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Oreste Giurlani, Sindaco di Pescia

All’incontro dell’11 luglio al Mefit, il sindaco di Pescia ha tracciato le sue linee d’azione nell’orto-florovivaismo. Il business plan del Pif deve esser pronto a ottobre. Giurlani chiederà alla Regione di fare la sua parte con la priorità al florovivaismo nel Psr e la messa a norma del mercato. Ma a Cia e Coldiretti, che incontrerà a breve, chiede di aiutare le imprese (di ogni dimensione) a mettere nero su bianco le varie esigenze. Poi ci penseranno Comune, Mefit, Distretto floricolo e associazioni di categoria, insieme alla Regione, a definire soluzioni sostenibili economicamente.

«La politica deve riassumere un ruolo trainante e di coordinamento, deve svolgere il compito di tutore del percorso. Poi però i contenuti ce li devono mettere gli imprenditori del florovivaismo, che devono dire di cosa ci sarebbe bisogno per il rilancio del settore».
E’ uno dei concetti chiave espressi dal sindaco di Pescia Oreste Giurlani durante l’incontro di venerdì 11 luglio presso il Mefit (Mercato Fiori Piante ToscanaCittà di Pescia), alla presenza di molti esponenti di Cia, per parlare delle politiche agricole del Comune, del percorso per arrivare a definire entro ottobre il business plan del Pif (Piano integrato di filiera) - già abbozzato dal Mefit con il titolo “La filiera orto-florovivaistica: come innovare e vendere meglio” e accolto favorevolmente in prima istanza dal Distretto floricolo interprovinciale Lucca Pistoia – e, infine, dell’annosa questione della struttura mercatale pesciatina, su cui chiederà alla Regione di assumersi le sue responsabilità sulla messa a norma a fronte di un messaggio chiaro da parte pesciatina su quanto serve alla filiera orto-florovivaistica e quanto resta a disposizione per funzioni di altro genere che siano redditizie.
, perché, ha spiegato Giurlani seduto accanto all’amministratore unico e al direttore di Mefit, Franco Baldaccini e Fabrizio Salvadorini, che hanno da lui ricevuto la conferma dei rispettivi mandati sino a fine anno, sono solo le imprese e le associazioni di categoria che le rappresentano, Cia e Coldiretti, a sapere esattamente di cosa avrebbero più bisogno e che potenzialità hanno le varie realtà florovivaistiche del territorio al fine di migliorare le proprie performance. E soprattutto sono i floricoltori a dover confermare la propria volontà di farsi avanti e provarci, fermo restando che spetterà poi alla politica, alle associazioni di categoria e al capofila del Pif Mefit, in dialogo con la Regione, impostare un piano di filiera che sia alla portata delle imprese e in cui tendenzialmente tutte le differenti realtà possano trovare una collocazione sostenibile per le proprie tasche.
vicepresidente di Cia Pistoia Stefano FedMa ripercorriamo, in sintesi, i punti salienti del discorso programmatico e a tutto campo di Giurlani, che ha ricevuto alla fine l’apprezzamento del vicepresidente di Cia Pistoia Stefano Fedi, il quale lo ha ringraziato «perché finalmente a Pescia si ricomincia a parlare di floricoltura […] e abbiamo la possibilità di portare la nostra voce nel contesto del bilancio comunale» e ha aggiunto che «le due parole chiave dovranno essere innovazione e sistema, dato che il Pif e il nuovo Psr (Programma di sviluppo rurale) della Regione interesseranno solo le imprese che sapranno fare appunto innovazione e sistema».
Il sindaco, dopo aver ricordato che si trattava del primo incontro (a cui ne seguirà a breve un altro con Coldiretti) di un lungo percorso da fare assieme a floricoltori e associazioni di categoria agricole da ora ad ottobre, ha sottolineato le tre direzioni della sua azione: a) il florovivaismo e l’agricoltura come parte del suo programma di governo del Comune di Pescia (presentato proprio ieri), b) «i rapporti con la Regione» in questo settore e c) la «questione del mercato-struttura».
Riguardo al punto a, Giurlani ha detto fra l’altro che il Comune, come promesso in campagna elettorale, tratterà agricoltura e florovivaismo come «una priorità» di governo, perché «il florovivaismo continua ad essere la prima fabbrica di Pescia» e, nonostante la crisi, è «uno di quelli che regge meglio e a cui stanno ritornando alcuni giovani», forti «delle radici profonde che ancora ha nel territorio». Quindi «è fondamentale – ha affermatofargli fare un salto di qualità». Fra le misure che saranno prese a tale scopo ci sarà la creazione di un ufficio agricoltura in Comune, che gli darà un supporto tecnico ed opererà a contatto anche con l’assessorato allo sviluppo e controllo partecipate, in mano al vicesindaco Roberto Peria, che era presente all’incontro di ieri in veste anche di regista del bilancio comunale in preparazione. Grande attenzione sarà dedicata anche alla parte di tassazione delle imprese del comparto su cui il Comune può dire la sua, in particolare la Tari, e poi a fare una pianificazione urbanistica che non penalizzi le esigenze delle aziende agricole (annessi, serre ecc.), in relazione anche ai vincoli imposti dal Consorzio di bonifica del basso Valdarno. Altro strumento importante del Comune, in questo ambito, sarà l’azienda speciale Mefit, che, ha ammesso Giurlani, nel suo anno e mezzo di vita ha riordinato il mercato dei fiori. Anche se, ha osservato il sindaco, devono essere realizzate alcune limature sul fronte degli orari di ingresso e di altri piccoli dettagli organizzativi. «In questa fase ancora transitoria – ha osservato il sindaco, riferendosi al fatto che non è stato risolto il problema della struttura, concessa in gestione dalla Regione al Comune solo fino al 31 dicembre 2014 – bisogna avere un po’ di pazienza, ma dobbiamo in ogni caso avere regole eque e chiare per tutti. Tanto più se poi arriverà anche l’integrazione con il settore orticolo, che comporterà ulteriori problemi organizzativi».
Sui punti b e c, cioè i rapporti con la Regione Toscana e la questione del mercato come struttura, Giurlani ha affermato che «come si era detto in campagna elettorale e come aveva dichiarato anche l’assessore Salvadori, c’è bisogno di mettersi attorno a un tavolo e vedere davvero che potenzialità ci sono per mettere in campo una strategia efficace, perché non possiamo permetterci di farci dare i soldi e poi non ottenere risultati». «La floricoltura è una competenza regionale e se non sono più i tempi del piano della floricoltura, ci dovrebbe essere comunque una programmazione regionale del florovivaismo». Due sono gli ingredienti necessari, secondo Giurlani, di tale programmazione. Primo, sul fronte dei finanziamenti di origine europea, il florovivaismo deve essere tra le priorità del Programma di sviluppo rurale e in particolare dei Pif, con delle risorse dedicate al settore: «si era parlato con l’assessore di 6/7 milioni di euro». Secondo, «bisogna individuare nel Praf (Piano regionale agro-forestale) delle risorse regionali da dare alle associazioni di categoria e alle aziende come supporto allo sviluppo del Pif: bastano alcune decine di migliaia di euro per i servizi di animazione e consulenza alle imprese».
Infine, sulla struttura mercatale di Pescia, Giurlani ha anticipato che incontrerà gli assessori all’agricoltura e al patrimonio, Gianni Salvadori e Vittorio Bugli, per dirimere il problema. «La Regioneargomenta - non può dire “te la passo a te, arrangiati”. Da parte nostra però, al di che è bella la struttura, non deve essere solo un luogo dove si viene la mattina. Può diventare uno strumento sempre più di servizio per le aziende (da tutti i punti vista) e in grado di attirare di nuovo la gente, con qualcuno che sceglie su quali produzioni puntare perché il mercato tira da quella parte, ecc. ecc. Ma noi dobbiamo essere in grado di dire alla Regione se per queste rinnovate funzioni di service la struttura ci serve per tutto il tempo o solo per una parte del tempo, e in che misura, perché se no costa troppo. Cioè dobbiamo dire se c’è spazio e in che misura per attività e funzioni diverse, che ovviamente non dovranno essere gestite da Mefit».
Alla luce di tutte queste considerazioni, ha concluso Giurlani, tre sono le azioni più urgenti. 1) Chiedere alla Regione di mettere in sicurezza subito la struttura del mercato, per un investimento che dovrebbe aggirarsi intorno ai 2 milioni di euro, e di prolungare la concessione del mercato al Comune per più anni, in modo da consentire agli operatori di lavorarci e investirci con più tranquillità. 2) Costruire questo meccanismo del Pif sulla filiera orto-florovivaistica in maniera efficace e credibile, in dialogo anche con la Regione. A tale scopo, come già detto, è essenziale il ruolo delle imprese e delle associazioni di categoria: «Cia e Coldiretti – ha rimarcato Giurlanidevono mettersi in gioco fino in fondo con la loro conoscenza delle imprese e devono stare dentro al Pif da attori protagonisti in un percorso unitario. La partita si gioca da qui all’autunno e per ottobre dobbiamo avere già pronto il business plan del Pif». 3) In attesa che si metta in moto questa operazione di ristrutturazione e rilancio del settore e del mercato, Mefit, come già visto, deve «perfezionare» ulteriormente il lavoro ordinario e cogliere tutte le opportunità che si presentano. Tra i miglioramenti in rampa di lancio, Giurlani ha segnalato che «ci siamo attivati con Rtrt, la rete telematica regionale, per dotare il Mefit di wifi». Mentre, fra le opportunità in preparazione, ha fatto cenno alla partecipazione alla festa del vino (e adesso, di nuovo, anche dei fiori) del comune di Montecarlo (vedi nostra intervista) e all’ipotesi di collaborazione con il Comune di Viareggio (incontrerà il sindaco viareggino il 16 luglio) per una «promozione comune» della floricoltura e del Carnevale.

Per ulteriori informazioni:
Azienda Speciale Mefit, tel. 0572-453108
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Stefania Saccardi

"Occorre trovare soluzioni concrete per il riutilizzo sociale dei beni che vengono confiscati alla mafia: per dare un messaggio forte ed importante a chi questi beni li ha impiegati per finalità illecite ma anche per non vanificare l'impegno di chi la legge l'ha faticosamente voluta ed ottenuta". La vicepresidente Stefania Saccardi ha concluso così il proprio intervento al tavolo regionale di coordinamento sui beni confiscati alla mafia che stamattina, a Palazzo Strozzi Sacrati, ha riunito per la prima volta tutti i soggetti coinvolti: Comuni, Associazioni, prefetture, forze dell'ordine.

"L'idea di costituire un tavolo – ha detto la vicepresidente - che fosse in grado di individuare e adottare soluzioni concrete per far sì che tutto questo patrimonio sottratto alla malavita non resti inutilizzato è venuta pochi giorni fa, a Pisa, quando insieme a Don Ciotti abbiamo celebrato la riapertura di un'edicola confiscata alla mafia. Tanti soggetti coinvolti mi hanno chiesto se la Regione potesse diventare il coordinatore di tutte le iniziative, idee, proposte. Ma anche di diventare l'interlocutore nei confronti dell'Agenzia Nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Mancava una regia. Questo tavolo dovrà servire come luogo per il confronto e la condivisione ma soprattutto per l'adozione di soluzioni operative".

Impiegare tanti beni immobili inutilizzati, ma anche aziende e negozi, per scopi sociali. "Sarebbe un bel segnale perchè la cosa che fa più male alle associazioni mafiose – ha proseguito Stefania Saccardi - è la sottrazione degli strumenti finanziari con cui svolgono la loro attività criminosa. Un segnale oltrechè simbolico anche tangibile perchè le necessità sociali sono tantissime e questa è una ricchezza che non possiamo permetterci di perdere".

Alle tante difficoltà dei Comuni di poter utilizzare i beni riassegnati dall'Agenzia si sommano quelle di avere un quadro aggiornato della situazione. "L'Agenzia – ha spiegato Stefania Saccardi – ha da poco un nuovo direttore. Il primo passo del tavolo sarà quello di chiedere un incontro per chiarire alcuni aspetti fondamentali. Anzitutto per capire se una parte dei fondi che vengono sequestrati alle mafie possano essere utilizzati per ristrutturare i beni immobili. La maggior parte dei Comuni, oltre alla penuria di risorse per fare questo, deve anche scontrarsi con i mille ostacoli. Spesso sui beni gravano ipoteche che gli stessi Comuni non possono accollarsi. In secondo luogo – ha poi aggiunto – per chiedere sempre all'Agenzia un aggiornamento del censimento dei beni, l'ultimo risale al gennaio 2013".

Il tavolo tornerà presto a riunirsi con un obiettivo importante, lavorare immediatamente ad alcune proposte operative. "La prossima volta – ha concluso la vicepresidente – insieme ai Comuni che hanno dei beni utilizzabili dobbiamo realizzare qualcosa di concreto, entrare in contatto con soggetti disposti a gestirli, coinvolgere anche soggetti come la lega delle cooperative. Anche la Regione metterà a disposizione le risorse immediatamente disponibili. Per ora le esperienze virtuose sono poche, per i tanti motivi che rendono una legge ben fatta di fatto impossibile da attuare".

green shared day

Cia e Promoverde organizzano il “Green Shared Day” per promuovere la riorganizzazione dell’arredo urbano. Dagli orti verticali ai muri vegetali, le nuove forme del verde cittadino portano molteplici vantaggi: riducono le polveri sottili e contengono gli effetti dello smog; rallentano le acque piovane in un’ottica di difesa idrogeologica; tutelano il paesaggio contro incuria e degrado; moltiplicano le possibilità di “urban farming”. Ora avanti su progetti integrati, anche espositivi, fino ad “Expo 2015”.

Serve un piano di riorganizzazione del territorio urbano, che sviluppi le opportunità offerte dall’integrazione tra agricoltura, architettura, alimentazione e cultura in un’ottica di riduzione delle emissioni, di sostegno al “city farming” e di tutela del paesaggio contro incuria, degrado e cementificazione selvaggia. E’ quanto è emerso dal “Green Shared Day”, l’iniziativa organizzata da Cia e Promoverde oggi all’Auditorium “Giuseppe Avolio”.
I nuovi stili di vita e le emergenze ambientali impongono di concepire in modo nuovo gli spazi cittadini, dando al verde urbano un ruolo diverso che non è più solo “ornamentale”, ma diventa “strutturale”. Per raggiungere questo obiettivo, l’agricoltura italiana sta promuovendo una nuova sinergia con l’architettura e lavorando a soluzioni urbanistiche innovative, dove l’elemento naturale si insinua all’interno delle architetture in modo nuovo, penetrando negli spazi e negli interstizi ricavati nella tessitura delle costruzioni urbane. Così nascono ad esempio gli orti verticali, i muri vegetali o i “garden roof”.
“Sono queste le nuove forme del verde che nascono dalla ricerca del più recente vivaismo specializzato, che lavora già da diversi anni in tandem con l’architettura più sensibile all’aspetto ambientale delle costruzioni -ha detto Gianluca Cristoni, presidente di Promoverde, l’associazione per la Qualità del Paesaggio e del Florovivaismo- e portano con molteplici vantaggi, che vanno dalla riduzione del delta termico e delle polveri sottili al forte rallentamento delle acque piovane, fondamentale in un Paese come il nostro dove il rischio idrogeologico coinvolge ben 6.633 comuni. Senza contare, poi, l’importanza dell’impatto estetico e sulla biodiversità”.
“Il verde -ha spiegato il presidente della Cia, Dino Scanavino- aumenta la vivibilità dentro le mura cittadine, svolgendo una triplice funzione. Da una parte contiene gli effetti dello smog, responsabile dell’11 per cento dei casi di aggravamento di asma dei bambini e del 18 per cento dei problemi acuti negli anziani affetti da problemi respiratori, dall’altro il verde pubblico può essere adibito alle coltivazioni a uso domestico con gli orti urbani. In questo modo non solo si un sostegno alle famiglie, ma si salvaguarda il paesaggio sottraendo all’incuria e al degrado terreni spesso lasciati incolti e abbandonati. Infine, è un fattore capace di aumentare la vivibilità dei centri urbani, considerato l’effetto benefico che il verde ha anche da un punto di vista psicologico per i cittadini”. Per questo motivo “la Cia promuove il nuovo legame tra architettura ‘ecofriendly’ e florovivaismo -ha aggiunto Scanavino- e sostiene la sperimentazione in questo campo”.
D’altra parte, ha sottolineato Cristoni, “una concreta testimonianza del sempre più importante ruolo che viene attribuito al verde è rappresentato dalle recenti forme di defiscalizzazione (fino al 65 per cento) introdotte in Italia a favore di chi inserisce piante sui tetti e sulle pareti. Solo a Roma, così, si potrebbe rinverdire una superficie potenziale di 400 ettari”.
Promoverde e Cia, quindi, hanno deciso di raccogliere insieme la sfida di una “rinaturalizzazione” degli spazi urbani, imposta anche dai parametri di Kyoto. “All’interno di molteplici eventi fieristici, da Saie a Eima, abbiamo in mente un progetto integrato che li colleghi in una sorta di ‘Green Shared’ -hanno annunciato le due organizzazioni-. Si tratterebbe di una integrazione anche espositiva, oltre che concettuale, in modo tale da realizzare una condivisione di conoscenza tra operatori di settori distinti, ma non differenti, come sono quelli della costruzione e gestione del territorio, del paesaggio e degli spazi verdi, dell’alimentazione e dell’agricoltura. Un percorso che non si fermerà ai singoli eventi, ma che intende snodarsi attraverso di essi per arrivare fino a Expo 2015”.


Nella riunione di partenariato di oggi a Firenze sul nuovo Programma di sviluppo rurale l’assessore all’agricoltura ha ricordato le scadenze: approvazione in Giunta e poi presentazione alla Commissione europea entro luglio e primi bandi a fine ottobre. Tra i settori su cui puntare indica zootecnia, ortaggi e olivicoltura.

 
«Abbiamo iniziato a lavorarci l’anno scorso per essere una delle prime regioni a presentarlo e invieremo a Bruxelles la nostra bozza di Psr prima del 22 luglio. Contiamo di fare presto a concludere tutto l'iter in modo da garantire continuità fra la vecchia e la nuova programmazione: prima della fine dell'anno intendiamo rendere operativo il nuovo Programma di sviluppo rurale, per ottobre vorremmo avere pronti i primi bandi».
E’ quanto affermato dall’assessore toscano all’agricoltura Gianni Salvadori in apertura della riunione di “partenariato” di stamani a Firenze, presso l’auditorium del Consiglio regionale, in cui è stata presentata la bozza del nuovo Programma di sviluppo rurale 2014-2020 che nei prossimi giorni sarà approvata dalla Giunta regionale. Con lui, a parlarne di fronte a una platea gremita di rappresentanti delle categorie economiche, degli enti locali e dell’associazionismo, il presidente della Commissione agricoltura dell’assemblea toscana, Loris Rossetti, e il responsabile dell’area di coordinamento sviluppo rurale della Regione, Enrico Favi, che ha illustrato alcuni aspetti metodologici del documento.
Il nuovo Psr, un documento di ben 700 pagine, avrà una dotazione di 961 milioni, 90 milioni in più rispetto al vecchio programma. «Vuol dire – ha sottolineato l'assessore Salvadoriche ogni anno ci saranno 15 milioni in più da spendere per le imprese toscane. Intendiamo puntare sulla competitività e investiremo su questo oltre il 50% delle risorse». Salvadori ha sottolineato, a tal proposito, l'importanza dei progetti di filieradalla produzione alla trasformazione fino al commercio») ed ha annunciato la volontà di dare vita anche a «progetti di filiera territoriale», soprattutto nelle zone dove non c'è un prodotto di punta, ma ce ne sono diversi. «Dobbiamo garantire reddito a tutti gli operatori della filiera – ha aggiunto - e dobbiamo fare in modo che questa ricchezza resti in Toscana». «Se non facciamo impresa in senso proprio – ha insistito -, allora non ci sono prospettive: bisogna essere in grado di avere imprese remunerative». E questo significa anche aumentare la produzione, pur mantenendo alta la qualità.
Se la competitività sarà il leit motiv del Programma, gli interventi principali riguarderanno i giovani e la necessità di investire nel ricambio generazionale. «Puntiamo a raddoppiare il numero di giovani che faranno impresa in agricoltura, oggi sono il 20% – ha detto l'assessore – e per questo saranno strategiche misure riguardanti il credito e la terra, che molti giovani non hanno a disposizione». Sul credito l'assessore ha sottolineato la necessità di strumenti adatti alle imprese agricole, che hanno bisogni e caratteristiche diverse rispetto a quelle manifatturiere.
Per quanto riguarda la terra, Salvadori ha invece ricordato la creazione dell'Ente Terre di Toscana, con la "Banca della terra". «La Banca della terra – ha detto - è nata da circa un anno, è partita bene, ora intendiamo dare un'accelerazione forte in modo che possa rispondere con efficienza alle necessità. Dobbiamo recuperare alla produzione agricola circa 100 mila ettari di terra che in Toscana non viene più coltivata».
Gli altri pilastri del Psr riguarderanno l'ambiente e il territorio, con il settore forestale come presidio per uscire dalla logica emergenziale nei confronti del dissesto idrogeologico e dei cambiamenti climatici, il miglioramento della qualità e la tracciabilità dei prodotti, con l'integrazione sempre maggiore della ricerca e dell'innovazione (Università e centri di ricerca in forte sinergia con il modo produttivo) e la semplificazione. «Dobbiamo trovare una modalità nuova per un intervento coerente sul territorio, uscendo dalla logica degli interventi eccezionali – ha puntualizzato Salvadori –. Il bosco deve essere fonte di reddito, ma il lavoro nel bosco deve essere più trasparente di quanto lo sia oggi». E ci vuole una «progettazione complessiva» dei finanziamenti per il territorio attraverso la cooperazione fra assessorati all’agricoltura e all’ambiente e i consorzi di bonifica
«Dobbiamo individuare settori a cui dare la priorità» ha detto poi Salvadori, indicandone come sicuri tre: la zootecnia, il settore degli ortaggi (tutto da costruire) e la coltivazione dell'olivo, che non deve essere trattato solo come problema paesaggistico, ma anche come questione produttiva, perché «se il comparto non resta produttivo, alla fine si perderà anche il paesaggio» a causa dell’abbandono dei terreni.
 
Redazione Floraviva

Carlesi e Salvadori durante incontro 1 luglio

Vivaismo pistoiese. La valle delle piante è sempre più ecocompatibile. Il piano di filiera Igan Eco-Pot ha presentato i dati: investito il 55% dei 3,5 milioni di euro previsti. In arrivo i materiali per il vaso biodegradabile. Assessore Gianni Salvadori: siano i vivaisti a costruire l'impresa che fa i vasetti.

Oltre il 55% degli investimenti previsti già sono effettuati, con punte del 60% negli interventi per rendere il processo produttivo nei vivai più ecocompatibile, sicuro e certificato. E presto saranno pronti i materiali con cui stampare (per poi interrare) i vasi biodegradabili.

Igan Eco-Pot, il progetto integrato pistoiese che, sotto il coordinamento di Coldiretti Pistoia, ha creato la più importante filiera del vivaismo toscano e non solo. Per presentare il sito www.eco-pot.it dedicato al progetto e per fare il punto sugli investimenti effettuati e da effettuare, martedì 1 luglio 2014 i partecipanti al piano (complessivamente 64) si sono riuniti alla presenza di Gianni Salvadori, assessore all'agricoltura della Regione Toscana, ente che ha cofinanziato gli investimenti. “Un progetto che ha ottenuto finanziamenti dopo una valutazione positiva nel merito -ha commentato Salvadori davanti all'affollata platea di imprenditori agricoli-, e che sembra portare buoni risultati”. Il padrone di casa dell'incontro Mario Carlesi, presidente di Coldiretti Pistoia, ha ringraziato Salvadori e Regione, auspicando che si consolidi il rapporto proficuo perché “l'amministrazione pubblica aiuta le imprese e noi aiutiamo la pubblica amministrazione con la nostra esperienza a creare le condizioni di sviluppo”.


Carlesi ha invitato l'assessore Salvadori a tornare a Pistoia, anche per affrontare alcune delle problematiche che vive il settore vivaistico in questa fase di crisi poste da Vincenzo Tropiano, direttore di Coldiretti Pistoia: dal credito, al fisco, ai tempi lunghi degli uffici pubblici per effettuare i pur necessari controlli fitosanitari, contabili. “Occorre certezza nei tempi e celerità nelle pratiche- ha auspicato Tropiano”. L'invito a tornare è stato accolto dall'assessore.

A coordinare i 64 soggetti partecipanti ad Igan Eco-Pot c'è Impresa Verde, società di servizi di Coldiretti Pistoia, capofila di tutta la filiera, che ha messo a punto www.eco-pot.it, il sito Internet del patto di filiera che incardina la filosofia del progetto: la condivisione e la conoscenza. Sulla prima pagina del portale appaiono i volti di tutti i partecipanti diretti ad Igan Eco-Pot. Un 'libro delle facce' (facebook) del vivaismo pistoiese, a cui si aggiungono i volti dei ricercatori dell'università di Perugia, dell'università di Pisa, e del Cnr, il Consiglio nazionale delle ricerche, di Perugia. Per descrivere il progetto è stato scelto il linguaggio esplicito delle immagini video, un format che conduce gli spettatori (esperti e non) attraverso la 'valle delle piante' pistoiese con i suoi tanti vivai, evidenziando gli interventi ed il carattere 'rivoluzionario' del piano integrato di filiera Igan Eco-Pot. Sito e video sono stati realizzati in collaborazione con due aziende pistoiesi (Atomproduction e Studio09). www.eco-pot.it serve per consolidare il rapporto tra i partecipanti al patto di filiera e per dare visibilità a tutto il vivaismo pistoiese: 5000 ettari di colture che restituiscono ossigeno alla piana che si sviluppa tra l'appennino tosco-emiliano e le colline del Montalbano.

Igan-Eco Pot è un progetto integrato di filiera targato Regione Toscana (Piano sviluppo rurale, misure 121 e 124), finanziato da fondi europei (47%) e da 20 aziende vivaistiche (53%).

Dei 3,55 milioni complessivi, già investiti oltre la metà. Considerando solo gli interventi previsti dalla misura 121 -certificazioni verdi Mps, impianti fotovoltaici e pinze porta vasi, strutture logistiche, serre a basso consumo e centrali di controllo per l'irrigazione- la percentuale di spesa sale al 60%. Grazie alle nuove certificazioni, le aziende che adottano il sistema Mps operano su 1300 ettari, un quarto della superficie a vivaio del distretto pistoiese. Mps significa programma ambientale per la coltivazione di piante ornamentali, ovvero produrre meglio e con minor utilizzo di acqua, energia e altri fattori produttivi.

Al centro del progetto di filiera c'è Eco-pot, il vaso biodegradabile, una sperimentazione che potrebbe rivoluzionare il settore, dando al vivaismo pistoiese un vantaggio competitivo assoluto. Il vivaio Sandro Bruschi è capofila nella sperimentazione del vaso ecologico (misura 124), che utilizza le conoscenze che gli derivano da una precedente sperimentazione, sempre in filiera: San Soil, che ha dato ottimi risultati. San Soil ha messo a punto una tecnologia per sostituire nei terreni la torba con la sansa d'oliva. Un vantaggio ecologico ed economico: la torba arriva da paesi lontani come la Russia, mentre la sansa d'oliva è recuperata dai frantoi toscani. Sotto il coordinamento di Sandro Bruschi Vivai tre enti di ricerca stanno sperimentando i materiali con cui stampare i vasi biodegradabili, vasi che dovranno unire due qualità: la resistenza meccanica per le lavorazioni delle piante durante la crescita; e la biodegradabilità una volta interrata la pianta con il vaso che a quel punto, dissolvendosi, diventa anche concime. Sono 5 i materiali su cui si sta concentrando la sperimentazione in laboratorio, insieme allo stampatore si definiranno le caratteristiche (forma) dei 10 mila vasi da stampare, che saranno 'messi all'opera' nei vivai coinvolti nella sperimentazione.

E rispetto ai vasi biodegradabili, l'assessore Salvadori ha auspicato che, a sperimentazione ultimata, siano gli stessi vivaisti pistoiesi a costituire “l'impresa che fa i vasetti”

Redazione Floraviva