Filiera vite-vino

A Vinitaly un rapporto di IRI sui trend delle vendite di vino e spumanti nella distribuzione moderna fra 2021 e 2022. L’anno scorso meglio le bollicine (+18% a volume e +20,5% in valore) del vino (-2,2% in vol e +2,1% in val). Prime 11 settimane del 2022 cali (non sorprendenti) quasi a due cifre in valore e in quantità sia per vino che spumanti. Ma a preoccupare è l’impatto dell’inflazione: per ora solo riduzione degli sconti sui vini in promozione, presto saliranno i prezzi in tutti gli scaffali.
 

Quali i principali trend di inizio anno 2022 e quali prospettive per i prossimi mesi nelle vendite dei vini nella distribuzione organizzata?
Una risposta a questi interrogativi l’ha data, partendo dal confronto con i dati del 2021, il rapporto presentato a Vinitaly “Vino e bollicine nella distribuzione moderna. Un 2022 pieno di incognite” a cura di Virgilio Romano, direttore di business insight di IRI (Information Resources Inc.), azienda internazionale di ricerche di mercato.
Dalla relazione, le cui slides sono consultabili sul sito di Vinitaly (vedi), risulta che il 2021 è stato a doppia faccia per vino e bollicine nei vari canali della distribuzione moderna, che insieme valgono un giro d’affari di quasi 3 miliardi di euro, con «atterraggio morbido per il primo» e «volo in quota per il secondo». Il vino infatti è calato in quantità del -2,2% ma è cresciuto in valore del +2,1%. Invece le bollicine sono cresciute del +18,01% a volume e del +20,5% a valore.

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Riguardo al vino, è cresciuto sia in volumi che, soprattutto, in quantità soltanto un formato di vendita: le bottiglie fino a 0,75 litri, sia dei vini certificati Docg-Doc-Igt (+1,8 in volume, +5,9 in valore) sia di quelli non certificati (+2,1% in vol, + 5,5% in val). Tutto il resto ha registrato segni meno. E a guidare il calo sono stati i segmenti che erano cresciuti tanto nel 2020. Mentre gli spumanti, sia dolci che secchi, hanno avuto una forte crescita nel 2021: tutti sopra le due cifre, a parte il Brachetto in valore. 

Le prime settimane del 2022
Ma come è iniziato quest’anno? Abbiamo i dati delle prime 11 settimane. E, come riferito nella relazione, l’inizio è stato con il segno negativo, quasi a due cifre. Ma «non a causa dei prezzi, non a causa della guerra». Si tratta invece di un andamento «atteso e non casuale» legato ai rialzi eccezionali del periodo corrispondente del 2021.

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In altri termini «il 2022 parte con un forte calo perché vini e spumanti hanno evidenziato una forte crescita durante le prime settimane del 2021». Così il vino ha registrato un -8,6% in volume e un -9,1% in valore, mentre gli spumanti -9,8% in volume e -12,4% in valore.
Questi cali si sono verificati in tutti i canali della distribuzione organizzata, compreso l’e-commerce, che ha ritracciato rispetto alla forte crescita di inizio 2021. Con un’unica eccezione: le bollicine nei discount, che è il canale che si è difeso meglio in queste prime settimane del 2022.

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Come interpretare questo andamento? «L’inizio del 2022 non deve spaventare – ribadisce il rapporto -, è un calo atteso e fisiologico a seguito della grande crescita di inizio 2021». Infatti il confronto con il 2019, mostra un riallineamento verso i trend storici: a) crescita del formato di bottiglia da 0,75 litri, calo dei grandi formati, tenuta del brick; b) spumanti in crescita, anche se con ritmi più attenuati.

Come proseguirà il 2022?
Piuttosto l’analisi di IRI si sofferma su un altro aspetto. «La vera incognita del prosieguo dell’anno – si legge nelle slides - è quella legata ai prezzi». Per ora non c’è «nulla ancora in evidenza in termini di risalita prezzi», ma «si legge uno sconto medio più basso», vale a dire il «tentativo di recuperare marginalità senza toccare il prezzo a scaffale».

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In altri termini, le promozione con sconti più profondi segnano il passo a vantaggio di quelle con sconti minori. E vuoi «un po’ il mix di acquisti, un po’ il mix di sconto più basso, un po’ una maggiore prudenza» dei compratori, fatto sta che «gli effetti sull’efficacia promo sono negativi (si vende meno dello sorso anno) per milione di euro di sconto concesso (rispetto al 2021)»
I prezzi a scaffale, invece, sono ancora fermi: nulla si muove. Ma l’effetto dell’inflazione, del rincaro dei prezzi, ci sarà e «gli aumenti arriveranno, è incerto solo il quando arriveranno e quanto saranno intensi». Ma, conclude il rapporto, «avranno certamente impatti sui risultati dell’anno in corso».

Redazione
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Alla 54^ edizione di Vinitaly, in programma a Veronafiere dal 10 al 13 aprile, partecipano 4.400 aziende di 19 nazioni con oltre 17 mila etichette. Quasi 700 i top buyer accreditati, provenienti da 50 Paesi. Sono 30 i convegni e 76 le degustazioni di o con Vinitaly. Tra le novità nei 17 padiglioni, l’area sugli «Orange wine» e “MicroMegaWines” sulle produzioni di nicchia. Giovanni Mantovani sugli «incoming di buyer selezionati direttamente dai produttori» e sul maggiore spazio ai trend di consumo. In contemporanea le manifestazioni collaterali Enolitech e Vinitaly Design.


Sarà domenica 10 aprile alle 10,30 di mattina, con un focus intitolato “Il vino italiano è pronto per le sfide del mercato americano?”, l’inaugurazione della 54esima edizione di Vinitaly, il salone internazionale dei vini e distillati di Veronafiere. Quattro giorni di grandi eventi, degustazioni tecniche, aree tematiche e focus sui principali mercati della filiera vitivinicola fino a mercoledì 13 aprile. Il Salone sarà preceduto sabato 9 aprile da OperaWine, l’evento organizzato con Wine Spectator alle Gallerie Mercatali sui 130 maggiori produttori italiani in rappresentanza di tutte le regioni.
Dopo due anni di sospensione per la pandemia, si torna in presenza nel quartiere espositivo di Veronafiere al completo, punto d’incontro e vetrina internazionale per 4.400 aziende di 19 nazioni. Con quasi 700 top buyer provenienti da 50 Paesi già accreditati, a cominciare dai compratori della delegazione del Nord America. Una mappa, quella prevista dal piano di incoming della SpA veronese e da Ice Agenzia, che copre le aree più strategiche dall’Atlantico al Pacifico fino all’Europa e, da quest’anno, anche all’Africa.
375x375 bonacchi 3Tra le novità di quest’anno nei 17 padiglioni, fissi e temporanei, specificamente dedicati alla 54ª edizione di Vinitaly, un’area del ‘quarto colore del vino’ sugli Orange wine e quella di “MicroMegaWines - Micro Size, Mega Quality”, la nuova sezione a cura del wine writer Ian d’Agata e Michele Longo riservata alle produzioni di nicchia a tiratura limitata e di altissima qualità. Inoltre l’Organic Hall, che implementa l’offerta di Vinitaly Bio, e l’area Mixology, che dopo il numero zero di ottobre 2021, debutta ufficialmente con un proprio format. Anche quest’anno spazio pure agli espositori esteri nell’International Wine Hall, il padiglione riservato alle produzioni internazionali. Presenti Francia, Brasile, Slovenia, Argentina, Spagna, Serbia, Macedonia, Libano e Sud Africa.
Per quanto riguarda gli eventi, sono circa 30 i convegni in programma a Verona e 76 le super degustazioni che portano la firma anche di Vinitaly. In apertura di calendario (10 aprile), “Iconic Women in Italian Wine”, il tasting più inclusivo dell’anno guidato da una inedita coppia di giornaliste e critiche della stampa internazionale: Monica Larner e Alison Napjus, rispettivamente di Wine Advocate e Wine Spectator, per la prima volta insieme per raccontare la storia di 6 cantine italiane al femminile, oltre al walk around tasting dei Tre Bicchieri 2022 del Gambero Rosso. Poi il debutto della masterclass e il walk around tasting dell’Orange Wine Festival in programma lunedì 11 aprile e le masterclass dell’area mixology dedicate alla miscelazione di bevande alcoliche in cui trova sempre più spazio anche il vino, realizzate in collaborazione con Bartenders Group Italia. Ma anche le degustazioni di MicroMegaWines con tre sessioni in calendario per scoprire vini e terroir unici (dal 10 al 12 aprile).
“Rossi autoctoni italiani, la forza della leggerezza. Un’opportunità contemporanea per un rinnovato successo sui mercati internazionali” è, invece, il tema scelto dal primo Master of Wine italiano, Gabriele Gorelli (11 aprile) che condurrà in tandem con la spagnola Almudena Alberca, MW. Il cambio generazionale è invece il focus del grand tasting “Di padre in figlio: il futuro del vino italiano”, la degustazione di Riccardo Cotarella e Luciano Ferraro che porta nei calici la storia di alcune tra le aziende più rappresentative del Belpaese in cui è in corso il passaggio del testimone e di “Young to Young”, le tre degustazioni a cura di Paolo Massobrio e Marco Gatti. Confermato anche Vinitaly Tasting – The DoctorWine Selection (Daniele Cernilli – 10,11 e 12 aprile).
Il giro del mondo nei calici prosegue con Tasting Ex… Press, gli appuntamenti con la stampa estera in collaborazione con Vinitaly. Tra questi la degustazione delle varietà di Champagne a cura della rivista francese Gilbert&Gaillaird mentre le grandi annate delle bollicine d’oltralpe sono interpretate da Sarah Heller, la più giovane Master of Wine asiatica, nel tasting di International Wine & Spirits Competition.
A queste si aggiungono le degustazioni nei 4.400 stand delle imprese che hanno iscritto complessivamente oltre 17mila etichette su VinitalyPlus, la piattaforma business di Veronafiere aperta tutto l’anno. Programma e informazioni sulle degustazioni si trovano a partire da qua.
«In questi due anni, con le aziende – ha dichiarato Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere -  abbiamo definito l’outlook del Vinitaly del futuro. Un progetto strategico che ha avuto il suo banco di prova nell’edizione speciale dell’ottobre scorso e che funge da discriminante rispetto al passato. In particolare, registriamo un’alleanza ancora più stringente con le aziende di Vinitaly, che già da quest’anno hanno aderito all’iniziativa di incoming di buyer tailor made, ossia selezionati direttamente dai produttori e invitati dalla fiera. Uno sforzo, anche in termini economici, che ci consente di centrare l’obiettivo e di ampliare ancora di più la platea professionale internazionale, che rappresenta uno dei punti di forza della manifestazione». Non solo internazionalità e mercato per il brand fieristico a livello globale, le tendenze di consumo entrano a pieno titolo nell’agenda di Vinitaly. «In questo senso - ha anticipato Mantovani -, a Verona sigleremo una partnership pluriennale con gli organizzatori dell’Orange Wine Festival di Izola, in Slovenia». 

Enolitech e Vinitaly Design
Negli stessi giorni di Vinitaly, nel padigliore F, si terrà il 23° Enolitech, il salone internazionale delle tecnologie per la produzione di vino, olio e birra. Circa 100 espositori italiani ed europei che offrono una panoramica delle migliori soluzioni digital hi-tech per la vitivinicoltura, l’olivicoltura e la produzione di birra, le novità in termini di complementi come etichette, tappi, bottiglie e capsule oltre che i servizi dedicati alle spedizioni e alla logistica. Con espositori esteri provenienti da Austria, Spagna, Polonia, Germania e Francia.
Spazio anche ai prodotti e agli accessori con l’area di Vinitaly Design su tutte le novità riferite all’oggettistica per la degustazione e il servizio, sugli arredi per cantine, enoteche e ristoranti e fino al packaging personalizzato e da regalo. Presenti tutti i leader del settore, tra cui Rastal, partner ufficiale della manifestazione per i brindisi istituzionali e per tutte le degustazioni di Vinitaly. 

Redazione

È arrivato il tanto atteso disciplinare di certificazione nazionale della sostenibilità della filiera vitivinicola. Nei giorni scorsi il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf) ha approvato il decreto che mette a sistema le buone pratiche e le esperienze condotte in materia di sostenibilità nel settore vitivinicolo, attraverso i vari schemi di certificazione della qualità sostenibile operanti a livello nazionale.
«La filiera vitivinicola italiana, attraverso lo standard unico di sostenibilità, - si legge nel comunicato stampa del 16 marzo del Mipaaf - si dota così di un nuovo strumento di intervento, finalizzato a garantire una vitivinicoltura più sostenibile e in linea con i più recenti indirizzi contenuti delle diverse strategie europee e declinate dalla nuova Politica agricola comune».
Per l'annualità 2022, la certificazione della sostenibilità vitivinicola verrà avviata utilizzando le procedure e gli standard previsti dal Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata (SQNPI), in attesa del completamento del processo di integrazione dei diversi sistemi, da portare a termine nell'annualità 2023.

Questo è il testo del decreto.
Questo è il testo del disciplinare.

Redazione

Convegno finale del GO Kattivo, per la messa a punto di adattamenti degli atomizzatori capaci di ridurre le dosi di fitofarmaci irrorate nelle vigne, il 31 marzo a Bagno a Ripoli (ma anche online sul canale Youtube di Confagricoltura Toscana e sulla pagina Facebook di ERATA).

Riduzione dei fitofarmaci irrorati nell’ordine del 30%, risparmi di acqua, aumento della fertilità del suolo e nuove occupazioni nel settore dell’agricoltura di precisione.
Erano questi al momento dell’avvio, nel 2019, i risultati attesi del progetto del Gruppo Operativo “Kattivo” per la messa a punto di una tecnologia all’avanguardia in grado di adattare gli irroratori di trattamenti fitosanitari alla dimensione della vite e garantire quindi, attraverso la precisione che evita gli sprechi, una diminuzione delle quantità di fitofarmaci utilizzati in viticoltura. Un progetto, nato dal partenariato tra l’agenzia formativa di Confagricoltura Toscana ERATA, il CREA e il Dipartimento di Scienze e Tecnologie agrarie dell’Università di Firenze (DAGRI), che ha per capofila Tenute Ruffino srl e come altro partner la Società agricola San Felice spa. Il tutto finanziato dal PSR Toscana 2014 – 2020 (Fondi FEASR).
L’esito del progetto sarà illustrato giovedì 31 marzodalle ore 9 alle 13, a Bagno a Ripoli presso la tenuta di Poggio Casciano (via Poggio al Mandorlo n. 1) in un convegno che sarà anche trasmesso in diretta streaming nel canale Youtube di Confagricoltura Toscana e sulla pagina Facebook di ERATA. Per ulteriori informazioni: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Nell’occasione il Gruppo Operativo Kattivo, come riferito dagli organizzatori presenterà i risultati dell’attività svolta per sviluppare «un kit tecnologico che, applicato agli atomizzatori tradizionali, permette la distribuzione degli agrofarmaci in maniera variabile, in funzione del volume della chioma da trattare». Ciò, come spiegato in una news del 2020 nel sito del progetto kattivo.it, attraverso sensori ed ultrasuoni di ultima generazione che misurano il volume e la densità della chioma della vite e tramite un software trasmettono tali informazioni «agli ugelli a portate differenti che regoleranno così la potenza e la dose della miscela in base alla dimensione della pianta». «Il risultato della sperimentazione – veniva specificato - è un risparmio sensibile di fitofarmaci. L’obiettivo è riuscire a rendere questo kit disponibile per le imprese».
Il convegno sarà moderato da Paolo Storchi del CREA - Viticoltura e Enologia (CREA VE) e prevede, fra gli altri, gli interventi di Daniele Sarri (Università di Firenze) e Rita Perria (CREA VE) sul tema “La tecnologia sviluppata: quadro sperimentale, risultati ottenuti e prospettive di diffusione” e del direttore di Confagricoltura Toscana Alessandro Marchionne sulla “Innovazione nelle aziende vitivinicole toscane”.

Redazione

viticoltura con frutticoltura a Fieragricola

A Fieragricola due padiglioni uno accanto all’altro riguardanti vigneto e frutteto, nel segno della trasversalità e della biodiversità. Attilio Scienza: riguardo ai vigneti, per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici, la strada è il miglioramento genetico; inoltre bisogna puntare a vini meno alcolici. La convivenza tra vigneti e alberi da frutto non ha particolari controindicazioni, ma ci vuole attenzione a non deprimere il valore dei terreni e sono necessarie strategie di marketing ad hoc. Link al programma.

 
Due padiglioni, il 4 e il 5, dedicati a “Vigneto e Frutteto”, «colture specializzate ad alto valore aggiunto e allo stesso tempo simbolo dell’agricoltura italiana e della grande biodiversità della Penisola e dell’Europa mediterranea sia con riferimento alle varietà di vitigni coltivati sia riguardo alle colture frutticole».
La 115^ edizione di Fieragricola, in programma da domani 2 marzo al 5 marzo prossimi, li ha confermati nel proprio programma espositivo. Si tratta di due comparti «che rappresentano l’Italia con successo anche in termini di produzione lorda vendibile – come sottolineano gli organizzatori - e che valgono (dato 2020, fonte: Crea-Mipaaf) 3,89 miliardi di euro con riferimento alla produzione primaria di vino e 2,57 miliardi con riferimento alle principali colture a indirizzo frutticolo (compresa l’uva da tavola)». E che «sviluppano un export significativo nell’agroalimentare Made in Italy, con un valore di 7,1 miliardi di euro per il vino (dato 2021, fonte: Unione Italiana Vini), e superiore ai 4,8 miliardi per il segmento della frutta (dato 2020, fonte: Fruitimprese su dati Istat)».
Fieragricola li mette a fuoco «ribadendo la propria attenzione alla trasversalità e alla specializzazione delle filiere con due padiglioni nei quali si potranno trovare macchine, mezzi, attrezzature specifiche e soluzioni per l’agricoltura di precisione, la sostenibilità ambientale, sociale ed economica e per migliorare la competitività delle imprese agricole specializzate». Perché oggi la sfida è proprio quella di garantire sostenibilità ambientale senza perdere il valore aggiunto di produzioni caratteristiche e senza erodere la redditività delle imprese agricole, cercando allo stesso tempo di contrastare i cambiamenti climatici e ridurre l’utilizzo di input chimici. 
In che modo? Una delle soluzioni, guardando al vigneto, la suggerisce il professor Attilio Scienza, ordinario di Viticoltura all’Università di Milano, direttore scientifico di Vinitaly e fra i più profondi conoscitori del settore. «Per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici – spiega – il miglioramento genetico è la strada più efficace da percorrere. Accanto, l’utilizzo di pratiche di viticoltura di precisione è uno strumento in grado di rispondere alle sollecitazioni ambientali. E se parliamo di vino, l’Italia deve puntare a produrre vini a denominazione d’origine, valorizzare i territori, il terroir. Bisognerà anche cercare di produrre vini meno alcolici e in questa direzione ci possono aiutare molte tecniche, comprese quelle enologiche».
Per garantire la biodiversità alcuni vignaioli hanno pensato di piantare alberi da frutta per circondare i vigneti. «Indubbiamente la promiscuità arborea favorisce il minore impatto ambientale e un miglioramento della qualità produttiva, assicurando un miglioramento complessivo della qualità – afferma Andrea Sisti, presidente dell’Associazione mondiale degli Agronomi -. I frutteti, inoltre, consentono una maggiore aerazione del vigneto. In particolare, mandorli e fichi sono le essenze arboree da preferire, perché si adattano alla spalliera e perché hanno delle essenze odorifere che favoriscono la protezione dagli insetti, attraverso una migliore difesa naturale simbiotica».
Dunque la convivenza nei campi tra vigneti e alberi da frutto non ha particolari controindicazioni. Però sostituire i vigneti con alberi da frutto potrebbe invece avere effetti depressivi sui prezzi dei terreni. Lo spiega il prof. Scienza: «il valore di un terreno vitato è legato appunto al vigneto e al vino prodotto, perché sono la Doc e la delimitazione territoriale che determinano il costo della terra e non il frutteto. Per cui, prima di cambiare indirizzo produttivo bisogna che vi sia una strategia collettiva da parte degli altri viticoltori della zona per valorizzare eventualmente il nuovo prodotto, a meno che non ci troviamo di fronte a un’azienda con un marchio e un’identità così forte da poter avere un impatto di comunicazione e di mercato efficace».
Convegni ed eventi a Fieragricola. Nell’ambito della 115ª edizione di Fieragricola sono previsti anche focus, iniziative, corsi e workshop dedicati alla potatura professionale, alla dendrochirurgia, alle colture biologiche, all’utilizzo dei biostimolanti in viticoltura e frutticoltura. Per l’elenco completo dei convegni consultare il sito web di Fieragricola qui.
 

Redazione

No dell'Europarlamento al bollino nero sul vino

Alla soddisfazione del ministro dell’agricoltura Patuanelli sono seguite le reazioni positive di agricoltori e operatori della filiera del vino. Da un lato la nota congiunta di un raggruppamento quasi al completo delle associazioni agricole e vitivinicole italiane, fra cui Confagricoltura e Cia: «importante aver distinto tra uso e abuso di alcol». Dall’altro il comunicato di Coldiretti: «il Parlamento Ue salva 10mila anni di storia» e «un settore che vale 12 miliardi di fatturato dei quali 7,1 miliardi di export e offre occupazione a 1,3 milioni di persone».

 
«Ci siamo opposti alle strumentalizzazioni e, ancora una volta, al tentativo di etichettare le nostre eccellenze in maniera fuorviante, con improbabili bollini neri. Non ci stancheremo mai di ripetere che la cultura alimentare non può essere omologazione e condizionamento».
Queste le parole del ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Stefano Patuanelli ieri dopo che l’Europarlamento aveva approvato nel voto sulla relazione sul Piano di azione anti-cancro gli emendamenti che introducono la differenza tra consumo nocivo e moderato di vino. Più nello specifico, come riportato ieri dall’Ansa, nel testo è stato introdotto il concetto che «c'è differenza tra consumo nocivo e moderato di bevande alcoliche e non è il consumo in sé a costituire fattore di rischio per il cancro». Inoltre è stato cancellato pure il riferimento ad avvertenze sanitarie in etichetta e introdotto l'invito a migliorare l'etichettatura delle bevande alcoliche con l'inclusione di informazioni su un consumo moderato e responsabile di alcol. Infine, in due passi del testo, al riferimento al consumo di alcol è stato aggiunto il termine "nocivo", ritornando alla formulazione originaria del piano anti-cancro proposto dalla Commissione europea.
Dopo l’esito del voto in plenaria del Rapporto della Commissione speciale del Parlamento europeo per la lotta contro il cancro (BECA) sul rafforzamento delle strategie dell’Europa nel combattere la malattia, non si sono fatte attendere le reazioni delle associazioni di categoria agricole e degli attori della filiera del vino italiana. Da un lato con la nota congiunta sulla importanza di «aver distinto tra uso e abuso di alcol» di una schiera di organizzazioni comprendente Alleanza delle Cooperative Italiane - agroalimentare, Assoenologi, Confagricoltura, CIA– Agricoltori Italiani, Copagri, Federvini, Federdoc, Unione Italiana Vini. Dall’altro con il comunicato in solitaria di Coldiretti sul salvataggio di «10 mila anni di storia».
«È stata riconosciuta più appropriata la linea dell’approccio moderato – hanno commentato le organizzazioni di filiera sopra ricordate nella nota congiunta -. Auspichiamo che ora si possa continuare a lavorare insieme per la lotta contro il cancro senza demonizzare il consumo consapevole di vino e delle altre bevande alcoliche». Le Organizzazioni hanno ricordato che «il Rapporto BECA, pur contenendo elementi importanti nella strategia di lotta al cancro e di accesso alle cure, aveva un approccio antiscientifico in relazione al consumo di alcol, non distinguendo tra uso moderato e abuso. Seguendo tale approccio, si sarebbe unicamente penalizzato pesantemente un intero settore economico che rappresenta invece un’eccellenza per qualità della produzione, storia, cultura, ed è volano di sviluppo di turismo e occupazione». 
La relazione BECA, hanno spiegato, eliminava la parola "nocivo" prima del “consumo” di alcol, termine che esisteva nella relazione della Commissione; proponeva l’inserimento in etichetta di pesanti health warnings e chiedeva il divieto di sponsorizzazione totale dell'alcol in relazione alle attività sportive. «Accogliamo con soddisfazione il reinserimento del concetto di pericolosità dell’ “abuso” di alcol e non dell’uso di alcol in sé: la misura in cui il vino e le altre bevande alcoliche possono costituire un fattore di rischio dipende in modo significativo non solo dalla modalità, dalla quantità e dalla qualità del prodotto consumato, ma anche dalla predisposizione genetica e dal modello dietetico in cui vengono consumate le bevande alcoliche». E hanno sottolineato che «il consumo moderato di vino è sempre stato un fattore caratterizzante della Dieta Mediterranea, che nel 2010 è stata riconosciuta dall’Unesco Patrimonio culturale immateriale dell'umanità». «Bene anche che si siano evitati gli health warnings in etichetta – hanno concluso - poiché è senz’altro più efficace e opportuno promuovere il bere responsabile piuttosto che instillare concetti di paura per dissuadere i consumatori dal consumo tout court».  
«Il Parlamento Europeo salva quasi diecimila anni di storia del vino le cui prime tracce nel mondo sono state individuate nel Caucaso mentre in Italia si hanno riscontri in Sicilia già a partire dal 4100 a.c.» ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini contento per la salvaguardia di un settore che vale 12 miliardi di fatturato dei quali 7,1 miliardi di export e offre direttamente o indirettamente occupazione a 1,3 milioni di persone secondo l’analisi della Coldiretti. «E’ stato respinto il tentativo di demonizzare il consumo di vino e birra attraverso allarmi salutistici in etichetta già adottati per le sigarette, l’aumento della tassazione e l’esclusione dalle politiche promozionali dell’Unione Europea, nell’ambito del “Cancer plan” proposto dalla Commissione Europea».
«Il giusto impegno dell’Unione Europea per tutelare la salute dei cittadini non può tradursi – ha sottolineato la Coldiretti – in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate. L’equilibrio nutrizionale va ricercato tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e non certo condannando lo specifico prodotto. Si tratta peraltro di un orientamento incoerente con il sostegno accordato dal provvedimento alla Dieta Mediterranea, considerata un modello alimentare sano e benefico per la prevenzione di molte malattie, tra cui il cancro, ma che si fonda anche sul consumo equilibrato di tuti gli alimenti a partire dal bicchiere di vino ai pasti».
L’Italia, ha ricordato Coldiretti, «è il primo produttore ed esportatore mondiale di vino con le bottiglie Made in Italy che sono destinate per circa il 70% a Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 76 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% per i vini da tavola. Il consumo pro capite in Italia si attesta sui 33 litri all’anno con una sempre maggiore attenzione alla qualità, alla storia del vino, ai legami con i territori che spingono italiani e stranieri anche alla scoperta di cantine e aziende».
 

Redazione