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Il Collegio Nazionale dei Periti Agrari e dei Periti Agrari Laureati informa che la Rete Professioni Tecniche ha inviato una lettera al Ministro del lavoro e delle politiche sociali con una richiesta di incontro: il tema del confronto, fissato per il prossimo 3 maggio, saranno i dibattuti compensi professionali.

È stata inviata una nota congiunta tra Rete Professioni Tecniche e CUP al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, con oggetto “Determinazione dei compensi dei professionisti, richiesta incontro per prossime iniziative legislative”.
I motivi di una richiesta di incontro sono relativi all’esigenza di sottoporre all’attenzione del Ministro il punto di vista degli ordini e collegi professionali sul dibattuto tema dei compensi professionali. Un tema affrontato dalla Rete in più occasioni, nell’ambito delle audizioni svolte in Parlamento e nei contributi documentali inviati agli organi decisori della Repubblica, rappresenta per i professionisti un punto focale, sia per quanto attiene all’aspetto economico, che per una effettiva ed efficace tutela della committenza, che, ancora, per il rispetto della dignità professionale dei liberi professionisti.
La Rete ha seguito l’iter legislativo che sta portando all’approvazione del Jobs Act del lavoro autonomo, e sin dall’inizio, in più di una circostanza, ha fatto rilevare l’urgenza di introdurre una disposizione che conducesse alla definizione di corrispettivi economici idonei a costituire un efficace strumento di orientamento per la committenza, nel rispetto dei principi di libera concorrenza e parità di trattamento.
Nella nota è stato segnalato come il principio secondo cui la prestazione di opera professionale, al pari della prestazione di lavoro subordinato, trova il suo corrispettivo nell’attribuzione di un giusto compenso economico è un canone generale che accompagna da sempre la legislazione giuslavoristica. L’abolizione delle tariffe non ha fatto venir meno la necessità di continuare ad applicare detto principio nell’ambito dei rapporti di lavoro autonomo svolto in forma professionale, soprattutto tenuto conto dei numerosi oneri – dalla sottoscrizione del preventivo di spesa all’atto dell’assunzione dell’incarico alla stipulazione di un’assicurazione per responsabilità civile professionale, dalla formazione continua alla certificazione delle competenze – gravanti sui professionisti iscritti agli Albi, seppur finalizzati ad assicurare uno standard qualitativo appropriato delle prestazioni professionali.
Il testo del “Jobs Act del lavoro autonomo” prevede tra le altre cose l’istituzione di un tavolo tecnico di confronto permanente sul lavoro autonomo, ed è nello spirito di questa iniziativa che la Rete, insieme al CUP, intende avviare sin da subito un rapporto di proficua collaborazione e di confronto con il Ministero del lavoro. Argomenti che saranno trattati nell’incontro, già fissato dal Ministro per il prossimo 3 maggio.
 
Redazione

floraviva, myplant, milano

Nel report della 3^ edizione del salone b2b del florovivaismo Myplant & Garden spicca l’aumento dei visitatori da 10.000 nel 2016 a 13.000 nel 2017 (una crescita del 30% come per gli espositori: 567). Dall’estero il 12% dei visitatori (circa il doppio del 2016), con al primo posto gli olandesi (14,5%), seguiti da svizzeri (10,2%) e francesi (8,4%).      

Myplant & Garden – International Green Expo è cresciuto del 30%: sia nel numero di espositori (567 di cui il 21 per cento stranieri) che in quello dei visitatori, passati dai 10 mila del 2016 ai 13 mila del 2017 (il 12 per cento dei quali provenienti dall’estero).
E’ il bilancio conclusivo dell’ultima edizione del salone professionale milanese del florovivaismo e del giardinaggio, tenutasi dal 22 al 24 febbraio del 2017 negli spazi di Fiera Milano, che è stato comunicato oggi dagli organizzatori. I quali hanno fatto sapere a Floraviva che il numero dei visitatori stranieri è all’incirca raddoppiato rispetto all’edizione dell’anno precedente.
La nota è accompagnata da due grafici che informano sui Paesi di provenienza degli stranieri espositori e visitatori e da due tabelle sui settori di appartenenza e di interesse dei visitatori in generale (sia italiani che stranieri).
Dai grafici risulta che il 33,3% degli espositori stranieri dell’ultima edizione era olandese. Al secondo posto la Danimarca con il 21,4% e al terzo la Francia con il 12%, seguita dalla Germania con il 10,3%.
Anche la classifica dei visitatori stranieri vede al primo posto l’Olanda, con il 14,5% delle visite dall’estero. Seguono gli svizzeri, con il 10,2%, e i francesi, con l’8,4%. Al quarto posto i visitatori rumeni (6,5%), mentre i tedeschi sono sesti (4,4%) davanti agli spagnoli (4,2%).
Passando ai comparti della filiera florovivaistica e del verde di interesse dei visitatori, emerge che il settore di maggior richiamo era rappresentato dai produttori di piante così definiti nell’indagine: “Vivai: floricoltura, piante da interno ed esterno” (per il 60% dei visitatori). A ruota i comparti “Tecnica: terricci, fertilizzanti, prodotti fitosanitari” e “Vasi: vasi e contenitori professionali”.
Infine, i comparti di appartenenza dei visitatori che hanno superato la soglia del 10% sono i seguenti: “giardinieri e manutentori” (13%), “garden center (con produzione propria)” (12%), e “produttori” e “vivaisti” (11% ciascuno).
 
L.S.
 
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Enpa: «Il Parlamento fermi la controriforma dei Parchi, a rischio animali e clima. Nelle nostre aree protette stoccate 460 milioni di tonnellate di carbonio». Così l'Ente Nazionale Protezione Animali, in occasione della giornata mondiale della terra che si celebra domani, lancia un appello ai parlamentari per un'azione importante verso l'ambiente.

«Per celebrare la giornata mondiale della terra, domani 22 aprile, chiediamo ai nostri parlamentari di fare un gesto importante: fermare la discussione della cosiddetta “riforma” della normativa sulle aree protette, attualmente all'esame della Camera dei Deputati. Rinunciare a quella che appare come una vera controriforma sarebbe un bellissimo regalo per la natura e per tutti i cittadini, per i quali i Parchi sono un inestimabile e irrinunciabile bene comune». Così l'Enpa con Annamaria Procacci, consigliera nazionale nonché responsabile biodiversità e ambiente dell'associazione.
Infatti, l'approvazione del disegno il disegno di legge farebbe compiere, secondo Enpa, al nostro Paese un pericolosissimo salto all'indietro di 40 anni, con una governance dei Parchi svincolata da criteri di merito e competenza scientifica, finalizzata invece a nuovi ruoli (cioè, nuove poltrone) per politici “a riposo”; con la previsione di royalties per lo sfruttamento del territorio; con un forte sbilanciamento a favore dei gruppi di pressione e di potere locali; con la rinuncia a mantenere la conservazione della natura come caposaldo della normativa.
Con una simile riscrittura delle regole si profila anche la rinuncia allo straordinario ruolo che i Parchi svolgono nella lotta ai cambiamenti climatici grazie alla loro azione di mitigazione e di contrasto agli effetti del riscaldamento globale: le nostre aree protette immagazzinano infatti 460 milioni di tonnellate carbonio (secondo quanto riportato dal Ministero dell'Ambiente). Sono cioè una vera cassaforte posta a presidio del clima.
Ma il testo all'esame della Camera colpisce l'Ente: «con il pretesto del “contenimento” della fauna affidato ai fucili dei cacciatori di “selezione”, anche gli animali, mettendo a rischio persino le specie più rare – orsi, lupi, avifauna - che nelle aree protette hanno il loro ultimo territorio, la loro ultima possibilità di vita. A queste specie, simbolo di libertà e bellezza, tante care agli italiani, il disegno di legge non offre infatti alcuna garanzia di esclusione dagli interventi cruenti.»
«Anche per questo – conclude Procacci - chiediamo ai Deputati di rinunciare a scrivere con la controriforma delle aree protette una pagina nera delle nostre politiche ambientali, del futuro nostro e delle altre specie».
 
Redazione

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Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali comunica che dal 28 aprile al 29 maggio si terranno una serie di incontri territoriali sui temi della tutela e della valorizzazione del patrimonio forestale italiano promossi dal Mipaaf in collaborazione con la Rete Rurale Nazionale, in continuità con il lavoro avviato dal Forum Nazionale delle Foreste che si è svolto lo scorso novembre a Roma.

Qui di seguito il programma, articolato in sei incontri di cui tre tematici e tre tecnici.
INCONTRI TEMATICI
- 28 aprile, Foggia - “FORESTE E ISTITUZIONI”. Dalle ore 9.30 alle ore 13.30 presso la 68ma Fiera Internazionale dell’Agricoltura e della Zootecnia, Ente Fiera di Foggia, Padiglione istituzionale Regione Puglia, C.so del Mezzogiorno 1.
- 15 maggio, Potenza - “FORESTE E BIODIVERSITÀ”. Dalle ore 14 alle ore 18.30 presso l’Università degli Studi della Basilicata, Aula Magna, via Nazario Sauro 85. Con la presenza di Andrea Olivero, Vice Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
-29 maggio, Padova - “FORESTE E PRODUTTIVITÀ”. Dalle ore 9.30 alle ore 13.30 presso l’Aula Ippolito Nievo, Palazzo del Bo’, Via VIII Febbraio 2. Con la presenza di Andrea Olivero, Vice Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
 
INCONTRI TECNICI
- 5 Maggio, Cuneo - “TUTELA E VALORIZZAZIONE ATTIVA DELLE FORESTE”. Dalle ore 14.00 alle ore 18.00 presso il Centro Incontri della Provincia, Sala Falco, C.so Dante Alighieri 41. Con la presenza di Andrea Olivero, Vice Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
- 9 Maggio, Amatrice - “TUTELA E VALORIZZAZIONE ATTIVA DELLE FORESTE”. Dalle ore 9.30 alle ore 17.00 presso il Villaggio del Food “Amate Amatrice”. Con la presenza di Andrea Olivero, Vice Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
- 22 maggio, Trento - “TUTELA E VALORIZZAZIONE ATTIVA DELLE FORESTE”. Dalle ore 9.30 alle ore 15.30 presso il Castello del Buon Consiglio, Sala Grande, Via Bernardo Clesio 5. Con la presenza di Andrea Olivero, Vice Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
 
Redazione

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I Pelargonium, più comunemente conosciuti come gerani, sono le piante dell’estate. Con le loro fioriture luminose e abbondanti trasformano balconi, terrazze, giardini, aiuole e parchi in fantastiche macchie di colore. La campagna "Pelargonium for Europe" ci racconta così la loro storia.

Le origini di questi fiori sono sudafricane: è proprio dal capo di Buona Speranza, infatti, che questa pianta intraprende, nel XVII secolo, il suo cammino alla scoperta dei diversi Paesi. Sono più di 250 le specie selvatiche di Pelargonium che si possono trovare in Sud Africa, e di queste circa 50 crescono nella zona intorno a Table Mountain. I Pelargonium hanno anche origini australiane, neozelandesi, iraniane e irachene, ma in questi paesi non esistono le tante varietà che invece sono presenti in Sud Africa.
Molte delle specie selvatiche hanno davvero poco in comune con le tipologie a nostra disposizione oggi. Ad esempio, alcune varietà sono arbusti cespugliosi che raggiungono altezze fino a due metri, mentre altre crescono come piante perenni, simili alle succulente a gambo e possono raggiungere altezze fino a un metro. Spesso queste ultime hanno steli robusti e carnosi che fungono da serbatoi d'acqua Dal Capo di Buona Speranza a Leiden, nei Paesi Bassi.
floraviva, geranio
Non si conosce con esattezza quando e dove i primi Pelargonium arrivarono in Europa. Ma una cosa è certa: nel 1672 numerose specie selvatiche di Pelargonium sono state portate dal Sud Africa all'Università di Leiden nei Paesi Bassi. Già nel 1652 l’Olanda aveva infatti stabilito una base presso il Capo di Buona Speranza in Sud Africa, che serviva come punto di rifornimento per le navi sulla strada per la Dutch East India Company. Nel 1672 Paul Hermann, botanico e medico tedesco al servizio sulle navi olandesi, ha approfittato di una breve sosta presso il Capo di Buona Speranza per studiare il mondo vegetale intorno ai piedi della Table Mountain. Oltre a numerose altre piante da fiore scoprì il Pelargonium che decise di portare nei Paesi Bassi. Le piante hanno dimostrato di essere straordinariamente resistenti riuscendo a sopravvivere al lungo viaggio indenni. Nel 1686 è documentata l’esistenza di ben 10 diverse specie di Pelargonium nei giardini botanici della città di Leiden.
imgerani, floravivaDa Leiden, successivamente, il Pelargonium si diffuse in vari altri giardini botanici dei Paesi Bassi, per raggiungere, nel XVIII secolo, il resto dell’Europa. La nobiltà e gli abitanti delle città più ricche scoprono questi bei fiori e iniziano a coltivarle nei loro giardini e serre.
Fin dall'inizio, il Pelargonium è stato confuso con il geranio. È solo alla fine del XVIII secolo che viene riconosciuto il genere botanico "Pelargonium"; ma, ancora oggi, il termine botanico Pelargonium non è riuscito a sostituire il nome geranio.
Nel XIX secolo i Pelargonium fioriscono finalmente in tutta Europa, disponibili in innumerevoli varietà caratterizzate dai diversi colori, modelli di crescita e forme di foglie. Nel 1826 la Weimar "Hortus Belvederanus" ha raccolto e citato 352 varietà di Geranio e ibridi.
Oggi la coltivazione e la produzione di gerani è un business globale in espansione con diverse nuove varietà lanciate sul mercato. L'attuale gamma comprende oltre 500 diverse tipologie, di cui solo 280 sono riconducibili alle specie selvatiche conosciute. Nei climi più assolati dell'Africa e dell'America Centrale, le piante madri di Pelargonium si coltivano nelle serre. Da qui ogni anno vengono raccolte milioni di talee per essere poi consegnate in aereo in tutti quei Paesi in cui verranno ulteriormente coltivate per produrre le piante destinate alla vendita
presso i vivai e i centri di giardinaggio. Oggi sono circa 500 milioni i Pelargonium che vengono venduti annualmente nella sola Europa.
 
Redazione