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Hai mai pensato che il tuo carattere potesse essere influenzato dal fiore di nascita, il fiore associato al mese in cui sei nato? Timido, creativo, protettivo o un po' egoista, ogni fiore racchiude tratti distintivi della personalità. Come l'oroscopo o la pietra del mese, anche i fiori seguono un'antica tradizione, oggi sempre più riscoperta.
Il legame tra fiori e mesi non è solo estetico. Alcune piante sono conosciute per stimolare determinate qualità. I nati a marzo e ottobre, per esempio, potrebbero beneficiare della compagnia di piante che favoriscono la creatività. Se sei nato a maggio, il tuo fiore è il mughetto: un fiore delicato e fugace, simbolo di generosità e amore.
Come scoprire il tuo fiore di nascita?
È semplice: basta guardare il mese in cui sei nato. Ogni mese è associato a uno o più fiori, che incarnano aspetti della tua personalità. Ad esempio, a maggio troviamo il giglio, simbolo di purezza, mentre a dicembre il poinsettia, la stella di Natale, rappresenta speranza e rinnovamento.
Cosa simboleggia il tuo fiore di nascita?
Ogni fiore ha un suo linguaggio simbolico. La primula di febbraio simboleggia l'amore giovanile, mentre il narciso di marzo rappresenta i nuovi inizi. Scoprendo il significato del tuo fiore di nascita, potrai riflettere sui tratti della tua personalità e su come questi si manifestano nella tua vita. Che tu creda o meno al potere simbolico delle piante, conoscere il proprio fiore di nascita aggiunge un tocco speciale e affascinante al nostro legame con la natura. Scopri il tuo e lasciati ispirare dalla sua bellezza e dai suoi significati!




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Abbiamo già esplorato il concetto di biophilia applicato all’ufficio moderno, ma ora vogliamo andare oltre. SFER IK, un centro artistico immerso nella giungla Maya, ci mostra come il biophilic design possa trasformare non solo gli spazi lavorativi, ma anche quelli dedicati all’arte, mettendo in scena una perfetta integrazione tra architettura e natura.
Il biophilic design si propone di riportare la natura negli ambienti costruiti, promuovendo il benessere umano attraverso l’integrazione di elementi naturali. Questa filosofia, sviluppata per rispondere alla crescente alienazione delle persone dalle risorse naturali, sta trovando applicazione nelle città moderne, dove il contatto con la natura si è fatto sempre più raro. Il termine “biophilia”, coniato dallo psicologo Eric Fromm e reso popolare dal biologo Edward O. Wilson, si traduce come “amore per la vita” e descrive la tendenza umana a cercare un legame con altre forme di vita. Secondo Wilson, l’uomo ha un bisogno intrinseco di interagire con la natura, necessaria per il suo equilibrio fisico e mentale. Gli architetti e designer di oggi hanno abbracciato questi principi, creando spazi che rispondono alla naturale propensione umana a sentirsi bene immersi in ambienti simili al nostro habitat ancestrale.
Elementi come piante, acqua e luce naturale, così come materiali neutri come il legno e i colori terrosi, sono tutti componenti fondamentali del biophilic design. Gli spazi progettati con questi elementi favoriscono il rilassamento, riducono i livelli di stress e stimolano la creatività. Un esempio straordinario di biophilic design è il centro artistico SFER IK, situato nella giungla Maya vicino a Tulum, in Messico.
Questo museo, progettato dall'architetto autodidatta Eduardo Roth, sfida le convenzioni del design tradizionale, fondendosi perfettamente con l’ambiente circostante. Realizzato con alberi, liane e materiali locali, SFER IK è concepito come un’estensione vivente della giungla. Non è sigillato ermeticamente come una galleria tradizionale: quando piove, l’acqua può filtrare liberamente, mantenendo vivo il legame tra spazio interno ed esterno.
L’approccio biophilic è evidente anche nell’organizzazione degli spazi. Gli elementi curvilinei e organici permettono alla vegetazione di crescere all'interno, creando un micro-ecosistema che evolve con il tempo e il clima. L’idea di Roth è quella di far interagire gli ospiti con la natura, offrendo un’esperienza sensoriale completa che arricchisce sia la mente che lo spirito. SFER IK non solo ospita opere d'arte, ma è esso stesso una rappresentazione vivente di biophilic design, dove le persone possono sperimentare direttamente i benefici di un’architettura integrata nella natura.
Secondo Stephen R. Kellert, emerito professore alla Yale University e promotore del biophilic design, ci sono cinque principi fondamentali per un design realmente biophilico: 1) deve favorire l’adattamento umano al mondo naturale; 2) richiede un coinvolgimento prolungato con la natura; 3) deve integrare interventi che si armonizzano con l’intero ambiente; 4) deve stimolare attaccamenti emotivi ai luoghi; 5) e deve promuovere interazioni positive e relazioni tra le persone e l’ambiente naturale. SFER IK incarna questi principi, creando un legame intimo tra architettura e paesaggio.
In sintesi, il biophilic design rappresenta una rivoluzione nel modo in cui concepiamo gli spazi in cui viviamo e lavoriamo. SFER IK è un esempio ispiratore di come la biophilia possa ridefinire il concetto di architettura, portando la natura al centro dell’esperienza umana. Con l’aumento della consapevolezza dei benefici del contatto con la natura, il biophilic design promette di diventare un pilastro per il futuro, aiutandoci a costruire città che non solo soddisfano le nostre esigenze pratiche, ma anche il nostro bisogno fondamentale di connetterci con il mondo naturale.
Redazione
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Gli imponenti grattacieli di Hong Kong si affidano ancora agli impalcati di bambù, mentre il Rising Canes Pavilion di Pechino reinventa il bambù in architettura.













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Il UCCA Dune Art Museum, progettato dallo studio OPEN Architecture, è un esempio di architettura innovativa e sostenibile, integrato nelle dune costiere della Baia Bohai.
Sulla costa della Baia Bohai, nel nord della Cina, sorge il UCCA Dune Art Museum, un esempio significativo di architettura contemporanea integrata con l'ambiente naturale. Progettato dallo studio OPEN Architecture, il museo è stato concepito come un insieme di cavità moderne simili a grotte, incastonate nelle dune di sabbia, preservando il delicato ecosistema costiero e offrendo al contempo uno spazio espositivo innovativo.
L'ispirazione per la struttura viene da due concetti chiave: il gioco dei bambini che scavano nella sabbia e le grotte primitive, i primi rifugi umani che ospitavano l'arte rupestre. Il risultato è un edificio che si fonde con il paesaggio naturale, offrendo un'esperienza unica in cui l'arte e la natura coesistono armoniosamente.
Secondo Li Hu, co-fondatore di OPEN Architecture, l’attuale contesto cinese offre opportunità uniche per sperimentare nuove forme di architettura: "Sento che tutto il paese è un esperimento. Molte cose stanno cambiando e la vita è cambiata molto velocemente, eppure continuiamo a vivere nelle città che abbiamo ereditato." Hu spiega come questa rapida evoluzione permetta di ripensare non solo l’architettura, ma anche l'intero concetto di città: "Ora, uno dei vantaggi che abbiamo in Cina è la possibilità di costruire una nuova architettura – partendo da zero." Questo spirito sperimentale è evidente nel design del UCCA Dune Art Museum, che esplora non solo nuove forme architettoniche, ma anche nuovi modi di interagire con il paesaggio.
All'interno del museo, i visitatori accedono a una serie di gallerie interconnesse che richiamano la configurazione labirintica delle grotte. Il percorso espositivo inizia con un tunnel buio che conduce a una sala principale illuminata da un lucernario. Da qui si dipanano le altre sale, ciascuna caratterizzata da aperture che incorniciano viste diverse sul mare e sul cielo. La luce naturale, che varia durante il giorno, interagisce con gli spazi interni, creando un’atmosfera mutevole e dinamica.
Il design minimalista e lineare del museo è pensato per mettere in risalto le opere esposte, piuttosto che l’architettura stessa. La costruzione della struttura ha richiesto un approccio artigianale: le pareti di cemento sono state modellate manualmente da operai locali, utilizzando strisce di legno per dare forma alla superficie irregolare. Questi segni visibili della lavorazione manuale arricchiscono la struttura con un senso di autenticità e connessione con il processo costruttivo.
Uno degli aspetti più importanti del progetto è la sua sostenibilità. Le dune di sabbia che circondano il museo sono un ecosistema che si è formato nel corso di migliaia di anni, e senza la costruzione del museo, sarebbero state probabilmente spianate per permettere lo sviluppo edilizio. La scelta di integrare il museo nelle dune non solo ha preservato questo paesaggio naturale, ma ha anche contribuito a ridurre l'impatto ambientale dell’edificio. Il tetto coperto di sabbia aiuta a mantenere la temperatura interna fresca durante l’estate, mentre un sistema di riscaldamento geotermico a basso consumo energetico sostituisce i tradizionali impianti di climatizzazione.
Il museo ospita dieci gallerie espositive e un caffè, tutti interconnessi sotto la sabbia. Gli spazi curvi e irregolari delle gallerie richiamano le cavità delle grotte, offrendo ai visitatori un’esperienza immersiva e contemplativa. Ogni galleria è progettata per sfruttare la luce naturale, con aperture strategicamente posizionate che incorniciano il paesaggio circostante e creano un dialogo tra l’interno e l’esterno.
Il UCCA Dune Art Museum fa parte dell’UCCA (Ullens Center for Contemporary Art), una delle principali istituzioni indipendenti d’arte in Cina. Inaugurato nell'ottobre del 2018 con la mostra After Nature, il museo si pone come un punto di riferimento per l’arte contemporanea, in un contesto che invita i visitatori a riflettere sul rapporto tra uomo e natura.
Il progetto del museo rappresenta solo una parte di una visione più ampia per il sito: OPEN Architecture ha in programma la costruzione di una seconda galleria, che si estenderà verso il mare e servirà come residenza per artisti. Questo spazio sarà accessibile solo in barca o durante la bassa marea, offrendo un’esperienza unica e strettamente legata al paesaggio marino.
In un’epoca in cui il paesaggio naturale viene spesso sacrificato in nome dello sviluppo, il UCCA Dune Art Museum dimostra come l’architettura possa non solo coesistere con la natura, ma anche contribuire a preservarla, offrendo uno spazio dove l’arte e la sostenibilità si incontrano in perfetta armonia.
Redazione
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Ha sorpreso gli specialisti con un vino cinese pluripremiato durante un prestigioso concorso internazionale: oggi Zhang Jing e una generazione sempre crescente di donne lavorano per promuovere il vino del Paese asiatico.
Per lo specialista, la spiegazione sta nella giovinezza del settore vitivinicolo cinese: in Occidente si tratta di un settore "in gran parte dominato dagli uomini perché è un'industria tradizionale", mentre in Cina, il suo carattere ancora recente rende più facile "avviare un’impresa da donna”. Aiuta anche il sostegno delle autorità locali: è così che Zhang Jing ha conosciuto gli altri due cofondatori del suo settore. I due uomini, che volevano dedicarsi al vino come progetto di pensionamento, gli chiesero di diventare capo cantiniere. Ha chiesto di poter prima studiare questa specialità all'estero. Piaceva a molte altre donne, dice Zhang Jing. Al loro ritorno furono i più qualificati per partecipare allo sviluppo del vino cinese. È il caso di Emma Gao, una delle prime donne cinesi ad aver conseguito il diploma in enologia, formatasi a Bordeaux e alla guida della tenuta Silver Heights, fondata dal padre. I suoi vini vengono regolarmente serviti alle cene ufficiali del presidente Xi Jinping con i leader europei.
“Penso che la Cina accetti bene le donne, e vediamo anche un po’ più yin (la parte femminile, ndr) sbocciare, mentre lo yang (la parte maschile, ndr) regredisce”, sorride, un progresso in questo tradizionalmente molto società patriarcale. Gli edifici moderni e spigolosi della tenuta riflettono l'approccio innovativo di Silver Heights, il primo vigneto cinese certificato in biodinamica: in programma tecniche naturali come i fertilizzanti ricavati da corna di mucca riempite di sterco. Qui la vinificazione avviene non solo in botti di metallo ma anche in contenitori più piccoli e atipici, a forma di uovo o vaso, realizzati con argilla Ningxia. "La Cina è un'area di produzione relativamente nuova, quindi ancora senza una direzione chiara", osserva Emma Gao, che apre la strada a tutti i tipi di esperimenti, dalla piantagione alla vinificazione. Un recente esperimento, uno spumante che incorpora vino di riso locale, è stato molto popolare tra i cinesi. E in questo Paese appassionato di nuove tecnologie, anche l’influencer Zhu Lili gioca un ruolo importante nella promozione del vino. Trasmettendo in diretta con tre telecamere in un ristorante di Pechino, descrive ogni bottiglia con l'esperienza che le deriva dalla sua famiglia, sua madre che gestisce un rinomato vigneto. Mentre spiega la differenza tra i vitigni, sugli schermi dei suoi due milioni di abbonati compaiono dei link che li invitano all'acquisto immediato, un canale di vendita importante per i produttori di vino. “Le mamme quarantenni adorano i miei video, perché (mostra loro) la vita che non hanno avuto il tempo di esplorare”: imparando a conoscere il vino hanno l’impressione “di avere una vita propria e indipendente. Gli alcolici classici cinesi - birra e baijiu, un brandy - sono generalmente consumati dagli uomini. Ma “il modo in cui i vini vengono promossi qui è concentrandosi sulla raffinatezza”, un argomento che piace alle donne, spiega Fongyee Walker, che nota come Zhang Jing che il pubblico degli studenti dei corsi di enologia sul vino è in stragrande maggioranza femminile.
Redazione
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