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Nello stand toscano presso la Borsa internazionale del turismo di Milano l’11 febbraio tre incontri con i giornalisti per l’assessore regionale Ciuoffo. Nel primo i trend turistici e un focus sul turismo matrimoniale in Toscana. Nel terzo il Comune di Montecatini presenta il progetto “La salute in vacanza” con le novità del prodotto turistico termale.
La Toscana si prepara per la Bit 2016. La Regione anche quest'anno parteciperà con un proprio stand alla Borsa Internazionale del Turismo, in programma nei padiglioni della fiera di Rho dall'11 al 13 febbraio.
Per presentare le ultime novità dell'offerta turistica regionale, nel giorno inaugurale giovedì 11 febbraio, l'assessore al turismo Stefano Ciuoffo prenderà parte a tre appuntamenti parte presso lo spazio allestito dalla Regione. Alle 12.30 è in programma una conferenza stampa dove saranno illustrati i trend del turismo in Toscana e le principali novità dell'offerta turistica con focus sui progetti Wedding in Tuscany, Architetture del Vino, Giubileo, Carnevale di Viareggio e Turismo Attivo. A seguire, alle 14.30, altro incontro con i giornalisti curato dal Comune di Firenze ed infine, alle 15.30, terza conferenza stampa coordinata dal Comune di Montecatini Terme su 'La Salute in Vacanza', progetto dedicato alle ultime novità del prodotto turistico termale tra wellness&relax.
Per partecipare alla giornata dell'11 febbraio la Regione, attraverso Toscana Promozione, organizza il viaggio in treno. I colleghi interessati sono pregati di comunicare la propria adesione a Nicola Maggi chiamando lo 055 4628080 oppure il 366 6344821 o scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. entro preferibilmente lunedì prossimo, 8 febbraio.
Redazione Floraviva
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Tornare ad essere competitivi grazie alla riduzione dei costi di produzione: nel giorno inaugurale di Fieragricola a Verona, il ministero delle Politiche agricole e Enel hanno firmato un protocollo di collaborazione per l’efficienza energentica.
Grazie a questo accordo tra Enel Energia, Coldiretti e Agrinsieme, la bolletta energetica a carico degli allevamenti di bovini da latte e da carne, diminuirà, e non di poco. Un risparmio che dipende dalle dimensioni dell’allevamento e che oscilla tra il 10% e il 16% sul costo della quota energia. Il protocollo di collaborazione è stato siglato dal ministro Maurizio Martina e dal direttore della Country di Enel, Carlo Tamburi.
Con questo accordo Enel inizierà anche un progetto di efficientamento energetico a favore degli allevamenti e delle aziende agricole perché, come spiega Tamburi «il primo passo per la riduzione dei costi è proprio l’efficienza». Per Martina è uno dei molti passi compiuti negli ultimi tre mesi per dare ossigeno al comparto latte: «Sappiamo - dice il ministro - che il nodo dei costi di produzione rimane uno dei fronti sul quale dobbiamo concentrare gli sforzi per dare futuro a più di 120mila imprese che allevano bovini da latte e da carne. Quello che abbiamo costruito con Enel è un modello innovativo di collaborazione che siamo pronti, come ministero, a replicare anche con altre compagnie del comparto energia. Dopo gli interventi sulla tutela del reddito degli allevatori e il rafforzamento degli strumenti per il credito, mettiamo un altro importante tassello nella strategia di intervento per il settore».
Il tema della competitività dell'agroindustriale e delle prospettive del made in Italy è stato il punto focale del forum di Fieragricola. Secondo Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare l'aggregazione di filiera, la sostenibilità e le innovazione sono alla base del modello vincente dell’agroalimentare italiano e aggiunge: «Finalmente il nostro Paese ha messo concretamente al centro dell’economia il settore agroalimentare, puntando in maniera strategica e moderna alla sua affermazione, sia come strumento di rilancio dell’occupazione giovanile del Paese sia come leva di crescita sui mercati internazionali. Dopo la positiva esperienza di Expo stiamo portando con successo il nostro modello, fatto insieme di made in Italy e di made with Italy, in giro per il mondo: in Africa, grande protagonista di questa fiera e presto in Argentina, con il nostro presidente del Consiglio, in Iran, Russia e Kazakistan con il ministro Martina».
Secondo Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, «l’Italia ha sviluppato un modello di agricoltura unico al mondo, basato sulla distintività. Le nostre produzioni si distinguono per legame con il territorio, sostenibilità, tipicità e qualità. Il futuro non sarà produrre di più, ma migliorare l’accesso al cibo del maggior numero possibile di abitanti della Terra». Anche Paolo De Castro, presidente della commissione Agricoltura al Parlamento europeo continua su questo punto, affermando che laa qualità dei prodotti agricoli italiani è una condizione necessaria ma non sufficiente, in quanto bisogna saperla portare in giro dove c’è domanda e dove la possono pagare. Continua auspicando una nuova organizzazione per distribuire le catene di prodotti, in quanto, la crescita dell’export agroalimentare italiano (nel 2015 ha raggiunto i 36 miliardi) è straordinaria ma non basta. Basti vedere la crescita della Germania che è doppia, noi, infatti, siamo solo sesti come valore dell’export. Conclude dicendo: «Gli altri Paesi non hanno la nostra qualità. Per questo è necessario rivedere la nostra capacità organizzativa. Dobbiamo essere più offensivi, più presenti. Anche a Bruxelles».
Redazione Floraviva
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- Scritto da Andrea Vitali
La notizia è di quelle che non ci si aspetterebbero mai: la Toscana è la seconda regione italiana (preceduta dalla Campania) per numero di illeciti agroalimentari. Occupa addirittura il primo gradino del podio, se si considera il valore dei beni sequestrati, che hanno superato i 400.000€.
È questo l’allarme lanciato da Coldiretti sulla base del rapporto “Frodi alimentari” redatto dal Corpo Forestale dello Stato e relativo all’anno 2014. Dal rapporto si evince che la maggior parte dei controlli si è svolta per lo più sul settore vitivinicolo, che ha subito 241 ispezioni, mentre le verifiche su etichettature e tracciabilità ne hanno subite 240.
Coldiretti evidenzia come la toscana sia la prima regione italiana per export di olio, e proprio per questo “è diventata terra di conquista per multinazionali e grandi gruppi industriali che l’hanno trasformata in una piattaforma di passaggio e confezionamento di molti prodotti”. In particolare, è proprio l’olio il prodotto più “aggredito”, dal momento che in Toscana si ha una delle concentrazioni più significative dei produttori (17,3%) e trasformatori (16,9%).
Allarma poi il rischio di immissione sul mercato di prodotti provenienti da Paesi esterni all’Unione Europea, tipo la Tunisia, in cui è consentito l’uso di pesticidi dannosi per la salute. Per questo il presidente della Coldiretti Toscana, Tullio Marcelli, si congratula con la Magistratura e le forze dell’ordine per le attività di contrasto, confermando però “la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie troppo larghe della legislazione, a partire dall’obbligo di indicare in etichetta la provenienza delle materie prime”, garantendo così la tracciabilità degli scambi commerciali.
Redazione Floraviva
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La notizia è di quelle che rischiano di far tremare la terra sotto i piedi della Commissione Europea, se è vero che le modifiche del regolamento UE 607/2009 in materia di “denominazioni di origine protette e le indicazioni geografiche protette, le menzioni tradizionali, l’etichettatura e la presentazione di determinati prodotti vitivinicoli” risulteranno in un’ottica penalizzante per l’Italia.
L’allarme lanciato da Coldiretti riguarda la potenziale perdita di 3 miliardi di euro di ricavi, se l’Unione Europea deciderà di superare l’attuale normativa e procedere ad una liberalizzazione delle etichette, che consentirebbe ad aziende vinicole di qualunque angolo d’Europa di apporre sulla propria bottiglia indicazioni di vitigni tipicamente italiani, come possono essere il Lambrusco, il Primitivo, l’Aglianico o il Sangiovese.
Un danno non indifferente per la nostra economia, che ridurrebbe la storia produttiva e il suo legame con il territorio ad una mera categoria merceologica. Infatti, il nodo ruota tutto intorno ad un cavillo, ovvero alla definizione dell’identità del vino in base al vitigno, piuttosto che al luogo di produzione.
Per la Coldiretti si tratta di “concorrenza sleale, che fa gola a competitor tradizionali come la Spagna, ma anche a paesi emergenti nel panorama viticolo comunitario, che vorrebbe equiparare l’uso di vitigni internazionali come Chardonnay e Merlot con gli autoctoni che caratterizzano il Vigneto Italia, che può contare su ben 500 varietà di uve da vino”.
Su questo punto il Ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina ha chiesto chiarimenti in Commissione Europea, ma il Commissario Phil Hogan ha rassicurato l’Italia che non ci saranno ripercussioni che “penalizzino l’attuale modello del sistema vitivinicolo italiano di qualità”.
Il 2015 ha visto l’Italia rubare alla Francia il primato della produzione mondiale di vino. La produzione Made in Italy genera un fatturato di oltre 9,5 miliardi di euro solo in Italia e dà lavoro 1,25 milioni di persone.
Redazione Floraiva