Filiera vite-vino

Wine Destinations Italia - enoturismo

Il 13 e 14 novembre a Livorno il Wine Destinations Italia a cura della Scuola Europea Sommelier livornese: un appuntamento con 59 produttori di vino toscani e 13 conferenze per fare il punto sulle prospettive dell’enoturismo, che vede la Toscana prima meta italiana. Assessore regionale al turismo Marras: «il turismo legato all'enogastronomia è in netta ripresa». Assessora Saccardi: «per far diventare la produzione del vino anche un fattore di attrazione turistica è importante l’attenzione al tema della sostenibilità». Grazie a Treedom parte dei ricavi sarà impiegata per piantare alberi utili a compensare la CO2 generata dall’evento.   


Cinquantanove protagonisti del vino toscano per un evento che vuole contribuire al rilancio dell’enoturismo regionale. Con incontri sulla situazione attuale e le prospettive del settore ma anche la possibilità di acquistare vere e proprie «Wine Experience» capaci di legare il vino ai tanti territori toscani presenti, da vivere nei prossimi mesi presso le aziende partecipanti.
E’ l’appuntamento di domani e dopodomani, a Livorno al Terminal Crociere e al Silos dei Magazzini del Tirreno, di Wine Destinations Italia, format organizzato dalla delegazione livornese della Scuola Europea Sommelier. Grazie al supporto di Vetrina Toscana, il progetto di Regione e Unioncamere Toscana volto a promuovere un turismo responsabile, che riunisce ristoranti e botteghe alimentari che utilizzano i prodotti del territorio e i produttori veri e propri: al momento oltre 1000 ristoratori, 300 alimentari e 150 produttori. 
 
Che cosa sono le Wine Experience
A ciascuna azienda è richiesto di proporre agli enoappassionati quattro pacchetti esperienziali che uniscano la consueta visita e degustazione in cantina alla proposta turistica circostante, evidenziando così lo stretto legame che esiste tra vino e terroir toscani. Prenotabili in loco e valevoli per tutto il 2022, sono proprio queste esperienze a distinguere Wine Destinations Italia dagli altri eventi a tema, puntando a stimolare la ripartenza di una regione che, secondo l’ultimo Rapporto sul turismo del vino in Italia stilato da Città del Vino, è la prima destinazione enoturistica italiana.
 
Come sta l’enoturismo
Il compito di fare il punto sull’enoturismo spetterà a 13 conferenze che, partendo dalla tavola rotonda “Turismo Enosostenibile”, porteranno la ricca platea di esperti ad approfondire aspetti teorici e case history legati all’attrazione turistica, quali, ad esempio, il ruolo della formazione, i vigneti urbani, tra i quali figura quello di Siena, i casi Bolgheri e Montepulciano.
E proprio i territori toscani saranno gli altri protagonisti dell’evento, grazie non solamente alla descrizione che di essi faranno le aziende ma anche alla partecipazione dei Consorzi della Vernaccia di San Gimignano, del Chianti Rufina, della Maremma Toscana e il neonato Consorzio Suvereto e Val di Cornia. A loro il compito di legare le tante anime che compongono i rispettivi terroir, in un racconto carico di storia e cultura.
«Il turismo legato all'enogastronomia è in netta ripresa – ha commentato Leonardo Marras, assessore all'economia e al turismo della Regione Toscana -, c'è grande interesse, anche internazionale, per le nostre produzioni di qualità che sono vere e proprie motivazioni di viaggio. Per questo abbiamo voluto essere presenti a Wine Destinations Italia con Vetrina Toscana che, nel nuovo corso del progetto inaugurato pochi mesi fa, è il veicolo del turismo enogastronomico della Toscana».
«Una manifestazione - ha detto la vicepresidente e assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi - che testimonia che il fenomeno del turismo enologico, di cui la Toscana è stata pioniera, è in continua espansione ed evoluzione. E per far diventare la produzione del vino anche un fattore di attrazione turistica è importante sapersi innovare ed evolvere con una attenzione sempre più orientata al tema della sostenibilità. Elemento cardine questo che rappresenta una direttrice di sviluppo necessaria a coniugare un giusto equilibrio economico sociale e ambientale in tutte le sue derivazioni».
Simone Nannipieri, responsabile dell’evento, precisa che: «la possibilità di acquistare direttamente in fiera delle esperienze da vivere sul territorio regionale nel corso di tutto l’anno a venire è il tanto atteso segnale che il mondo del vino è pronto a ripartire. Grazie alla presenza di aziende e consorzi provenienti da ogni parte della Toscana, i tanti visitatori attesi potranno scegliere la Wine Experience maggiormente in linea con le proprie aspettative, dando forma a una vacanza che, partendo da una visita in cantina, si apra all’esplorazione dei luoghi che la ospitano, ribadendo, se ce ne fosse bisogno, di quanto stretto sia in Toscana il rapporto tra vino e territorio di riferimento».
Wine Destinations significa anche sostenibilità, che si concretizza nell’impegno a scegliere allestimenti e fornitori dal ridotto impatto ambientale. Grazie, inoltre, ad un apposito account aperto sulla piattaforma Treedom, una parte dei ricavi provenienti dalle iscrizioni e dai biglietti venduti sarà impiegata per piantare degli alberi utili a compensare la CO2 generata durante i due giorni dell’evento.

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Redazione

vigneti francesi danneggiati da grandine

In base a dati preliminari dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino, la produzione nel 2021 è calata rispetto alla media ventennale per gli effetti dei cambiamenti climatici. Coldiretti sottolinea che l’Italia rimane al 1° posto, mentre la Francia con -27% sul 2020 viene sorpassata dalla Spagna. Come cambiano le caratteristiche dei vini e la distribuzione dei vigneti in Italia in seguito all’aumento della temperatura.


«La produzione mondiale di vino è scesa nel 2021 a 250,3 milioni di ettolitri, il 7% in meno rispetto alla media dell’ultimo ventennio, per il crollo dei raccolti nei principali Paesi produttori quali Italia, Spagna e Francia, a causa delle gelate primaverili tardive e delle condizioni meteo complessivamente sfavorevoli». 
Lo ha reso noto nei giorni scorsi Coldiretti sulla base dei dati preliminari dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (OIV) che hanno evidenziato gli effetti dei cambiamenti climatici sulle coltivazioni in occasione della Conferenza Cop 26 di Glasgow. 
La produzione di vino 2021 è inferiore alla media per il terzo anno consecutivo e – sottolinea la Coldiretti – può essere considerata estremamente bassa, solo appena superiore al minimo storico registrato nel 2017. L’Italia, precisa Coldiretti, «si conferma primo produttore con 44,5 milioni di ettolitri nonostante il calo stimato del 9% della produzione di vino 2021 rispetto al 2020 e alla sua media quinquennale». La Spagna diventa il secondo produttore mondiale nel 2021 con una produzione stimata di 35 milioni di ettolitri, in calo del 14% rispetto al 2020 e del 9% rispetto alla sua media quinquennale. Mentre la Francia la scende al terzo posto, a 34,2 milioni di ettolitri, in calo del 27% rispetto al 2020 per gli effetti di un’annata disastrosa con forti gelate ad aprile, seguite da piogge estive, grandinate e malattie.
«Se il moltiplicarsi degli eventi climatici estremi mettono a rischio sempre piu’ di frequente i raccolti, il surriscaldamento – continua la nota di Coldiretti – sta cambiando il vino Made in Italy, che negli ultimi 30 anni ha visto il tasso alcolico crescere di un grado. L’aumento medio delle temperature ha anche determinato sempre più spesso un anticipo della vendemmia anche di un mese rispetto alla tradizionale scadenza di settembre e oggi viene smentito quindi il proverbio “ad agosto riempi la cucina e a settembre la cantina” e perde valore anche l’antico adagio “a San Martino ogni mosto diventa vino”, poiché sono diventate estremamente rare le uve non ancora raccolte entro l’11 novembre».
«Di fatto il vigneto Italia – conclude la Coldiretti – produce adesso uve più precoci, meno acide e più dolci rispetto al passato, con il caldo che ha cambiato anche la distribuzione sul territorio dei vigneti, che tendono ad espandersi verso l’alto con la presenza della vite anche a quasi 1.200 metri di altezza, come nel comune di Morgex e di La Salle, in provincia di Aosta, dove dai vitigni più alti d’Europa si producono le uve per il Blanc de Morgex et de La Salle Dop».


Redazione

Stefania Saccardi a BuyWine 2021

La 12^ edizione di BuyWine Toscana, vetrina internazionale dedicata ai vini DOC, DOCG e IGT della nostra regione, si terrà l’11-12 febbraio 2022 a Firenze. Iscrizioni online fino al 15 novembre: saranno ammesse al massimo 200 aziende. L’assessora regionale all’agroalimentare Saccardi: «con questo bando altra risposta concreta alle imprese vitivinicole toscane, specialmente le micro, piccole e medie». Nell’11^ edizione 4100 assaggi di 886 etichette di vini da parte di 138 buyers di 38 Paesi.


Dopo i risultati delle edizioni 2020 e 2021, riconfermata anche per il 2022 l’organizzazione di BuyWine Toscana, la vetrina internazionale dedicata ai vini DOC, DOCG e IGT. Giunta alla dodicesima edizione, la manifestazione si terrà nei giorni 11 e 12 febbraio 2022 a Firenze, presso il Padiglione Spadolini della Fortezza da Basso.
Dal 29 ottobre è aperto il bando e la domanda di partecipazione delle imprese toscane che producono e commercializzano vini DOCG, DOC, IGT della Toscana può essere effettuata, esclusivamente on-line, fino alle ore 13 del 15 novembre 2021, al seguente indirizzo: https://regionetoscana.crmcorporate.it, alla sezione “Eventi” – BuyWine Toscana 2022.
«Con questo bando – ha detto la vicepresidente e assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi - intendiamo proseguire nell’alveo delle risposte concrete alle imprese vitivinicole toscane, specialmente le micro, piccole e medie, per assecondare l’accelerazione dell’export agroalimentare toscano post-Covid».
BuyWine Toscana è una manifestazione promossa dalla Regione Toscana in collaborazione con la Camera di Commercio di Firenze e realizzata da PromoFirenze e Fondazione Sistema Toscana. L’obiettivo è «favorire l’avvio e il consolidamento di percorsi di internazionalizzazione delle aziende toscane che producono e commercializzano vini a denominazione di origine, tramite l’organizzazione di incontri b2b, con potenziali acquirenti del mercato internazionale».
Per l’edizione 2022 la Regione Toscana ha approvato l'avviso per la manifestazione di interesse a partecipare all’evento b2b con l’obiettivo di favorire l’incontro tra un massimo di 200 imprese (i “seller”) e gli operatori commerciali, nazionali ed internazionali (i “buyers”), appositamente selezionati provenienti da mercati target di comprovato interesse (prevalentemente dal mercato europeo ed americano) tra importatori, distributori, agenti, hotellerie e ristorazione.
L’edizione del 2021, caratterizzata da un format online, aveva dato ottimi risultati, con la partecipazione di 150 imprese vitivinicole provenienti da 9 province della Toscana, 138 buyers internazionali da 31 diversi paesi, 886 etichette di vini DOC, DOCG e IGT presentate, 1.100 video meeting per un totale di 125.760 minuti di incontri commerciali e 4.100 assaggi di vini, ed aveva raccolto apprezzamenti positivi dal 90 per cento dei partecipanti.
Per maggiori informazioni consultare la pagina di BuyWine 2022.


Redazione

È stato firmato nei giorni scorsi dal ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli il decreto di nomina dei componenti del “Comitato Nazionale Vini Dop e Igp” per il prossimo triennio.
«Il Comitato, organo del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali (Mipaaf), ha competenza in materia di tutela qualitativa dei vini Dop e Igp e della loro valorizzazione commerciale – come sottolineato in una nota del Mipaaf del 15 ottobre -. E' previsto, infatti, il suo intervento nella procedura di esame delle domande di protezione e modifica dei disciplinari di produzione dei vini Dop e Igp». 
Il Comitato Nazionale Vini, che ha poteri consultivi e propositivi, sarà presieduto dal Prof. Attilio Scienza. Sono 19 i membri, scelti tra esperti e rappresentanti di enti e organizzazioni di categoria e professionali della filiera vitivinicola. 
I componenti nominati in rappresentanza del Mipaaf sono il dott. Michele Alessi, il sig. Andrea Rossi e il dott. Luca Lauro Marco; in qualità di esperti in campo tecnico-scientifico-legislativo il dott. Michele Zanardo (già presidente del Comitato per il precedente triennio, «a cui va un particolare ringraziamento da parte del Ministro»), la dott.ssa Graziana Grassini e il dott. Gianluigi Biestro; in rappresentanza e in qualità di coordinatore delle Regioni e delle Province Autonome il dott. Francesco Asaro e il dott. Igor Gladich.
Ad essi si aggiungono la dott.ssa Rosanna Zari, esperta nel settore vitivinicolo di qualità in rappresentanza dell'Ordine dei dottori agronomi e dei dottori forestali, il dott. Giuseppe Salvini in rappresentanza delle Camere di Commercio, il dott. Paolo Brogioni in rappresentanza dell'Associazione enologi enotecnici italiani, il dott. Alberto Mazzoni in rappresentanza dei consorzi volontari di tutela, il dott. Francesco Ferreri, la dott.ssa Palma Esposito e la dott.ssa Martina Bernardi in rappresentanza delle organizzazioni agricole, la dott.ssa Valentina Sourin e il dott. Stefano Sequino in rappresentanza delle organizzazioni di tutela delle cantine sociali e cooperative agricole e il dott. Gabriele Castelli e il sig. Paolo Castelletti in rappresentanza delle organizzazioni degli industriali vinicoli.
«Quando il Comitato tratta questioni attinenti a una denominazione di origine o a una indicazione geografica tipica – ricorda la nota del Mipaaf - partecipa alla riunione un rappresentante della Regione o Provincia autonoma interessata, nonché un rappresentante del Consorzio di tutela autorizzato, a testimonianza del sostegno che il Ministero dà alla valorizzazione dei forti legami con il territorio che ha questa tipologia di prodotti, uno dei fiori all'occhiello del Made in Italy».

Redazione

degustazioni a Vinitaly

A Veronafiere dal 17 al 19 ottobre in esposizione 400 aziende in rappresentanza del vino d’Italia. Attesi, oltre a selezionati operatori di gdo, enoteche e horeca italiane, 200 buyer da 35 nazioni cruciali. Maurizio Danese: dalle fiere b2b le pmi «ricavano il 50% delle proprie esportazioni» e ciò «si riflette perfettamente nel comparto vino, autentico campione di made in Italy con una bilancia commerciale attiva per 6,5 miliardi l’anno, il cui tessuto connettivo è rappresentato da piccole e micro-imprese». Debutta l’area tematica “Mixology”. In contemporanea Enolitech, Sol&Agrifood e 18-19 ottobre Wine2Wine business forum. La fotografia di mercato del vino italiano: le vendite a valore nei top 13 mercati chiuse nei primi 7 mesi 2021 in crescita dell’11,1%, anche nei prezzi medi netta ripresa sull’ultimo anno (+8%) e riparte la domanda mondiale trainata dal +16% degli Usa.


«Una tre giorni di business e di servizio per accelerare la ripresa del settore sui principali mercati obiettivo e per fare il punto sul futuro del vino italiano anche alla luce dei nuovi trend di acquisto e consumo».
Viene presentata così dagli organizzatori la Special Edition di Vinitaly, il terzo evento in presenza di quest’anno di Veronafiere, in calendario dal 17 al 19 ottobre, che è stato illustrato alla stampa tre giorni fa a Palazzo Balbi, a Venezia, alla presenza del governatore Luca Zaia e sarà inaugurato domenica 17 ottobre alle 10,30 dal ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli.
Per la manifestazione sono attesi a Verona operatori da 35 nazioni, oltre ai professionisti italiani del fuori casa, del turismo e della grande distribuzione. Un’area espositiva con più di 400 aziende in rappresentanza di tutta produzione del Belpaese. Un dato in linea con il target prefissato per questo evento dal calendario straordinario, che segna l’ultima tappa italiana verso il 54° Vinitaly del 2022. Oltre agli operatori selezionati della domanda italiana – Gdo, enoteche e Horeca – la campagna di incoming altamente specializzata e profilata, realizzata sia da Veronafiere che da Ice Agenzia, registra a tre giorni fa la presenza alla Special Edition di 200 buyer provenienti da 35 nazioni, tra le piazze attualmente più strategiche per il vino tricolore: dai consolidati Stati Uniti alla Cina, dal Regno Unito al Canada, dai Paesi Balcanici alla Russia fino alla Polonia, al Kazakistan e ai Paesi del Nord Europa; mentre Germania, Francia e Svizzera guidano le principali delegazioni europee. A questi si aggiungono i professionisti a partecipazione diretta.
Per il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese: «il ritorno al fare fiera rappresenta uno strumento fondamentale per l’internazionalizzazione delle Pmi italiane, che dalle manifestazioni business ricavano il 50% delle proprie esportazioni. Questa funzione ‘sociale’ per l’economia reale data dal sistema fieristico si riflette perfettamente nel comparto vino, autentico campione di made in Italy con una bilancia commerciale attiva per 6,5 miliardi l’anno, il cui tessuto connettivo è rappresentato da piccole e micro-imprese. Vinitaly riparte, lo fa con questa significativa anteprima, lo farà a dicembre in Cina con Wine to Asia e soprattutto nel 2022, quando Veronafiere ribadirà al mondo tutta la forza del vino italiano, che anche grazie alla sua fiera di riferimento ha visto un incremento delle vendite all’estero di circa il 150% negli ultimi vent’anni».
«Viviamo una fase di transizione in uscita dalla pandemia, forti della consapevolezza di un comparto che ha saputo reagire alla difficile congiuntura puntando sull’innovazione e sulla qualità – ha commentato Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere –. La congiuntura relativa agli scambi mondiali è tornata positiva, e le nostre ricognizioni ci segnalano un vino tricolore in forte ascesa nelle principali piazze mondiali. Per continuare a vincere la sfida sui mercati, ora è necessario cambiare la marcia in particolare sul posizionamento dei nostri vini. In questo contesto Vinitaly Special Edition vuole rappresentare non solo uno slancio per la ripartenza dopo un pit stop forzato ma anche un momento di svolta. Si tratta di un primo decisivo passo in direzione di una rinnovata 54^ edizione di Vinitaly, già oggi al completo, e che dal 10 al 13 aprile 2022 ospiterà tutto il settore a Verona».
Sul fronte del palinsesto business, oltre a un’agenda b2b già al completo, il calendario di Vinitaly Special Edition conta 12 appuntamenti tra convegni e focus di mercato, da quello domestico a quelli internazionali e 50 degustazioni per operatori e buyer che spaziano dal biologico agli Orange wine fino alla mixology, l’area tematica che debutta quest’anno e che punta l’attenzione su un mercato sempre più dinamico che trova nell’Horeca un canale privilegiato di consumo.
Calendario eccezionale, e quindi in contemporanea con Vinitaly Special Edition, anche per Enolitech, dedicato alle tecnologie per la produzione di vino, olio e birra e Sol&Agrifood, con le aziende dell’agroalimentare di qualità. Formazione e networking saranno invece al centro del programma di Wine2Wine business forum (Veronafiere, 18 e 19 ottobre): cento relatori internazionali, 17 aree tematiche, più di 1500 operatori e manager, 70 speed meeting (da 30 minuti) sulle tematiche più attuali del momento per le aziende e la community del vino.
Vinitaly Special Edition: padiglioni: 4-5-6 dalle 9.30 alle 18.00. Accesso solo con Green pass.
Vino italiano: la fotografia di mercato di Vinitaly
Sono oltre 310mila le aziende agricole in Italia e 45.600 le aziende vinificatrici, di cui 518 coop che realizzano il 50% della produzione (Ismea, luglio 2020). Mentre sono 526 i riconoscimenti comunitari della produzione vinicola italiana (Dop, Doc e Igp. Fonte: ministero Politiche agricole).
Dopo un 2020 chiuso a 6,3 miliardi di euro, con una perdita a valore del 2,3% sul 2019, l’export di vino tricolore rialza la testa e da Est a Ovest gli ordini parlano italiano. È quanto emerge dall’analisi dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor sui dati doganali nei primi 7 mesi di quest’anno presso i 13 principali mercati della domanda di vino, che rappresentano i 3/4 delle vendite enologiche del belpaese nel mondo.
Scenario. Ripartono gli ordini di vino nel mondo, con gli scambi globali tra domanda e offerta che nei primi 7 mesi di quest’anno salgono del +10,3% sull’anno orribile del 2020 e si riportano in linea con i valori 2019. E con l’Italia che al confronto con il periodo pre-pandemico (2019) fa abbondantemente meglio del suo principale competitor, la Francia, comunque protagonista di una fortissima accelerazione.
Italia sugli scudi: segno positivo ovunque, eccetto in Giappone. Rispetto al pari periodo dello scorso anno, le vendite a valore nei top 13 mercati si sono chiuse nei primi 7 mesi 2021 in crescita dell’11,1%. A sorridere sono tutte le principali piazze per il vino tricolore, con Stati Uniti e Germania più vitali che mai e sempre più mercati di riferimento, con balzi rispettivamente del 9,5% (a 1,1 miliardi di euro) e del 9,9%. Ma anche con Svizzera, Canada e soprattutto Russia e Cina, che segnano incrementi in doppia cifra e fanno passare in secondo piano l’andamento lento degli ordini da Regno Unito (comunque stabile), e Giappone (-1,8%), su cui pesano i lunghi lockdown durati fino a 3 mesi fa. Anche nei prezzi medi il 2021 registra una netta ripresa rispetto all’ultimo anno (+8%). In generale, bene sia i vini fermi (+10,5%) che soprattutto gli sparkling (+18%).
Il ritorno francese dopo un 2020 da incubo. Con un +30,6% sul pari periodo dello scorso anno, è la Francia la regina del mercato, una super performance, anche rispetto all’eccellente risultato italiano, generato dalle pesantissime perdite accusate nel 2020. È indubbio, rileva l’analisi dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, che i francesi stiano godendo di un ‘rimbalzo tecnico’ più forte rispetto ai competitor perché l’anno scorso sono quelli che hanno sofferto maggiormente (vedi dazi di Trump, chiusura horeca dove si beve Champagne e fine-wine francesi). Inoltre, con la messa alla porta dei vini australiani in Cina stanno usufruendo di un ritorno alla grande nel mercato asiatico. Un combinato disposto che pone il leader mondiale in cima alle crescite nell’ultimo anno (con lo Champagne a +35,6%). 
L’Italia fa meglio anche del 2019 (+8,5%. Francia a +3,7%). Se nell’ultimo anno è la Francia a registrare la crescita più significativa (+30,6%, con l’Italia a +11,1%), il confronto con i dati pre-pandemici (primi 7 mesi 2021 vs pari periodo 2019) è dominato dal Belpaese. La performance italiana si è infatti distinta nel biennio prima per una maggior tenuta dell’export anche sotto lockdown, poi grazie al boom di quest’anno che le ha permesso di crescere in valore dell’8,5% rispetto ai livelli 2019, con la Francia a +3,7%.
Scambi: riparte la domanda mondiale. Ripartono fortissimi gli ordini del primo mercato mondiale della domanda, gli Stati Uniti (+16%), complice soprattutto il ripristino delle scorte dei vini francesi (+45%). In generale cresce anche la domanda da Regno Unito e Germania. Fuori dal podio la Cina (-9,6%) - che evidentemente non ha ancora portato a termine l’’effetto sostituzione’ determinato dai super-dazi comminati ai fornitori australiani – superata anche dal Canada (+9,7%), sempre più mercato interessante anche per l’alto target qualitativo dei propri ordini. Molto bene anche la domanda proveniente da Svizzera e Russia entrambe con trend abbondantemente in doppia cifra.

Redazione

I rappresentanti del tavolo del settore vitivinicolo hanno incontrato il ministro delle Politiche Agricole Patuanelli e il sottosegretario Centinaio sulle principali criticità della filiera del vino, fra cui la campagna contro l’alcol tout court dell’OMS e il rischio esclusione del vino dai sostegni alla promozione. Patuanelli: non possiamo permettere «che vi siano elementi che vadano a incidere su un settore centrale della politica economica del Paese» e con riferimento al Prosek croato «non si può istituzionalizzare l'Italian Sounding».

Le problematiche legate al rischio di esclusione dei prodotti vitivinicoli dall'accesso ai fondi di promozione previsti dalla nuova riforma europea dei prodotti agricoli, la definizione del programma di promozione istituzionale del vino italiano nel mondo, lo standard value e la questione del Prošek croato.
Così una nota del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha riepilogato i temi al centro del tavolo della filiera vitivinicola convocato ieri l’altro in videoconferenza dal ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli e a cui hanno preso parte il sottosegretario con delega al vitivinicolo Gian Marco Centinaio, i presidenti di Assoenologi, Cia, Confagricoltura, Copagri, Federdoc, Federvini, Unione Italiana Vini e il coordinatore gruppo vino di Alleanza delle Cooperative Italiane. Come sottolineato nel comunicato congiunto di ieri l’altro dei soggetti della filiera del vino, durante l’incontro è stato chiesto al Governo italiano «un intervento forte a difesa del settore vitivinicolo», messo a rischio su più fronti.
A cominciare dal «piano di lotta contro il cancro sviluppato in sede europea e il rapporto di implementazione della strategia alcol dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che contengono proposte in grado di arrecare seri pregiudizi al vino italiano». «Nel documento presentato – spiega la filiera del vino - la Commissione indica alcune azioni che intende mettere in campo per raggiungere l’obiettivo di riduzione del consumo dannoso di alcol. Il piano è anche supportato da un progetto di relazione parlamentare che inasprisce ulteriormente le indicazioni della Commissione e che rischia di dare legittimità politica alle stesse. L’OMS, inoltre, nel piano di azione dedicato, intende ridurre del 20% il consumo di alcol (e non il consumo ‘dannoso’ di alcol) entro il 2030». «Entrambi i documenti – continua il comunicato congiunto - sono in una fase piuttosto avanzata della discussione: è fondamentale che l’Italia porti avanti con atti ufficiali, in tutte le sedi opportune, istanze di equilibrio, buon senso e ragionevolezza, elementi che da sempre contraddistinguono la posizione italiana, evitando raccomandazioni fiscali e normative di tipo proibizionistico che, lungi dal colpire l’abuso, hanno il potenziale di infliggere un danno ingiustificato a un settore fiore all’occhiello dell’agroalimentare del nostro Paese e che penalizzano proprio il consumo moderato di vino, uno dei componenti principali della dieta mediterranea riconosciuta dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità».
L’altro tema urgente è quello della promozione. «In Europa – afferma la filiera del vino - è stata avviata una riforma che rischia di escludere i prodotti vitivinicoli dalla possibilità di accedere al budget dedicato alle attività promozionali in Europa e nel mondo». Abbiamo chiesto «al ministro Patuanelli grande attenzione affinché il settore non sia escluso dai progetti che hanno permesso, negli anni, di raggiungere risultati importanti in termini di valore e di export». Le stesse organizzazioni della filiera vitivinicola hanno inoltre ribadito la «necessità di essere coinvolte nella definizione del piano nazionale di comunicazione istituzionale per il settore che il Mipaaf ha deciso di adottare».
Quindi è stata affrontata la questione del Prosek croato, sulla quale la Filiera ha apprezzato il sostegno del Governo e la costituzione di un gruppo di lavoro dedicato. «Ora – è stato detto - è necessario uniformare gli argomenti a difesa compatta del rigetto del riconoscimento della menzione tradizionale croata».
Infine sono state messe in evidenza «le imminenti scadenze riguardo l’OCM vino e lo standard unico sulla sostenibilità, nonché le difficoltà rispetto ai pagamenti sullo stoccaggio, riduzione delle rese e concessione delle nuove autorizzazioni».
«Il Mipaaf e tutto il Governo – è stata la risposta a tali istanze della filiera da parte del ministro Stefano Patuanelli nel suo intervento al tavolo - non possono permettere che vi siano elementi che vadano a incidere su un settore centrale della politica economica del Paese». Quanto alla promozione del vino all'estero, Patuanelli ha ribadito che «non si può mettere in discussione il valore della sana promozione del vino. Bisogna informare il consumatore e accrescere la sua consapevolezza al consumo. Il tema della promozione è centrale perché il consumatore va informato e non condizionato. E' la stessa battaglia che portiamo avanti contro il Nutriscore, un sistema che condiziona anziché informare». Infine, per quanto riguarda la questione della registrazione della menzione del Prošek croato, il Ministro ha sottolineato che «non si può istituzionalizzare l'Italian Sounding».
«E' necessario andare in Europa tutti con la stessa voce - ha aggiunto il sottosegretario Gian Marco Centinaio -. Abbiamo deciso di dare una impostazione giuridica a questa partita che riguarda tutte le denominazioni. Se si cede sul Prošek rischiamo di aprire una falla in tutte le denominazioni italiane ed europee». 

Redazione