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nanaotecnologie contro il cancro

Giovedì 26 maggio al Lyceum Club Internazionale di Firenze Mauro Ferrari terrà una conferenza dal titolo “Nanomedicina. Gli esperimenti nello spazio e la lotta contro il cancro”, ambito di cui è uno dei massimi esperti a livello mondiale. Di recente si è parlato proprio di Ferrari per la nascita di un nuovo nanofarmaco in grado, secondo i primi test effettuati sugli animali, di combattere forme di cancro con metastasi. L’appuntamento è per le ore 18.00 in via Alfani, 48 a Firenze con ingresso libero.

La prestigiosa carriera di Mauro Ferrari parla per lui, dopo aver lavorato negli Stati Uniti, dirige oggi uno dei più grandi istituti di nanotecnologie del mondo, il Methodist Research Institute di Houston ed è presidente della “Alliance for NanoHealth”. Come ben spiega la presidente del Lyceum di Firenze, Donatella Lippi: «Il suo impegno, in un momento storico in cui si parla di chirurgia mininvasiva, di dispositivi infinitesimali, di robotica è quello di predisporre dei piccoli robot, dei piccoli presidi che possano rilasciare farmaci e sostanze attive senza costringere il paziente ad assunzioni periodiche, ma in maniera assolutamente automatizzata». Da sempre sulle testate scientifiche di tutto il mondo, di recente si è parlato di Ferrari in merito ad un nuovo nanofarmaco, nato dal team di ricercatori da lui diretto e composto da nanoparticelle in grado di penetrare direttamente nelle metastasi causate dal cancro al seno in organi come fegato e polmoni, distruggendole. Questo nanofarmaco, “iNPG-pDox”, è stato sperimentato al momento su topi, con risultati definiti da Mauro Ferrari «sbalorditivi», tanto che si punta ad avviare i test sull’uomo il prossimo anno. L’appuntamento di giovedì 26 maggio, a ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili, è organizzato dalla sezione “Scienze e Agricoltura” del club, presieduta da Maria Luisa Luisi, il cui programma ha il patrocinio della Regione Toscana. La conferenza di Ferrari fa inoltre parte del programma del Lyceum Club Internazionale di Firenze del 2016: “Microcosmo e macrocosmo: Firenze e il ciclo degli elementi”, realizzato con il sostegno dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e il patrocinio del Comune di Firenze.

Redazione

orti ad arte varese

L’11 e 12 giugno a Villa Panza quarta edizione della mostra mercato sull’arte di coltivare la terra promossa dal Fai. Incontri in un orto sinergico, un pollaio mobile («chicken tractor»), presentazione del libro ‘L’orto della Bibbia’, percorso fra le specie arboree per bambini e frutta, verdure e piante in gran varietà di selezionati vivaisti e produttori.

Un fine-settimana per celebrare l’arte di coltivare la terra e l’eccellenza della frutta, delle verdure e delle piante da orto o da frutto o aromatiche in molteplici declinazioni.
Torna anche quest’anno “Orti ad arte”, appuntamento dell’estate varesina dedicato agli appassionati di orti e giardini. Sabato 11 giugno (dalle 13 alle 19) e domenica 12 giugno (dalle 10 alle 18) Villa Menafoglio Litta Panza di Biumo, a Varese, celebre per il suo giardino all’italiana e per la sua collezione di arte contemporanea, sarà teatro della quarta edizione della “mostra mercato sull’arte di coltivare la terra” organizzata dal FAI – Fondo Ambiente Italiano.
Vivaisti e produttori accuratamente selezionati porteranno negli spazi della villa una grande varietà di frutta e verdure fresche, biologiche e di stagione, oltre a conserve, liquori, marmellate, sementi, abbigliamento, attrezzi da lavoro, cesteria e libreria specializzata. I visitatori potranno inoltre acquistare piante da frutto, da orto e aromatiche, scoprire varietà rare e ricevere consigli sulla loro coltivazione e sul loro impiego in cucina.
Nel corso delle due giornate di manifestazione si susseguiranno conferenze e laboratori per adulti e bambini, con momenti didattici, presentazioni di libri secondo il seguente programma:
- sabato 11 giugno, alle 14,30, incontri nell’Orto Sinergico a cura di Giorgio Stabilini; alle ore 15.30 progettazione e realizzazione di un chicken tractor, un vero e proprio pollaio mobile, a cura di un’azienda agricola biodinamica; alle 16,30 “Dall’orto alla cucina: le ricette dello chef dalla coltivazione al piatto” a cura dello chef Matteo Pisciotta; alle 17 visita al parco di Villa Panza a cura di LaborArs.
- domenica 12 giugno alle 11 incontri nell’Orto Sinergico a cura di Giorgio Stabilini; alle 15 presentazione del libro ‘L’orto della Bibbia - guida alla scoperta di frutti e ortaggi antichi in via di estinzione’ a cura della biologa Marilena Roversi Flury e del giornalista Fabrizio Morea; alle 16 “Dall’orto alla cucina: le ricette dello chef dalla coltivazione al piatto” a cura di Matteo Pisciotta; alle 16.30 visita al parco di Villa Panza a cura di LaborArs.
Per i più piccoli sabato alle 15 e domenica alle 11.30 e alle 15 verrà organizzato il laboratorio “Bim Bum Bart - Orti ad Arte” (per prenotazioni tel. 0332 283960) con uno speciale percorso nel giardino della villa per scoprire le specie arboree presenti e la realizzazione di un piccolo “orto da asporto” con materiali di riciclo.
Villa e Collezione Panza sono un museo riconosciuto dalla Regione Lombardia.
Ampio parcheggio gratuito presso l'Ippodromo Le Bettole di Varese (ingresso da Via Galileo Ferraris), collegato a Villa Panza con un servizio navetta a/r gratuito.

Ingresso: mostra e mercato intero € 8; ridotto (4-14 anni) e iscritti FAI € 4; famiglia (2 adulti + 2 bambini 4-14 anni) € 20. Mostra e mercato + ingresso alla villa e alla collezione permanente intero € 13; ridotto (4-14 anni) € 7; iscritti FAI € 4; studenti € 8; famiglia (2 adulti + 2 bambini 4-14 anni) € 33.

                                                                                                                         
Redazione

piante cespevi

Cia Pistoia chiede chiarimenti all’amministrazione comunale sull’affermazione categorica «nessuna estensione delle aree vocate ad attività vivaistiche», che è qualcosa di più che un no all’«ampliamento del perimetro» a difesa delle zone collinari. Esistono a Chiesina Montalese, Nespolo e Case Soldi aree già di fatto tra i vivai che sono penalizzate da un Regolamento urbanistico che le classifica con miopia come aree non vocate. Impedire l’estensione della vocazione vivaistica ad esse che senso ha? Occhio a non finire nell’anti-vivaismo sull’onda di contese politiche.

La perentorietà senza appello dell’incipit del comunicato n. 367 del Comune di Pistoia, «nessuna estensione delle aree vocate ad attività vivaistiche», sommata alle ripetute grida di allarme (in buona parte esagerate) di certe frange dell’ambientalismo, fa temere che stia montando (magari per condizionamenti politici) una campagna mediatica anti-vivaismo (cioè contro il settore trainante dell’agricoltura di Pistoia) che si sa dove comincia ma non dove porterà. Finiremo per demonizzare i vivai della piana e chiedere a gran voce più fabbriche per tutti? Anche perché in quel comunicato fa capolino un’apparente contraddizione: il no all’estensione delle aree vocate è semplicemente un no all’«ampliamento» del loro «perimetro» a tutela delle «aree collinari già molto fragili» (come è scritto in un punto) o un no generalizzato a ogni superficie dovunque collocata (come fanno credere altre frasi)?
Cia Pistoia replica al comunicato stampa del 19 maggio scorso del Comune di Pistoia chiedendo innanzi tutto un chiarimento di tale punto apparentemente contraddittorio, riservandosi di ritornare prossimamente con documenti più approfonditi del suo Gruppo Vivaisti su tutte le importanti questioni in esso toccate, meglio se dopo aver potuto leggere in versione integrale le osservazioni inviate dal Comune alla Provincia per l’aggiornamento del Piano territoriale di coordinamento. Infatti la frase iniziale del comunicato del Comune, «nessuna estensione delle aree vocate ad attività vivaistiche», sembra avere un significato diverso e più forte del semplice no all’«ampliamento del perimetro» per impedire l’insediamento di «attività vivaistica in aree collinari già molto fragili da un punto di vista sia ambientale che infrastrutturale» che potrebbero modificare «natura e fisionomia del paesaggio».
Non si tratta di una disputa terminologica accademica, precisa Cia Pistoia, perché esistono nelle frazioni pistoiesi di Chiesina Montalese, Nespolo e Case Soldi aree già di fatto collocate tra i vivai e per lo più di proprietà di vivaisti che sono penalizzate da un Regolamento urbanistico vigente miope (approvato nell’aprile 2013 e già più volte criticato da Cia) che le classifica come aree non vocate. Questo provoca molte difficoltà ai vivaisti che si trovano ad operare lì con tanti vincoli in più relativi agli annessi e a vari aspetti dell’attività. Perché impedire l’estensione della vocazione vivaistica a queste aree della piana? Che senso ha o avrebbe?

Redazione

vino libero eataly

Il manifesto di Eataly parla chiaro e al punto otto ci ricorda: «Mai dovremo incorrere nella tentazione di utilizzare strumenti di persuasione occulta per incitare a comprare più del necessario.» Purtroppo i fatti raccontano un’altra Eataly, che invece ha ceduto alla tentazione di una pratica commerciale scorretta, utilizzando la dicitura “vino libero” per una campagna che ha lasciato intendere ai consumatori che il prodotto fosse totalmente libero da concimi chimici, da erbicidi e da solfiti. La vicenda inizia nell’aprile 2014 con una segnalazione del Codacons e si protrae fino al 9 maggio di quest’anno con un provvedimento dell’Antitrust che multa Eataly per 50mila euro per violazione del Codice del consumo con conseguente “divieto di diffusione e continuazione” della campagna.

Cartelloni pubblicitari ed etichette “Vino Libero” hanno dunque diffuso un messaggio fuorviante e a danno dei consumatori: a dirlo è proprio l’Autorità Garante della Concorrenza e il Mercato. Un provvedimento di dieci pagine, reso pubblico lo scorso 9 maggio, rende nota tutta la vicenda che ruota attorno alla campagna “Vino Libero” di Eataly. Tutto inizia nell’aprile 2014, quando una segnalazione del Codacons evidenzia come l’espressione “vino libero”, senza ulteriori specificazioni, possa far intendere ai consumatori che questo sia “libero da concimi di sintesi, libero da erbicidi e libero da almeno il 40% dei solfiti” rispetto al limite previsto per legge (come afferma anche l’Antitrust). A inizio 2015 l’AGCM invita Eataly a rimuovere “i profili di possibile scorrettezza”, correggendo i cartelloni pubblicitari e sostituendo tutte le etichette delle bottiglie. Sempre nel 2015, a febbraio, il procedimento si ferma e viene archiviato in quanto l’azienda di Farinetti si impegna formalmente ad adeguarsi alle indicazioni fornite dall’AGCM. Due mesi dopo però il Codacons torna a manifestare il problema: nessun cambiamento è avvenuto. Allora interviene la Guardia di Finanza che accerta che nessuna delle bottiglie in commercio è contrassegnata dalla dicitura corretta e richiesta dall’Autorità. “Vino Libero” continua ad essere un messaggio pubblicitario incompleto e ingannevole fino alla fine del 2015 e l’inizio del 2016, quando il caso viene finalmente riaperto e Eataly si difende affermando di non essere che il venditore del prodotto e dunque di non avere responsabilità sull’etichetta. Ma non funziona e l’AGCM fa notare che “Vino Libero” è un’espressione “omissiva” e segnala una condotta priva del “normale grado di diligenza professionale” da parte di chi per quasi due anni non è stato trasparente. Arriva così la multa di 50mila euro per Eataly e di 5mila per l’Associazione Vino Libero. Intanto, nella pagine web di Eataly dedicata a “Vino Libero” si continua a leggere che il progetto è: « Un modello “dinamico” che si arricchisce continuamente di nuovi argomenti, che promuove la ricerca e che si migliora costantemente, avendo però ben saldi i propri obiettivi di salvaguardia dell’ambiente, di tutela del consumatore e di soddisfazione del produttore».

Redazione

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Stop to the advertising campaign “Free Wine”: Eataly fined by the Antitrust for 50thousands euro

The poster of Eataly speaks clearly and at point eight remember us: «Never we should succumb into the temptation of usying instruments of concealed persuasion to incite in buying more than necessary». Unfortunately facts tells about another Eataly, that instead gave up to the temptation of an incorrect commercial practice, using the caption “free wine” for an advertising campaing that left the consumers understand that the product was totally free by chemical fertilizers, by weed killers and by sulphites. The event starts in April 2014 with a Codacons warning and goes up to May 9th of this year with a provision of Antitrust that fines Eataly for 50thousands euro for violation of the Consumption Code with consequent “prohibition of diffusion and continuation” of the advertising campaign.

Advertising posters and lables “Free Wine” have just sperad a deceptive message to the detriment of consumers: to tell it is right the Antitrust Authority. A ten pages provision, made public the last May 9th let be known all the event that goes around the advertising campaign “Free Wine” of Eataly. Everything starts in April 2014 when a Codacons  warning  highlights how the expression “free wine”, without further specifications could let consumers understand that this is “free by synthesis fertilizers , free by weed killers and at least the 40% of sulphites compared to the limit expected by law (as also the Antitrust confirms). At the beginning of 2015 AGCM invites Eataly to remove “the profiles of possible incorrectness” by correcting the advertising posters and substituting the bottle labels. Always in 2015, on february the procedure stops and is archived as the company of Farinetti formally works hard to adapt to the indications given by AGCM. Two months lateer Codacons comes back to show the problem: no change has come. So intervenes the italian finance police verifying that not one of the bottles in commerce is marked by the correct letetring asked by the Authority. “Free wine” continues to be an incomplete and deceptive advertising message until the end of 2015 and the beginning of 2016, when the case is finally reopened  and Eataly defends itself adfriming to be just the seller of the product and so to have no responsabilities about the label. But it doesn't work and the AGCM underlines that “Free Wine” is an “omissive” expression and warns a behaviour lacking of the “normal degree of professional diligence” by the part of who, for almost two years, hasn't been transparent. So arrives the penality of 50thousands euro for Eataly and 5thousands for the Free Wine Association. Meanwhile, in the web pages of “Free Wine” you continue to read that the project is: «A “dynamic” model  that continually enriches of new arguments, that promotes the research and improves constantly , but having firmly its own goals about the safeguard of environment, of the protection of customer and the satisfaction of  producer».
 
Editorial staff

sandro orlandini

Il presidente Cia Pistoia, Sandro Orlandini, durante la conferenza stampa di ieri ha chiesto alle altre associazioni di settore di aprire immediatamente un confronto su business plan e mission della società aperta, ipotizzata dalla cordata di imprenditori, di cui Mati è stato portavoce. Ma non solo, Orlandini dichiara che Cia vuole unirsi alla cordata, elaborando però una chiara previsione di costi e ricavi. Il prossimo passo è la convocazione di un tavolo tecnico guidato magari da Renato Ferretti, presidente dimissionario del Cespevi, che da tempo lamenta un mancato interesse dei vivaisti per il futuro del Centro.

Lo dichiara Sandro Orlandini al termine dell’incontro del 18 maggio sul futuro del Cespevi: Cia Pistoia intende entrare a far parte della società aperta, ipotizzata dalla cordata di imprese florovivaistiche. La condizione determinante è per Cia l’elaborazione di un modello di governabilità meno rigido di quello già proposto da Anve alla prima gara andata deserta. Si dovrà dunque pensare a un business plan credibile e sostenibile: per raggiungere questo scopo Cia chiede alle associazioni di categoria agricole e florovivaistiche di convocare al più presto un tavolo tecnico. Quest’ultimo potrebbe essere guidato da Renato Ferretti, esperto agronomo e presidente dimissionario del Centro, che ormai da tempo, come ha anche ricordato ieri Morandi, cercava di convogliare l’interesse delle imprese vivaistiche verso il salvataggio del Cespevi. Come si legge nel comunicato stampa di Cia Pistoia sull’incontro di ieri, il documento della proposta di Francesco Mati e della cordata di imprenditori propone una suddivisione dell’80% del capitale sociale del Cespevi, messo in vendita dalla Camera di Commercio, in due lotti: lotto A, pari all’20%, che dovrebbe essere acquisito dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia; lotto B, pari al 60%, destinato alla nuova società aperta. Proprio in quest’ultima rientrerebbe dunque anche Cia Pistoia e la cordata di imprenditori, purché l’importo a base d’asta del lotto «sia stabilito nell’entità ritenuta congrua dall’organo amministrativo della newco» e purché siano state prima «raccolte formali e significative adesioni […] alla newco […] in modo che il capitale risulti non inferiore» a un livello ritenuto necessario. Nel comunicato stampa di Cia leggiamo che il capitale della nuova società, proposto da Mati nel documento, dovrà essere di 1.600.000 euro, ripartito in 1600 azioni da mille euro ciascuna. Sono poi previste tre categorie di azioni ordinarie: 1) grandi investitori, cioè almeno 25 imprese della filiera florovivaistica con fatturato superiore a 3 milioni di euro, «che abbiano ognuna sottoscritto azioni per un importo prefissato» e che dovranno detenere almeno metà del capitale della nuova società; 2) medi investitori, ossia 40 imprese della filiera con fatturato tra 1 milione e 3 milioni di euro, «che abbiano ognuna sottoscritto azioni per un importo prefissato» e che dovranno detenere, complessivamente, almeno un quarto del capitale; 3) piccoli investitori, vale a dire almeno cento imprese con fatturato inferiore a 1 milione di euro, «che abbiano ognuna sottoscritto azioni per un importo prefissato» e che dovranno detenere almeno un quarto del capitale della newco.
 
Redazione