura della luce è il termine che meglio descrive l’opera di Munro. Come ben possiamo vedere in “Field of light”, spettacolare installazione di luce nei pressi di Uluru, la montagna sacra degli aborigeni Anangu. Concepita durante un viaggio nel deserto rosso australiano, l’idea dell’opera è stata nella mente di Munro per molto tempo come immagine di “un paesaggio di steli illuminati, come semi addormentati nel deserto prima che giunga il tramonto, e pronti a fiorire con i dolci ritmi della luce, sotto una folgorante coperta di stelle”. Così, con le parole di Munro, possiamo capire meglio cosa rappresentano i 50.000 steli di sfere colorate e radianti di vetro smerigliato, collegate con fibra ottica illuminata ed alimentate ad energia solare. Anche l’opera “CDSea” nasce da un’ispirazione particolare dovuta alla luce, che Munro ha immaginato come una coperta d’argento scintillante. Dall’idea infantile di poter essere collegato alla casa del padre a Devon, semplicemente mettendo la mano in prospettiva sul mare, Munro ha creato questo mare di 600.000 cd usati presso il campo di Long Knoll in Wiltshire, dove aveva preso vita la prima installazione di “Field of Light”.
Arte Verde è una rubrica curata da AnneClaire Budin
testi di Anna Lazzerini (da Ginevra)