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Il presidente nazionale della Cia Dino Scanavino dopo la riunione a Bruxelles dei ministri agricoli europei: «E’ mancata l’ambizione nelle proposte di un esecutivo sempre più ‘stanco’. Provvedimenti sbilanciati sul Nord Europa e settori in sofferenza che restano fuori dagli aiuti, come cereali e carni suine. Adesso prioritario accelerare i tempi di attuazione».

Gran parte delle speranze che gli agricoltori italiani avevano riposto alla vigilia della presentazione del nuovo “pacchetto Ue anti crisi”, sono state disattese da una serie di misure che Cia definisce di accompagnamento e che poco potranno incidere sulla redditività degli agricoltori. Così il presidente nazionale della Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino, commenta il nuovo pacchetto di azioni per i settori in crisi presentato ieri dalla Commissione a Bruxelles durante il Consiglio dei ministri dell’Agricoltura europei. «In particolare -spiega Scanavino- i 150 milioni di euro stanziati per il contenimento dell’offerta produttiva di latte sembrano essere un risarcimento per quelle imprese, principalmente del Nord Europa, che hanno aumentato le capacità produttive senza misurarsi con il mercato e sottovalutando le conseguenze sugli equilibri economici. Al contrario, riteniamo che una programmazione produttiva duratura, strutturale e non condizionata alla congiuntura, sia una strada percorribile per ridare ossigeno agli allevatori. Per quanto riguarda il plafond di circa 21 milioni di euro assegnati all’Italia -evidenzia il presidente della Cia- sarà prioritario non sprecare in mille rivoli le risorse ma, piuttosto, utilizzarle su iniziative concrete, compresi possibili interventi di ristrutturazione del sistema imprenditoriale localizzato in territori scarsamente vocati».
«Sullo stesso fronte, la tempistica rappresenta un elemento strategico anche perché, per ora, siamo fermi alle note stampa della Commissione. L’estrema volatilità che caratterizza in particolare il mercato del latte, impone invece un’accelerazione nelle fasi di definizione dei regolamenti esecutivi e d’implementazione nazionale -dice Scanavino-. Al contrario, si rischierebbe di adottare misure controproducenti perché calate all’interno di un contesto diverso rispetto a quello attuale».
Quanto alle altre misure del pacchetto Ue, l’aggiornamento dei prezzi di ritiro per i prodotti ortofrutticoli rappresenta una novità positiva, già avanzata nelle proposte di Cia. «A condizionare il giudizio complessivo, però, non può non esserci la mancanza d’interventi sugli altri settori in sofferenza, a partire dalle difficoltà strutturali delle carni suine e dal crollo dei prezzi cerealicoli, che sta mettendo a rischio la produzione di grano Made in Italy. Forse -conclude il presidente della Cia- l’attenzione su questi temi da parte dell’esecutivo Ue che, sempre di più, mostra segnali di debolezza e stanchezza, è stata distolta dal fatto che alcuni Stati membri dell’Unione non hanno ancora avviato la campagna produttiva».
 
Redazione

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3 mila imprese con un coinvolgimento di oltre 30 mila addetti: questi i numeri dell'agricoltura sociale ad un anno dalla nuova legge che la riconosceva ufficialmente. Mentre il Crea (Centro ricerche economia agraria) procede a un censimento dettagliato delle imprese agricole attive nel sociale, si dà il via all'istituzione dell'Osservatorio sull'agricoltura sociale, nominato con decreto Mipaaf

Si confermano dunque le alte potenzialità dell'agricoltura sociale che si è radicata profondamente in Italia a partire dagli anni '70, come ha ricordato Massimo Fiorio, vicepresidente della Commissione Agricoltura della Camera e primo firmatario della Legge n. 141 del 2015. Il valore intrinseco dell'agricoltura sociale è la sua capacità di rigenerare un welfare di prossimità volto alla promozione umana. Fiorio ha incitato anche i ministeri competenti a emanare al più presto i decreti attuativi utili anche all'insediamento dell'Osservatorio nazionale. Quest'ultimo dovrebbe occuparsi di definire le linee guida dell'agricoltura sociale e di monitorare le iniziative in modo anche da coordinarla con le politiche rurali e di comunicazione.
agritoshoplogoDal Forum nazionale Agricoltura Sociale grande soddisfazione per la crescita del settore, che testimonia la capacità di creare prodotti di eccellenza, posti di lavoro qualificati e dignità per le persone. In tempi di crisi come quelli attuali l'agricoltura sociale ridisegna un modello sostenibile ed efficace. Come da definizione, infatti, questo tipo di agricoltura è in grado di creare inserimento socio-lavorativo di lavoratori con disabilità e lavoratori svantaggiati, persone svantaggiate e minori in età lavorativa inseriti in progetti di riabilitazione sociale. Ma anche di dar vita a prestazioni e attività sociali e di servizio per le comunità locali attraverso l’uso di risorse materiali e immateriali dell’agricoltura; prestazioni e servizi terapeutici anche attraverso l'ausilio di animali e la coltivazione delle piante. L'agricoltura sociale, infine, mette in campo iniziative di educazione ambientale e alimentare, salvaguardia della biodiversità animale, anche attraverso l'organizzazione di fattorie sociali e didattiche. 
È inoltre previsto che le Regioni, nell'ambito dei PSR, possano promuovere specifici programmi per la multifunzionalità delle imprese agricole con particolare riguardo verso lo sviluppo dell'agricoltura sociale. Le istituzioni pubbliche, invece, possono inserire come criteri per l'assegnazione prioritaria delle gare di fornitura di mense, scolastiche ed ospedaliere, la provenienza dei prodotti agroalimentari da operatori di agricoltura sociale. 
 
Redazione

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Nel corso degli ultimi mesi Bayer si è impegnata in colloqui privati con Monsanto, ancora non andati a buon fine. Dopo aver visto rifiutare la sua offerta da 62 miliardi di dollari perché «incompleta e finanziariamente inadeguata», ora Bayer rialza la sua proposta da 122 a 125 dollari per azione. La posta in gioco è alta e discussa: la creazione della più grande azienda agrochimica e di semi al mondo, il cui unico "intralcio" potrebbe essere Basf.

Bayer ha deciso di alzare la sua offerta, interamente in contanti, agli azionisti Monsanto prima verbalmente (il primo luglio) e poi in una proposta aggiornata presentata il 9 luglio. Ma non solo, il colosso tedesco del settore chimico e farmaceutico ha risposto globalmente alle domande di Monsanto in materia di finanziamento e di questioni normative per completare la proposta di acquisizione (vedi).300x250-agrcast-fert-bio L'azienda tedesca si dichiara pronta a prendere impegni con i regolatori, se necessario, per completare l'acquisizione. E non solo, Bayer garantisce che l'operazione non sarà soggetta a condizioni finanziarie e che il denaro necessario è già pronto. Sono cinque, le banche pronte a sottoscrivere infatti: BofA Merrill Lynch, Credit Suisse, Goldman Sachs, HSBC e JP Morgan. L'azienda tedesca è fiduciosa di poter ottenere tutti i necessari via libera regolatori vista la complementarietà geografica e dei prodotti dei due gruppi. Non ci sono più dubbi per Bayer: l'offerta riconosce “il valore intrinseco di Monsanto”, dal momento che offre un premio del 40% sul prezzo di chiusura del titolo Monsanto alla seduta dello scorso 9 maggio. La posta in gioco è a questo punto alta: se Bayer acquistasse Monsanto si andrebbe a creare la più grande azienda di sementi e pesticidi del mondo. A complicare l'operazione è intervenuta la questione Basf: secondo indiscrezioni infatti Monsanto starebbe trattando per acquisire Basf, una delle più grandi compagnie chimiche. Le trattative sarebbero ancora alle fasi preliminari, ma riflettono la spaccatura all'interno del consiglio di amministrazione di Monsanto

Redazione

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Aumentare di due anni il periodo di vita sana e attiva entro il 2020. È l'obiettivo della European Innovation Partnership on Active and Healthy Ageing (EIP on AHA), partenariato di soggetti pubblici e privati di diversi settori, impegnati nel comune intento di individuare soluzioni innovative a supporto dei bisogni degli anziani. La Commissione Europea ha annunciato ora che la Regione Toscana è stata selezionata come "Reference Site" per questo obiettivo impegnativo per le sue buone pratiche a supporto dell'invecchiamento sano e attivo.

La Toscana è tra le Regioni più anziane e longeve in Italia, con oltre 910.000 persone con più di 64 anni (24,4%). Ogni 2 giovani con meno di 15 anni si contano circa 4 anziani (contro i 3 della media italiana). La regione vanta, infatti,  da sempre una speranza di vita maggiore della media nazionale, già tra le più alte del mondo. Nel 2013 ha raggiunto 80,5 anni per gli uomini e 85,1 per le donne (il dato dell'Italia è 79,8 per gli uomini e 84,6 per le donne). La speranza di vita a 65 anni è aumentata di quasi 5 anni negli ultimi 40 anni sia per le donne (da 17,4 a 22,3 anni) che per gli uomini (da 13,9 a 18,9 anni). «In Toscana si invecchia bene, e questo riconoscimento della Commissione Europea è una conferma - dichiara il presidente della Regione Enrico Rossi - Merito senz'altro dell'ambiente che ci circonda, dell'alimentazione, degli stili di vita, ma anche senza dubbio delle politiche che la Regione ha messo e continua a mettere in atto nel campo della tutela della salute e della prevenzione. Questa selezione come Reference Site è senz'altro uno stimolo in più a proseguire su questa strada». 
«Nella nostra regione vivono quasi un milione di ultrasessantacinquenni, di cui più di mille ultracentenari (in grande maggioranza donne) - sottolinea l'assessore al diritto alla salute Stefania Saccardi - La maggior parte di loro sono attivi e rappresentano una risorsa per la società, altri sono in condizioni di salute tali da richiedere cure e assistenza a vari livelli. Come Regione siamo molto impegnati, secondo quelle che sono anche le raccomandazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, nel programma Salute 2020, nel migliorare le condizioni di salute e autosufficienza degli anziani, prolungarne la vita attiva e diminuire la necessità di cure e assistenza, grazie ad azioni che prevedono il coinvolgimento delle persone, che promuovono il movimento, come l'Afa (Attività fisica adattata, ndr), una sana alimentazione, l'abbandono del fumo, un moderato uso dell'alcol».
La EIP on AHA, pur non configurandosi come un sistema di finanziamento dell'UE, costituisce uno strumento essenziale per creare sinergie a livello europeo tra i programmi esistenti e favorire lo scambio di buone pratiche. I "Reference Sites" sono "ecosistemi" che comprendono diversi attori (istituzioni, associazioni dei cittadini, organizzazioni che operano in ambito sanitario, organismi di ricerca e innovazione, industrie) che in maniera congiunta promuovono l'implementazione di soluzioni innovative di dimostrato impatto (buone pratiche) a supporto dell'invecchiamento sano e attivo. Alcuni "Reference Sites" hanno hanno esteso le loro migliori pratiche dal livello locale a quello regionale o nazionale ed altri hanno contribuito gli scorsi anni alla crescita ed alla creazione di posti di lavoro nei loro settori.
Nel 2016 la rete dei "Reference Sites" si rinnova e ne entra a far parte il Reference Site Toscano (con lo status di EIP on AHA Reference Site 2 Stars), costituito da una "coalizione" di soggetti che a diverso titolo operano nell'ambito della salute (Regione Toscana, aziende sanitarie, Agenzia Regionale di Sanità, Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, Fondazione Toscana Life Sciences e Associazioni dei cittadini) che si è dimostrato capace di porre l'invecchiamento sano e attivo tra le proprie priorità strategiche e di strutturare a tal fine interventi di sistema efficaci (good practices) con il coinvolgimento di tutti gli attori in gioco, secondo l'approccio integrato raccomandato dalla Commissione europea. Un approccio che garantisce di raggiungere nel contempo i tre obiettivi strategici lanciati dalla Commissione europea: la salute e la qualità di vita dei cittadini, l'efficienza e sostenibilità dei sistemi socio-sanitari e la crescita economica a livello europeo.
La Regione Toscana agirà da interfaccia operativa tra la Commissione europea e la dimensione regionale per l'implementazione delle linee strategiche del partenariato EIP-AHA, la valorizzazione di buone pratiche regionali, il monitoraggio e la valutazione dei risultati. Collaborerà inoltre con gli altri "Reference Sites" italiani ed europei per consolidare le politiche e le azioni a favore dell'innovazione sull'invecchiamento sano e attivo e identificare opportunità in ambito nazionale ed internazionale.
 
Redazione

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Nuovo mandato per Cristiano Genovali alla presidenza dell’Associazione nazionale Piante e Fiori d’Italia. I vicepresidenti sono Federico Allavena (Liguria), Giovanni Nicastro (Sicilia) e Mario Zecca (Puglia). Genovali annuncia un disciplinare entro il 2016 per rilanciare il marchio di prodotto “Piante e Fiori d’Italia” e una riforma dello statuto per aprire a soci esterni alle camere di commercio (soggetti privati del settore florovivaistico) entro fine 2017.

Maggiore rappresentanza di tutto il territorio nazionale, più visibilità mediante il rilancio del marchio di prodotto “Piante e fiori d’Italia” e apertura ai soci privati: imprese e consorzi del florovivaismo nazionale
Sono questi gli obiettivi forti annunciati a Floraviva oggi da Cristiano Genovali, appena rieletto presidente dell’Associazione nazionale Piante e Fiori d’Italia, organismo creato più di cinquant’anni fa dalle camere di commercio che ha sede legale a Roma e sede operativa a Imperia. Il rinnovo del mandato a Genovali, designato dalla camera di commercio di Lucca, è avvenuto nel consiglio direttivo del 12 luglio a Roma, in cui sono stati eletti anche tre vicepresidenti: il vice presidente vicario Federico Allavena (camera di commercio Riviere di Liguria) e i vice presidenti Giovanni Nicastro (camera di commercio di Ragusa) e Mario Zecca (camera di commercio di Lecce).
«E’ stata un’elezione all’unanimità nella quale abbiamo potuto eleggere sia il presidente che tre vicepresidentiracconta Cristiano Genovali – e abbiamo puntato a una rappresentanza la più ampia possibile, per coprire tutto il territorio nazionale, dal nord al sud. L’intenzione è che i vicepresidenti, che con me formano il comitato esecutivo dell’associazione e sono tutti florovivaisti espressi da camere di commercio del Paese (ma non necessariamente membri delle camere di commercio, ndr), si occupino in seguito prevalentemente di ambiti di specializzazione distinti. Ma il comitato sarà aperto e, a seconda delle tematiche affrontate, inviteremo a dare un contributo di volta in volta anche altri esponenti dell’associazione. Definiremo il programma di mandato intorno ai primi di settembre».
Qualche anticipazione sugli indirizzi e obiettivi del programma
«Innanzi tutto vorremmo agire più puntigliosamente sui territorispiega Genovali -, cioè dando maggiore visibilità alle iniziative nelle varie camere di commercio del territorio, dove organizzeremo, in concomitanza con le riunioni della nostra associazione, piccoli eventi per promuovere sia l’associazione che, soprattutto, il marchio di prodotto Piante e Fiori d’Italia, che è già abbastanza conosciuto all’estero e usato da diversi produttori italiani», ma ha bisogno, per essere rilanciato con più efficacia, spiega Genovali, di un disciplinare che ne identifichi precisamente l’origine territoriale. «Il nostro compito – dice – sarà definire un disciplinare entro la fine del 2016».
Non c’è conflitto con il marchio Vivaifiori, nella «cui associazione di tutela» è presente anche Piante e Fiori d’Italia? «No - risponde Genovali -, Vivaifiori è un marchio di processo, che va a certificare un processo di produzione, non l’origine territoriale». Ed è necessario, a suo avviso, anche un marchio di prodotto legato al territorio.
L’altro grande obiettivo del prossimo mandato, per «ampliare l’operatività di Piante e Fiori d’Italia a 360 gradi e farla diventare centro di aggregazione della rappresentanza nel settore», annuncia Genovali, è «modificare lo statuto aprendo la possibilità di associarsi a tutte le aziende e i consorzi del florovivaismo» e non più solo alle camere di commercio. Questo, spiega, aprirebbe la strada anche a bandi europei e sponsorizzazioni per finanziare meglio le attività. Attività che comunque, ha assicurato Genovali, hanno ancora il pieno supporto delle camere di commercio e della stessa Unioncamere. Anche per questa vera e propria riforma statutaria Genovali ha in mente una scadenza temporale: «un anno e mezzo, entro la fine del 2017». 
 
Redazione