Ispirazioni

Nel cuore della foresta messicana, una spa privata intreccia modernità e tradizione, celebrando il benessere del corpo e dello spirito.
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Tepoztlán, piccolo villaggio riconosciuto come "pueblo mágico" dal programma del Ministero del Turismo del Messico, è un luogo dove il tempo sembra sospeso. Qui, la natura rigogliosa incontra le tracce di un antico tempio azteco, situato sulla vetta del sacro Cerro del Tepozteco. È in questo contesto mistico e vibrante che Soler Orozco Arquitectos + Javier Sánchez hanno progettato una spa privata, un santuario di benessere perfettamente integrato con il paesaggio.

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L’architettura si manifesta con una forma circolare, un volume conico realizzato in pietra vulcanica e sormontato da un tetto verde. Questo edificio, che si mimetizza con la foresta, è più di un semplice spazio: è un percorso sensoriale che invita i visitatori a riconnettersi con la terra e il proprio io interiore.
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L’ingresso, un tunnel scavato nella pietra, conduce i visitatori in una camera circolare centrale. Qui, una scultura che richiama un dio azteco e un lucernario superiore dominano lo spazio, permettendo alla luce solare e all’acqua piovana di interagire con l’ambiente. L’acqua, raccolta in una cisterna sotterranea, simboleggia il rispetto per le risorse naturali, alimentando il ciclo della vita attraverso il suo riutilizzo per l’irrigazione.
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Attorno alla camera centrale si sviluppano le funzioni della spa: palestra, sale massaggi, spogliatoi, bagni, sauna e frigidarium. Ogni spazio è progettato per promuovere il benessere e il rilassamento, in armonia con l’ambiente circostante. Dopo aver completato il percorso interno, una scala porta i visitatori sul tetto, dove il panorama della foresta e delle montagne si apre in tutta la sua maestosità. Qui, al confine tra cielo e terra, è possibile contemplare l’alba, il tramonto o il cielo stellato attorno a un fuoco o in una vasca idromassaggio.
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La circolarità dell’edificio richiama la perfezione e l’assenza di conflitti, un simbolo del tempo ciclico e infinito. Questa spa, però, non è solo una meraviglia architettonica: è un esempio tangibile di come l’architettura possa coesistere con la natura. Utilizzando materiali locali e integrando soluzioni sostenibili, il progetto rispetta le dinamiche ecologiche dell’area, dimostrando che è possibile abitare il paesaggio senza alterarne l’essenza.
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Tepoztlán Spa è un’opera che celebra la Madre Terra, Pacha Mama, abbracciando le sfide climatiche e culturali della regione. Un luogo dove il passato ancestrale e il presente si incontrano per creare un’esperienza senza tempo, invitando chi lo visita a trovare equilibrio, pace e connessione con la natura.
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Ispirazioni è una rubrica curata da AnneClaire Budin 

 

Il Natale è il momento ideale per liberare l'immaginazione: luci sorprendenti, alberi unici e installazioni innovative trasformano ogni spazio in un mondo di meraviglia.

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Il Natale non è solo una celebrazione, ma un’opportunità per elevare l’ordinario a straordinario attraverso idee luminose e insolite. Gli alberi di Natale si reinventano: sospesi, capovolti o addirittura fluttuanti, diventano protagonisti di visioni che sfidano le convenzioni. Installazioni luminose combinano tecnologia e arte per creare giochi di luce che affascinano e sorprendono.

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Le possibilità sono infinite: da uno stile minimalista che punta sull’essenziale, a creazioni complesse che trasformano gli spazi in vere e proprie opere d’arte. L’importante è dare forma a una visione unica, dove pochi dettagli studiati o un’intera esplosione di colori raccontano la storia di un Natale diverso.

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E parlando di visioni straordinarie, impossibile non pensare all’Albero di Natale di Gubbio, il più grande al mondo. Disegnato sulle pendici del Monte Ingino con migliaia di luci, quest’opera semplice ma geniale ricorda l’immagine di un albero tracciato da un bambino, dimostrando che a volte l’idea più grande nasce dalla semplicità e dal desiderio di stupire. Un omaggio all’elevazione, alla luce e alla forza di un’idea che continua a ispirare.

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Il Paesaggista è una rubrica curata da Anne Claire Budin

 L’albero di Natale della Casa Bianca: il ritratto di una tradizione

Dalle prime foto di Hoover ai ritratti delle famiglie presidenziali di oggi, l’albero interno della Casa Bianca incarna una tradizione celebrata da ogni generazione.


L’albero di Natale interno della Casa Bianca non è solo una decorazione, ma il cuore di una tradizione consolidata, immortalata ogni anno dai ritratti ufficiali delle famiglie presidenziali. Sebbene il primo albero sia stato introdotto nel 1889 da Benjamin Harrison, i primi scatti risalgono all’era di Herbert Hoover. Le immagini in bianco e nero rivelano uno stile sobrio e familiare, ma già rappresentano l’importanza simbolica dell’albero come fulcro delle festività. Con Jacqueline Kennedy, questa tradizione prese una svolta significativa. Nel 1961, la Prima Donna introdusse le decorazioni tematiche, inaugurando l’iconico Lo Schiaccianoci. Da allora, l’albero della Sala Blu divenne il protagonista dei ritratti presidenziali, riflettendo il carattere unico di ogni amministrazione. Le decorazioni spaziarono dal patriottismo di Laura Bush nel 2008 con “A Red, White, and Blue Christmas” alla semplicità di Michelle Obama con “Simple Gifts” nel 2010. Le immagini più recenti, con la First Lady Jill Biden, raccontano una continuità che unisce passato e presente. I ritratti annuali davanti all’albero, arricchiti da temi di inclusività e narrazioni moderne, rappresentano un momento di coesione familiare e nazionale. 
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Anne Claire Budin

 

 

 

 

Cos’è il Bio Design? La Natura ispira i creatori del futuro

 Il Bio Design, tra ispirazione naturale e innovazione tecnologica, trasforma materiali viventi in progetti sostenibili, unendo bellezza e utilità.

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Scopriamo questo mondo rivoluzionario.

Nel mondo del design e dell’architettura, il Bio Design si impone come una rivoluzione silenziosa, capace di rinnovare il rapporto tra uomo e natura. Ispirandosi agli ecosistemi naturali, questo approccio fonde forme organiche, materiali sostenibili e tecnologia avanzata per creare oggetti, edifici e mobili che dialogano armoniosamente con l’ambiente. Non si tratta di una semplice decorazione green, ma di un vero e proprio cambio di paradigma, che spinge i progettisti a ripensare i confini tra ciò che è “fatto” e ciò che è “nato”.

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La Natura come musa

Il cuore del Bio Design è l’imitazione della natura, non solo come forma estetica, ma come principio funzionale. Gli architetti e designer cercano di comprendere e replicare i processi naturali per risolvere problemi complessi. Un esempio iconico è l’Eastgate Centre di Harare, in Zimbabwe: questo edificio commerciale e direzionale utilizza un sistema di climatizzazione ispirato alle termiti, che garantisce una drastica riduzione del consumo energetico. Il messaggio è chiaro: la natura non è solo una fonte d’ispirazione, ma anche una guida per creare soluzioni più intelligenti e sostenibili.

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Materiali biosostenibili: dal mycelium al bambù

Una delle rivoluzioni del Bio Design è l’uso di materiali rinnovabili e biologici. Il mycelium, una struttura fungina, sta diventando un’alternativa al polistirolo e alla plastica, con applicazioni che spaziano dagli imballaggi biodegradabili ai mattoni per costruzioni. Similmente, materiali come il bambù e il sughero si affermano per la loro resistenza, versatilità e capacità di rigenerarsi rapidamente, rappresentando una risposta concreta all’esaurimento delle risorse non rinnovabili.

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Biomimicry: copiare la perfezione naturale

Il biomimetismo è una componente chiave del Bio Design. Imparare dalla natura significa riconoscere la sua capacità di adattarsi e prosperare in modo efficiente. Alcuni progetti sembrano usciti da un film di fantascienza: a Barcellona, pareti di alghe purificano l’aria e producono ossigeno, mentre facciate bio-photovoltaiche catturano il CO2 e generano energia. Non è solo estetica, ma funzionalità che trasforma il nostro modo di vivere gli spazi urbani.

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Una visione utopica?

Non mancano però le sfide. Il Bio Design richiede tecnologie avanzate e investimenti significativi, il che lo rende spesso accessibile solo a progetti d’élite. Ma, come ogni innovazione pionieristica, anche questa può aprire la strada a soluzioni più accessibili nel futuro. Immaginare città dove ogni edificio interagisce con l’ambiente circostante, riducendo l’impatto ecologico e migliorando la qualità della vita, è un sogno che sta diventando sempre più tangibile.

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Un futuro possibile

Il Bio Design non è solo una tendenza, ma una promessa di cambiamento. Da un mondo che consuma indiscriminatamente le risorse, possiamo passare a uno in cui ogni elemento, dal design agli edifici, si integra perfettamente nel suo ecosistema. È una visione poetica e ambiziosa, che però porta con sé un messaggio di speranza: riconnetterci con la natura non è solo possibile, ma essenziale per il futuro. E chissà, forse un giorno tutti potremo vivere in case dove il design non solo è bello, ma anche vivo.

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Anne Claire Budin

Bobbing Forest di Rotterdam: la natura fluttua tra cemento e acqua

La Bobbing Forest, ideata da Jorge Bakker, porta la natura nel porto di Rotterdam, con alberi galleggianti che ricordano l’importanza del verde nelle città moderne.

 

La Bobbing Forest di Rotterdam è un progetto artistico e sostenibile che si erge come simbolo della resilienza della natura nelle aree urbane. Ideata da Jorge Bakker, un artista colombiano naturalizzato olandese, la foresta galleggiante è una risposta creativa alla necessità di integrare spazi verdi in contesti dominati dal cemento. Situata inizialmente nel porto di Rijnhaven, questa foresta insolita presenta una ventina di alberi d’olmo ancorati su boe galleggianti, un’immagine che richiama la fragilità e la necessità di equilibrio tra natura e sviluppo urbano.

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Il concetto di Bakker per la Bobbing Forest nasce dalla sua installazione del 2012, “In Search of Habitats,” in cui piccoli alberi fluttuano in un acquario, rappresentando la ricerca umana di un habitat in sintonia con l’ambiente. Questo lavoro ha ispirato Jeroen Everaert, responsabile del centro culturale Mothership, a trasportare il progetto su scala reale. Il risultato è una collaborazione che ha coinvolto designer, esperti in sostenibilità e università, tutti mossi dal desiderio di portare la natura nel cuore di Rotterdam, un’impresa ardua ma altamente simbolica.

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Il progetto ha affrontato numerose sfide tecniche e ambientali. Uno dei principali problemi era trovare specie vegetali capaci di sopravvivere nell’ambiente salmastro del porto e di resistere al moto delle onde. Dopo numerosi esperimenti, gli studenti della Delft University of Technology e della Van Hall Larenstein University hanno scelto l’Olmo Olandese (Ulmus x hollandica 'Major'), una specie resistente al vento e che richiede poca manutenzione. Le boe, originariamente usate nel Mar del Nord, sono state adattate per sostenere gli alberi, garantendo stabilità anche nelle giornate di maltempo.

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La Bobbing Forest non solo abbraccia la sostenibilità, ma è anche un potente richiamo alla necessità di preservare la natura nei centri urbani. Utilizzando materiali riciclati e alberi “in attesa” di una nuova collocazione, il progetto sottolinea l'importanza del riuso e della gestione oculata delle risorse naturali. La Rijkswaterstaat, l’Agenzia Olandese per le Infrastrutture, ha fornito le boe, mentre la Bomendepot, un’istituzione che si occupa del riposizionamento di alberi, ha messo a disposizione gli olmi.

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Dopo cinque anni a Rotterdam, nel gennaio 2021 la foresta è stata trasferita ad Almere per la Floriade Expo 2022. Questo spostamento ne ha consolidato il ruolo come icona del verde urbano in Olanda e come richiamo per l'innovazione e la sostenibilità.

Anne Claire Budin