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Istat: siccità e costi 2022 penalizzano agricoltura e florovivaismo

ISTAT comunica i dati definitivi del 2022: valore aggiunto (-1,8%), produzione (-1,5%) e occupazione (-2,1%). Segno positivo solo a valore per Frutta (+28%). Insufficiente Florovivaismo con +1% che perde in quantità 44milioni di chili.


Il rapporto dell'ISTAT chiude lil bilancio dell'economia agricola nel 2022 che è stato caratterizzato da una contrazione rispetto al resto dell'economia nazionale. Il valore aggiunto nel settore agricoltura, silvicoltura e pesca è diminuito dell'1,8% in termini reali, mentre sia il volume della produzione che l'occupazione hanno registrato una flessione rispettivamente del 1,5% e del 2,1%. Anche nell'intera Unione Europea si è registrato un calo nella produzione e nel valore aggiunto (-3% e -1,5%), con l'Italia che si posiziona al secondo posto per valore aggiunto e al terzo per valore della produzione.

In Italia la situazione è stata negativa per la maggior parte delle coltivazioni, con una marcata contrazione nella produzione di legumi (-17,5%), olio di oliva (-14,6%) e cereali (-13,2%). Anche le attività di supporto (-5,4%) e il comparto zootecnico (-0,6%) hanno visto una diminuzione. Tuttavia, è stata un'annata favorevole per la produzione di frutta, che ha registrato un aumento del 23,2%, così come per le attività secondarie (+8,6%). Mentre, in particolare per il florovivaismo che registra un flebile (+1,1%), è molto importante sottolineare che i prezzi di vendita dei prodotti agricoli sono aumentati mediamente in modo significativo (+17,7%), ma ancora più rilevante è stato l'incremento dei prezzi dei beni e dei servizi impiegati nel settore agricolo (+25,3%) e soprattutto che le quantità vendute nel 2022 sono calate di 44milioni di chili rispetto al 2021. Pertanto il dato del +1% non può che essere nettamente insufficiente in quanto non è stato in grado di recuperare il livello inflattivo generato dall'aumento dei costi e l'aumento medio dei prezzi, il tutto aggravato dal calo delle vendite a quantità per 44 milioni di chili.

Redazione

Il cordoglio unanime dell'agricoltura a Silvio Berlusconi

Le associazioni agricole esprimono profondo rammarico per la perdita del presidente Berlusconi, riconoscendo il suo impegno a favore del settore primario e del Made in Italy.

La notizia della scomparsa del presidente Silvio Berlusconi ha suscitato profondo rammarico nel mondo dell'agricoltura italiana. Massimiliano Giansanti, presidente della Confederazione Generale dell'Agricoltura Italiana (Confagricoltura), insieme alla direttrice generale Annamaria Barrile, esprimono le più sentite condoglianze alla famiglia, a Mediaset e a Forza Italia.

Anche la Coldiretti, rappresentata dal presidente Ettore Prandini e dal segretario generale Vincenzo Gesmundo, ha voluto manifestare il proprio dolore per la scomparsa del presidente Berlusconi. "Il nostro omaggio va oltre le appartenenze politiche", affermano Prandini e Gesmundo, sottolineando l'impronta significativa che Berlusconi ha lasciato sulla società italiana. Ricordano inoltre il suo sostegno costante all'agricoltura italiana, considerandola un tassello prezioso per gli interessi del Paese. Esprimono quindi tutto il loro cordoglio alla famiglia, ai cari e agli amici del presidente.

Anche Cristiano Fini, presidente nazionale di CIA-Agricoltori Italiani, ha espresso il proprio dolore per la perdita di Silvio Berlusconi. Fini ricorda l'importante ruolo di Berlusconi come protagonista dell'imprenditoria e della politica italiana e sottolinea la sua grande attenzione verso la difesa del settore primario. Berlusconi ha sempre manifestato la volontà di promuovere l'agricoltura e aumentare la capacità produttiva di cibo Made in Italy. A nome di CIA, Fini esprime il cordoglio alla famiglia e a Forza Italia. 

La scomparsa di Silvio Berlusconi viene dunque vissuta come una perdita non solo sul piano politico, ma anche umano, riconoscendo il suo impegno e la sua attenzione nei confronti dell'agricoltura italiana e del suo sviluppo sostenibile.

Redazione

 

 

Rivoluzione sostenibile in montagna: le Bandiere Verdi premiano l'innovazione nell'arco alpino

Un segnale di cambiamento: 19 iniziative virtuose ricevono le Bandiere Verdi per la sostenibilità ambientale nei territori montani


Una rivoluzione sostenibile sta prendendo piede nei territori montani dell'arco alpino, evidenziata dalle 19 Bandiere Verdi assegnate sabato 10 a Venzone (UD) durante il VII Summit Nazionale delle Bandiere Verdi di Legambiente. Questi vessilli rappresentano esempi virtuosi di adattamento creativo e innovativo, nonché di sostenibilità ambientale, che cercano di contrastare la crisi climatica e lo spopolamento delle aree montane. Il Piemonte si distingue come la regione con il maggior numero di bandiere verdi (5), seguito da Friuli-Venezia-Giulia (4) e Veneto (3).

Le storie virtuose premiate includono progetti come il bioparco Acqua Viva nel cuneese, il recupero dei frutteti tradizionali nelle aree urbane di Bolzano e il Comune di Enego, protagonista nella ricostruzione forestale dopo la tempesta Vaia. Questi esempi dimostrano l'impegno delle associazioni, degli operatori locali e dei piccoli comuni nel ripensare l'azione territoriale e promuovere una gestione sostenibile del territorio.

Legambiente sottolinea l'importanza di replicare queste esperienze virtuose sul territorio montano, mantenendo fede agli impegni e agli obiettivi della Carta di Budoia. L'associazione ambientalista invita tutti i piccoli comuni montani alpini a sottoscriverla per contrastare la crisi climatica e lo spopolamento delle aree montane.

Le Bandiere Verdi rappresentano un segnale di speranza e un incentivo per promuovere pratiche sostenibili nelle aree montane. Allo stesso tempo, Legambiente denuncia le pratiche non sostenibili con le Bandiere Nere, che quest'anno sono state assegnate a 11 istituzioni pubbliche dell'arco alpino.

La montagna dimostra di essere resiliente e di offrire nuove opportunità, ma è necessario supportarla con interventi nazionali e risorse a sostegno delle realtà montane. L'applicazione della Carta di Budoia e la diffusione di esperienze virtuose rappresentano azioni fondamentali per affrontare le sfide climatiche e demografiche e garantire un futuro sostenibile per le terre alte.

La premiazione delle Bandiere Verdi sottolinea il ruolo cruciale delle comunità locali nella promozione della sostenibilità ambientale e nella valorizzazione del territorio montano. Questi esempi concreti mostrano che la montagna può essere un modello di resilienza e adattamento per tutta la società.

Ecco l'elenco separato delle Bandiere Verdi assegnate durante il VII Summit Nazionale delle Bandiere Verdi di Legambiente

Comuni premiati:
- Comune di Balme (TO)
- Comune di Enego (VI)
- Comune di Caraglio (CN)
- Comune di Valdieri (CN)

Operatori Locali: 5. Gestori dei rifugi della Deiva (SV)
- Ivan Provenzale e famiglia (PN)
- Cooperativa LASSÙ del Comelico Superiore (BL)
- Impresa sociale Dolomiti Hub, Fonzaso (BL)
- Malga Riondera di Ala (TN)

Associazioni locali e pro loco: 10. Comitato per l'ampliamento del Parco del Mont Avic, Fénis (AO)
- Associazione per l'Ecomuseo Valle Elvo e Serra Sordevolo (BI)
- Associazione Aosta Iacta Est, Aosta (AO)
- Associazione Castanicoltori Lario Orientale, Sala al Barro (LC)
- Associazione Gruppo Sentieri Amici della Storia di Val Brembilla (BG)
- Associazioni e enti promotori dell'Iniziativa Baumgart - frutteti tradizionali Bolzano (BZ)

Bandiera alla memoria e all'impegno: 16.

Associazione Amici di Venzone e Comune di Venzone (UD) - in memoria di Remo Cacitti

Altre premiazioni: 17. Associazione Podén, Forni di Sotto (UD)
- Pro Loco di Preone (UD)
- Alpstream - Centro internazionale per lo studio dei fiumi alpini, Ostana (CN)

Queste iniziative virtuose rappresentano un segnale di cambiamento e un'impegno per la sostenibilità ambientale nei territori montani dell'arco alpino.

Redazione

Semplificazione vincoli paesaggistici nei boschi: ruolo ddl Made in Italy

Presidente Orlandini: "Grazie al sottosegretario La Pietra, finalmente un provvedimento che semplifica le autorizzazioni e agevola la filiera foresta-legno"


Il settore forestale riceve una buona notizia con l'approvazione del Ddl Made in Italy, che prevede importanti modifiche per semplificare il procedimento di autorizzazione degli interventi colturali nei boschi vincolati. Questa novità, tanto attesa e auspicata, è stata resa possibile grazie all'interessamento del sottosegretario alle politiche agricole, Patrizio La Pietra.

Sandro Orlandini, presidente di Cia Agricoltori Italiani Toscana Centro, sottolinea l'importanza di questa revisione normativa. Il testo dell'accordo tra i ministeri della cultura e delle politiche agricole prevede uno snellimento delle autorizzazioni, che porterà un concreto alleggerimento delle pratiche quotidiane nel settore forestale. Inoltre, il ddl Made in Italy contribuirà a potenziare l'approvvigionamento di materia prima per la filiera foresta-legno nazionale entro un termine massimo di 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge.

La proposta di semplificazione era stata sottoposta al sottosegretario La Pietra, che si è dimostrato attento e disponibile verso il settore, sostenendo la modifica della normativa vigente. L'obiettivo è rimuovere le autorizzazioni paesaggistiche anche nelle aree sottoposte a vincolo diretto, quando l'oggetto della tutela non riguarda specificamente il bosco stesso. Le autorizzazioni paesaggistiche, soprattutto nei tagli cedui, rappresentano un ostacolo burocratico gravoso per le imprese, e questa semplificazione contribuirà a ridurre tale onere.

Grazie al ddl Made in Italy e all'impegno del sottosegretario La Pietra, si apre la strada a un processo di semplificazione e agevolazione per il settore forestale, consentendo una gestione più efficiente e snella delle attività colturali nei boschi vincolati.

Redazione

nel Dl Siccità sperimentazione in campo delle Tea

Nelle Commissioni 8 e 9 del Senato sì unanime all’emendamento al Dl Siccità che apre alla sperimentazione in campo delle Tea. Ok di Crea, Cia e Confagricoltura.

 
Con il via libera tre giorni fa nelle commissioni congiunte Agricoltura e Ambiente del Senato all’emendamento al Dl Siccità che rende possibile la sperimentazione in campo aperto delle Tecniche di evoluzione assistita (Tea), l’Italia apre al miglioramento genetico in agricoltura. Miglioramento tramite tecniche, fra cui Genome Editing e Cisgenesi, che consentono di correggere il Dna delle piante e quindi di selezionare caratteri specifici utili per il settore primario che difficilmente sarebbero ottenibili con altri metodi (vedi).
Come riferito dall’Ansa, il primo ad annunciare l’approvazione è stato il presidente della Commissione Industria, agricoltura e produzione agroalimentare Luca De Carlo, primo firmatario dell'emendamento, che l’ha descritta come «una svolta epocale per il mondo agricolo». Soddisfazione anche dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, per il quale simile apertura «ci pone all'avanguardia in Europa». 
Molto positive anche le reazioni del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) e di due importanti associazioni agricole quali Cia – Agricoltori italiani e Confagricoltura. 
«Per il mondo della ricerca, e per il Crea in particolare, l’approvazione della norma che autorizza la sperimentazione in campo delle produzioni ottenute mediante le tecniche di evoluzione assistita – ha dichiarato il presidente del Crea Carlo Gaudio - rappresenta un momento decisivo, perché le attività di ricerca già svolte nei laboratori dei nostri Centri hanno dimostrato risultati straordinari che ora possiamo mettere “alla prova” in campo». «La ricerca – ha aggiunto Gaudio - è vitale per il progresso, per l’innovazione e per lo sviluppo della conoscenza, e mai come ora in agricoltura, in uno scenario di cambiamenti climatici così preoccupante, l’innovazione genetica è indispensabile a garantire la competitività e la sostenibilità delle produzioni agricole nazionali». 
«Una svolta storica per il mondo agricolo italiano – ha dichiarato Cia – Agricoltori italiani - necessaria a sviluppare piante più green e resistenti ai cambiamenti climatici e alle malattie, tutelando sia la produttività che la sostenibilità del settore». Come affermato dal presidente di Cia Cristiano Fini «il settore primario ha bisogno di accrescere la quantità e la qualità delle produzioni, assicurare un reddito agli agricoltori e, al contempo, realizzare la transizione verde e far fronte alla crisi climatica. D’altra parte, solo nell’ultimo anno gli eventi estremi sono raddoppiati, tra siccità, gelate, alluvioni, con un aumento di cinque volte delle perdite di raccolto di frutta e verdura e, ormai, i fattori climatici da soli spiegano tra il 20% e il 49% delle fluttuazioni del rendimento agricolo». Per rispondere a tutto questo, ha affermato Fini, «è indispensabile cogliere la strada della ricerca e dell’innovazione genetica in particolare. Ringraziamo, quindi, i tre primi firmatari delle proposte di legge sulle Tea, Raffaele Nevi, Luca De Carlo e Gian Marco Centinaio, grazie ai quali l’Italia può tornare protagonista delle biotecnologie agricole, diventando il primo Paese in Europa ad avviare la sperimentazione in campo delle Tea. Contemporaneamente, è un segnale forte che diamo a Bruxelles per accelerare sulla proposta di regolamento in materia, altrimenti si corre il rischio di bloccare l’iter del provvedimento».
Sulla stessa linea d’onda la reazione di Confagricoltura che per bocca del presidente Massimiliano Giansanti ha parlato di «grande passo avanti per la ricerca scientifica e per l’agricoltura, che mette fine a un lungo periodo di oscurantismo tecnologico», aggiungendo però che «senza un inquadramento europeo, le Tea resteranno a livello sperimentale». Come messo in evidenza da Giansanti, «ora è necessario lavorare per la presentazione della proposta di regolamento sulle tecniche genomiche da parte della Commissione UE, prevista per fine giugno, e per la successiva approvazione in tempi brevi da parte del Parlamento europeo e del Consiglio, altrimenti si rischia di bloccare l’iter del dossier. Eventuali slittamenti fermerebbero infatti la procedura di adozione per un ulteriore anno, in considerazione delle elezioni europee del 2024 per il nuovo Parlamento e dell’insediamento della Commissione». Le tecniche di evoluzione assistita, sottolinea Confagricoltura, sono una risposta efficace all’emergenza climatica e alla richiesta di cibo, permettendo di ridurre l’uso di fitofarmaci e acqua e di garantire la produttività necessaria per rispondere alla popolazione in crescita. E sullo stato dell’arte delle Tea si parlerà a Roma a Palazzo Della Valle, sede di Confagricoltura, il prossimo 7 giugno in un convegno con le personalità di riferimento del mondo politico e della ricerca.
 

Redazione