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Un dossier elaborato da BirdLife Europa e EEB (European Environmental Bureau) e presentato lo scorso 11 maggio a Bruxelles al Commissario UE Phil Hogan ha evidenziato come la PAC sia inefficiente, insostenibile e scarsamente accettata dagli agricoltori e dalla società. 

Obiettivi incoerenti, strumenti inefficaci, insostenibilità per l’ambiente, impopolarità sia tra gli agricoltori che nel pubblico più ampio. E’ impietosa l’analisi effettuata da un nuovo studio sulla Politica agricola comune in Europa, presentato lo scorso 11 maggio a Bruxelles alla presenza del Commissario Ue all’Agricoltura Phil Hogan nel corso di una conferenza organizzata da BirdLife Europa e da EEB (European Environmental Bureau). All’inizio della conferenza le due organizzazioni hanno consegnato al commissario le 260mila firme di cittadini e l’adesione di 600 organizzazioni e imprese alla campagna Living Land, attuata in 28 paesi europei (tra cui l’Italia con la campagna #cambiamoagricoltura) per chiedere una Pac che protegga il clima e l’ambiente, che sia equa per agricoltori e consumatori, e che garantisca una produzione di cibo sana e sostenibile.
Nonostante i rilevanti problemi della Pac che emergono dallo studio, che vanno dalla mancanza di un set coerente di obiettivi all’uso di strumenti inefficaci e parzialmente confliggenti fino a una scarsa valutazione dell’impatto che la Pac ha sulla società, sull’economia e soprattutto sull’ambiente, la Politica agricola comune è però riformabile da subito già a partire dalle conoscenze e dagli strumenti disponibili. E’ ora necessario però che la politica li utilizzi.
«E’ giunto il momento per il Commissario Hogan di prendere atto che dai cittadini monta la richiesta di una PAC che restituisca all’agricoltura un ruolo chiave nel governo sostenibile del territorio europeo: le coltivazioni in Europa coprono una superficie di 160 milioni di ettari, il 37% del territorio dell’Unione. Oggi i fondi della Pac vanno a beneficio dei proprietari che praticano forme di agricoltura aggressiva ed inquinante, come le monoculture e gli allevamenti intensivi. Queste risorse pubbliche devono invece servire a sviluppare le enormi potenzialità dell’agricoltura, conciliando la produzione con obiettivi di lotta al cambiamento climatico, di difesa della biodiversità, di presidio del suolo e delle aree rurali in difficoltà, di difesa della salute di cittadini e consumatori rispetto all’impiego di pesticidi e all’abuso di fertilizzanti».
Nel complesso sono stati oltre 320mila cittadini, di 28 paesi europei, che hanno partecipato alla consultazione pubblica indetta dalla Commissione europea. Di questi, come detto, ben 260.000 sono quanti hanno avuto accesso alla consultazione attraverso il portale aperto dai network delle organizzazioni ambientaliste con la campagna Living Land (33.000 attraverso il portale italiano di #cambiamoagricoltura): un segnale di attenzione che la Commissione non potrà sottovalutare quando presenterà ufficialmente i risultati nella conferenza attesa per il prossimo 7 luglio a Bruxelles.
«E’ il momento di affrontare di petto il problema, prendendo sul serio gli obiettivi di sostenibilità per formulare una politica agricola che sia adeguata al ventunesimo secolo. E’ ormai chiaro che voci sempre più numerose e diversificate chiedono un sistema agroalimentare veramente sostenibile, che prenda in considerazione tutti gli aspetti della filiera alimentare: dall’impatto della produzione del cibo sul clima e sull’ambiente al consumo e alla salute pubblica».
La decisione finale per lil futuro della Pac è attesa per il prossimo autunno.
 
Redazione

L’annuncio oggi all’Accademia dei Georgofili nell’incontro sul “nuovo regime fitosanitario europeo”. In 10 anni arrivate in Europa 385 specie di insetti alieni dannosi. Il Crea-of di Pescia coinvolto in un progetto per la conservazione della qualità delle piante verdi dal produttore al consumatore.

Le emergenze come la Xylella fastidiosa sono la punta dell’iceberg di un fenomeno - legato ai cambiamenti climatici, alla globalizzazione, e anche ai limiti delle attività di controllo fitosanitario – di vasta portata. Basti pensare che «il 70% degli insetti introdotti accidentalmente in Europa negli ultimi 10 anni attaccano piante» e che nel complesso in questo periodo sono state ben 385 le «specie di insetti alieni dannosi ad alberi e arbusti». A renderlo noto, durante l’incontro “Il nuovo regime fitosanitario europeo – Regolamento Ue 2016/2031: impatto sull’attuale sistema di controlli fitosanitari e sulle imprese vivaistiche ornamentali”, tenutosi oggi all’Accademia dei Georgofili di Firenze, è stato uno dei ricercatori del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea) intervenuti, l’entomologo Pio Federico Roversi, responsabile del Crea – dc (Centro di difesa e certificazione) di Firenze, nella sua relazione sul tema “Insetti acari nematodi e tutela del vivaismo ornamentale”. Secondo Roversi per migliorare la tutela fitosanitaria in Italia sarà necessario da un lato investire nel continuo aggiornamento della diagnostica e dall’altro un miglior supporto tecnico-scientifico ai controlli in particolare nei punti di entrata delle merci. Ma essenziale per un salto di qualità del sistema di tutela nazionale sarà dotarsi di «un laboratorio di quarantena all’altezza del compito: una infrastruttura nazionale a livelli di sicurezza biologica paragonabili a quelli di strutture esistenti in altri Paesi europei come la Francia (Montpellier) e il Regno Unito (York); una struttura che faccia rete e colleghi i punti di entrata con i centri di ricerca». Come già preannunciato dal presidente in pectore del Crea Salvatore Parlato, ha ricordato Roversi, è stato deciso che proprio nella sede del Crea di Firenze verrà creato il primo e unico «laboratorio italiano per il controllo di insetti, acari e nematodi da quarantena», che consentirà di essere più rapidi nel contrastare l’insorgere e la diffusione di organismi nocivi alle piante.
Nella relazione precedente a quella di Roversi, il suo collega Gianluca Burchi, responsabile del Crea – of (Centro di ricerca in orticoltura e florovivaismo) di Pescia, ha trattato le varie sfaccettature del concetto di qualità delle piante. Nel suo intervento Burchi ha citato fra l’altro un progetto che il suo centro sta seguendo insieme a un gruppo di vivaisti di Pistoia per risolvere un problema molto sentito in tutto il florovivaismo: il mantenimento della qualità delle piante nel percorso dal luogo di produzione alla destinazione nel punto vendita e al consumatore, percorso che può durare anche 7-8 giorni quando non addirittura 15 giorni. Il progetto di studio, che riguarda le piante ornamentali verdi, sia in vaso che in zolla o a radici nude, si articola in quattro argomenti principali, come ci ha spiegato Burchi: microchip applicati sulle singole piante per monitorare la temperatura della pianta nelle varie fasi della commercializzazione e in particolare durante i trasporti; sensori o rilevatori in grado di evidenziare stress e malattie delle piante, da utilizzare al momento dell’arrivo a destinazione della piante o in tappe intermedie; simulazioni delle condizioni ambientali in cui si troveranno le varie specie di piante messe insieme all’interno dei container; programmi informatici per ottimizzare i carichi e scarichi delle merci in relazione a forma, altezza e altri parametri delle piante trasportate. 
 
L.S.

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Tutti gli interessati potranno iscriversi al prestigioso Concorso Internazionale di Architettura del Paesaggio "Flormart Garden Show" fino al prossimo 15 luglio 2017 per partecipare così alla terza edizione promossa da Flormart, in programma in Fiera a Padova dal 21 al 23 settembre 2017. Il montepremi complessivo ammonta quest'anno a 20.000 euro.

Il Concorso Internazionale di Architettura del Paesaggio, organizzato in collaborazione con Uniscape, sviluppa il tema del verde sostenibile ed il legame tra architettura e paesaggio. In particolare, si propone di premiare e valorizzare i progettisti, le aziende e le associazioni che operano nel settore dell’ideazione, della valorizzazione e del recupero del paesaggio e della conservazione della biodiversità.
La competizione si articola in due sezioni distinte: la “Sezione1” riguarda un’area del territorio della “Grande Padova”, che necessita di una ricucitura per rigenerare un tessuto urbano ormai degradato da molteplici lacerazioni susseguitesi nel tempo. flormart, floraviva, gardenLa “Sezione2” interessa invece una porzione del Masterplan del quartiere fieristico, all’interno del quale troverà spazio un nuovo giardino determinato dall’esito del concorso. 
Il concorso, che anche quest’anno sta raccogliendo un grande interesse, prevede un montepremi complessivo di 20.000 euro, che saranno distribuiti fra i primi tre classificati per ciascuna sezione. 
Nel 2016 la prima sezione, dedicata a progetti di intervento a Lozzo Atestino (Padova), nel cuore dei Colli Euganei, per la riqualificazione della struttura industriale in fase di dismissione di Fischer Italia era stata vinta dal “Progetto per il parco monte Lozzo Atestino. Paesaggi dell'arte e della percezione” del team del Prof. Valerio Alberto Morabito. Mentre la seconda sezione, dedicata invece a progetti di giardini temporanei, aveva visto il primo posto del progetto “La forma del tempo” del team guidato dall’architetto Antonio Sarto.
Per partecipare a questa edizione 2017 c'è tempo fino al 15 luglio: qui il regolamento e ulteriori informazioni.
 
Redazione

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«Contratto subito o sarà guerra della passata e dei pelati»: così Cia - Agricoltori Italiani in merito all'accordo sul contratto che regola la commercializzazione del pomodoro italiano. Ancora lontano infatti l'accordo tra produttori nel centro sud e industria: si teme la deregulation del comparto con conseguenze gravi per export, import e qualità del prodotto destinato ai consumatori.

Pasta al burro e pizza bianca, il mercato detterà la dieta italiana del 2018. Perché i produttori di pomodoro sono sul piede di guerra ed è lontano l’accordo sul contratto che regola la sua commercializzazione. Distanti le parti, con una forbice di 30 euro per tonnellata, tra domanda e offerta. Un abisso che se non verrà colmato scatenerà una deregulation nel comparto, con tutti i rischi connessi.
La Cia-Agricoltori Italiani dal Macfrut di Rimini (la principale fiera specializzata del settore) denuncia una situazione che si sta facendo esplosiva sui campi. «Gli agricoltori -spiega l’organizzazione- si sono indebitati per impiantare le coltivazioni, e in assenza di un contratto non sanno se riusciranno a coprire i costi di produzione affrontati. A circa 2 mesi dall’avvio della raccolta del pomodoro, con le piante già a dimora tutte le aziende del centro sud del Paese non hanno alcun riferimento e si teme il caos nel comparto.»
Secondo quanto si apprende l’industria offrirebbe tra gli 82 e gli 87 euro per tonnellata, cifra irricevibile dai produttori che non possono scendere sotto i 95 euro per la varietà tonda (quella destinata alla passata) a 105 euro per quella lunga (idonea alla trasformazione in pelati). «Lo strumento del contratto -evidenzia la Cia- è l’elemento di garanzia, che va anche oltre gli aspetti commerciali, infatti le regole sono propedeutiche anche per tracciare la qualità del prodotto. Quindi, di quel pomodoro che finirà nelle scatole destinate alla vendita per i consumatori.  Non vorremmo dover dare indicazioni ai consumatori di prediligere la pasta o la pizza senza il suo condimento “principe”, perché quest’anno i barattoli conterrebbero solo prodotto turco, tunisino o cinese.»
La situazione è calda: è in ballo la tenuta di un comparto che muove oltre 3 miliardi di fatturato annui, per una superfice coltivata che supera i 30 mila ettari. Aziende che generano 2,4 milioni di tonnellate di pomodoro, creando lavoro, tra fissi e stagionali, per circa 20 mila persone solo al Sud, dove si concentra più del 53 per cento della produzione totale. Per tali motivi, per l’importanza che questa produzione assume nell’equilibro del tessuto socio economico del meridione d’Italia, la Cia-Agricoltori Italiani chiede «un’assunzione di responsabilità delle parti, l’immediata riapertura delle trattative in un tavolo di confronto basato sulla trasparenza. Non sarebbe tollerabile -conclude la Cia-  favorire comportamenti speculativi e lasciare gli agricoltori al loro destino fallimentare.»
 
Redazione

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Tutto pronto per l’edizione 34 di Macfrut, la Fiera internazionale dell’ortofrutta al via oggi nei padiglioni fieristici di Rimini fino a venerdì 12 maggio. A tagliare il nastro della kermesse, alle 11.30, il vice ministro delle Politiche Agricole Andrea Olivero con numerose autorità: l’On. Sandro Gozi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, il ministro dell’agricoltura del Libano, Ghazi Zaiter, l’europarlamentare, Paolo De Castro, e Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna.

Un’edizione con numeri record: 1100 espositori, uno su quattro dall’estero, 8 padiglioni su un’area di 50mila metri quadrati, 1200 buyer invitati, Cina Paese partner, Basilicata regione partner.
Macfrut 2017 sarà nel segno della fragola, frutto simbolo di questa edizione, frutto del riscatto di un’agricoltura che ha saputo investire nell’innovazione. Secondo i dati elaborati da Cso Italy, nel nostro Paese sono coltivati 3.640 ettari nel 2017, con un incremento del 3% rispetto al 2016. Bene anche l’export cresciuto del +6%, con l’86% del prodotto destinato nei mercarti dell’Unione Europea. Le fragole rappresentano circa il 2% degli acquisti annuali di frutta fresca delle famiglie italiane, ogni famiglia ne acquista poco più di 4 kg.
Saranno tante dunque le iniziative dedicate alla fragola. Ogni giornata di Macfrut si chiude nell’area Agorà alle 17.30 con Strawberry Cocktails, il cocktail ufficiale della rassegna.
Giovedì 11 va in scena da Strawberry Talks organizzato da Image Line e Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) in collaborazione con Cesena Fiera. Un focus in due sessioni sul frutto del riscatto: la prima “Innovazione Varietale” (ore 10.30), momento di approfondimento e confronto sul quadro europeo dedicato al breeding della fragola, analizzando ambienti meridionali e continentali. Chiuderà il momento una degustazione di nuove varietà di prodotto, per scoprire anche attraverso il gusto l’importanza dell’innovazione. La seconda, “Mercati & Consumi” (ore 14.00), dedicata invece all’analisi delle tendenze in corso a livello europeo e all’identificazione di fresche visioni di sviluppo per il commercio della fragola. Entrambe i momento vedono alternarsi speaker e opinion leader italiani e stranieri esperti nel settore ortofrutticolo.
Sempre alla fragola è dedicato il Fuorisalone di Macfrut che si concluderà sabato 13 maggio in piazza Cavour a Rimini con il raduno deibeatlesiani da tutta Italia omaggio ai cinquant’anni della celebre hit del gruppo di Liverpool Strawberry fields forever. Di scena anche degustazioni ed educational.
 
Redazione