Filiera vite-vino

L’Associazione Le Donne del Vino ha reso nota la proposta del vino come materia di studio in occasione del G20 Agricoltura di Firenze e sperimenterà questo insegnamento in Emilia Romagna, Piemonte e Sicilia nell’anno 2021-22, poi avverrà l’estensione in tutta Italia. Il 62% dei cataloghi dei tour operator contiene un’offerta enogastronomica, 10.000 cantine cercano personale per la wine hospitality e 20.000 imprese del vino aprono le porte al pubblico. Appello della presidente Cinelli Colombini ai sommelier: «preparate centinaia di docenti».

«Attualmente alcuni presidi di scuole alberghiere hanno già attivato i corsi sul vino mentre nessun istituto turistico ha insegnamenti di questo tipo. Nella realtà invece i futuri responsabili delle sale dei ristoranti così come i futuri manager di uffici turistici, agenzie di viaggio o alberghi hanno bisogno delle nozioni base sul vino e sui territori del vino».
A sostenerlo è l’Associazione nazionale Le Donne del Vino che nei giorni scorsi a Firenze, in occasione degli appuntamenti preparatori del G20 Agricoltura, ha lanciato la proposta di «introdurre il vino fra le materie di studio degli istituti turistici e alberghieri di tutta Italia». «Nella logica dei grandi progetti europei come il Farm to Fork e la Next Generation – ha dichiarato la presidente Donatella Cinelli Colombini - crediamo nel vino come acceleratore di cambiamento sostenibile e accorciatore della distanza fra città e campagna».
Le Donne del Vino si faranno carico della sperimentazione di questi insegnamenti in tre regioni pilota: Emilia Romagna, Piemonte e Sicilia. Uno o due istituti per ogni regione, già in questo anno scolastico. La sperimentazione si allargherà in tutta Italia nell’annualità 2022-2023. Poi tutti auspicano che la necessità della formazione sul vino diventi largamente diffusa e centinaia di istituti alberghieri e turistici introducano tale insegnamento. Il Progetto D-Vino è coordinato da tre associate: Roberta Urso (Sicilia), Antonietta Mazzeo (Emilia Romagna) e Roberta Lanero (Piemonte).
«Facciamo un appello alle associazioni di sommelier, assaggiatori, diplomati WSET, dottori in scienze gastronomiche perché preparino i docenti necessari a insegnare a centinaia di classi in ogni regione italiana» ha aggiunto Cinelli Colombini.
Dopo i due anni della fase sperimentale, le 950 Donne del Vino intendono rimanere nel progetto formativo solo come destinatarie delle visite didattiche perché hanno al loro interno produttrici, ristoratrici, enotecarie, sommelier, comunicatrici, esperte di marketing, e sono quindi in grado di proporre agli studenti un’esperienza diretta di tutta la filiera produttiva del vino. Nel sogno di tutti c’è una nuova generazione di manager che continui la sua formazione anche dopo il ciclo scolastico facendo della conoscenza del vino e dell’agroalimentare un punto di forza del proprio profilo professionale.

Perché insegnare il vino negli istituti turistici e alberghieri?
«Il vino costituisce circa un terzo dei ricavi dei ristoranti – argomentano le Donne del Vino -. Sul fronte turistico vediamo che l’enogastronomia è la prima attrattiva dei viaggiatori stranieri diretti in Italia e anzi un visitatore su quattro è mosso principalmente da quella. Il 62% dei cataloghi dei tour operator contiene un’offerta enogastronomica. Ci sono circa 10.000 cantine attrezzate per la wine hospitality in costante ricerca di personale e circa altre 20.000 imprese del vino aperte al pubblico. In un’Italia dove l’agroalimentare è sempre più importante per il turismo non è possibile continuare a insegnare solo arte, territori e geografia turistica (66 ore per 3 anni) ai futuri manager dell’incoming».

I vantaggi della formazione sul vino ai futuri manager della ristorazione e del turismo
Una formazione più aderente ai bisogni dei comparti produttivi in cui gli studenti si preparano a entrare avvantaggia tutti e principalmente loro aprendogli maggiori prospettive lavorative. In generale innalza il livello dell’offerta turistica e funziona come un acceleratore per i territori del vino che hanno bisogno di personale formato nell’intera filiera che produce, commercializza e somministra il nettare di Bacco: persone che siano in grado di accrescere la conoscenza e l’apprezzamento di vino di qualità soprattutto fra i visitatori stranieri e soprattutto relativamente alle denominazioni meno conosciute. Infine, la formazione a cui le Donne del Vino intendono dare l’avvio, ha lo scopo di favorire il consumo responsabile fra i giovani. Intende creare degli ambasciatori della cultura enologica in grado di influenzare i coetanei in una logica di peer education. Infatti, anche se l’assaggio del vino sarà riservato solo ai maggiorenni, una parte importante della formazione sarà finalizzata al contrasto dell’abuso e del binge drinking.

Chi sono le Donne del Vino
Le Donne del Vino sono l’associazione di enologia al femminile più grande del mondo. Nata nel 1988, conta oggi quasi 950 associate tra produttrici, ristoratrici, enotecarie, sommelier e giornaliste. Le Donne del Vino sono in tutte le regioni italiane coordinate in delegazioni.
L’associazione è senza scopi di lucro e promuove la cultura del vino e il ruolo delle donne nella filiera produttiva del vino. Due anni fa hanno costituito un network internazionale con 10 associazioni simili in altre parti del mondo. Attualmente promuovono indagini sul Gender Gap nelle cantine e sull’uso del vetro leggero. La collaborazione con università e strutture formative ha permesso un forte incremento dell’attività didattica in favore delle socie specialmente nei settori del marketing e della comunicazione. Maggiori notizie sono nel sito e nel blog ledonnedelvino.com oltre che nel mensile D-News inserto del Corriere Vinicolo.

Redazione

impianti di vigneti in Toscana
Si prospettano seicento ettari di nuove vigne in Toscana. Una nota della Regione Toscana ha annunciato oggi che è in dirittura d’arrivo il provvedimento regionale con cui viene approvato l'elenco delle aziende toscane beneficiarie delle autorizzazioni per nuovi impianti di vigneti per uva da vino, con validità di tre anni a decorrere dalla data di approvazione dell’atto. Le nuove autorizzazioni per impianti viticoli vengono concesse alle 895 aziende che ne hanno fatto richiesta e consentiranno di impiantare un totale di 600 ettari (la quota destinata alla Toscana dal Ministero dell’agricoltura, a fronte di una richiesta totale di oltre 4500 ettari), corrispondenti all’1% dell’intera superficie toscana investita a vigneti».
«Si tratta di un provvedimento molto atteso dai viticoltori toscani - ha dichiarato la vicepresidente ed assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi - per il quale avevamo più volte sollecitato il Ministero alla definizione delle procedure preliminari, affinché i nostri viticoltori non perdessero la stagione propizia per effettuare i lavori di preparazione del terreno, l’approvvigionamento delle barbatelle e di quant’altro necessario alla buona realizzazione delle nuove superfici vitate».
Le aziende a cui sono state concesse autorizzazioni per superfici inferiori al 50% di quanto richiesto potranno rinunciare all’autorizzazione tramite il sistema informatico di Agea entro 30 giorni dalla data di pubblicazione del decreto di concessione sul Bollettino regionale (Burt). A partire da quella data Artea provvederà a registrare sul registro telematico le autorizzazioni concesse a ciascuna impresa, al netto delle eventuali rinunce. Le autorizzazioni per nuovo impianto non usufruiscono del contributo nell'ambito della misura della ristrutturazione e riconversione dei vigneti come previsto dall'art. 46 del Regolamento (UE) n. 1308/2013.


Redazione

vigneto pistoiese

Il vice presidente di Confagricoltura Pistoia Andrea Bonacchi prevede che nel territorio provinciale pistoiese il calo di vino prodotto sarà tra il 15% e il 20%. Bonacchi: «l’andamento climatico si è fatto sentire e peserà sulle quantità prodotte, ma la qualità dei vini sarà ottima nelle aziende ben gestite; però non sarà una vendemmia facile e le tecniche di fermentazione faranno la differenza». Meglio i rossi dei bianchi. Ottimismo sulle prospettive di mercato fra prezzi in rialzo e vendite in crescita.


«Il quadro sintetico è questo: meno prodotto, qualità ottima in particolare dei rossi e prezzi tendenzialmente in aumento».
Così Andrea Bonacchi, vice presidente di Confagricoltura Pistoia e titolare di un’azienda vitivinicola leader a livello provinciale con terreni anche in altre aree della regione, riassume le sue previsioni sulla vendemmia 2021 a livello provinciale, due giorni dopo la diffusione del tradizionale report con le stime dell’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea), dell’Unione italiana vini (Uiv) e di Assoenologi, in cui si prevede un calo della produzione pari al -9% di vino a livello nazionale, con grandi differenze non solo fra macro aree (nord e centro al -12%, sud al -5%) ma anche fra specifiche zone, soprattutto a causa del diverso peso delle avversità climatiche (vedi). Ma a causa anche in certa misura, come spiega Bonacchi, del differente sistema di irrigazione, fra aree in cui c’è solo «irrigazione di soccorso», come da noi in Toscana, a vantaggio della qualità, e aree in cui si fa «irrigazione ordinaria», che ha consentito di difendersi meglio dalla siccità estiva. 
«Sarà una vendemmia abbastanza complessa per non dire complicata – afferma il vice presidente di Confagricoltura Pistoia Bonacchi -. Abbiamo avuto un inverno piovoso e questo ha creato riserve di acqua importanti. In primavera sono arrivate le temperature basse e le gelate, soprattutto nei fondivalle, e questo ha ridotto la produzione di uve. Poi, dopo una prima parte di estate buona, in agosto abbiamo avuto temperature altissime e in molte parti della Toscana grossi problemi di disidratazione degli acini». 
Risultato di questo andamento climatico: «vendemmia più scarsa come quantità, con forti concentrazioni dei mosti e quindi gradazioni importanti. Ciò significa difficoltà delle fermentazioni e pertanto che la tecnica di vinificazione sarà determinante: laddove ci saranno processi di fermentazione ben eseguiti, la qualità sarà ottima». E questo tipo di andamento climatico favorisce «la qualità delle uve rosse rispetto alle bianche e rosate, che saranno più penalizzate soprattutto per le temperature di agosto oltre i 40 gradi. Si può parlare di vendemmia più vocata per i rossi». 
E per quanto riguarda la stima del calo di produzione a livello provinciale, Bonacchi asserisce che: «la vendemmia sarà a macchia di leopardo, con zone dove la siccità avrà avuto più impatto e zone con rese ordinarie. A quanto ammonterà la riduzione è difficile prevederlo, ma direi nella nostra provincia fra il 15% e il 20%. E la qualità sarà invece ottima per le produzioni delle zone collinari del pistoiese e del Montalbano».
Ma Bonacchi conclude soffermandosi sulle ottime prospettive di mercato: «c’è ottimismo sui prezzi, sulla capacità di fare prezzo, perché la produzione inferiore già li sta facendo salire. E le vendite, soprattutto all’estero, sono in crescita. Mentre il canale gdo non ha mai smesso di andare bene, anche durante il lockdown, quando anzi è cresciuto».


Redazione

Vendemmia italiana 2021

Le previsioni di Ismea, Assoenologi e Unione Italiana Vini sulla vendemmia 2021 a livello nazionale (44,5 milioni di ettolitri, meglio di Francia e Spagna) e nelle varie regioni. Maglia nera la Toscana, la più colpita dalle avversità climatiche, che scende a 1,65 mln di ettolitri. Unici incrementi produttivi in Calabria (+10%), Sicilia (+9%) e Campania (+5%). Buoni segnali comunque dai mercati: sia per la domanda estera e quella interna che sul fronte dei prezzi, dopo la flessione dell’anno scorso.


«Poca ma buona, a tratti ottima, in un contesto di mercato in forte ripresa. Scende a 44,5 milioni di ettolitri la produzione nazionale di vino 2021, un dato in calo del 9% rispetto ai 49 milioni di ettolitri del 2020 (dato Agea) che, nonostante la contrazione determinata dalle anomalie di un meteo sempre più protagonista, non scalfisce il primato produttivo tricolore in un'annata che vede la Spagna ferma attorno ai 40 milioni di ettolitri e la Francia penalizzata da un andamento climatico particolarmente avverso». 
Viene presentata così nel comunicato di Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini la stima produttiva relativa alla vendemmia 2021 che è stata illustrata ieri nel corso della conferenza stampa online sulle previsioni vendemmiali, tenutasi alla presenza anche del sottosegretario alle Politiche agricole, alimentari e forestali, Gianmarco Centinaio. Il vigneto Italia dunque resiste, o almeno cede poco, alle avversità climatiche e «si presenta in buone condizioni non solo all'appuntamento con la vendemmia, ma anche sul fronte cruciale della ripartenza, con segnali incoraggianti sia dalla domanda estera (2,7 miliardi di euro e +11% il risultato dell'export nei primi 5 mesi dell'anno) che sul mercato interno, trainato dalla riapertura dell'Horeca e dalla ripresa del turismo». E «dopo una campagna 2020/21 con i prezzi in flessione del 3% (indice Ismea rispetto alla campagna precedente), la prospettiva di una minor produzione per la vendemmia in corso, assieme alla ritrovata dinamicità della domanda, genera ottimismo anche sull'andamento futuro dei listini».
Decisamente più negativa della media nazionale, sul piano dei livelli produttivi, la stima relativa alla Toscana, che è stata particolarmente colpita dalle avverse condizioni climatiche, e registra il maggior calo di tutta Italia: -25%, unica regione insieme alla Lombardia superare la soglia del -20% (questo è esattamente il calo della regione lombarda). In termini assoluti la produzione di vino e mosto in Toscana, secondo le stime di Assoenologi, Ismea e Uiv, calerà da 2.209.000 ettolitri del 2020 a 1.650.000 ettolitri del 2021.
 
  
Andamento climatico e vegetativo
«I mutamenti climatici - come ben sintetizzato nel sito di UIV - assieme ad un andamento meteorologico molto incerto dopo un inverno piovoso e con temperature nella norma, sono stati protagonisti anche nel Belpaese, dove le gelate primaverili, le grandinate di luglio, la siccità e le ondate di caldo estivo hanno colpito molti areali, con importanti differenze qualitative e quantitative anche in territori limitrofi». «Complessivamente, la situazione del vigneto italiano – continua il testo - appare comunque buona, mentre si attende con attenzione l’evoluzione nei mesi di settembre e ottobre. Dalle prime analisi, si evidenziano delle gradazioni medio alte, con qualche criticità sul rapporto zuccheri/acidità su cui peserà il sempre ottimo lavoro degli enologi e delle imprese in cantina». Riguardo al calendario, «la fase di fioritura è iniziata nella norma rispetto alla media 2001-2020 al Sud, mentre si evidenziano ritardi di 4-6 giorni al centro e di 6-10 giorni al Nord. Ad oggi, è stato raccolto circa il 25% dell’uva, con la Sicilia al taglio del nastro già a fine luglio. Tra la fine di agosto e la prima settimana di settembre si sono svolte le operazioni di vendemmia per le varietà precoci (Chardonnay, Pinot, Sauvignon) nella maggior parte delle regioni italiane, mentre si stima che su tutto il territorio il pieno della raccolta sarà quest’anno posticipato all’ultima decade di settembre, per concludersi verso la fine di ottobre se non agli inizi di novembre».
 
Geografia del Vigneto Italia 2021
Ecco come viene riassunto l’andamento regionale su World Wide Wine News. Il Veneto si conferma capofila con quasi 11 milioni di ettolitri, seguito da Puglia (8,5), Emilia Romagna (6,7) e Sicilia (3,9), per una produzione complessiva delle quattro regioni di circa 26 milioni di ettolitri, pari al 60% di tutto il vino italiano. Come anticipato, spicca la contrazione della Toscana, «vessata dalle gelate di aprile che hanno determinato una perdita del 25% del raccolto regionale», ma non è andata bene neanche nel resto del Centro Italia (Umbria -18%, Marche -13% e Lazio -10%). Al Nord è la Lombardia a registrare il decremento maggiore (-20%), mentre sul versante Est si segnala il -15% dell’Emilia Romagna, con il resto delle regioni che oscillano tra il -10% e -7%. E se l’Abruzzo segna il primato in negativo al Sud (-18%) seguito da Molise (-15%) e Sardegna (-15%), si distinguono con incrementi produttivi Sicilia, Calabria e Campania.
 
Le valutazioni di Ismea, Assoenologi e UIV
Per Fabio Del Bravo, responsabile Direzione Servizi per lo Sviluppo Rurale di Ismea: «quello che all'indomani dello scoppio della crisi pandemica si preannunciava come uno dei comparti più colpiti, per via della sua forte esposizione verso il circuito dell'Horeca e i mercati esteri, ha invece dimostrato una straordinaria capacità di adattamento. Senza voler sottostimare le difficoltà finanziarie affrontate da tante aziende, va evidenziato come la crisi abbia fornito alle cantine italiane uno stimolo straordinario all'innovazione digitale e alla diversificazione dei canali commerciali. I segnali che Ismea ha colto delineano delle buone prospettive per la campagna che sta per aprirsi, grazie al significativo rimbalzo dell'export, al rialzo dei listini, e alla ripresa dell'ontrade. Allo stesso tempo, il buon andamento registrato delle vendite domestiche favorisce l'ottimismo fornendo un chiaro segnale del maggiore orientamento dei consumatori verso la qualità. La campagna in corso, su livelli più bassi in termini quantitativi ma verosimilmente con uve di ottima qualità, sembra quindi poter ben accompagnare il percorso verso la Premiumisation che sta negli ultimi tempi interessando la domanda nazionale e internazionale di vino».
«I cambiamenti climatici, con una tropicalizzazione del clima, stanno condizionando sempre più il mondo dell'agricoltura e quindi del vino - ha dichiarato Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi -. È compito di noi enologi mitigare gli effetti negativi ed esaltare quelli positivi, con particolare attenzione alla custodia e alla sostenibilità ambientale, elementi ormai necessari anche per un adeguato riconoscimento da parte dei consumatori. La qualità dipende anzitutto dall'andamento climatico, ma molto anche dal modo di condurre la vigna attraverso la scienza e la conoscenza che sono alla base dell'attività di noi enologi: laddove viene applicata con la massima meticolosità avremo una vendemmia molto buona, in alcuni casi ottima ed eccellente. Questo, unito alle caratteristiche eterogenee del nostro territorio, porta a una situazione di previsioni vendemmiali molto differenti, anche in zone limitrofe. Ma per l'eccezionale capacità della vite di adattarsi e al lavoro incessante di vignaioli ed enologi, come detto, la qualità delle uve appare buona, con punte di eccellenza, in tutto il vigneto Italia». 
Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini, ha commentato: «questa, che potremmo chiamare la vendemmia del rilancio, si presenta in un quadro positivo che ci aiuta a proseguire il nostro entusiasmante sviluppo sui mercati internazionali. Segnali di forte crescita si registrano, nel primo semestre 2021, su tutte le principali piazze, come Usa (+18% valore), Canada (+13%), Svizzera (+19%) e Giappone (+2%), ma assistiamo a forti rimbalzi anche in Russia e Cina. Sono dati positivi che devono spronarci a fare ancora di più e meglio anche per aiutarci a verificare sul mercato la possibilità di trasferire, almeno in parte, il fisiologico rialzo dei prezzi che subirà il vino a causa di una quantità di uva minore rispetto allo scorso anno e di ottima qualità. È necessario quindi proseguire con determinazione, spirito di squadra e "logica di sistema" nella promozione del "sistema Italia" che, lo diciamo da tempo, è quanto mai necessaria e complementare alla promozione di brand, con effetti positivi sull'immagine del nostro Paese e dell'enoturismo. Il Mipaaf - ha aggiunto - su questo tema deve giocare un ruolo da protagonista coinvolgendo le imprese nella definizione di azioni, mercati target e strumenti di comunicazione, affinché si lavori a progetti collettivi ed efficaci. Per quanto concerne la sostenibilità, in attesa dell'approvazione entro fine settembre del decreto che definirà lo standard unico e il logo sulla sostenibilità nel vino, cogliamo l'opportunità per sollecitare nuovamente il ministro Patuanelli a definire una chiara roadmap verso l'attuazione della normativa fortemente attesa dal settore».

Redazione

L’osservatorio registrerà i prezzi giornalieri di 15 varietà italiane e 3 spagnole, oltre a un database storico (in abbonamento) di oltre 450 tipologie di vini e mosti dal 2010 a oggi, in maniera continuativa per tutta la campagna vendemmiale. Il segretario generale di UIV: «un servizio molto utile in una fase cruciale come la vendemmia e che va a rafforzare il nostro Osservatorio sul vino lanciato poche settimane fa». Il presidente di Med. & A.: «fino ad oggi gli operatori avevano difficoltà a reperire le quotazioni delle uve in modo tempestivo. L’inizio della vendemmia ha registrato prezzi dei vini generici in aumento del 20% rispetto al 2020, dovuti da una parte alle avversità climatiche, dall’altra a un volume delle scorte non così importante».

«Un nuovo e completo Osservatorio dei prezzi delle uve, in consultazione gratuita sino a fine vendemmia, con aggiornamenti quotidiani pubblicati su osservatoriodelvino.it e con le medie settimanali riportate dal Corriere Vinicolo».
Viene presentato così l’Osservatorio prezzi delle uve realizzato da Unione italiana vini e Med.& A.(Associazione nazionale agenti d’affari in mediazione e agenti di commercio) in occasione della vendemmia 2021. Uno strumento che, spiega una nota di UIV del 27 agosto, «registrerà i prezzi giornalieri di 15 varietà italiane e 3 spagnole, oltre a un database storico (in abbonamento) che già comprende le quotazioni di oltre 450 tipologie di vini e mosti dal 2010 a oggi». «Si tratta a tutti gli effetti – specifica la nota - del primo database organico a livello nazionale in grado di quotare le uve e i vini in maniera continuativa lungo tutto il corso della campagna vendemmiale».
«Abbiamo accolto una istanza che arrivava dal settore – ha commentato il segretario generale Uiv, Paolo Castelletti–, si tratta di un servizio che riteniamo molto utile in una fase cruciale come quella della vendemmia e che, inoltre, va a rafforzare il progetto del nostro Osservatorio del Vino che abbiamo lanciato on line qualche settimana fa».
Secondo il presidente di Med. & A, Andrea Verlicchi, «fino ad oggi gli operatori del settore avevano difficoltà a reperire le quotazioni delle uve in modo preciso e soprattutto tempestivo. Questo perché il sistema di raccolta dei dati delle Camere di Commercio, basandosi su riunioni settimanali, dirama comunicazioni non allineate rispetto agli scambi che avvengono giornalmente, con quotazioni che cambiano ora per ora. Questo nuovo strumento super partes, invece, sarà in grado di fornire online una quotazione giornaliera, più precisa, dei prezzi delle uve».
Secondo Verlicchi, l’inizio della vendemmia ha registrato prezzi dei vini generici in aumento del 20% rispetto al 2020, dovuti da una parte alle avversità climatiche, dall’altra a un volume delle scorte evidentemente non così importante.

Redazione

Vigneti in vista della vendemmia

Dal report di fine luglio di Ismea, Unione Italiana Vini (UIV) e Assoenologi sull’andamento climatico-vegetativo e la condizione dei vigneti delle regioni italiane, in generale, buone premesse qualitative per la prossima vendemmia. Ma raccolta posticipata di 1 settimana per via delle gelate pasquali al Centro-Nord, che hanno arrecato limitati danni produttivi in aree circoscritte di Nord Italia, Toscana, Sardegna, Umbria e sul versante Adriatico fino al foggiano. Fuori da questa fotografia gli eventuali effetti in alcune zone degli incendi di agosto.


Le specifiche previsioni quantitative sulla prossima vendemmia saranno ufficializzate l’8 settembre, ma la situazione dei vigneti italiani a seguito dell’andamento climatico-vegetativo dell’annata e le probabili prospettive qualitative della prossima stagione sono già state tracciate a fine luglio in un report di Ismea, Unione Italiana Vini (UIV) e Assoenologi. Una fotografia della situazione di tutte le regioni d’Italia, una per una, al netto dell’eventuale impatto in alcune zone del Paese dei numerosi e vasti incendi, specialmente al Sud e nelle isole, di questo agosto.
«A ridosso dell’inizio della vendemmia – sintetizza l’introduzione del report – la situazione del vigneto italiano appare buona. Per quanto riguarda la fenologia riproduttiva, la fioritura è iniziata nella norma rispetto alla media 2001-2020 al Sud, mentre si evidenziano ritardi di 4/6 giorni al Centro e di 6/9 giorni al Nord. Tali ritardi sono frutto delle anomalie termiche registrate nei mesi di aprile e maggio. Si ritiene che tali scostamenti rispetto alla norma si manterranno fino alla data di vendemmia». 
I momenti cruciali dell’annata in corso, spiega il report di Ismea, Uiv e Assoenologi, sono le «gelate della settimana subito dopo Pasqua del 7, 8 e 15 aprile, con minime scese anche oltre -4°C. I danni sono inizialmente apparsi molto importanti, poi alcuni vigneti, dove lo stato vegetativo era ancora all’inizio, hanno ripreso in modo abbastanza regolare, ma a livello produttivo ci sono differenze da zona a zona e anche da vigneto a vigneto. In molte aree colpite, infatti, i danni sono stati importanti e non hanno permesso una nuova germogliazione, mentre in altre le perdite sono state parzialmente riassorbite. Notizie di danni sono giunte da regioni del Nord Italia, Toscana, Sardegna, Umbria e regioni del versante Adriatico fino al foggiano». 
«Qualche ulteriore problema – continua il report - è legato all’altalenante andamento climatico di giugno e luglio, quando si sono verificati importanti fenomeni temporaleschi, accompagnati da grandinate eccezionali, in particolare nel Nord Est. Allo stesso tempo si rilevano scarse risorse idriche e picchi eccezionali di temperature nel centro Italia, soprattutto nell’area toscana, e nel sud, soprattutto nel Salento. Eterogenee anche le indicazioni relative ad un eventuale anticipo o ritardo sulla maturazione delle uve rispetto a un calendario considerato “normale”».
«Insomma – concludono nell’introduzione Ismea, Uiv e Assoenologi - un mix di problematiche che hanno ridotto le aspettative produttive sebbene sia ancora prematuro dare indicazioni quantitative che, come consuetudine, saranno oggetto del consueto report che presenteremo agli inizi di settembre».
Ma vediamo le indicazioni che arrivano dalle regioni secondo il report di fine luglio.
 
Friuli Venezia Giulia
Autunno secco e inverno particolarmente piovoso, associati a straordinarie nevicate in montagna, hanno influito sul ritardo vegetativo della vite (inizio metà aprile). L’eccezionale gelata di aprile ha creato alcuni isolati danni nei fondivalle e nelle zone limitrofe ai corsi d'acqua. I problemi sono stati molto contenuti in quanto la vegetazione era appena sviluppata su varietà precoci come Glera e Chardonnay. Ai primi di giugno è iniziata la fioritura e grazie a condizioni climatiche favorevoli si è svolta nel migliore dei modi. Nelle fasi di accrescimento dei grappoli si sono registrati limitati attacchi di peronospora, soprattutto in vigneti poco aerati. Nel complesso comunque lo stato sanitario non genera preoccupazioni. L’attuale clima caldo e ventilato, accompagnato da fronti anticiclonici africani, porta qualche problema di siccità in collina e la necessità di intervenire con l'irrigazione di soccorso, specie su vigneti coltivati su terreni sciolti.
 
Trentino Alto Adige
La situazione è buona: il ciclo vegetativo e le fasi fenologiche sono state regolari. Al di là di qualche piccolo danno da gelata sulle varietà precoci, come Chardonnay e Marzemino, non si sono palesati altri problemi. Le intense grandinate del 22 luglio hanno colpito soprattutto la piana rotaliana per un totale di circa 500 ettari vitati e anche la Val di Cembra, ma per capire i danni effettivi è necessario attendere. Le temperature primaverili, più basse del solito, hanno provocato nei vigneti a bassa quota dell’Alto Adige un ritardo vegetativo stimato in circa 10 giorni, più regolari i vigneti sopra i 4/500 m sul livello del mare. Il caldo delle ultime settimane sta facendo recuperare in parte il ritardo accumulato nei mesi di aprile e maggio, anche se l’inizio della vendemmia potrebbe restare spostato in avanti rispetto a quella precedente.
 
Veneto
Nella zona occidentale, dopo una primavera che ha visto un ritorno di freddo e presenza di gelate sparse, il germogliamento è stato ritardato anche di 15 giorni. A oggi il ritardo si assesta tra i 7/10 giorni. La partenza del ciclo vegetativo nell’aera orientale è avvenuta in ritardo rispetto alla scorsa annata. Durante il primo periodo del ciclo vegetativo si sono avute abbondanti precipitazioni e temperature sotto la media stagionale, in alcune zone l’abbondante umidità ha provocato attacchi di malattie fungine. La situazione meteo si è poi stabilizzata e dal mese di maggio le temperature sono risalite a valori normali. Nei mesi di maggio e giugno il passaggio di perturbazioni ha creato fenomeni atmosferici anche di intensità, colpendo a macchia di leopardo il territorio del Veneto Centro Orientale, con grandinate che in zone molto limitate hanno determinato perdite di produzione significative. Attualmente la maturazione delle uve precoci, anche a seguito delle temperature attuali, è prevista tra fine agosto e primi di settembre con un ritardo di 10-15 giorni circa rispetto alla vendemmia 2020. Si evidenzia una diminuzione di grappoli sulle varietà precoci (Pinot, Chardonnay) mentre per la varietà Glera il numero di grappoli, che risultano essere molto allungati e spargoli, rispecchia la media.
 
Lombardia
In tutte le zone vinicole si rileva una buona condizione dello stato fisiologico e sanitario dei vigneti, nonostante la forte grandinata che ha interessato centinaia di ettari nell’estremo nord-est dell’Oltrepò Pavese già interessato dalle gelate primaverili. Anche in Franciacorta alcune zone hanno risentito della gelata di inizio aprile, e la situazione si è aggravata in seguito alle violente grandinate della seconda metà di luglio che hanno colpito soprattutto Adro, Erbusco, Calino, Capriolo, Passirano e Monterotondo. Nonostante la stima corretta dei danni sia da quantificare nelle prossime settimane, i grappoli sani godono di un buono stato vegetativo, proprio grazie anche alle ultime piogge, che hanno riequilibrato il regime idrico. Fortunatamente il fronte lombardo del lago di Garda è stato risparmiato sia dalle gelate tardive che dagli eventi meteo estremi che si sono abbattuti la settimana scorsa sulla sponda veronese.
 
Piemonte
C’è un panorama piuttosto eterogeneo ma in generale si profila una vendemmia in tempi “normali”. Le gelate successive alla Pasqua hanno interessato diversi vigneti, con distribuzione a macchia di leopardo, ma i danni restano localizzati. C’è stato un clima piuttosto freddo fino a fine maggio, seguito da un mese di giugno tra i più caldi in assoluto con una piovosità decisamente contenuta, al limite di manifestazione di stress idrico, soprattutto nel sud della regione. Temporali con grandine a fine giugno nel Nord della regione e poi al Sud nel Roero e dintorni albese.
 
Emilia Romagna
Dopo un inverno con modeste precipitazioni e temperature abbastanza elevate per il periodo, la ripresa vegetativa per tutte le varietà è stata veloce dal 27 marzo, quando le massime sono salite sopra i 20 °C, fino ad arrivare al 31 marzo a 26°C. I danni delle gelate di aprile subito sono apparsi molto importanti soprattutto nei fondivalle: nelle prime settimane di aprile si sono registrate temperature rigide soprattutto di notte che, oltre ad avere provocato danni da freddo ad alcuni vitigni (Lambrusco Grasparossa nella zona pedecollinare modenese) hanno ritardato la vegetazione di circa 10 gg. Nel complesso il danno quantitativo si è attenuato grazie alla ripresa delle piante, con la crescita di numerosi germogli solo parzialmente necrotizzati dopo la gelata e anche per l’emissione di grappoli dai germogli secondari. Dal punto di vista fitosanitario le uve sono mediamente ottime. Nelle colline non irrigate si iniziano ad intravedere danni fogliari da stress idrico. Saranno fondamentali piogge in fase di inizio invaiatura, fase in cui la pianta ha forte necessità idrica. Attualmente è la siccità la vera incognita.
 
Toscana
Gli ultimi mesi del 2020 e i primi mesi del 2021 hanno fatto registrare una pluviometria abbondante che ha dotato i vigneti di un ottimo approvvigionamento idrico di partenza. I primi germogli di Sangiovese sono apparsi tra fine marzo, primi di aprile con un leggero ritardo rispetto all’annata 2020. La seconda metà di aprile ha portato con sé un brusco abbassamento delle temperature con fenomeni di gelata intensi (fino a -7/-8 gradi) che hanno colpito i fondivalle ed i vigneti al di sotto dei 100 metri sul livello del mare. Con il ritorno del caldo del mese di maggio, la vite ha potuto svilupparsi con un buon vigore, recuperando il ritardo di sviluppo dovuto alle gelate tardive. La fioritura, avvenuta tra il 20 ed il 25 maggio, ha potuto beneficiare di un clima secco e leggermente ventilato che ha portato ad un’ottima allegagione dei frutti. Il clima tendenzialmente sereno dei mesi di maggio/giugno ha limitato lo sviluppo di malattie ed ha garantito un’ottima sanità delle piante. La presenza di importanti riserve idriche invernali ha posticipato i possibili stress idrici alla seconda metà di luglio, permettendo una buona crescita degli acini. Attualmente si cominciano a vedere leggeri segnali di invaiatura nelle zone più calde della Toscana che ci fanno pensare a una vendemmia in linea con il periodo. Qua e là si segnalano iniziali problemi legati alla siccità, che però ad oggi non preoccupano più di tanto.
 
Umbria
Simile la situazione in Umbria, dove, tolte anche importanti perdite da gelate in alcuni areali, attualmente si segnala un buono stato di salute dei vigneti con qualche fondata preoccupazione per la prolungata assenza di precipitazioni.
 
Lazio
Si registra un normale sviluppo del vigneto con circa una settimana di anticipo. Le gelate non hanno creato grandi perdite di prodotto, mentre ora sono le alte temperature a preoccupare perché favoriscono attacchi patogeni, quali l’oidio.
 
Marche 
Qui anche la scorsa stagione invernale è stata più calda del normale, come ormai accade da diversi anni, ma con precipitazioni più abbondanti della norma in particolare per la piovosità registrata nei mesi di dicembre e gennaio, scarsa invece la pioggia a febbraio, scarsità di piogge anche per tutta la primavera con record negativo di precipitazioni che non si registrava dal 1961. Salvo sporadici eventi, limitate piogge anche a giugno e solo a luglio si sono registrati attesi salutari piovaschi. Per la temperatura, dopo le anomalie negative di marzo e aprile, il valore sostanzialmente in linea di maggio, la temperatura media torna “ad esplodere” nel mese di giugno nel quale è stata superata di ben 3°C la norma di riferimento 1981-2010. Il germogliamento delle principali varietà marchigiane quest’anno è avvenuto con un ritardo di 7-10 gg rispetto al 2020. Il ritardo si sta recuperando come verificato nei primi rilievi di invaiatura in corso, conseguenza anche dei picchi termici alternati alle piogge, che stanno regolando il metabolismo della vite. Il quadro delle malattie è abbastanza buono per assenza di peronospora e tignola mentre l'oidio è comparso in qualche areale. Il livello vegetativo, un po' contenuto rispetto alla norma, è generalmente regolare e di buona vigoria.
 
Abruzzo e Molise
Piogge scarse fino ad aprile e nei mesi primaverili per cui i vigneti giovani sono andati in forte sofferenza (ove non c'era la possibilità di irrigare). Dalla fine di aprile fino alla metà di luglio non si è verificata alcuna precipitazione di rilievo e la vite dimostra ancora una volta la grande capacità di adattamento e resilienza alle situazioni estreme. È riuscita da un punto di vista fisiologico a reagire e ad adattarsi alle condizioni di scarsità idrica e di colpi improvvisi di calore, modulando il ritmo di accrescimento delle varie fasi fenologiche. Attualmente tutti i vitigni, sia precoci che tradizionali, hanno un ritardo fenologico di 5/7 giorni. Le alte temperature delle ultime settimane (prima metà di luglio) hanno praticamente arrestato la crescita vegetativa; solo le cultivar precoci hanno iniziato l'invaiatura mentre le cultivar tradizionali sono ancora in fase di accrescimento degli acini.
 
Campania
L’annata 2021 ha visto temperature invernali piuttosto miti che si sono protratte con quasi un grado al di sopra delle medie fino agli inizi di marzo, e con abbondanti piogge, determinando una buona ripresa vegetativa, rallentata però dall’importante abbassamento delle temperature di inizio ad aprile, con nevicate ad alta quota e qualche gelata più in basso. Da maggio si sono assestate temperature appena più alte della media, con assenza prolungata di piogge, limitando lo sviluppo di malattie e consentendo una buona fioritura e allegagione. Il rapido passaggio alla fase di pre-chiusura del grappolo, che presentava molti residui fiorali, ha determinato lo sviluppo di grappoli tendenzialmente più spargoli. Con le piogge di metà di luglio accompagnate da un abbassamento delle temperature, si conferma al momento un ritardo di 7-10 giorni sulle fasi fenologiche della vite. In linea generale le condizioni climatiche hanno consentito una gestione dei vigneti senza particolari problemi.
 
Puglia
Situazione assolutamente sotto controllo dal punto di vista fitopatologico. Buono anche lo sviluppo vegetativo con vigneti molto rigogliosi anche se queste ultime settimane hanno alzato l’attenzione sul perdurare della siccità del caldo eccessivo. Al momento l’unica certezza è che l’annata viticola volge verso un ritardo consistente nelle maturazioni. I primi rilievi su Chardonnay indicano un’annata in ritardo rispetto allo scorso anno di circa 10 giorni e comunque tali ritardi non trovano eguali negli ultimi 20 anni.
 
Calabria
Nonostante le avversità dovute anche alle gelate, i vigneti sono in uno stato vegetativo ottimale anche se le previsioni vendemmiali sono molto disomogenee, addirittura da vigneto a vigneto della stessa area. Attualmente si prevedono circa 10 giorni di anticipo.
 
Sicilia
Si presenta in buona salute anche il vigneto Sicilia. Dopo un inverno di nuovo generoso dal punto di vista pluviometrico, in particolare nel mese di febbraio e marzo che ha visto accumuli sopra i 200 mm, la primavera è stata decisamente asciutta con un numero di eventi limitato e quantitativamente poco significativo. In particolare, è risultato fortemente anomalo il mese di aprile durante il quale le piogge sono state di portata assolutamente trascurabile con un cumulato medio di 3 mm, ai minimi climatici assoluti. Nella seconda metà di giugno, inoltre, le temperature sono state molto elevate, con picchi fino ai 45°C in diverse zone dell’isola, portando a qualche scottatura dei grappoli più esposti. Durante le delicate fasi di allegagione le piogge sono state praticamente assenti limitandosi di fatto a due soli eventi con quantitativi irrisori. In questo periodo le temperature si sono abbassate riducendo leggermente la percentuale di allegagione in alcune varietà. Le infezioni sia peronosporiche che di oidio più pericolose sono state limitate e di scarsa rilevanza, producendo solo qualche focolaio localizzato. In generale, dove i trattamenti sono stati fatti con accortezza, visto l’attuale andamento climatico, ci si aspetta un’annata ottima, sia per quantità che per qualità.
 
Sardegna
Ha avuto un buon approvvigionamento d’acqua, dato che da gennaio fino a marzo si sono verificate piogge abbondanti; dal mese di marzo fino ad oggi, al contrario, si sono avute pochissime precipitazioni limitate ad alcuni areali, che stanno creando qualche problema sui vigneti non irrigui. Dal punto di vista climatico il punto dolente sono state le gelate verificatesi l’8-9 aprile, che hanno colpito in maniera molto forte il nord Sardegna in particolare l’areale di Alghero e la Gallura dove si sono riscontrati danni del 40-50%, più lievi i danni nell’oristanese e in tutti i fondivalle nelle varie zone dell’isola. Le temperature più elevate e le poche precipitazioni degli ultimi mesi hanno invece favorito un migliore stato sanitario delle uve con la quasi totale assenza di Peronospora e con attacchi limitati di Oidio, offrendo attualmente uve sane in tutto il territorio. Dal punto di vista fenologico si è avuto un anticipo iniziale, ridotto successivamente dal fenomeno delle gelate di aprile e dalle alte temperature di giugno e luglio, che hanno a loro volta creato fenomeni di stress alle piante riportando il ciclo fenologico della pianta in linea con le altre annate. Ad oggi si ipotizza un inizio raccolta in linea con lo scorso anno, con le basi spumante che verranno presumibilmente raccolte entro la prima settimana di agosto, con una previsione molto positiva dal punto di vista qualitativo.


Redazione