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nuova pasquini e bini

Nuova Pasquini & Bini, azienda di Altopascio (Lucca) specializzata nella produzione di vasi in plastica rigenerata per vivaismo e arredo verde, ha acquisito il 100% di Centroplast srl, realtà di Montecarlo (Lucca) attiva nella produzione di vasi in plastica riciclata. Con questa operazione, la società, controllata dal fondo EC I di Entangled Capital sgr dal 2021, supera i 25 milioni di euro di fatturato, rafforzando la sua leadership nel settore.

Centroplast, fondata nel 1982 da Francesco e Alberto Lazzareschi per rispondere alla crescente domanda di vasi in plastica da parte del distretto vivaistico locale, ha oggi una capacità produttiva di circa 20 milioni di pezzi l’anno. Ha chiuso il bilancio 2023 con ricavi per 4,4 milioni di euro, un EBITDA di 125 mila euro e un debito finanziario netto di circa 860 mila euro. L’acquisizione permetterà di potenziare l’efficienza produttiva e consolidare la presenza nel mercato europeo.

Nuova Pasquini & Bini, nata negli anni ‘60 e rilevata nel 1998 dalle famiglie Checchi e Silvi, che hanno guidato la crescita e lo sviluppo internazionale dell’azienda, ha registrato nel 2023 un fatturato di 18 milioni di euro, con un EBITDA di circa 760 mila euro e un debito finanziario netto di 11,7 milioni. Le famiglie Checchi e Silvi, tuttora presenti nel capitale con una quota del 27% dopo l’ingresso di Entangled Capital, hanno supportato l’acquisizione, riconoscendone il valore strategico per il rafforzamento del brand.

L’operazione segna un ulteriore passo nella strategia di crescita di Nuova Pasquini & Bini, con l’obiettivo di ottimizzare le sinergie produttive e ampliare l’offerta, puntando su innovazione, sostenibilità e rafforzamento delle quote di mercato. Il settore florovivaistico italiano guarda con interesse all’evoluzione di questa acquisizione, che promette di apportare valore e nuove opportunità alla filiera.

A.V.

Alla cerimonia d’apertura dell’IPM ESSEN 2025, il concorso IPM Novelty Showcase ha incoronato sette nuove varietà vegetali. Tra i vincitori, Hibiscus syriacus Flower Tower Ruby, Primula acaulis Flamenco Mix F1 e Sundaville® Blue.
premiati novelties ipm
L’IPM ESSEN 2025, la fiera leader mondiale dell’orticoltura, ha dato il via alla sua 41ª edizione celebrando l’innovazione nel settore vegetale. Durante la cerimonia d’apertura, sono stati assegnati i premi del prestigioso concorso IPM Novelty Showcase, che ha visto la partecipazione di 55 nuove varietà provenienti da 11 Paesi.

Tra le sette varietà premiate, spicca la Hibiscus syriacus Flower Tower Ruby (che vedete in home page), vincitrice di un riconoscimento speciale per la sua forma a colonna compatta, ideale per piccoli giardini e terrazze. Nella categoria Piante da fiore primaverili, il premio è andato alla Primula acaulis Flamenco Mix F1, caratterizzata da petali sfrangiati unici nel loro genere. 

Primula winNella categoria Piante da balcone e aiuola, la Sundaville® Blue ha conquistato la giuria con il suo colore che sfuma dal rosa al blu-viola.

sandeville purple Nella sezione Piante da interno a fogliame, ha trionfato l’Asplenium antiquum ‘Yuaspgio’ Gioia, una felce dalle foglie dentellate di un verde brillante, mentre il Musa sikkimensis Ever Red, premiato nella categoria Piante in contenitore, ha sorpreso con le sue foglie dal particolare contrasto verde e rosso castagna.Asplenium antiquum Yuaspgio Gioia
Musa sikkimensis Ever Red Le 55 varietà partecipanti resteranno esposte fino al 30 gennaio nel ZVG Horticulture Info Centre, dove i visitatori potranno votare la loro preferita per l’assegnazione del premio pubblico.

A.V.

Il progetto della cooperativa Toscana Giaggiolo ha rafforzato la filiera dell’iris con la prima distilleria italiana, aumentando la redditività del 35% e migliorando la sostenibilità. Un esempio per colture floricole ad alto valore aggiunto.

A oltre un mese dal riconoscimento ottenuto all’EUCAP, il progetto “Iris: il vero profumo della Toscana” si conferma come un modello virtuoso per il florovivaismo specializzato, dimostrando come l’innovazione nei processi di lavorazione possa incrementare la redditività e rafforzare le coltivazioni storiche del territorio. Cofinanziato dal PSR Toscana 2014-2022, il progetto ha coinvolto oltre 110 aziende agricole del Valdarno e del Chianti, portando alla creazione della prima distilleria italiana per l’estrazione del burro di giaggiolo, ingrediente essenziale per la cosmetica e la profumeria di alta gamma.

L’iris toscano, noto localmente come giaggiolo e simbolo di Firenze fin dal Medioevo, rappresenta una coltura di nicchia che richiede competenze specifiche e una filiera ben organizzata. Il progetto ha consentito di superare la tradizionale dipendenza dai distillatori francesi, permettendo ai produttori di lavorare direttamente il rizoma e vendere il prodotto finito a un prezzo maggiorato, con un incremento del 35% del valore di mercato.

I principali risultati ottenuti includono:

  • Miglioramento delle infrastrutture produttive, con la realizzazione di un impianto di trasformazione completo di mulino, caldaia a vapore e laboratorio di analisi.
  • Ottimizzazione della logistica, con la riduzione del trasporto da 150 quintali a 52 kg, contribuendo alla diminuzione delle emissioni di CO2.
  • Crescita della base associativa, con l’aumento dei soci della cooperativa da 74 a 123, dimostrando un rinnovato interesse per la coltivazione dell’iris tra i giovani agricoltori.
  • Incremento della qualità del prodotto, grazie a nuove tecniche di lavorazione e al miglioramento del controllo qualità.

Il successo del progetto si inserisce in un contesto di crescente attenzione alla valorizzazione delle produzioni floricole di pregio, offrendo spunti per altre realtà che operano con colture a elevato valore aggiunto, come la lavanda, il gelsomino e altre piante aromatiche destinate alla cosmetica e all’industria dei profumi.

Inoltre, la cooperativa Toscana Giaggiolo sta lavorando all'ottenimento della certificazione IGP (Indicazione Geografica Protetta), che contribuirebbe a rafforzare ulteriormente la filiera, garantendo maggiore tutela e riconoscibilità sui mercati internazionali.

L’esperienza del giaggiolo toscano dimostra come investimenti mirati e una gestione integrata della filiera possano favorire la competitività di colture floricole di nicchia, promuovendo allo stesso tempo la sostenibilità ambientale e la valorizzazione delle tradizioni locali.

Redazione

Focus su credito d’imposta, macchine agricole, biocombustibili e imprenditoria under 40 per il rilancio dell’agricoltura italiana.


Roma, 16 gennaio 2025
– Confagricoltura è intervenuta oggi in audizione alla 1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali) in Senato per presentare proposte chiave sul Decreto Milleproroghe 2022/2024. L’obiettivo è promuovere misure di sostegno mirate per il settore agricolo, con particolare attenzione a Sud Italia, imprenditoria giovanile, biocombustibili e semplificazioni normative.

Le principali richieste di Confagricoltura

  1. Estensione del credito d’imposta per il Sud Italia
    Confagricoltura propone di prorogare al 31 marzo 2025 il termine per accedere al credito d’imposta destinato alle imprese che hanno acquisito beni strumentali nuovi nel 2023, localizzati nelle aree del Sud Italia. Tale misura, secondo Palazzo della Valle, è essenziale per supportare le aziende che, pur avendo presentato il modello di comunicazione richiesto dall’Agenzia delle Entrate, non hanno rispettato la scadenza del 18 novembre 2024.

  2. Esclusione dell’obbligo assicurativo per le macchine agricole
    È stata avanzata la richiesta di esonerare le macchine agricole dall’obbligo assicurativo, considerando che non sono classificate come autoveicoli e non transitano su strade pubbliche. Inoltre, si sollecita la proroga dei termini per la revisione di questi mezzi, in attesa del Decreto ministeriale che ne definirà le modalità di esecuzione.

  3. Posticipo degli obblighi per i biocombustibili
    Confagricoltura ha evidenziato la necessità di rinviare al 1° giugno 2025 l’obbligo di adesione al Sistema nazionale di certificazione di sostenibilità per gli impianti di produzione elettrica da biogas fino a 1 MWe. La richiesta è motivata dalle difficoltà operative delle aziende agricole e dalla carenza di informazioni chiare sulle nuove disposizioni. Per i biocombustibili solidi, l’associazione propone di estendere il termine fino al 1° giugno 2026 per agevolare l’implementazione delle certificazioni richieste.

  4. Sostegno all’imprenditoria under 40
    Confagricoltura ha ribadito l’importanza di esonerare dai contributi previdenziali i coltivatori diretti e gli imprenditori agricoli professionali con meno di 40 anni. Questo incentivo è fondamentale per favorire il ricambio generazionale e attrarre nuove energie nel settore primario.

  5. Moratoria sui mutui agricoli
    Per contrastare la crisi economica che sta colpendo le aziende agricole, è stata richiesta una proroga di 12 mesi della moratoria sul pagamento del capitale delle rate dei mutui e dei finanziamenti in scadenza nel 2025. Questa misura, secondo Confagricoltura, permetterebbe alle imprese di affrontare con maggiore resilienza le sfide economiche del prossimo anno.


Impatto delle misure proposte

Le richieste avanzate da Confagricoltura puntano a dare respiro al settore agricolo, strategico per l'economia nazionale e per la sostenibilità ambientale. L’estensione del credito d’imposta nelle regioni del Sud Italia rappresenta un forte impulso agli investimenti nelle aree svantaggiate, mentre la semplificazione normativa per le macchine agricole e i biocombustibili ridurrebbe gli oneri burocratici per le imprese.

Particolare rilevanza è attribuita agli incentivi per i giovani agricoltori, considerati un motore fondamentale per l’innovazione e il futuro del settore. Inoltre, il posticipo degli obblighi per i biocombustibili e la moratoria sui mutui mirano a rafforzare la sostenibilità economica delle aziende agricole, in un momento storico segnato da incertezze economiche e climatiche.

Redazione

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Legambiente sollecita il Governo Meloni ad adottare il PNACC per l’adattamento climatico e propone il riutilizzo delle acque reflue come soluzione circolare per l’agricoltura.

Il 2024 si conclude con dati allarmanti sul fronte climatico: 351 eventi estremi hanno colpito l’Italia, un incremento del 485% rispetto al 2015. Siccità, allagamenti ed esondazioni hanno avuto un impatto devastante su territori, infrastrutture e settori economici cruciali, tra cui l’agricoltura. In questo contesto, Legambiente, attraverso il bilancio annuale dell’Osservatorio Città Clima, ha delineato una situazione critica, sottolineando il ruolo centrale della gestione idrica nel mitigare i danni legati alla crisi climatica.

Tra le proposte avanzate, l’associazione ambientalista insiste sull’urgenza di varare il DPR per il riutilizzo delle acque reflue depurate in agricoltura, un’azione che potrebbe ridurre gli sprechi idrici e garantire la resilienza delle colture, in particolare nelle regioni del Sud, duramente colpite dalla siccità. Secondo Legambiente, una gestione circolare delle risorse idriche è fondamentale per sostenere il comparto agroalimentare e florovivaistico, settori strategici per l’economia italiana. Tuttavia, soluzioni di questo tipo, già studiate in alcune aree del Paese, hanno evidenziato criticità significative, sia in termini di sostenibilità eco-ambientale sia per quanto riguarda la qualità delle acque, che spesso risultano inadatte per colture sensibili o produzioni alimentari di alto standard.

Legambiente ha puntato il dito contro il Governo Meloni, accusandolo di non aver attuato strategie concrete come il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (PNACC). L’associazione sottolinea come questa mancanza rappresenti un ostacolo significativo nella lotta alla crisi climatica e sollecita interventi strutturali e una maggiore assunzione di responsabilità politica. È importante chiarire che queste affermazioni riflettono esclusivamente la posizione di Legambiente.

Tuttavia, il riutilizzo delle acque reflue depurate, pur proponendosi come una soluzione innovativa, solleva alcune perplessità. Anche dopo trattamenti depurativi avanzati, queste acque possono contenere residui chimici o microinquinanti che le rendono inadatte per colture agroalimentari o per piante ornamentali che necessitano di acque leggere e prive di contaminanti. Inoltre, l’infrastruttura necessaria per garantire la sicurezza e la distribuzione di queste risorse comporta costi elevati e sfide tecniche che non possono essere ignorate.

Nel 2025 sarà essenziale che il dibattito intorno al riutilizzo delle acque reflue tenga conto sia delle potenzialità che delle limitazioni, promuovendo un approccio bilanciato e scientificamente fondato. Solo attraverso una collaborazione tra istituzioni, associazioni e operatori del settore si potranno individuare soluzioni sostenibili che proteggano l’ambiente senza compromettere la qualità e la sicurezza delle produzioni agricole. La sfida climatica richiede interventi concreti e mirati, che vadano oltre le polemiche e mettano al centro il futuro del settore primario.

Redazione