Filiera vite-vino

Il 13 e 14 gennaio a Napoli un simposio di Assoenologi su “Vino e salute, tra alimentazione e benessere” con il gotha del vino, medici, scienziati e giornalisti.


Esponenti di spicco della filiera del vino italiana, scienziati, cardiologi, dietologi, neurologi e persino bioingegneri. E poi dirigenti del servizio fitosanitario, politici e giornalisti.
Sono questi i partecipanti, in qualità di relatori oppure alle tavole rotonde di fine giornata, dell’importante simposio che Assoenologi organizza, con il titolo “Vino e salute, tra alimentazione e benessere”, il 13 e 14 gennaio 2023 a Napoli. Una due giorni per sviscerare da tutte le angolazioni e dibattere un tema fondamentale per il futuro del comparto vinicolo.
Il programma, ancora soggetto a qualche possibile modifica, prevede alle ore 16 del primo giorno, il 13 gennaio, l’apertura dei lavori, moderati dal giornalista Rai Guido Barlozzetti, con i messaggi del ministro della Salute Orazio Schillaci e del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e gli interventi del presidente nazionale di Assoenologi Riccardo Cotarella, del sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, del presidente della Sezione Campania di Assoenologi Roberto Di Meo e del presidente dell’Organizzazione Internazionale della vigna e del vino (Oiv) Luigi Moio.
Seguiranno le seguenti relazioni:
- Luc Djoussè, direttore di ricerca del Dipartimento di medicina della Harvard Medical School, “Consumo di alcol e rischio di infarto dopo la diagnosi di insufficienza cardiaca: ci sono differenze tra assunzione di vino e di superalcolici?”
- Vincenzo Montemurro, cardiologo, membro del consiglio direttivo della Società italiana di Cardiologia, “Vino: antico e moderno rimedio cardioprotettivo e antivirale”
- Pierre-Louis Teissedre, presidente della Commissione sicurezza e salute dell’Oiv, ”Vino e salute: studi e raccomandazioni dell’Oiv”
- Giorgio Calabrese, medico dietologo, presidente del Comitato nazionale della sicurezza alimentare del Ministero della Salute, “Bere vino durante i pasti è associato a un minor rischio di diabete di tipo due”
- Rosario Iannacchero, neurologo, presidente della Società Italiana Studio Stroke, “Bacco, Eros e Thanatos: il vino come ci protegge?”
Poi una tavola rotonda condotta da Andrea Pancani, vice direttore del Tg La7, con la giornalista e conduttrice Rosanna Lambertucci, il titolare del ristorante Don Alfonso 1890 Alfonso Iaccarino, il presidente della Confederazione Oncologi Cardiologi ed Ematologi Francesco Cognetti, il giornalista Paolo Massobrio e lo specialista in scienza dell’alimentazione Michele Scognamilio.
Il secondo giorno, sabato 14 gennaio, a partire dalle 8,30, prenderanno la parola i seguenti relatori, moderati sempre dal giornalista Guido Barlozzetti:
- Marco Deriu, docente di Bioingegneria al Politecnico di Torino, “L’intelligenza artificiale per predire il profilo organolettico e il rapporto tra gusto ed effetti sulla salute”
- Massimo Marchino, direttore del Servizio sanitario di Orvieto, “Tra bere non problematico e bere problematico”
- Savina Nodari, cardiologa, docente dell’Università di Brescia, “Antiossidanti, cuore e donna”
- Michele Scognamiglio, specialista in Scienza dell’alimentazione, in Biochimica e patologia clinica, “Molecole bioattive del vino e salute umana”
- Vittorio Cino, direttore di Federvini, “The Beating Cancer Plan dell’Unione Europea”
- Nicola Tinelli, coordinatore Ufficio Politico Uiv, “Etichetta del vino: dagli ingredienti agli health warning”
- Luciano Pignataro, giornalista, “Metodo Cilento: i cinque segreti dei centenari”
Seguirà la tavola rotonda conclusiva, condotta da Andrea Pancani vicedirettore Tg La7, con Marco Deriu, Massimo Marchino, Savina Nodari, Luciano Pignataro e Giorgio Calabrese.
Infine intervento di chiusura del presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella.
Ulteriori informazioni nel sito di Assoenologi qua.

Redazione

Uiv su costo del vetro per aziende vinicole

Unione italiana vini segnala +20% del vetro da gennaio 2023. Castelletti: se il credito d’imposta del 40% non basta a calmierare, si aiuti il settore del vino.

                                                       
«In questi giorni l’industria del vetro sta inviando alle imprese vitivinicole nuove modifiche unilaterali dei contratti. La variazione delle tariffe, nell’ordine del +20%, è prevista, a partire dal prossimo gennaio: si tratta del quarto aumento imposto alle aziende nel giro di un anno».
È quanto reso noto due giorni fa sul proprio sito web dall’Unione italiana vini (Uiv), che per bocca del segretario generale Paolo Castelletti ha dichiarato: «con questa nuova modifica, il conto sul costo del vetro per il settore del vino sale in media di circa il 70% in appena 12 mesi. È un ulteriore fardello difficile da sostenere ma anche da comprendere, sia in ragione di tariffe energetiche stabili che soprattutto per il credito di imposta del 40% accordato ai comparti energivori anche per calmierare i prezzi». 
«A questo punto – ha affermato Castelletti - sarebbe forse più utile che fossero le imprese del vino a percepire le agevolazioni fiscali, se – come riscontrato – l’industria energivora scarica comunque a valle aumenti che ora non sono più sostenibili. In tal senso, chiediamo al governo di valutare un aiuto ad hoc nell’ambito della legge di bilancio per supportare un aumento dei costi che rischia di compromettere la competitività delle nostre imprese».
Nella nota di Uiv si informa anche che per l’Osservatorio Uiv/Vinitaly, il rialzo dei soli costi energetici e delle materie prime secche (vetro, tappi, capsule, carta, cartone) riscontrato dal settore nel 2022 è pari a +83% rispetto ai budget iniziali, per un totale di circa 1,5 miliardi di euro di spese aggiuntive. «Un importo – viene fatto osservare - che penalizza i segmenti basic e popular dell’offerta enologica, sempre meno in grado di scaricare sui consumatori il surplus dei costi».
 

Redazione

Vino richieste alla Commissione Europea del Comitato misto Francia-Italia-Spagna

A Roma Comitato misto Francia-Italia-Spagna settore vitivinicolo: chiesti alla Commissione Europea stop a penalizzazione vino, modifiche alla riforma delle IG.

                                                       
Debutto in Italia per il Comitato misto Francia-Italia-Spagna del settore vitivinicolo, che riunisce nello stesso forum i professionisti e le amministrazioni dei tre principali paesi produttori di vino dell’Unione Europea, che rappresentano l’85% della produzione europea.
Mercoledì 30 novembre a Roma si è svolta la quinta riunione plenaria del Comitato misto dopo la sua creazione nel 2017: la prima plenaria tenutasi in Italia dopo l’adesione nel 2021 del nostro Paese. Una riunione che, come riferito ieri in una nota del Ministero dell’Agricoltura e della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf), è stata presieduta dai direttori per le Politiche internazionali e dell'Unione europea del Masaf Luigi Polizzi, per lo Sviluppo economico e ambientale delle imprese del Ministero francese dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Philippe Duclaud e per la Produzione agricola e i mercati del Ministero spagnolo dell'Agricoltura, della pesca e dell'alimentazione Esperanza Orellana. E a cui erano presenti le principali organizzazioni rappresentative del settore dei tre Paesi.
Come ricordato durante l'incontro, gli obiettivi di questo Comitato misto sono «migliorare le relazioni tra i professionisti e le amministrazioni dei tre Paesi per creare un clima adeguato di dialogo e fiducia che permetta di lavorare insieme, condividere una visione economica, per la quale le amministrazioni preparano bollettini trimestrali con i principali indicatori del settore, e stabilire posizioni comuni per difendere il settore a livello europeo e internazionale».  
L'ordine del giorno dell’incontro, riferisce la nota del Masaf, «era incentrato sull'analisi della situazione del mercato e delle sue prospettive, oltre che sulla discussione di temi legati al vino, alle politiche sanitarie e di promozione, alla sostenibilità della produzione vinicola e alla nuova proposta di regolamento sulle indicazioni geografiche attualmente in discussione nell'Unione Europea». 
Nella riunione il Comitato misto ha preso la decisione che «le tre amministrazioni invieranno una lettera congiunta alla Commissione Europea per chiedere che non vi siano discriminazioni nei confronti dei prodotti vinicoli nelle politiche di promozione alimentare dell'Unione europea». Queste politiche sono infatti «essenziali per garantire la competitività del settore». 
Nella lettera «chiederanno anche alla Commissione di adottare al più presto il regolamento delegato sugli ingredienti dei prodotti vitivinicoli, come concordato nella recente riforma della PAC». Questo regolamento «dovrebbe riaffermare la specificità delle norme sull'etichettatura delle indicazioni nutrizionali e degli ingredienti, nonché la digitalizzazione come strumento di innovazione nell'informazione dei consumatori».
A proposito della situazione del mercato, alla Commissione Europea verrà chiesto «un monitoraggio esaustivo dell'evoluzione del settore e, se necessario, risposte comuni». 
Mentre riguardo alla sostenibilità, «il dibattito si è concentrato sulle misure di sostenibilità ambientale ed economica che verranno affrontate nei prossimi mesi e per le quali il settore si è sempre impegnato, chiedendo che vengano effettuati i relativi studi di impatto nei nuovi regolamenti per consentirne l'attuazione in modo realistico». 
Infine, sul regolamento sulle indicazioni geografiche, i tre Paesi hanno espresso le loro riserve sulla proposta legislativa della Commissione e hanno informato il settore che «si impegneranno affinché i negoziati in seno al Consiglio portino a miglioramento significativi che rafforzino il sistema di qualità che le indicazioni geografiche rappresentano nel settore vitivinicolo». 
La prossima riunione plenaria del Comitato misto si terrà in Francia nel 2023.
 

Redazione

CREA - ricerca enologica

Ieri 150° anniversario della nascita del centro CREA Viticoltura ed Enologia, eredità scientifica della Regia Stazione Enologica Sperimentale di Asti del 1872.

                                                       
«Il Centro Viticoltura ed Enologia rappresenta l’eredità scientifica della Regia Stazione Enologica Sperimentale di Asti, istituita da Re Vittorio Emanuele II nel 1872. L’evoluzione delle sue ricerche rispecchia quella stessa del vino italiano».
Queste le parole pronunciate ieri da Carlo Gaudio, presidente del Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria (CREA), in occasione dell’evento con cui si è celebrato ad Asti il 150° anniversario della nascita della ricerca enologica italiana, fatta coincidere appunto con l’istituzione della Regia Stazione Enologica di Asti, in seguito divenuta Istituto Sperimentale per l’enologia (1967) e poi Centro di Ricerca per l’Enologia (2008). Nata con una forte vocazione enologica, la Regia Stazione si è dedicata sin dagli albori anche alla viticoltura, dotandosi di un campo sperimentale di 8 mila metri quadrati con circa 200 varietà di viti, e ha poi dato per un secolo e mezzo un contributo essenziale ai progressi del settore del vino italiano. Dal 2017 è entrata a far parte del CREA come Centro di Ricerca Viticoltura ed Enologia (CREA VE).
Momento fondamentale fu il 1967, quando la Stazione, divenuta Istituto Sperimentale per l’Enologia, incluse gli uffici della direzione, la cantina sperimentale dotata di moderne attrezzature per la microvinificazione delle uve, l’Ispettorato Repressione Frodi e il Servizio Revisione Analisi, nonché nuovi laboratori di chimica, tecnologia, microbiologia enologica, biologia molecolare e analisi sensoriale. «Davvero a 360° - come racconta una nota del CREA - gli studi condotti: dall’influenza degli agenti atmosferici sulla maturazione dell’uva alla composizione chimico-fisica (in particolare il contenuto di polifenoli), dall’applicazione della chimica analitica in enologia all’impiego dei fertilizzanti, fino all’analisi chimica e sensoriale di uve, mosti e vini per il raggiungimento di elevati standard qualitativi». Da sottolineare anche «il miglioramento delle tecniche di vinificazione, incluso l’impiego di coadiuvanti ed additivi enologici, la caratterizzazione e selezione di ceppi microbici ad uso enologico, l’analisi dei terreni, i sistemi di coltivazione della vite e le sue malattie, la certificazione, la prevenzione e il controllo delle frodi e la valorizzazione dei vitigni autoctoni».
«I recenti studi sugli aromi del vino e delle uve – ha sottolineato Carlo Gaudio nel corso dell’evento - permettono di individuare le relazioni tra composizione chimica e caratteristiche olfattive, di stabilire l’effetto delle cultivar nonché delle pratiche agronomiche ed enologiche sulla composizione aromatica dei vini, di sviluppare nuovi metodi analitici orientati al riconoscimento varietale, dell’origine geografica o finalizzati alla individuazione di sofisticazioni in campo enologico. Ma guardiamo anche al futuro, verso ambiti di grande attualità: dalla conservabilità alle innovazioni di cantina, dalla tipicità e salubrità alla sostenibilità, mirando ad un’economia circolare, con il recupero e la valorizzazione degli scarti di lavorazione».
«La nostra attività di ricerca – ha specificato il direttore del CREA Viticoltura ed Enologia Riccardo Velasco - è orientata a migliorare la gestione del processo di vinificazione, anche attraverso l’enologia di precisione, ottimizzando l’impiego delle risorse in un’ottica di sostenibilità economica, per mettere a disposizione delle cantine strumenti flessibili in grado di affrontare le complesse sfide imposte dal mercato, dalla società e dai cambiamenti climatici. In particolare, il monitoraggio con i sensori delle condizioni ambientali e del ciclo di vinificazione e conservazione; la stabilizzazione tartarica e proteica dei vini per sopportare trasferimenti su grandi distanze e in condizioni ambientali non favorevoli; l’impiego delle membrane, per abbassare il pH dei vini e ridurre il tenore alcolico, in crescita a causa dei mutamenti climatici. Infine, alcuni procedimenti fisici, come gli ultrasuoni, i campi elettrici pulsati e le alte pressioni, utilizzati inizialmente per l’estrazione della componente polifenolica, ma oggi anche per il controllo microbiologico di uve e mosti, finalizzato a ridurre l’impiego dell’anidride solforosa in alcuni processi produttivi».
 

Redazione

Fino al 15 novembre iscrizioni online a BuyWine Toscana 2023 (Firenze 10-11 febbraio) per aziende toscane che producono e commercializzano vini Docg, Doc e Igt.


Da ieri l’altro sono aperte le iscrizioni per partecipare alla tredicesima edizione di BuyWine Toscana 2023, grande evento business-to-business dedicato al vino, che si terrà nei giorni 10 e 11 febbraio 2023 a Firenze alla Fortezza da Basso. Sarà possibile iscriversi, esclusivamente online, fino alle ore 16 del 15 novembre 2022.
Possono partecipare le aziende toscane che producono e commercializzano vini Docg, Doc e Igt della Toscana, che dovranno far domanda esclusivamente attraverso la compilazione del formulario alla sezione “Eventi” sul sito regionetoscana.crmcorporate.it. Sono saliti a 230 i posti disponibili, per consentire la partecipazione ad un numero più elevato di imprese, con 50 postazioni riservate a quelle che non hanno potuto essere presenti a BuyWine Toscana nel 2021 e 2022.
Alle aziende che parteciperanno a BuyWine saranno riservate condizioni speciali per la partecipazione alla competizione enologica “Concours Mondial de Bruxelles” 2023, uno dei più prestigiosi concorsi di vini internazionali. Nell'edizione 2022 sono stati iscritti 60 vini da 18 aziende presenti a BuyWine Toscana, con risultati eccellenti: 12 aziende premiate a conferma dell'alto livello dei vini presenti alla manifestazione fiorentina.
Tutte le informazioni su BuyWine Toscana 2023 si trovano sul sito della Regione Toscana al link regione.toscana.it/-/iniziative-in-corso.
All’evento business BuyWine Toscana, seguirà “Anteprime di Toscana”: la wine-week regionale durante la quale i Consorzi di tutela presentano le nuove annate e guidano gli operatori alla scoperta dei loro territori. La settimana verrà aperta da “PrimAnteprima”, giornata evento organizzata da Regione Toscana e Camera di Commercio di Firenze insieme a PromoFirenze e Fondazione Sistema Toscana, in programma sabato 11 febbraio 2023 a Firenze: evento inaugurale della settimana e occasione per approfondire le tematiche legate al mondo vitivinicolo con la partecipazione di istituzioni, consorzi e media. Si proseguirà, come di consueto a Firenze, il 12 febbraio con “Chianti Lovers” e “Rosso Morellino”, il 13 e 14 con la “Chianti Classico Collection”; a Montepulciano il 15 per “Anteprima Vino Nobile di Montepulciano” e a San Gimignano il 16 per “Anteprima Vernaccia di San Gimignano”, per concludere a Firenze il 17 con “L’Altra Toscana”.

Risultati di BuyWine Toscana 2022
All'edizione 2022 di BuyWine Toscana, realizzata “in presenza” dopo l’edizione del 2021 on line, hanno partecipato 200 imprese vitivinicole (di cui 100 con produzioni organiche), 110 buyers, di cui 35 che non avevano mai comprato vino dalla Toscana, provenienti da 30 Paesi, 1.300 le etichette proposte per 45 denominazioni, oltre 2.800 meeting B2B e più di 20.000 wine tasting. Oltre alla conferma dei mercati consolidati come USA e Canada, Regno Unito e i classici mercati europei con la Germania in testa, la 12^ edizione aveva registrato la partecipazione di importatori provenienti da nuovi mercati tra cui: Norvegia, Perù, Ucraina, Libano, Repubblica Dominicana per citarne alcuni.
Compratori e venditori, grazie a una profilazione molto dettagliata e a una familiarità sempre più elevata con le nuove tecnologie, possono conoscere il profilo dei possibili interlocutori con largo anticipo ed esprimere preferenze di incontro puntuali sugli operatori più adatti alle rispettive esigenze. Una procedura che, nel 2022, ha portato all'espressione di 11.000 preferenze di incontro, elaborate poi dal sistema di matchmaking che ha generato le agende, per un totale di oltre 2.800 appuntamenti e per una soddisfazione complessiva espressa da seller e buyer sugli incontri effettuati nel corso dell'evento di ben oltre il 94%, con a distanza di 6 mesi dall’evento la dichiarazione dell’85,4% degli operatori di aver proseguito le trattative e che il 73% di queste hanno portato a un accordo commerciale o sono in procinto di farlo.

Redazione

Lo sottolinea il Copa-Cogeca che presenta le stime della vendemmia 2022: produzione vinicola dell’Unione Europea a +2% sul 2021, ma sotto la media dei 5 anni. 


«La vendemmia 2022 è stata accompagnata da grande apprensione per gli effetti ormai cronici del cambiamento climatico, che si è manifestato con andamenti meteorologici molto incerti e spesso estremi che hanno portato a differenze di qualità e quantità. Le piogge di agosto hanno in alcuni casi cambiato radicalmente il quadro delle previsioni, portando ottimismo. Le stime del raccolto stanno ora confermando i dati previsionali pubblicati a metà settembre. La quantità quest'anno è discreta ma tutt'altro che abbondante».
Così ieri il Copa-Cogeca, organo di rappresentanza delle organizzazioni agricole in sede europea, in un comunicato rilasciato al termine dell’evento di presentazione della vendemmia 2022, incentrato su un webinar sul tema "Quale ruolo per il commercio internazionale e l'innovazione nell'aumento della resilienza della viticoltura dell'UE?" (vedi). Evento durante il quale il Gruppo di lavoro sul vino del Copa-Cogeca, presieduto dall’italiano Luca Rigotti, coordinatore del settore Vino di Alleanza cooperative, ha presentato le sue stime vendemmiali: produzione vinicola dell’Unione Europea nel 2022 leggermente migliore (+2%) rispetto alla campagna precedente, ma ancora al di sotto della media quinquennale, come già previsto a metà settembre. «Siccità, temperature torride ed episodi di gelo/grandine – si legge nel comunicato - spiegano il tiepido aumento delle rese. Nota positiva, si prevede l'ottenimento di vini di alta qualità, grazie al buono stato sanitario dell'uva passa e all'assenza di malattie».
Nel seminario hanno comunque prevalso le riflessioni riguardanti la grave situazione in cui versa il settore vinicolo a causa dell'aumento dei costi di produzione. «È molto preoccupante la situazione del mercato, che per il secondo anno consecutivo è segnato da costi di produzione alle stelle che stanno mettendo a repentaglio la redditività economica dei viticoltori e delle aziende vinicole in tutta l’Unione Europea – ha dichiarato il presidente del Gruppo di lavoro sul lucarigottiVino Luca Rigotti -. L'impennata dei costi energetici è la fonte di ciò, poiché essi hanno ramificazioni diffuse che vanno dagli input (vetro, cartone e fertilizzanti) al trasporto merci e il potere d'acquisto dei cittadini dell'UE. È fondamentale che vengano prese misure a livello UE per ridurre al più presto i costi energetici».
L'evento di quest'anno ha fatto il punto sui recenti sviluppi geopolitici e ha esplorato le soluzioni alle principali sfide del mercato, della regolamentazione e del cambiamento climatico, che interessano la viticoltura. Strutturato intorno ai tre temi del commercio internazionale, dell’innovazione e della digitalizzazione, il webinar ha esaminato come gli accordi commerciali, le varietà resistenti e gli strumenti digitali possono mitigare i rischi e aumentare la resilienza del settore vitivinicolo agli shock esterni. L’evento ha riunito esperti del mondo accademico, delle istituzioni dell'UE e operatori del comparto.
Per Rigotti, l'innovazione e la digitalizzazione sono parte della soluzione alle numerose sfide che il settore deve affrontare e devono essere ulteriormente perseguite a livello politico: «i produttori sono impegnati a mitigare l'impatto dei cambiamenti climatici e a preservare l'ambiente, ma abbiamo anche bisogno della cassetta degli attrezzi appropriata, del quadro normativo e del tempo per farne uso. L'innovazione può essere d’aiuto a tale scopo migliorando i raccolti e riducendo gli input. Allo stesso tempo, l'innovazione e la digitalizzazione possono consentire ai produttori di fornire informazioni tempestive ai consumatori su liste degli ingredienti e dichiarazioni nutrizionali e sui loro sforzi per la sostenibilità».
Ma soprattutto, ha concluso Luca Rigotti, «abbiamo bisogno della certezza che i nostri sforzi per innovare e applicare le buone pratiche che rispettano l'ambiente, così come il consumatore, non saranno vanificati in pochi mesi da proposte legislative lontane dalla realtà sul campo, come quelle riguardanti l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e la prossima revisione della Food Information to Consumer (FIC) Regulation [il regolamento  sull’informazione alimentare ai consumatori, ndr]. Si tratta di proposte rispetto alle quali il comparto vuole avere un ruolo attivo al fine di trovare soluzioni che soddisfino le esigenze dei viticoltori».

Redazione