Nuove tecniche genomiche o TEA strategiche per l’agricoltura italiana

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Nuove tecniche genomiche o TEA strategiche per l'agricoltura italiana

Presentato il Position Paper Nuove tecniche genomiche “Genome Editing e Cisgenesi” di CL.A.N., Federchimica-Assobiotec e CREA. Favorevoli Confagricoltura e Cia.

 
«Promuovere un sistema pubblico-privato di miglioramento genetico basato sulle tecnologie genomiche più avanzate è strategico per adeguare l’agricoltura nazionale al futuro e mantenere la sostenibilità e la competitività del comparto agricolo nazionale».
E’ la conclusione del Position Paper elaborato dal Cluster Agrofood Nazionale (l’associazione riconosciuta dal Ministero dell’Università e della Ricerca che aggrega imprese, associazioni di categoria, università, organismi di ricerca, enti di Formazione e rappresentanze territoriali del settore Agrifood) e da Assobiotec (l’Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie che fa parte di Federchimica) sull’uso delle Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA) in agricoltura, cioè quelle tecniche sviluppate in biologia negli ultimi 10 anni, fra cui in primis Genome Editing e Cisgenesi, che consentono di correggere il DNA delle piante e quindi selezionare caratteri specifici utili per l’agricoltura che difficilmente sarebbero ottenibili con altri metodi. Questo documento con presa di posizione sulle TEA è stato presentato il 14 marzo nel corso di un incontro organizzato con il CREA, che ha coinvolto interlocutori del mondo produttivo, della ricerca e delle istituzioni.
Intitolato Nuove tecniche genomiche “Genome Editing e Cisgenesi” (ovvero TEA Tecniche di Evoluzione Assistita), il Position Paper illustra le potenzialità delle TEA all’interno del contesto agricolo italiano - sempre più messo a dura prova dagli effetti del cambiamento climatico e dalla necessità di migliorare la resistenza alla siccità e alle avversità assicurando al contempo qualità e produttività più elevate - e spiega come le TEA possono contribuire ad accrescere la sostenibilità della nostra agricoltura e a produrre alimenti più salutari. Su queste basi, vengono stilate alcune raccomandazioni per consentire all’Italia di cogliere questa opportunità e a tal fine vengono suggerite agli attori della politica 3 azioni:
- «consentire la sperimentazione in campo delle TEA in tempi brevi: le TEA sono radicalmente diverse dagli OGM di una volta, non possono essere normate allo stesso modo»;
- «rilanciare un programma di ricerca sulle biotecnologie pulite per l’agricoltura di domani: nei prossimi mesi è atteso un cambiamento del quadro autorizzativo a livello europeo e sarebbe grave se l’Italia non si presentasse all’appuntamento con un adeguato programma di investimento, si rischierebbe di vanificare tutto il lavoro fatto sinora»;
- «predisporre strumenti di trasferimento tecnologico dei risultati dalla ricerca al mondo produttivo, coinvolgendo anche le industrie private, in modo da rinnovare il panorama varietale e renderlo idoneo al nuovo scenario climatico».
 
La ricerca sulle TEA in Italia e il progetto “Biotech” a cura del CREA
Le potenzialità delle TEA sono emerse con sempre maggior chiarezza nelle iniziative portate avanti negli ultimi anni dal sistema scientifico italiano, che ha sviluppato conoscenze avanzate relativamente alle più importanti specie agricole italiane (frumento, riso, pomodoro, vite, melo, agrumi, ecc). «Questo lavoro, che ha portato alla selezione di piante di volta in volta resistenti alle malattie, agli stress abiotici e/o con migliori caratteristiche qualitative e con potenzialità produttiva più elevata, - spiega il CREA - è rimasto fino a oggi confinato nei laboratori. Le piante già selezionate con le TEA e quelle che saranno selezionate nei prossimi anni costituiscono una grande opportunità per l’agricoltura italiana – basti solo pensare alle perdite causate dalla siccità - purché però ci sia la possibilità di testarle in campo, una opzione al momento preclusa».
Fra le varie iniziative scientifiche intraprese va ricordato il progetto “Biotech”, finanziato dal Ministero dell’agricoltura e coordinato dal CREA: «il più importante progetto di ricerca pubblica per lo sviluppo delle TEA in agricoltura, giunto a termine lo scorso 28 febbraio 2023, portando ad importanti risultati che possono essere raggruppati in 2 grandi categorie»:
1) Piante editate o cisgeniche capaci di accrescere la sostenibilità delle colture attraverso la riduzione dei trattamenti fitosanitari, come ad esempio piante di pomodoro resistenti alle piante parassite (ma anche allo stress salino e idrico), basilico resistente alla peronospora, frumento duro resistente all’oidio, viti resistenti a peronospora e oidio, nonché melo resistente alla ticchiolatura.  
Piante con migliorate caratteristiche produttive, qualitative o nutrizionali come orzo e frumento editati per aumentare la resa potenziale, agrumi arricchiti di composti antiossidanti e senza semi; melanzane e viti senza semi, pomodori a più alto valore nutrizionale.
2) Conoscenze avanzate e competenze specialistiche in un settore innovativo ed emergente nel panorama della ricerca in agricoltura, che pone l’Italia al passo degli altri Paesi europei più avanzati, dal momento che le attività di “Biotech” hanno permesso un balzo in avanti sulla conoscenza delle basi molecolari dei caratteri alla base del miglioramento genetico, aprendo l’orizzonte alla selezione di piante più sostenibili e più adatte ai nuovi scenari climatici.
«La nostra agricoltura – ha detto il presidente del CREA Carlo Gaudio - deve oggi fronteggiare sfide epocali quali i cambiamenti climatici e la crescente siccità, nel quadro degli obiettivi del Green Deal europeo, come la forte e rapida riduzione dell’uso dei fitofarmaci e dei fertilizzanti, ma, per poterle vincere, servono nuove varietà di colture in grado di garantire al tempo stesso produttività, resilienza e sostenibilità ambientale, senza rinunciare a quella qualità e tipicità che hanno reso il nostro Made in Italy agroalimentare riconoscibile e competitivo sui mercati di tutto il mondo. In questo contesto, il miglioramento genetico diventa un obiettivo strategico dell’agricoltura del nostro Paese, dipendente dalla disponibilità di nuove varietà adatte alle diverse condizioni climatiche, con tratti qualitativi innovativi, resistenti agli agenti nocivi biotici ed abiotici, alle vecchie e nuove patologie, varietà capaci di utilizzare in modo più efficiente e sostenibile l’acqua e gli elementi nutritivi disponibili». A tal fine, ha concluso Gaudio, «occorre una ricerca avanzata, basata su un adeguato patrimonio di risorse genetiche e su tecniche di miglioramento genetico all’avanguardia. Il CREA è convinto che la scommessa con il futuro può e deve essere vinta, ma necessita di un forte investimento nella ricerca ed oggi, in particolare, in quella genomica e biotecnologica». 
«Dobbiamo risolvere un problema che è italiano e non europeo – ha aggiunto il direttore generale del CREA Stefano Vaccari - oggi la legge ci impedisce di fare ricerca, quindi serve una buona legge nazionale per rendere possibile la sperimentazione in campo. La commercializzazione sarà un problema successivo da affrontare in Europa nella prossima legislatura. Quando ci sarà il via libero europeo, quindi, dobbiamo farci trovare pronti. In quest’ottica, inoltre, servirà un forte investimento economico per la ricerca sulle TEA. Come CREA, infatti, grazie al progetto Biotech, abbiamo decine di piantine messe a punto dai nostri ricercatori e pronte per essere piantate». 
«Custodire con cura ciò che gli agricoltori italiani ci hanno tramandato – ha detto il sottosegretario di stato al Ministero dell’agricoltura Patrizio Giacomo La Pietra - è alla base del nostro concetto di sovranità alimentare, ma sia ben chiaro che in nessun modo questa cura va interpretata come una stasi, come un immobilismo che ci farebbe solo perdere posizioni e competitività nel panorama internazionale. Per queste ragioni il Governo Meloni è consapevole dell’importanza di aprirsi alle innovazioni in grado di non stravolgere e alterare la nostra produzione, ma di renderla più forte, più competitiva e più adatta al tempo che stiamo vivendo e al futuro che ci aspetta. Le sfide che ci aspettano nei prossimi anni sono i cambiamenti climatici e la sostenibilità. Sfide che possiamo vincere avvalendoci del contributo sostanziale apportato dalla genetica vegetale avanzata che può contribuire a determinare una produzione agricola che usi meno risorse naturali, pesticidi, fertilizzanti e minori quantitativi di energia».
 
Le reazioni positive di Confagricoltura e Cia – Agricoltori Italiani con “Cibo per la mente”
«Vogliamo che le nuove tecnologie applicate all’agricoltura diventino realtà – ha dichiarato il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti in occasione della presentazione del Position Paper -. Quando si parla di scienza e ricerca nel nostro settore, non ci tiriamo indietro, anzi. Tanto che nello statuto della nostra organizzazione ho fatto inserire che Confagricoltura crede nella scienza e nella ricerca». 
A proposito del contributo della genetica vegetale avanzata per un’agricoltura produttiva, sostenibile e competitiva, Giansanti ha detto che «occorre sperimentare e utilizzare tutti i frutti della scienza e della ricerca, così da mettere in grado i nostri agricoltori di produrre di più al costo minore e competere sui mercati». «Nel 2000 - ha ricordato - l’Italia per il mais era autosufficiente al 97%, mentre ora solo al 42%, per la soia eravamo al 56% ora ci limitiamo a produrre il 32%. Non è certamente un caso che proprio per questi due prodotti si risenta degli effetti della mancanza, sul campo, di scienza e ricerca, mentre quelle colture che ne subiscono un impatto minore, hanno sostanzialmente mantenuto le quote di mercato. Il Sud America è leader per le proteine animali e vegetali, un primato che non si scalfisce con norme di etichettatura o barriere non tariffarie».
Sul sito di Cia – Agricoltori Italiani è stato pubblicato un comunicato di commento al Position Paper a nome di “Cibo per la mente”, il Manifesto per l’innovazione in agricoltura sottoscritto da 15 associazioni (Aisa, Federchimica Agrofarma, API, Assalzoo, Assica, Assitol, Federchimica Assobiotec, Federchimica Assofertilizzanti, Assosementi, Compag, Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri, UNAItalia, Uniceb). «La filiera agroalimentare – inizia il comunicato - è compatta nel considerare le nuove tecniche genomiche (NGTs, in Italia note anche come TEA, Tecniche di Evoluzione Assistita) imprescindibili per il futuro dell’agricoltura». «Semplificare la regolamentazione a livello europeo è un’azione fondamentale per favorire l’accesso a questi preziosi strumenti di innovazione – prosegue il commento -. Auspichiamo che l’Italia confermi un approccio finalizzato a garantire una normativa chiara, lineare e in tempi certi e brevi, che ci consenta di cogliere questa importante opportunità».  
«L’attuale legislazione applicabile alle NGTs risale a più di vent’anni fa e non è più adeguata a recepire i vantaggi di queste tecnologie – affermano le 15 associazioni tra cui Cia -. Le istituzioni europee sono chiamate ad adottare una regolamentazione che ci consenta di disporre dell’innovazione necessaria a superare le criticità che stiamo affrontando. Abbiamo le soluzioni per farlo, ma dobbiamo poterle applicare. Ci aspettiamo che la politica italiana giochi un ruolo importante a sostegno di questa decisione, perché non possiamo permetterci di ignorare le opportunità offerte dalle NGTs nel garantire la sicurezza degli approvvigionamenti». Al tempo stesso, aggiungono, «non possiamo prescindere dal rilancio della ricerca pubblica in campo. In Italia abbiamo un know-how che va sostenuto e potenziato attraverso investimenti significativi. Per troppo tempo la sperimentazione in campo è rimasta un tabù. È giunto il momento di invertire questa tendenza e di contrastare la cultura antiscientifica».
 
Redazione