Notizie
- Dettagli
- Scritto da Andrea Vitali
Durante il consiglio informale in Romania la maggioranza delle delegazioni rappresentata dai ministri dell’agricoltura dei paesi aderenti decide di rinviare le conclusioni in attesa di un'intesa sul budget post 2020
Quindi non ci sarà nessun accordo senza aver visto il bilancio pluriennale 2021-2027. Questo quando deciso dai ministri agricoli europei riuniti informalmente in Romania. Con le elezioni europee ormai alle spalle e in attesa della nuova Commissione si ripartirà quasi da zero. Il tutto malgrado una fitta attività di relazioni e comunicazione dei portatori d’interesse e diversi studi d'impatto interni ed esterni che hanno portato a tre progetti di regolamento sui quali si è dibattuto per oltre un anno tra Consiglio e "vecchio" Parlamento entrambi però destinati a cambiare dopo le ultime elezioni e il passaggio di testimone tra la presidenza di turno romena e quella entrante finlandese.
Non ci sarà l'atteso documento di Conclusioni del Consiglio Agricoltura sulla riforma della Politica agricola comune a giugno, che avrebbe dovuto dettare l'indirizzo politico per correggere e affinare le proposte della Commissione. Lo hanno confermato in conferenza stampa il presidente di turno del Consiglio, il ministro rumeno Petre Daea, e il commissario Ue all'Agricoltura Phil Hogan, al termine della riunione informale in Romania, nella quale un ampio numero di delegazioni ha detto di voler attendere l'accordo sul bilancio pluriennale dell'Unione 2021-2027 prima di fissare i contenuti della futura politica agricola.
Nel Consiglio di giugno, dunque, non ci sarà nessuna posizione comune da parte dei ministri, come avrebbero voluto la presidenza romena e la stessa Commissione, ma solo una relazione intermedia, «sperando che la presidenza finlandese sia in grado di concludere un buon accordo per il bilancio della Pac, che poi è quello che interessa maggiormente gli agricoltori», ha tagliato corto il commissario uscente Hogan.
«Abbiamo grandi ambizioni per i prossimi anni in materia di ricerca e innovazione in agricoltura e nella bioeconomia. Per avere successo, dobbiamo mobilitare risorse che siano al livello di queste ambizioni», ha detto Hogan nel corso del Consiglio di oggi a Bucarest, formalmente dedicato a queste nuove sfide. «Oltre a essere una materia cruciale – ha spiegato il commissario irlandese – la ricerca e l'innovazione in agricoltura e la bioeconomia saranno un elemento chiave della prossima Pac oltre che nel programma europeo "Horizon Europe". L'innovazione è la chiave per preparare la nostra agricoltura per il futuro, poiché le sfide sono più grandi che mai, ma ci sono anche opportunità significative che dovremmo essere in grado di cogliere. Inoltre – ha proseguito – dobbiamo dare molta importanza alla diffusione di conoscenze e tecnologia coinvolgendo tutti i soggetti interessati, a partire dagli agricoltori». Hogan ha infine ricordato che «la Commissione ha proposto un bilancio di 10 miliardi per ricerca e innovazione nel settore alimentare, la bioeconomia, le risorse naturali, l'agricoltura e l'ambiente, ponendo così l'innovazione al centro della nuova Pac».
Redazione
- Dettagli
- Scritto da Andrea Vitali
Incontro sul nuovo Progetto integrato del distretto vivaistico di Pistoia al Circolo di Masiano.
Verranno illustrate le finalità, le modalità di adesione, i contributi attesi e la tempistica del Progetto Integrato di Distretto “Vivaismo per un futuro sostenibile”, di cui l’Associazione Vivaisti Italiani è capofila. Obiettivi: ammodernamento aziendale, miglioramento della commercializzazione dei prodotti tramite “accordo di distretto”, riduzione dell’impatto ambientale delle tecniche produttive.
Un progetto del Distretto vivaistico ornamentale di Pistoia per partecipare e accedere ai contributi del bando regionale del 2019 sui Progetti integrati di distretto agroalimentare (Pid). Un’opportunità per ammodernarsi, per ridurre l’impatto ambientale delle produzioni vivaistiche e per migliorarne la commercializzazione, riequilibrando al contempo le relazioni di mercato fra i vari attori della filiera del verde pistoiese.
E’ il Pid “Vivaismo per un futuro sostenibile” curato dall’Associazione Vivaisti Italiani, soggetto referente del Distretto vivaistico di Pistoia, in rampa di lancio in questi giorni e a cui possono aderire tutte le aziende vivaistiche pistoiesi interessate. Il progetto verrà illustrato in una riunione pubblica giovedì 30 maggio 2019 alle ore 18 nella sala convegni del Circolo di Masiano (via di Masiano 10/f – Masiano, Pistoia) da Luca Magazzini, presidente dell’Associazione Vivaisti Italiani, capofila del Pid, e da alcuni tecnici. Nell’occasione saranno spiegate dettagliatamente le finalità, i vincoli, le modalità di adesione, i contributi attesi e la tempistica di questo bando, approvato dalla Regione Toscana con Decreto n. 4256 del 20 marzo 2019.
I Progetti integrati di distretto sono uno strumento che aggrega più imprese che sviluppano la loro attività all'interno di territori “distrettuali” riconosciuti ai sensi della Legge regionale n. 21 del 2004, e successivamente adeguati a quanto previsto dalla legge regionale n.17 del 2017 (che ha riformato i distretti rurali), nei tempi e nei modi stabiliti dal relativo regolamento di attuazione (delibera della Giunta regionale n.171 del 2018). Gli attori di filiere agricole e agroalimentari (produttori primari, imprese di trasformazione e commercializzazione, ecc.) facenti parte del distretto, al fine di superare le principali criticità delle filiere stesse, favoriscono i processi di riorganizzazione e consolidamento per realizzare relazioni di mercato più equilibrate. I Pid consentiranno, inoltre, di sostenere la redditività delle aziende agricole, sostenendo lo sviluppo dei territori, incentivando al contempo l’innovazione di processo e di prodotto nonché la cooperazione tra le aziende stesse.
Il Pid “Vivaismo per un futuro sostenibile” ha i seguenti obiettivi:
1) l’innovazione di processo finalizzata all’ammodernamento delle aziende e delle tecniche di produzione;
2) il miglioramento delle modalità di commercializzazione e la valorizzazione del prodotto, tramite l’accordo di distretto fra i partecipanti ed investimenti mirati;
3) l’adozione di tecniche di produzione a basso impatto ambientale ed in particolare l’adozione massiva delle risultanze del progetto AUTOFITOVIV (Buone pratiche per l’autocontrollo e la gestione fitosanitaria sostenibile nel vivaismo ornamentale), già finanziato e coordinato dall’Associazione Vivaisti Italiani.
Per ulteriori informazioni è possibile consultare il sito web o rivolgersi ai seguenti recapiti: Associazione Vivaisti Italiani 0573-913321, Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
Redazione
- Dettagli
- Scritto da Andrea Vitali
Le api, sentinelle dell'ambiente e dell'inquinamento, sono minacciate dal recente andamento climatico che sta colpendo pesantemente il comparto. Le api non riescono a trovar nettare sufficiente per produrre miele. Si stimano perdite delle produzioni primaverili tra il 50 e il 70%.
La Toscana è una regione ad alta vocazione per l'apicoltura, infatti sulla base delle dati dell'anagrafe apistica nazionale (Banca Dati Apistica nazionale, istituita e gestita dal Ministero della Salute), risultano, dal censimento 2018, 11.309 apiari aperti con 93.397 alveari alveari, mentre gli apicoltori registrati all'anagrafe apistica, nella regione, ammontano complessivamente a 53.171. La Toscana risulta a livello nazionale la 5° regione per numero di apiari e la 4° regione per numero di apicoltori registrati in banca dati apistica.
Il recente andamento climatico sta però colpendo pesantemente l'apicoltura e la produzione di miele. La siccità del mese di marzo prima e le piogge accompagnate da vento e da sbalzi termini notevoli dei mesi di aprile e maggio stanno compromettendo la sopravvivenza degli alveari in quanto sono venute a mancare molte fioriture, tra cui quelle di acacia in pianura e collina, e le api non riescono a trovar nettare sufficiente. Le associazioni apistiche valutano a livello nazionale la perdita delle produzioni di miele primaverili tra il 50 e il 70%.
Questo situazione comporta inoltre continui e costosi interventi degli apicoltori per nutrire artificialmente gli alveari e poter quantomeno salvare parte degli stessi; inoltre alla mancata produzione di miele si aggiunge per gli allevatori di api regine una riduzione delle percentuali di fecondazione che risultano inferiori al 20% (i valori normali e accettabili sono in genere superiori all'80%).
Il comparto dell'apicoltura chiudeva il 2018 con un andamento produttivo soddisfacente dopo la crisi del 2017 ma la situazione attuale riporta il comparto apistico in stato di emergenza, seguita con preoccupazione dalla Regione Toscana che, nella persona dell'assessore all'agricoltura, incontrerà nel prossimi giorni, le associazioni apistiche rappresentative degli apicoltori della Toscana che hanno manifestato la necessità di intervenire con misure di sostegno agli apicoltori per fronteggiare questa situazione emergenziale. L'assessore sta inoltre valutando, in considerazione della portata del fenomeno che coinvolge l'intero territorio nazionale, di investire della problematica la conferenza Stato-Regioni al fine anche di valutare possibili interventi normativi in materia, a partire dalla legislazione vigente sulle calamità naturali.
Redazione
- Dettagli
- Scritto da Andrea Vitali
Approvati nuovi standard internazionali per frenare la diffusione di infestazioni e malattie delle piante, incluse Xylella fastidiosa e mosca orientale della frutta.
E' quanto ha annunciato la Convenzione Internazionale per la Protezione delle Piante in occasione della seduta annuale della Commissione sulle Misure Fitosanitarie (CPM), unico organo internazionale deputato a stabilire e implementare standard fitosanitari.
«Con il crescere del commercio e del viaggiare, i rischi che parassiti delle piante si diffondano oltre confine sono oggi più grandi che mai. Ogni giorno assistiamo ad uno shoccante numero di minacce al benessere delle nostre coltivazioni, e per esteso, alla nostra salute, al nostro ambiente e alla nostra economia» ha affermato Bukar Tijani, Direttore Generale Aggiunto a capo del Dipartimento Agricoltura e Protezione del Consumatore.
Le malattie delle piante costano all'economia globale circa 220 miliardi di dollari, mentre le infestazioni di insetti invasivi circa 70 miliardi di dollari. La Xylella fastidiosa è costata 104 milioni di dollari all'economia vitivinicola californiana, in un solo anno. In Italia il batterio ha portato al calo di produzione in 180.000 ettari di oliveti - molti secolari - e continua a minacciare non solo l'economia nazionale ma anche quella dell'intero Mediterraneo.
L'IPPC (Convenzione Internazionale per la Protezione delle Piante) è l'organo internazionale deputato a stabilire e implementare gli standard fitosanitari al fine di mantenere le coltivazioni sane e prevenire il diffondersi delle infestazioni. Proprio per questo ha stabilito i nuovi standard di fumigazione stabilendo i requisiti di temperatura, durata, quantità di fumiganti per rendere efficace la fumigazione e propone soluzioni per ridurne l'impatto ambientale, ad esempio utilizzando la tecnologia di ricattura per ridurre le emissioni di gas.
Sono stati stabiliti anche i protocolli di diagnostica che descrivono procedure e metodi per la diagnosi ufficiale di sei parassiti, incluso la Xylella fastidiosa e la mosca orientale della frutta, nonchè regole commerciali e tecnologie per rilevare i parassiti.
L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha proclamato il 2020 come l'anno internazionale della salute delle piante ed in previsione di questa importante attività, il CPM sta sviluppando delle nuove tecnologie per l’identificazione sia di parassiti regolamentati che di quelli sconosciuti, come il virus che colpisce la cassava.
Ad oggi il CPM ha adottato più di 100 standard internazionali per le misure fitosanitarie (ISPM), che coprono tutte le aree di quarantena delle piante.
Redazione
- Dettagli
- Scritto da Andrea Vitali
La rilevazioni da parte della Ue della "macchia nera" conosciuta dagli addetti come CBS (Citrus Black Spot), la pericosa fitopatia che è arrivata nel Mediterraneo e, che secondo la Confederazione Italiana degli Agricoltori, mette a rischio di contagio tutti i paesi europei. CIA chiede oltre al blocco dell’import in EU un aumento dei controlli dai varchi d’ingresso, e un impegno della Commissione UE a rivedere la normativa comunitaria pertinente.
Le ispezioni fitosanitarie della Commissione Europea hanno rilevato la presenza di un pericoloso fungo che causa la malattia degli agrumi nota come CBS (Citrus Black Spot) su alcune spedizioni importate dalla Tunisia. La notizia della presenza della CBS sulle sponde del Mediterraneo è assolutamente allarmante. Dopo Sudafrica, Argentina, Uruguay e non ultimo il Brasile, dove il numero di intercettazioni è aumentato in maniera esponenziale nel 2018, il pericolo non può più essere ignorato. La CIA Agricoltori Italiani ha da sempre richiamato l’attenzione sui rischi di questa fitopatia, attualmente non presente sul territorio europeo. Nel caso si diffondesse, provocherebbe danni irreparabili al patrimonio agrumicolo, mettendo a rischio uno dei più importanti comparti della nostra agricoltura nel Meridione. La nota stampa della Confederazione continua “in un momento in cui il settore sta cercando di superare con ingenti investimenti il problema della Tristeza -che ha già provocato danni enormi- ed è impegnato nella ricerca di nuovi mercati di sbocco, non possiamo assolutamente esporci all’attacco di una nuova fitopatia”.
Pertanto, Cia propone un immediato blocco delle importazioni di agrumi dalla Tunisia, l’incremento dei controlli e un impegno della Commissione a una rapida revisione della normativa comunitaria.
Redazione