Filiera vite-vino

Donne del Vino - Daniela Mastroberardino

Passaggio del testimone dalla toscana Donatella Cinelli Colombini alla campana Daniela Mastroberardino alla guida dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino.

 
La produttrice campana Daniela Mastroberardino, amministratore ed export manager dell’azienda Terredora a Montefusco (Avellino), è la nuova presidente dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino: ha ricevuto l’incarico oggi dal nuovo Consiglio direttivo. La presidente uscente, la toscana Donatella Cinelli Colombini, che ha retto l’Associazione per 7 anni portando le socie a oltre quota 1000, le ha consegnato il simbolico campanellino.
Al suo fianco siederanno la vice presidente vicaria Francesca Poggio (Piemonte), e le vice presidenti Marianna Cardone (Puglia) e Paola Longo (Lombardia). Completano il cda che resterà in carica per il triennio 2023-2025: Marilisa Allegrini (Veneto), Pia Donata Berlucchi (Lombardia), Antonella Cantarutti (Friuli Venezia Giulia), Cristiana Cirielli (Friuli Venezia Giulia), Carolin Martino (Basilicata), Dominique Marzotto (Sicilia), Antonietta Mazzeo (Emilia Romagna), Jenny Vian Gomez (Abruzzo). Nel collegio dei probiviri, siedono Michela Guadagno (Campania), Elena Tessari (Veneto), Romina Togn (Trentino Alto Adige).
«È tempo di guardare avanti – ha dichiarato appena eletta Daniela Mastroberardino – senza dimenticare questi quasi 35 anni di eredità che ci vengono consegnati e che sono frutto del lavoro di tutte noi donne del vino, ma, in particolare, delle presidenti che mi hanno preceduto e che tanto hanno profuso, ognuna di loro con il proprio tratto distintivo. Un ringraziamento per tutte alle tre presidenti che conosco meglio: a Pia Donata Berlucchi, la prima presidente al cui fianco ho lavorato, alla mia conterranea Elena Martusciello, con cui ho condiviso tanti degli inizi della mia vita associativa, e a Donatella Cinelli Colombini, da cui ricevo il testimone dopo sette anni straordinari».
«Il futuro – ha aggiunto la neo presidente - avrà la cifra la continuità, proponendo il punto di vista delle donne nel “magico” mondo del vino in cui lavoriamo: cultura e promozione, formazione, presenza sui temi che interessano il settore, internazionalizzazione. Sono certa che avremo anche la capacità di rinnovarci: non c’è continuità senza un pizzico di discontinuità».
 
Chi è la nuova presidente
Nata nel 1968, inizia la sua attività lavorativa nel 1992 alla Mastroberardino. Nel 1994, quando i destini della famiglia Mastroberardino prendono percorsi differenti, partecipa insieme al padre Walter e ai fratelli Paolo e Lucio alla trasformazione e allo sviluppo della tenuta agricola di famiglia, Terredora Di Paolo, oggi 180 ettari di vigna da cui nascono alcune delle etichette che contribuiscono a portare l’Irpinia e la Campania nel mondo. Daniela oggi è amministratore ed export manager della Terredora. È socia delle Donne del Vino dalla fine degli anni Novanta, quando l’allora delegazione campana era composta da sole 4 produttrici. Più volte consigliera nazionale con le presidenti Berlucchi, Martusciello e Cinelli Colombini, dal 2016 è vicepresidente. Ha ricoperto anche incarichi in altre associazioni di settore, è stata, infatti, presidente del Movimento Turismo del Vino della Campania, prima di diventare presidente nazionale del Movimento Turismo del Vino, ruolo che ha svolto dal 2012 al 2015. È stata premiata nel 2016 con il Premio Standout Woman Award e con il Premio per l’eccellenza del fuoricasa al femminile di Fipe – Federazione Italiana Pubblici Esercizi.
 

Redazione

Approvata dalla Regione la graduatoria dei progetti ammissibili alla misura di promozione del vino in Paesi terzi nel 2022-23. Saccardi: «obiettivo strategico».


I progetti ammissibili a contributo nell’ambito della misura Ocm-vino per la promozione del vino toscano sui mercati esterni all’Unione europea sono 34 e 500 sono le imprese coinvolte. Lo indica la graduatoria definitiva che è stata approvata il 6 dicembre scorso con il decreto dirigenziale n. 24372.
A renderlo noto un comunicato di due giorni fa della Regione Toscana in cui si specifica che «a fronte di un monte investimenti complessivo di 34 milioni di euro, saranno disponibili, per il pagamento dell’anticipo del contributo ammissibile, oltre 11 milioni di euro, tutti a valere sulla  campagna 2022-23». Questo perché anche se la dotazione iniziale per gli anticipi era di 8,6 milioni di euro, la Regione è riuscita a recuperare, nell’ambito del Programma nazionale di sostegno, quasi 2,5 milioni da destinare alla misura della promozione. In questo modo è stato possibile soddisfare tutte le domande presentate e ritenute ammissibili.
«Rafforzare la presenza e il prestigio del vino toscano nel mondo è un obiettivo strategico – ha dichiarato la vicepresidente e assessora all’agroalimentare della Toscana Stefania Saccardi -. Superata la fase più acuta della pandemia, la crisi internazionale ed energetica ha di nuovo complicato il quadro  e per questo il sostegno alla filiera vitivinicola, che è un punto di forza dell’intero  settore agroalimentare toscano, diventa fondamentale, tanto più di fronte alla necessità di confermare e sviluppare la nostra posizione sui mercati internazionali».
Come viene ricordato nella nota, «la misura è finalizzata ad aumentare la competitività dei produttori di vini sui mercati extra Ue attraverso azioni in materia di relazioni pubbliche, promozione e pubblicità, che mettano in rilievo gli elevati standard dei prodotti, in particolare in termini di qualità, sicurezza alimentare o ambiente. Sono oggetto di finanziamento, inoltre, anche la partecipazione a manifestazioni, fiere ed esposizioni di importanza internazionale, le campagne di informazione, gli studi per valutare i risultati delle azioni di informazione e promozione intraprese».
Con la pubblicazione della graduatoria definitiva dei progetti ammissibili a contributo sul Bollettino ufficiale della Regione Toscana, termina il procedimento amministrativo in capo alla Regione e la sottoscrizione dei contratti con i soggetti beneficiari per la concessione del contributo fa capo ad Agea, l’agenzia nazionale per le erogazioni in agricoltura.
Le attività previste nei progetti inizieranno a decorrere dal 1 gennaio 2023.
Ulteriori informazioni possono essere trovate qua, dove si può accedere anche alla graduatoria.

Redazione

Il 13 e 14 gennaio a Napoli un simposio di Assoenologi su “Vino e salute, tra alimentazione e benessere” con il gotha del vino, medici, scienziati e giornalisti.


Esponenti di spicco della filiera del vino italiana, scienziati, cardiologi, dietologi, neurologi e persino bioingegneri. E poi dirigenti del servizio fitosanitario, politici e giornalisti.
Sono questi i partecipanti, in qualità di relatori oppure alle tavole rotonde di fine giornata, dell’importante simposio che Assoenologi organizza, con il titolo “Vino e salute, tra alimentazione e benessere”, il 13 e 14 gennaio 2023 a Napoli. Una due giorni per sviscerare da tutte le angolazioni e dibattere un tema fondamentale per il futuro del comparto vinicolo.
Il programma, ancora soggetto a qualche possibile modifica, prevede alle ore 16 del primo giorno, il 13 gennaio, l’apertura dei lavori, moderati dal giornalista Rai Guido Barlozzetti, con i messaggi del ministro della Salute Orazio Schillaci e del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e gli interventi del presidente nazionale di Assoenologi Riccardo Cotarella, del sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, del presidente della Sezione Campania di Assoenologi Roberto Di Meo e del presidente dell’Organizzazione Internazionale della vigna e del vino (Oiv) Luigi Moio.
Seguiranno le seguenti relazioni:
- Luc Djoussè, direttore di ricerca del Dipartimento di medicina della Harvard Medical School, “Consumo di alcol e rischio di infarto dopo la diagnosi di insufficienza cardiaca: ci sono differenze tra assunzione di vino e di superalcolici?”
- Vincenzo Montemurro, cardiologo, membro del consiglio direttivo della Società italiana di Cardiologia, “Vino: antico e moderno rimedio cardioprotettivo e antivirale”
- Pierre-Louis Teissedre, presidente della Commissione sicurezza e salute dell’Oiv, ”Vino e salute: studi e raccomandazioni dell’Oiv”
- Giorgio Calabrese, medico dietologo, presidente del Comitato nazionale della sicurezza alimentare del Ministero della Salute, “Bere vino durante i pasti è associato a un minor rischio di diabete di tipo due”
- Rosario Iannacchero, neurologo, presidente della Società Italiana Studio Stroke, “Bacco, Eros e Thanatos: il vino come ci protegge?”
Poi una tavola rotonda condotta da Andrea Pancani, vice direttore del Tg La7, con la giornalista e conduttrice Rosanna Lambertucci, il titolare del ristorante Don Alfonso 1890 Alfonso Iaccarino, il presidente della Confederazione Oncologi Cardiologi ed Ematologi Francesco Cognetti, il giornalista Paolo Massobrio e lo specialista in scienza dell’alimentazione Michele Scognamilio.
Il secondo giorno, sabato 14 gennaio, a partire dalle 8,30, prenderanno la parola i seguenti relatori, moderati sempre dal giornalista Guido Barlozzetti:
- Marco Deriu, docente di Bioingegneria al Politecnico di Torino, “L’intelligenza artificiale per predire il profilo organolettico e il rapporto tra gusto ed effetti sulla salute”
- Massimo Marchino, direttore del Servizio sanitario di Orvieto, “Tra bere non problematico e bere problematico”
- Savina Nodari, cardiologa, docente dell’Università di Brescia, “Antiossidanti, cuore e donna”
- Michele Scognamiglio, specialista in Scienza dell’alimentazione, in Biochimica e patologia clinica, “Molecole bioattive del vino e salute umana”
- Vittorio Cino, direttore di Federvini, “The Beating Cancer Plan dell’Unione Europea”
- Nicola Tinelli, coordinatore Ufficio Politico Uiv, “Etichetta del vino: dagli ingredienti agli health warning”
- Luciano Pignataro, giornalista, “Metodo Cilento: i cinque segreti dei centenari”
Seguirà la tavola rotonda conclusiva, condotta da Andrea Pancani vicedirettore Tg La7, con Marco Deriu, Massimo Marchino, Savina Nodari, Luciano Pignataro e Giorgio Calabrese.
Infine intervento di chiusura del presidente di Assoenologi Riccardo Cotarella.
Ulteriori informazioni nel sito di Assoenologi qua.

Redazione

Uiv su costo del vetro per aziende vinicole

Unione italiana vini segnala +20% del vetro da gennaio 2023. Castelletti: se il credito d’imposta del 40% non basta a calmierare, si aiuti il settore del vino.

                                                       
«In questi giorni l’industria del vetro sta inviando alle imprese vitivinicole nuove modifiche unilaterali dei contratti. La variazione delle tariffe, nell’ordine del +20%, è prevista, a partire dal prossimo gennaio: si tratta del quarto aumento imposto alle aziende nel giro di un anno».
È quanto reso noto due giorni fa sul proprio sito web dall’Unione italiana vini (Uiv), che per bocca del segretario generale Paolo Castelletti ha dichiarato: «con questa nuova modifica, il conto sul costo del vetro per il settore del vino sale in media di circa il 70% in appena 12 mesi. È un ulteriore fardello difficile da sostenere ma anche da comprendere, sia in ragione di tariffe energetiche stabili che soprattutto per il credito di imposta del 40% accordato ai comparti energivori anche per calmierare i prezzi». 
«A questo punto – ha affermato Castelletti - sarebbe forse più utile che fossero le imprese del vino a percepire le agevolazioni fiscali, se – come riscontrato – l’industria energivora scarica comunque a valle aumenti che ora non sono più sostenibili. In tal senso, chiediamo al governo di valutare un aiuto ad hoc nell’ambito della legge di bilancio per supportare un aumento dei costi che rischia di compromettere la competitività delle nostre imprese».
Nella nota di Uiv si informa anche che per l’Osservatorio Uiv/Vinitaly, il rialzo dei soli costi energetici e delle materie prime secche (vetro, tappi, capsule, carta, cartone) riscontrato dal settore nel 2022 è pari a +83% rispetto ai budget iniziali, per un totale di circa 1,5 miliardi di euro di spese aggiuntive. «Un importo – viene fatto osservare - che penalizza i segmenti basic e popular dell’offerta enologica, sempre meno in grado di scaricare sui consumatori il surplus dei costi».
 

Redazione

Vino richieste alla Commissione Europea del Comitato misto Francia-Italia-Spagna

A Roma Comitato misto Francia-Italia-Spagna settore vitivinicolo: chiesti alla Commissione Europea stop a penalizzazione vino, modifiche alla riforma delle IG.

                                                       
Debutto in Italia per il Comitato misto Francia-Italia-Spagna del settore vitivinicolo, che riunisce nello stesso forum i professionisti e le amministrazioni dei tre principali paesi produttori di vino dell’Unione Europea, che rappresentano l’85% della produzione europea.
Mercoledì 30 novembre a Roma si è svolta la quinta riunione plenaria del Comitato misto dopo la sua creazione nel 2017: la prima plenaria tenutasi in Italia dopo l’adesione nel 2021 del nostro Paese. Una riunione che, come riferito ieri in una nota del Ministero dell’Agricoltura e della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf), è stata presieduta dai direttori per le Politiche internazionali e dell'Unione europea del Masaf Luigi Polizzi, per lo Sviluppo economico e ambientale delle imprese del Ministero francese dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Philippe Duclaud e per la Produzione agricola e i mercati del Ministero spagnolo dell'Agricoltura, della pesca e dell'alimentazione Esperanza Orellana. E a cui erano presenti le principali organizzazioni rappresentative del settore dei tre Paesi.
Come ricordato durante l'incontro, gli obiettivi di questo Comitato misto sono «migliorare le relazioni tra i professionisti e le amministrazioni dei tre Paesi per creare un clima adeguato di dialogo e fiducia che permetta di lavorare insieme, condividere una visione economica, per la quale le amministrazioni preparano bollettini trimestrali con i principali indicatori del settore, e stabilire posizioni comuni per difendere il settore a livello europeo e internazionale».  
L'ordine del giorno dell’incontro, riferisce la nota del Masaf, «era incentrato sull'analisi della situazione del mercato e delle sue prospettive, oltre che sulla discussione di temi legati al vino, alle politiche sanitarie e di promozione, alla sostenibilità della produzione vinicola e alla nuova proposta di regolamento sulle indicazioni geografiche attualmente in discussione nell'Unione Europea». 
Nella riunione il Comitato misto ha preso la decisione che «le tre amministrazioni invieranno una lettera congiunta alla Commissione Europea per chiedere che non vi siano discriminazioni nei confronti dei prodotti vinicoli nelle politiche di promozione alimentare dell'Unione europea». Queste politiche sono infatti «essenziali per garantire la competitività del settore». 
Nella lettera «chiederanno anche alla Commissione di adottare al più presto il regolamento delegato sugli ingredienti dei prodotti vitivinicoli, come concordato nella recente riforma della PAC». Questo regolamento «dovrebbe riaffermare la specificità delle norme sull'etichettatura delle indicazioni nutrizionali e degli ingredienti, nonché la digitalizzazione come strumento di innovazione nell'informazione dei consumatori».
A proposito della situazione del mercato, alla Commissione Europea verrà chiesto «un monitoraggio esaustivo dell'evoluzione del settore e, se necessario, risposte comuni». 
Mentre riguardo alla sostenibilità, «il dibattito si è concentrato sulle misure di sostenibilità ambientale ed economica che verranno affrontate nei prossimi mesi e per le quali il settore si è sempre impegnato, chiedendo che vengano effettuati i relativi studi di impatto nei nuovi regolamenti per consentirne l'attuazione in modo realistico». 
Infine, sul regolamento sulle indicazioni geografiche, i tre Paesi hanno espresso le loro riserve sulla proposta legislativa della Commissione e hanno informato il settore che «si impegneranno affinché i negoziati in seno al Consiglio portino a miglioramento significativi che rafforzino il sistema di qualità che le indicazioni geografiche rappresentano nel settore vitivinicolo». 
La prossima riunione plenaria del Comitato misto si terrà in Francia nel 2023.
 

Redazione

CREA - ricerca enologica

Ieri 150° anniversario della nascita del centro CREA Viticoltura ed Enologia, eredità scientifica della Regia Stazione Enologica Sperimentale di Asti del 1872.

                                                       
«Il Centro Viticoltura ed Enologia rappresenta l’eredità scientifica della Regia Stazione Enologica Sperimentale di Asti, istituita da Re Vittorio Emanuele II nel 1872. L’evoluzione delle sue ricerche rispecchia quella stessa del vino italiano».
Queste le parole pronunciate ieri da Carlo Gaudio, presidente del Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria (CREA), in occasione dell’evento con cui si è celebrato ad Asti il 150° anniversario della nascita della ricerca enologica italiana, fatta coincidere appunto con l’istituzione della Regia Stazione Enologica di Asti, in seguito divenuta Istituto Sperimentale per l’enologia (1967) e poi Centro di Ricerca per l’Enologia (2008). Nata con una forte vocazione enologica, la Regia Stazione si è dedicata sin dagli albori anche alla viticoltura, dotandosi di un campo sperimentale di 8 mila metri quadrati con circa 200 varietà di viti, e ha poi dato per un secolo e mezzo un contributo essenziale ai progressi del settore del vino italiano. Dal 2017 è entrata a far parte del CREA come Centro di Ricerca Viticoltura ed Enologia (CREA VE).
Momento fondamentale fu il 1967, quando la Stazione, divenuta Istituto Sperimentale per l’Enologia, incluse gli uffici della direzione, la cantina sperimentale dotata di moderne attrezzature per la microvinificazione delle uve, l’Ispettorato Repressione Frodi e il Servizio Revisione Analisi, nonché nuovi laboratori di chimica, tecnologia, microbiologia enologica, biologia molecolare e analisi sensoriale. «Davvero a 360° - come racconta una nota del CREA - gli studi condotti: dall’influenza degli agenti atmosferici sulla maturazione dell’uva alla composizione chimico-fisica (in particolare il contenuto di polifenoli), dall’applicazione della chimica analitica in enologia all’impiego dei fertilizzanti, fino all’analisi chimica e sensoriale di uve, mosti e vini per il raggiungimento di elevati standard qualitativi». Da sottolineare anche «il miglioramento delle tecniche di vinificazione, incluso l’impiego di coadiuvanti ed additivi enologici, la caratterizzazione e selezione di ceppi microbici ad uso enologico, l’analisi dei terreni, i sistemi di coltivazione della vite e le sue malattie, la certificazione, la prevenzione e il controllo delle frodi e la valorizzazione dei vitigni autoctoni».
«I recenti studi sugli aromi del vino e delle uve – ha sottolineato Carlo Gaudio nel corso dell’evento - permettono di individuare le relazioni tra composizione chimica e caratteristiche olfattive, di stabilire l’effetto delle cultivar nonché delle pratiche agronomiche ed enologiche sulla composizione aromatica dei vini, di sviluppare nuovi metodi analitici orientati al riconoscimento varietale, dell’origine geografica o finalizzati alla individuazione di sofisticazioni in campo enologico. Ma guardiamo anche al futuro, verso ambiti di grande attualità: dalla conservabilità alle innovazioni di cantina, dalla tipicità e salubrità alla sostenibilità, mirando ad un’economia circolare, con il recupero e la valorizzazione degli scarti di lavorazione».
«La nostra attività di ricerca – ha specificato il direttore del CREA Viticoltura ed Enologia Riccardo Velasco - è orientata a migliorare la gestione del processo di vinificazione, anche attraverso l’enologia di precisione, ottimizzando l’impiego delle risorse in un’ottica di sostenibilità economica, per mettere a disposizione delle cantine strumenti flessibili in grado di affrontare le complesse sfide imposte dal mercato, dalla società e dai cambiamenti climatici. In particolare, il monitoraggio con i sensori delle condizioni ambientali e del ciclo di vinificazione e conservazione; la stabilizzazione tartarica e proteica dei vini per sopportare trasferimenti su grandi distanze e in condizioni ambientali non favorevoli; l’impiego delle membrane, per abbassare il pH dei vini e ridurre il tenore alcolico, in crescita a causa dei mutamenti climatici. Infine, alcuni procedimenti fisici, come gli ultrasuoni, i campi elettrici pulsati e le alte pressioni, utilizzati inizialmente per l’estrazione della componente polifenolica, ma oggi anche per il controllo microbiologico di uve e mosti, finalizzato a ridurre l’impiego dell’anidride solforosa in alcuni processi produttivi».
 

Redazione