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“Negli ultimi tre anni la popolazione di cinghiali in Toscana si è fortemente ridotta e le stime dei danni registrati si sono più che dimezzate. Questi sono i risultati ufficiali conseguiti con gli interventi messi in atto negli ultimi 4 anni. Mi dispiace che le cifre fornite da presidente e direttore di Coldiretti Toscana e le conseguenti analisi siano di segno ben diverso: ma questi sono i dati che ci arrivano direttamente dagli Atc”.
Si apre così la dichiarazione dell’assessore regionale all'agricoltura Marco Remaschi a commento di un intervento del presidente di Coldiretti Toscana, Fabrizio Filippi, e del direttore Angelo Corsetti, sulla presenza di cinghiali nelle nostre campagne.
“La popolazione di cinghiali in Toscana – continua l’assessore - ammonta oggi a circa 160.000 unità (e non 450.000 come evidenzia Coldiretti) su un totale di circa 400.000 ungulati; un dato che evidenzia come la popolazione di questi animali stia iniziando a calare, e questo anche grazie agli abbattimenti attuati a seguito degli interventi di controllo regionale oltre che a quelli dovuti alla caccia ordinaria (332.000 cinghiali abbattuti in un triennio). Un segnale evidente di questo ridimensionamento arriva dalla stima dei danni provocati da ungulati (quindi non solo dai cinghiali): nel 2017, quando ancora gli effetti della legge non si erano fatti sentire si era arrivati a 3,2 milioni di euro, una cifra che poi è scesa fortemente sia nel 2018 (1 milione e 67mila) che nel 2019 (1 milione e 80.000 euro). Si tratta di numeri ben diversi da quelli indicati da Coldiretti (4,5 milioni annui solo per i cinghiali) e che, ripeto, provengono diretta mente dagli Atc”.
“Impreciso, mi si permetta – prosegue l’assessore - è anche il riferimento al caso della chiusura della A11 nel novembre scorso per la presenza di cinghiali: quella chiusura fu disposta per consentire la cattura di alcuni caprioli che si trovavano nei terreni vicini all’autostrada. L’intervento servì a evitare il rischio di incidenti. E a proposito di questo vorrei segnalare come anche in questo ambito le azioni messe in campo da Regione, Atc e cacciatori abbiano prodotto una inversione di tendenza: le denunce di incidenti stradali legati alla presenza di fauna selvatica, che erano arrivate a 430 nel 2016, sono scese a 100 nel 2019”.
“La mia conclusione – sottolinea Remaschi - è che, come evidenziato anche dalla conferenza regionale sulla caccia dello scorso anno a cui hanno partecipato tutte le categorie, compresa Coldiretti, ancora oggi siamo di fronte ad un fenomeno preoccupante e su cui tenere alta la guardia: gli agricoltori, infatti, continuano a sentire fortemente questa minaccia al loro lavoro e alla loro fatica quotidiana. Ma oggi, non trovandoci più nella stessa situazione del 2015, dobbiamo superare la fase emergenziale, che per sua natura si adatta solo a periodi brevi, mettendo a regime un nuovo sistema che consenta di poter mantenere in modo permanente dei livelli di intervento sempre più efficaci e veloci.
Ad esempio, proprio come richiesto dalle organizzazioni agricole, tra cui anche Coldiretti, grazie alla legge 70 del dicembre 2019, gli agricoltori, nel momento in cui sui loro terreni registrino la presenza di fauna selvatica, possono chiedere, con una semplice telefonata, l'intervento della polizia provincial. Avranno così la certezza di avere una risposta entro un termine che, a regime, sarà di 36 ore. Questa normativa dà agli agricoltori, ma anche ai sindaci per le problematiche di fauna in ambito urbano, due elementi decisivi per fronteggiare il problema: un metodo chiaro e semplice per far intervenire la polizia e tempi rapidi per il suo intervento. Anche questo mi sembra un risultato non da poco e che conferma la presenza della Regione a fianco del comparto agricolo e la consapevolezza di un problema grave, ma che può, con la necessaria costanza e nel tempo, essere fronteggiato”.

Redazione

La crisi sanitaria non deve diventare crisi economica. Per Confagricoltura è importante avviare subito una cabina di regia interministeriale che affronti in maniera coordinata l’emergenza Coronavirus per tutto il settore agricolo e agroindustriale.

Dalla giunta straordinaria convocata oggi dal presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti è emersa chiara la richiesta dell’Organizzazione di fare la propria parte nell’affrontare quest’urgenza che, oltre ai gravi aspetti sanitari, rischia di aggravare una situazione economica già difficile.
La costituzione di una cabina di regia che veda coinvolti tutti i dicasteri interessati, le organizzazioni di imprese delle filiere “dal campo alla tavola” è uno sforzo congiunto necessario per garantire continuità produttiva e commerciale a un comparto che rappresenta quasi il 20% del PIL nazionale e circa il 10% dell’export nazionale complessivo.
Intanto Confagricoltura, grazie alla capillare rete sul territorio, ha costituito una task force che segue attentamente la situazione e interviene sulle autorità competenti perché si riduca al massimo il disagio di imprese e lavoratori.
Trasporti, logistica, consegne dei prodotti sono le questioni più urgenti: non potendo evadere gli ordini, le aziende stanno subendo perdite importanti.
E’ inaccettabile, perché ingiustificato, evidenzia Confagricoltura, qualsiasi rallentamento dei nostri prodotti verso i mercati esteri.
La situazione è più fluida nelle zone rosse laddove i problemi si stanno affrontando con la massima responsabilità da parte degli imprenditori agricoli e grazie a specifici permessi di transito concessi dalle autorità competenti per affrontare i disagi nell’immediato.

Redazione

Distretti del cibo: al via il primo bando nazionale. Bellanova: "Sosteniamo la progettazione territoriale e gli investimenti nell'agroalimentare". A disposizione 31 milioni di cui 18 per i distretti alimentari e 13 per quelli della rigenerazione dai danni causati dalla xylella. Ammessi bandi da 4 a 50 milioni. Laddove la richiesta di fondi superasse la disponibilità, è previsto un tetto massimo al contributo a fondo perduto per singolo programma di investimenti pari a 2,5 milioni di euro. Di seguito i link diretti ai bandi del MIPAAF e la definizione esatta dei distretti ammessi.

Il 17 febbraio è partito il primo bando nazionale per il finanziamento dei Distretti del cibo, strumento per garantire ulteriori risorse e opportunità per la crescita e il rilancio a livello nazionale di filiere e territori. "Investiamo nella progettazione territoriale - ha detto la Ministra Teresa Bellanova dalla Sicilia, dove è stata impegnata in incontri e visite istituzionali anche in alcune aziende agroalimentari del palermitano - per favorire la crescita dell'Italia. Dobbiamo sbloccare energie e investimenti. L'agricoltura e l'agroalimentare sono un motore di idee, progetti, nuovi posti di lavoro. Di futuro. Abbiamo lavorato con le Regioni per mettere a punto un bando, il primo, che dia stimolo a una nuova stagione dei distretti del cibo. C'è molto interesse e fermento in tutti i territori, già questa è una scommessa vinta. L'Italia può essere un laboratorio di buone pratiche, investendo sull'economia circolare, sulla ricerca e su formule più forti di collaborazione tra agricoltori, allevatori, imprese di trasformazione e istituzioni. Noi ci siamo e vogliamo accompagnare questo sviluppo". Tutti i dettagli per la partecipazione, e per l'invio delle domande che dovrà avvenire entro il 17 aprile 2020, sono già disponibili sul sito del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.
Alla stessa pagina è pubblicato anche il Registro nazionale dei Distretti del cibo che raccoglie tutte le realtà riconosciute dalle Regioni. Il riconoscimento dei Distretti, infatti, viene affidato per legge alle Regioni e alle Province autonome che provvedono a comunicarlo al Mipaaf presso il quale è istituito il Registro nazionale. I bandi finanziano progetti da 4 a 50 milioni di euro di investimenti con un'ampia tipologia di spese ammissibili.
Il Contratto di distretto ha lo scopo di promuovere lo sviluppo, la coesione e l'inclusione sociale, favorire l'integrazione di attività caratterizzate da prossimità, garantire la sicurezza alimentare, diminuire l'impatto ambientale delle produzioni, ridurre lo spreco alimentare e salvaguardare il territorio e il paesaggio rurale attraverso le attività agricole e agroalimentari. Il Contratto di distretto per la Xylella, oltre quanto previsto sopra, ha invece lo scopo di realizzare un programma di rigenerazione dell'agricoltura nei territori colpiti dal batterio Xylella fastidiosa, anche attraverso il recupero di colture storiche di qualità. Le risorse disponibili per il finanziamento in conto capitale ammontano a 18 milioni di euro per il bando dei distretti del cibo e a 13 milioni di euro per il distretto Xylella, che utilizza fondi diversi rispetto allo stanziamento di 300 milioni di euro del Piano recentemente approvato in Conferenza Stato-Regioni. Laddove la richiesta di fondi superasse la disponibilità, è previsto un tetto massimo al contributo a fondo perduto per singolo programma di investimenti pari a 2,5 milioni di euro.

I bandi sono disponibili ai link:
https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/15042
https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/15043

I DISTRETTI DEL CIBO
La legge definisce Distretti del cibo:
- i distretti rurali e agroalimentari di qualità già riconosciuti o da riconoscere;
- i distretti localizzati in aree urbane o periurbane caratterizzati da una significativa presenza di attività agricole volte alla riqualificazione ambientale e sociale delle aree;
- i distretti caratterizzati dall'integrazione fra attività agricole e attività di prossimità.
- i distretti biologici.
Per garantire lo sviluppo di tutto il territorio e non solo delle singole filiere, i Distretti opereranno attraverso programmi di progettazione integrata territoriale.

Redazione

122 aziende e quasi 500 etichette, 206 in anteprima del Consorzio Vino Chianti. Questa la cornice dove i 4000 visitatori si sono mossi. Il presidente del Consorzio Vino Chianti Giovanni Busi «Premia la scelta di aprire al grande pubblico».

“Chianti Lovers” l'anteprima del Consorzio Vino Chianti, in programma omenica 16 febbraio alla Fortezza da Basso di Firenze e realizzata in collaborazione del Consorzio Tutela Morellino, ha confermato il grande successo dell'ultimo anno registrando oltre 4mila presenze.
In vetrina 122 aziende, 488 etichette in degustazione e 206 in anteprima. Protagonisti di questa 6a edizione, realizzata con il cofinanziamento FEASR-PSR 2014-2020 della Regione Toscana. Nella giornata sono state degustate le nuove annate Chianti DOCG 2019 e Riserva 2017 e Morellino di Scansano DOCG Annata 2019 e Riserva 2017.
«Ancora una volta la scelta di voler aprire al grande pubblico ha premiato - spiega Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti -. Questa è infatti un'occasione concreta per mettere in contatto le nostre aziende con le persone, che hanno così la possibilità di conoscere e apprezzare cosa c'è dietro ogni etichetta».
Il 2019 si è rivelato un anno importante anche sul fronte della qualità: «La vendemmia è in linea con le aspettative - continua Busi - abbiamo raggiunto l'obiettivo della riduzione del 10% delle quantità che ci eravamo dati per mantenere i magazzini in linea con l'andamento commerciale. La qualità è ottima. Il merito di tutto ciò è delle aziende che negli anni scorsi hanno fatto importanti investimenti e oggi oltre il 75% dei vigneti è stato rinnovato».



All'indomani della notizia della scelta del governo americano di escludere l'Italia dai dazi, il Consorzio continua a guardare con grande attenzione all'export. Da qui l'appello alla Regione e al Governo. «Abbiamo tirato un sospiro di sollievo che ci permette di guardare con più serenità ai prossimi mesi. E' certo che, anche alla luce di ciò che sta accadendo in Cina - conclude Busi - serve maggiore flessibilità nella gestione dei fondi messi a disposizione per la promozione del vino in modo da rispondere tempestivamente a scenari che possono cambiare all'improvviso. Non possiamo permetterci di restare indietro: poter riadeguare i nostri investimenti in tempi rapidi può significare davvero molto per l'export e i bilanci».

Redazione

Si terrà martedì 18 febbraio 2020 alle ore 17.30, nella nuova sede presso l’Istituto Pio de’Bardi (via dei Michelozzi, 2 - Firenze), la conferenza “Le pareti verticali nel giardino contemporaneo” a cura di Mariella Sgaravatti. Ormai è noto a tutti come negli ultimi decenni il grande fenomeno dell’urbanizzazione ha creato nelle città una crescita a macchia d’olio senza controllo e soprattutto senza una precisa pianificazione del verde.
Questo e altri fattori hanno portato paesaggisti, architetti e giardinieri a studiare e proporre di "verticalizzare il giardino”, segnando così la nascita del movimento della green architetture che teorizza la necessità di progettare il verde come parte integrante del progetto architettonico in una assoluta simbiosi.
Partendo dall’osservazione dei giardini pensili conosciuti fino dall'antichità (basti pensare ai giardini pensili di Babilonia fatti costruire da Nabucodonosor nel sesto secolo A.C.) si sono iniziati ad utilizzare i tetti e le pareti degli edifici per portare il verde quanto più vicino alle abitazioni e a creare nelle coperture e nei terrazzi dei veri giardini ad alta quota. Questo involucro verde tetto-parete favorisce la capacità di isolamento termico dell’edificio, migliorando anche il microclima dell’area circostante e creando pertanto un risparmio energetico.
L’intervento ripercorre una verifica storica delle problematiche e delle soluzioni che il giardino contemporaneo ha dovuto affrontare e risolvere in uno schema che è senza dubbio proiettato al futuro.
L’incontro è in collaborazione con LAO - Le Arti Orafe Jewellery School ed è patrocinato dalla Regione Toscana e dal Comune di Firenze.
Con la presente siamo a chiedervi la cortese disponibilità a promuovere l'iniziativa attraverso i vostri canali e, sperando di avervi nostri graditi ospiti, vi ringraziamo per l'attenzione.

Redazione