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La scadenza per presentare le domande viene posticipata al 18 maggio 2020. I budget per i due bandi sono di 18 milioni per i distretti del cibo e 13 per i distretti-Xylella.


Questa la soluzione a causa dell'emergenza Coronavirus per i bandi sui distretti del cibo e sui contratti di distretto per la Xylella fastidiosa. Il MIPAAF ha infatti prorogato al 18 maggio 2020 i termini per la presentazione delle domande per l'accesso ai due bandi.
«La decisione - si legge in una nota del Mipaaf - intende garantire al massimo il diritto delle imprese a partecipare ai bandi, salvaguardando la salute delle persone coinvolte nella fase di progettazione degli investimenti. Con lo stesso obiettivo il Mipaaf sta garantendo un costante aggiornamento delle FAQ legate ai bandi, chiarendo tutti gli aspetti che vengono richiesti dalle aziende».
I bandi finanziano progetti da 4 a 50 milioni di euro di investimenti con un'ampia tipologia di spese ammissibili.
Nel dettaglio il Contratto di distretto punta a promuovere lo sviluppo, la coesione e l'inclusione sociale, favorire l'integrazione di attività caratterizzate da prossimità, garantire la sicurezza alimentare, diminuire l'impatto ambientale delle produzioni, ridurre lo spreco alimentare e salvaguardare il territorio e il paesaggio rurale attraverso le attività agricole e agroalimentari.
Per quanto riguarda invece il Contratto di distretto-Xylella, oltre quanto già delineato per il contratto di distretto in generale punta a mettere in piedi un programma di rigenerazione dell'agricoltura nei territori colpiti dal batterio Xylella fastidiosa, anche attraverso il recupero di colture storiche di qualità.
Le risorse disponibili per il finanziamento in conto capitale ammontano a 18 milioni di euro per il bando dei distretti del cibo e a 13 milioni di euro per il distretto Xylella, che utilizza fondi diversi rispetto allo stanziamento di 300 milioni di euro del Piano recentemente approvato in Conferenza Stato-Regioni.
«Laddove - conclude la nota del ministero delle Politiche agricole - la richiesta di fondi superasse la disponibilità, è previsto un tetto massimo al contributo a fondo perduto per singolo programma di investimenti pari a 2,5 milioni di euro».

Redazione

Comunicazione di Confagricoltura Pistoia ai vivaisti e agli altri agricoltori associati sul Protocollo per il contrasto alla diffusione del Coronavirus negli ambienti di lavoro sottoscritto il 14 marzo da Governo e parti sociali. Tra gli obblighi, misurazione della temperatura all’ingresso, sanificazioni periodiche, distanziamenti oltre 1 metro oppure dotazione di mascherine e altre protezioni.


«A seguito dell’adozione del Dpcm 11 marzo 2020, la prosecuzione delle attività  produttive  può  avvenire solo  in  presenza  di  condizioni  che  assicurino ai lavoratori adeguati livelli di protezione. Ciò vale a maggior ragione per il settore agricolo che oggi ha la responsabilità di mantenere adeguati livelli di produzione per garantire l’approvvigionamento della filiera agroalimentare».
Inizia così la comunicazione inviata oggi da Confagricoltura Pistoia alle proprie aziende associate, dai vivaisti agli agricoltori di tutti i comparti presenti sul territorio provinciale, per presentare gli obblighi introdotti nell’operatività nei luoghi di lavoro dal “Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro” sottoscritto dalla presidenza del consiglio e da vari ministeri insieme alle parti sociali il 14 marzo, dopo una trattativa durata moltissime ore.  
Ecco i punti principali dell’intesa, che fa riferimento al Dpcm dell’11 marzo 2020 per il contenimento del Coronavirus, che vengono sottolineati da Confagricoltura Pistoia: 
• Informazione e divulgazione delle disposizioni dell’autorità
• Organizzazione delle modalità di ingresso in azienda, comprensive di controllo della temperatura corporea e preclusione dell’accesso a chi provenga da zone a rischio secondo le indicazioni dell’OMS 
• Organizzazione  delle  modalità  di  accesso  dei  fornitori  esterni,  con specifiche procedure di ingresso, transito e uscita 
• Pulizia e sanificazione periodiche dell’azienda 
• Precauzioni igieniche personali, quali la messa a disposizione dei lavoratori di idonei mezzi detergenti per le mani 
• Adozione di dispositivi di igiene individuale, in particolare mascherine e altri dispositivi di protezione (guanti,  occhiali, tute, camici, ecc.) ove il distanziamento di un metro non sia praticabile 
• Gestione degli spazi comuni, con innanzi tutto il contingentamento degli accessi a tali spazi 
• Organizzazione aziendale, con riferimento ad esempio alla turnazione del personale 
• Gestione  degli spostamenti interni all’azienda, compreso il divieto di riunioni 
• Gestione di una persona sintomatica in azienda, con isolamento immediato e l’informativa alle autorità sanitarie 
• Sorveglianza sanitaria, in particolare in situazioni di particolare fragilità e patologie attuali o pregresse dei dipendenti 
• Aggiornamento e verifica del protocollo di regolamentazione
Ognuno di questi punti è approfondito nel protocollo che si può leggere sul sito web di Confagricoltura Pistoia.

Redazione



"Affrontiamo insieme emergenza #distantimauniti e sosteniamo la nostra economia Cibo italiano sano, sicuro e di qualità". Rispetto ferreo delle regole ma non fermare l'Italia.
Assessori regionali all'agricoltura, associazioni di categoria e rappresentanze dei lavoratori. Sono questi gli incontri che la Ministra Teresa Bellanova ha tenuto in teleconferenza ieri e oggi per un aggiornamento sullo stato dell'arte e ulteriori criticità del settore agricolo ed agroalimentare nei diversi territori, anche alla luce delle ulteriori misure emergenziali assunte ieri sera.
"Ho condiviso con gli assessori regionali, in via informale, la nostra griglia di interventi per il settore, per le imprese, per i lavoratori e le famiglie e delineato compiutamente tutti i problemi che il settore sta affrontando", ha sottolineato la Ministra delle Politiche agricole alimentari e forestali, Teresa Bellanova.
"Anche per questo, mi preme dire due cose con chiarezza. La prima. Dobbiamo essere capaci di affrontare tutti insieme l'emergenza, #distantimauniti come invita a fare una campagna lanciata ieri sui social e che condivido in pieno. L'emergenza spinge tutti noi a cambiare radicalmente il nostro stile di vita, laddove è ovviamente possibile farlo: seguiamo scrupolosamente le regole per la sicurezza nostra e chi chi sta intorno, lavoriamo da casa se e quando possibile, evitiamo luoghi affollati", ha ribadito la Ministra. "Tutto questo non significa che l'Italia debba fermarsi: i negozi alimentari, i mercati, i supermercati sono e rimarranno aperti, anche nei giorni festivi. Stiamo assistendo a code e accaparramenti davanti ai negozi. Vi invito tutti ad evitare questi comportamenti che mettono a rischio la vostra salute e provocano nient'altro che un accumulo che rischia di sfociare in spreco di cibo e di soldi".
"La seconda. Verdure, frutta, carne o pesce, così come latte, formaggi e generi alimentari comunque freschi e deperibili sono sicuri. C'è di più: sono uno dei fondamenti della dieta mediterranea e non c'è nessuna ragione al mondo per modificare il nostro regime alimentare che è sano, sicuro e di qualità" - ha evidenziato Teresa Bellanova. "Anche in questo momento così delicato, dobbiamo ricordare che dietro ai prodotti c'è il lavoro, l'impegno ed il sacrificio di moltissime imprese e lavoratori: garantirle e sostenerle anche con l'acquisto dei loro prodotti, significa garantire e sostenere una parte fondamentale della nostra economia e del nostro Paese. Abbiamo bisogno di rispettare le regole, certo, e quanto mai sono necessari la saggezza, l'equilibrio, la misura. Così, insieme, riusciremo a sconfiggere il coronavirus. Distanti, ma uniti come non mai".
"Voglio essere chiara: si al rispetto ferreo delle regole perché dobbiamo assolutamente contenere l'epidemia, ma no a fermare l'Italia: non possiamo e non dobbiamo farlo. L'Italia deve restare in piedi", ha concluso la Ministra.

Redazione

L’Italia è il secondo produttore mondiale di grano duro, la materia prima per produrre la pasta, di cui il Pese è leader mondiale. Compag, in quanto rappresentante anche della filiera del grano duro, ritiene opportuno favorire l’ulteriore sviluppo di questo fiore all’occhiello del made in Italy e quindi incrementare il livello di auto approvvigionamento per la produzione della pasta e degli altri prodotti trasformati, che per il 55% alimentano un ricco filone export.
Finora, gli aiuti del governo al grano duro italiano hanno avuto un impatto limitato. Purtroppo, l’aiuto accoppiato (specifico alla coltura del duro) di 100 euro/ha - un sostegno alle produzioni considerate in difficoltà, ma che hanno importanza dal punto di vista economico e che mira a mantenere dei livelli di produzione adeguati - è stato sfruttato solo dal 3% circa delle aziende italiane. Anche le politiche volte a promuovere contratti di compravendita nel contesto di un accordo di filiera hanno avuto un successo limitato.
Compag, la federazione nazionale delle rivendite agrarie, sostiene fortemente la necessità di adottare una politica congiunta tra Italia e Francia allo scopo di valorizzare maggiormente questa importante coltura stimolando le iniziative a livello comunitario. Da qui i recenti incontri tra i due Paesi, prima in occasione del convegno di Bologna organizzato dalla stessa federazione italiana e ora ad Aix-en-Provence grazie ad Arvalis, la controparte francese.
Ad Aix-en-Provence sono stati definiti dei punti di convergenza che si tradurranno presto in misure comuni: prima fra tutte l’estensione dell’esperienza italiana dell’aiuto accoppiato a valori superiori agli attuali 100 euro per ettaro, ma anche l’adozione di un sistema assicurativo per la riduzione del rischio climatico e del rischio legato alle fluttuazioni emotive del mercato internazionale. Si cercherà, inoltre, di continuare a valorizzare il prodotto finito, realizzando specifici accordi di filiera per arrivare a ottenere dei prodotti richiesti dai consumatori con un’offerta che non potrà più limitarsi ai prodotti tradizionali, ma dovrà essere diversificata per soddisfare le esigenze imposte dai recenti stili di vita (ad esempio, prodotti che consentano di essere consumati in modo rapido senza, tuttavia, rinunciare a una qualità elevata).

Redazione

Confagricoltura Pistoia chiede alle aziende socie informazioni precise da girare alle istituzioni. Ricadono in 3 categorie i tipi di problemi finora riscontrati nella circolazione e commercio dei prodotti agricoli pistoiesi, fra cui in primis le piante: reperimento di società di trasporto disponibili; disdette degli ordini; richieste di certificazioni inesistenti e immotivate. Il direttore Daniele Lombardi: la raccolta puntuale di segnalazioni dettagliate, inclusive di luoghi e tipologie di prodotti, servirà all’elaborazione di risposte adeguate alla risoluzione dei problemi.  


Confagricoltura Pistoia prende di petto gli ostacoli alla libera circolazione e commercializzazione di piante e altri prodotti agricoli emersi nei giorni scorsi a seguito dell’emergenza Coronavirus e avvia una ricognizione puntuale e dettagliata fra gli agricoltori soci, fra cui in particolare i numerosi vivaisti, per vederci più chiaro.
In prima approssimazione, come specifica la comunicazione inviata ieri dai tecnici ai soci, i problemi riscontrati sembrano articolarsi in «tre categorie distinte: 1) difficoltà nel reperire società di trasporto disponibili; 2) disdette e rifiuto unilaterale ad acquisire la merce contrattata in base agli ordinativi; 3) richieste di certificazioni specifiche che attestino la salubrità del prodotto rispetto ad un presunto rischio di contagio».
Come ribadito infatti anche nella «nota DGSAF 5086 del 2 marzo 2020», con la quale il Ministero della Salute ha indicato i provvedimenti da attuare per la gestione dell’emergenza da Coronavirus nell’ambito della sanità pubblica veterinaria e della sicurezza alimentare, «non vi sono al momento evidenze scientifiche della trasmissione del virus SARS-COV-2 dagli animali all’uomo e attraverso gli alimenti», come spiega la nota di Confagricoltura Pistoia, e quindi «la sicurezza alimentare viene garantita dalle attuali norme», mentre la richiesta di ulteriori certificazioni non è né prevista né appropriata.
«Le segnalazioni di difficoltà sinora pervenute - sottolinea il direttore di Confagricoltura Pistoia Daniele Lombardi - necessitano di riferimenti puntuali per essere poi a loro volta inoltrate alle istituzioni competenti per una risoluzione delle problematiche riscontrate. Per tale motivo, abbiamo deciso di avviare una ricognizione del fenomeno e chiedere alle azienda agricole nostre socie di indicarci casi concreti di problematiche che stanno caratterizzando i flussi commerciali; ovviamente solo per quanto concerne l’emergenza Coronavirus».
In particolare occorrerebbe conoscere per ogni caso:
a) il prodotto interessato, indicandone quantitativi e tipologia;
b) la problematica riscontrata che ostacola gli scambi;
c) il soggetto che frappone impedimenti, istituzione o impresa che sia;
d) la località, in Italia o all’estero, dove si è constatata la problematica.
Ogni comunicazione utile va inviata al seguente indirizzo email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. oppure s.melani@confagricolturapistoia.it.

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