Enpa: «Il Parlamento fermi la controriforma dei Parchi, a rischio animali e clima. Nelle nostre aree protette stoccate 460 milioni di tonnellate di carbonio». Così l'Ente Nazionale Protezione Animali, in occasione della giornata mondiale della terra che si celebra domani, lancia un appello ai parlamentari per un'azione importante verso l'ambiente.
«Per celebrare la giornata mondiale della terra, domani 22 aprile, chiediamo ai nostri parlamentari di fare un gesto importante: fermare la discussione della cosiddetta “riforma” della normativa sulle aree protette, attualmente all'esame della Camera dei Deputati. Rinunciare a quella che appare come una vera controriforma sarebbe un bellissimo regalo per la natura e per tutti i cittadini, per i quali i Parchi sono un inestimabile e irrinunciabile bene comune». Così l'Enpa con Annamaria Procacci, consigliera nazionale nonché responsabile biodiversità e ambiente dell'associazione.
Infatti, l'approvazione del disegno il disegno di legge farebbe compiere, secondo Enpa, al nostro Paese un pericolosissimo salto all'indietro di 40 anni, con una governance dei Parchi svincolata da criteri di merito e competenza scientifica, finalizzata invece a nuovi ruoli (cioè, nuove poltrone) per politici “a riposo”; con la previsione di royalties per lo sfruttamento del territorio; con un forte sbilanciamento a favore dei gruppi di pressione e di potere locali; con la rinuncia a mantenere la conservazione della natura come caposaldo della normativa.
Con una simile riscrittura delle regole si profila anche la rinuncia allo straordinario ruolo che i Parchi svolgono nella lotta ai cambiamenti climatici grazie alla loro azione di mitigazione e di contrasto agli effetti del riscaldamento globale: le nostre aree protette immagazzinano infatti 460 milioni di tonnellate carbonio (secondo quanto riportato dal Ministero dell'Ambiente). Sono cioè una vera cassaforte posta a presidio del clima.
Ma il testo all'esame della Camera colpisce l'Ente: «con il pretesto del “contenimento” della fauna affidato ai fucili dei cacciatori di “selezione”, anche gli animali, mettendo a rischio persino le specie più rare – orsi, lupi, avifauna - che nelle aree protette hanno il loro ultimo territorio, la loro ultima possibilità di vita. A queste specie, simbolo di libertà e bellezza, tante care agli italiani, il disegno di legge non offre infatti alcuna garanzia di esclusione dagli interventi cruenti.»
«Anche per questo – conclude Procacci - chiediamo ai Deputati di rinunciare a scrivere con la controriforma delle aree protette una pagina nera delle nostre politiche ambientali, del futuro nostro e delle altre specie».
Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali comunica che dal 28 aprile al 29 maggio si terranno una serie di incontri territoriali sui temi della tutela e della valorizzazione del patrimonio forestale italiano promossi dal Mipaaf in collaborazione con la Rete Rurale Nazionale, in continuità con il lavoro avviato dal Forum Nazionale delle Foreste che si è svolto lo scorso novembre a Roma.
Qui di seguito il programma, articolato in sei incontri di cui tre tematici e tre tecnici.
INCONTRI TEMATICI
- 28 aprile, Foggia - “FORESTE E ISTITUZIONI”. Dalle ore 9.30 alle ore 13.30 presso la 68ma Fiera Internazionale dell’Agricoltura e della Zootecnia, Ente Fiera di Foggia, Padiglione istituzionale Regione Puglia, C.so del Mezzogiorno 1.
- 15 maggio, Potenza - “FORESTE E BIODIVERSITÀ”. Dalle ore 14 alle ore 18.30 presso l’Università degli Studi della Basilicata, Aula Magna, via Nazario Sauro 85. Con la presenza di Andrea Olivero, Vice Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
-29 maggio, Padova - “FORESTE E PRODUTTIVITÀ”. Dalle ore 9.30 alle ore 13.30 presso l’Aula Ippolito Nievo, Palazzo del Bo’, Via VIII Febbraio 2. Con la presenza di Andrea Olivero, Vice Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
INCONTRI TECNICI
- 5 Maggio, Cuneo - “TUTELA E VALORIZZAZIONE ATTIVA DELLE FORESTE”. Dalle ore 14.00 alle ore 18.00 presso il Centro Incontri della Provincia, Sala Falco, C.so Dante Alighieri 41. Con la presenza di Andrea Olivero, Vice Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
- 9 Maggio, Amatrice - “TUTELA E VALORIZZAZIONE ATTIVA DELLE FORESTE”. Dalle ore 9.30 alle ore 17.00 presso il Villaggio del Food “Amate Amatrice”. Con la presenza di Andrea Olivero, Vice Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
- 22 maggio, Trento - “TUTELA E VALORIZZAZIONE ATTIVA DELLE FORESTE”. Dalle ore 9.30 alle ore 15.30 presso il Castello del Buon Consiglio, Sala Grande, Via Bernardo Clesio 5. Con la presenza di Andrea Olivero, Vice Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
I Pelargonium, più comunemente conosciuti come gerani, sono le piante dell’estate. Con le loro fioriture luminose e abbondanti trasformano balconi, terrazze, giardini, aiuole e parchi in fantastiche macchie di colore. La campagna "Pelargonium for Europe" ci racconta così la loro storia.
Le origini di questi fiori sono sudafricane: è proprio dal capo di Buona Speranza, infatti, che questa pianta intraprende, nel XVII secolo, il suo cammino alla scoperta dei diversi Paesi. Sono più di 250 le specie selvatiche di Pelargonium che si possono trovare in Sud Africa, e di queste circa 50 crescono nella zona intorno a Table Mountain. I Pelargonium hanno anche origini australiane, neozelandesi, iraniane e irachene, ma in questi paesi non esistono le tante varietà che invece sono presenti in Sud Africa.
Molte delle specie selvatiche hanno davvero poco in comune con le tipologie a nostra disposizione oggi. Ad esempio, alcune varietà sono arbusti cespugliosi che raggiungono altezze fino a due metri, mentre altre crescono come piante perenni, simili alle succulente a gambo e possono raggiungere altezze fino a un metro. Spesso queste ultime hanno steli robusti e carnosi che fungono da serbatoi d'acqua Dal Capo di Buona Speranza a Leiden, nei Paesi Bassi.
Non si conosce con esattezza quando e dove i primi Pelargonium arrivarono in Europa. Ma una cosa è certa: nel 1672 numerose specie selvatiche di Pelargonium sono state portate dal Sud Africa all'Università di Leiden nei Paesi Bassi. Già nel 1652 l’Olanda aveva infatti stabilito una base presso il Capo di Buona Speranza in Sud Africa, che serviva come punto di rifornimento per le navi sulla strada per la Dutch East India Company. Nel 1672 Paul Hermann, botanico e medico tedesco al servizio sulle navi olandesi, ha approfittato di una breve sosta presso il Capo di Buona Speranza per studiare il mondo vegetale intorno ai piedi della Table Mountain. Oltre a numerose altre piante da fiore scoprì il Pelargonium che decise di portare nei Paesi Bassi. Le piante hanno dimostrato di essere straordinariamente resistenti riuscendo a sopravvivere al lungo viaggio indenni. Nel 1686 è documentata l’esistenza di ben 10 diverse specie di Pelargonium nei giardini botanici della città di Leiden.
imDa Leiden, successivamente, il Pelargonium si diffuse in vari altri giardini botanici dei Paesi Bassi, per raggiungere, nel XVIII secolo, il resto dell’Europa. La nobiltà e gli abitanti delle città più ricche scoprono questi bei fiori e iniziano a coltivarle nei loro giardini e serre.
Fin dall'inizio, il Pelargonium è stato confuso con il geranio. È solo alla fine del XVIII secolo che viene riconosciuto il genere botanico "Pelargonium"; ma, ancora oggi, il termine botanico Pelargonium non è riuscito a sostituire il nome geranio.
Nel XIX secolo i Pelargonium fioriscono finalmente in tutta Europa, disponibili in innumerevoli varietà caratterizzate dai diversi colori, modelli di crescita e forme di foglie. Nel 1826 la Weimar "Hortus Belvederanus" ha raccolto e citato 352 varietà di Geranio e ibridi.
Oggi la coltivazione e la produzione di gerani è un business globale in espansione con diverse nuove varietà lanciate sul mercato. L'attuale gamma comprende oltre 500 diverse tipologie, di cui solo 280 sono riconducibili alle specie selvatiche conosciute. Nei climi più assolati dell'Africa e dell'America Centrale, le piante madri di Pelargonium si coltivano nelle serre. Da qui ogni anno vengono raccolte milioni di talee per essere poi consegnate in aereo in tutti quei Paesi in cui verranno ulteriormente coltivate per produrre le piante destinate alla vendita
presso i vivai e i centri di giardinaggio. Oggi sono circa 500 milioni i Pelargonium che vengono venduti annualmente nella sola Europa.
Eurofleurs 2017, il campionato europeo per fioristi al di sotto dei 25 anni di età, si terrà dal 15 al 17 settembre 2017 per stupire tutti gli appassionati e i professionisti di settore. In vista della gara, è già disponibile online il nuovo regolamento.
Le linee guida generali sono state modificate per ogni singola gara del prossimo Eurofleurs 2017: qui troverete il regolamento ufficiale che sarà in vigore durante il campionato a Sint-Truiden, in Belgio. Il documento include anche le descrizioni delle attività, cioè i dettagli delle assegnazioni che i giovani concorrenti dovranno soddisfare.
La valutazione di tutte le composizioni floreali create per il campionato Eurofleurs 2017 sarà effettuata da un team europeo di giudici esperti, guidati dal presidente della giuria Thomas Ratschker. Tutti i giudici saranno fioristi professionisti che hanno già preso parte con successo al sistema di certificazione dei giudici sviluppato da Florint.
I partecipanti del campionato provengono da ognuno dei paesi membri di Florint e sono nominati dalle singole associazioni nazionali, che solitamente organizzano una sfida interna per decidere quale giovane fiorista selezionare.
Il campionato 2017 si terrà dunque nella cittadina di Sint-Truiden in Belgio, dal 15 al 17 settembre, presso il Minderbroederssite, un suggestivo monastero del XIII secolo. Da ricordare che una settimana dopo in Belgio si terrà anche il noto Fleuramour.
Cia-Agricoltori Italiani interviene sulla situazione di crisi del comparto risicolo nazionale: «Bene avvio percorso etichetta. Adesso azioni concrete su promozione, clausola di salvaguardia e in casi estremi blocco dell’import selvaggio». Per l’associazione servono politiche di lungo respiro per questo importante settore.
«Le problematiche connesse al mercato e alla commercializzazione del riso italiano non si superano con interventi precipitosi e spot, che sembrano di propaganda» esordisce Cia nel suo intervento sulla crisi del comparto riso.
Per l’associazione di categoria occorrono politiche di lungo respiro e interventi ponderati come una campagna promozionale sul “riso italiano”, una buona legge sul commercio interno, misure ad hoc sulle importazioni selvagge e maggiore attenzione nelle concessioni tra le aree di libero scambio per un prodotto considerato sensibile dalla stessa Commissione europea.
«In merito al tema dell’etichettatura -prosegue la Cia- riteniamo giusto avviare il percorso per approdare a un sistema chiaro, evitando soluzioni pasticciate che non portano benefici a produttori e consumatori. In particolari periodi di crisi del prodotto interno, sarebbe necessario regolarizzare meglio le dinamiche dell’import, prevedendo anche misure come il blocco momentaneo delle importazioni di riso dall’Asia.»
Il comparto del riso in Italia merita, secondo Cia, una politica di lungo respiro, capace di garantire sviluppo e sostenibilità. Oggi, conclude Cia, questo settore conta 250 mila ettari coltivati e un fatturato complessivo che si aggira sui 2 miliardi di euro per oltre 4.000 imprese coinvolte.