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Il 6 e 7 aprile 2024 il Mercato Florovivaistico di Genova ospita un evento dedicato all’arte floreale con l’esperta internazionale Marina Bulatova.
Un’opportunità formativa e ispirazionale per i professionisti dell’arte floreale e del florovivaismo: il Mercato Florovivaistico di Genova, all’interno del Centro Agroalimentare, organizza per domenica 6 e lunedì 7 aprile un workshop esclusivo tenuto da Marina Bulatova, maestra internazionale nota per la sua creatività e per la capacità di fondere tecnica e sensibilità artistica.
L’iniziativa si rivolge in particolare a fioristi, florist designer, wedding flower, vivaisti e operatori del settore floreale interessati ad aggiornarsi su materiali innovativi, tecniche compositive e nuove modalità di confezionamento in linea con uno stile sostenibile ed emozionale. Il programma prevede sessioni pratiche e dinamiche che alternano dimostrazioni, momenti di confronto e laboratori manuali per la creazione di bouquet e composizioni, anche in chiave eco-style.
Nel dettaglio, la prima giornata sarà dedicata a tecniche commerciali con bouquet rotondi, verticali e da giardino, mentre la seconda sarà focalizzata sull’uso creativo del beargrass. Entrambe le giornate si concluderanno con una riflessione sulle opere realizzate e una sessione di confezionamento in stile ecologico. Un evento che si inserisce perfettamente nella linea di valorizzazione delle competenze e delle arti floreali che il mercato di Genova promuove, rafforzando il ruolo della formazione e della sperimentazione come leve per la competitività delle imprese florovivaistiche.
Per informazioni e iscrizioni è possibile visitare il sito ufficiale del Mercato Florovivaistico di Genova: mercatogenova.it oppure scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
Redazione
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L’arte provocatoria di Chavis Mármol ci invita a riflettere, con ironia e potenza simbolica, su identità culturale, ambiente e capitalismo.

Un Olmeca sul tetto di una Tesla. In questa scena potente e surreale prende forma l’ultima performance dell’artista messicano Chavis Mármol, che ha fatto schiantare una replica di nove tonnellate di una testa colossale Olmeca su un’auto elettrica blu, simbolo della tecnologia e del capitalismo contemporaneo. Un gesto estremo, satirico, ispirato all’opera di Jimmie Durham, ma profondamente radicato nella cultura precolombiana. Mármol, che gira in bicicletta e non possiede un’auto, vuole schiacciare il mito di Elon Musk con l’orgoglio delle civiltà ancestrali del Messico. Un’inversione simbolica dei poteri in gioco, tra antichità e futuro, colonialismo e sostenibilità, critica sociale e ironia tagliente. È un’arte che scuote, ma che allo stesso tempo invita a guardare la storia con altri occhi, facendo della pietra un manifesto di resistenza e consapevolezza. Per questo weekend, lasciamoci ispirare da chi osa con leggerezza e intelligenza.
AnneClaire Budin
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I giardini del futuro abbandonano la ricerca della perfezione per abbracciare l’armonia con la natura. Oltre l'estetica naturalistica, emergono nuovi modi di interazione con il paesaggio.


Il concetto di giardino sta attraversando una profonda trasformazione. Se il naturalismo ha dominato la scena del design paesaggistico negli ultimi decenni, oggi emergono visioni che spostano il focus dall’imitazione della natura all’interazione con essa. Gilles Clément lo definisce "l'unico territorio dove uomo e natura si incontrano, un luogo di sogno e utopia". Ma come possiamo rendere il giardino un ambiente che sia veramente in sintonia con l’ecosistema e non solo una rappresentazione estetica della natura?
Il giardino naturalistico ha guadagnato popolarità grazie alla sua capacità di evocare paesaggi archetipici come la savana e la steppa. Tuttavia, non sempre garantisce un autentico valore ecologico. Spesso, il rischio è di idealizzare la natura piuttosto che interagirvi realmente. Timothy Morton lo esprime chiaramente: "Mettere qualcosa chiamato Natura su un piedistallo e ammirarla da lontano fa per l’ambiente ciò che il patriarcato fa per la figura della Donna". In altre parole, il giardino non deve essere un'esibizione di bellezza incontaminata, ma un organismo vivente in continua evoluzione.
Nigel Dunnett, uno dei principali teorici della progettazione naturalistica, evidenzia come questo stile derivi dalla tradizione paesaggistica del ‘Pittoresco’ del XVIII secolo e sia profondamente influenzato dalla teoria della Biofilia di E.O. Wilson. Secondo questa visione, gli esseri umani hanno una predisposizione genetica ad apprezzare ambienti naturali, specialmente quelli che offrono sicurezza, cibo e riparo. Tuttavia, se il giardino naturalistico punta a suscitare meraviglia e stupore, un nuovo approccio, definito "nature-led" o "hortophilic", intende spingersi oltre.
Il termine ", coniato da Oliver Sacks, descrive il desiderio innato di interagire e prendersi cura della natura. Un giardino guidato dalla natura non è solo un luogo di contemplazione, ma un ecosistema partecipativo. Questo include foreste edibili, orti urbani, giardini comunitari e paesaggi rigenerativi, dove l’uomo collabora con la natura piuttosto che limitarsi a contemplarla.
Esempi come la High Line di New York o il Lurie Garden di Chicago dimostrano come gli spazi verdi possano diventare rifugi vitali in ambienti urbani, interrompendo la monotonia della città e offrendo una pausa rigenerativa. Tuttavia, il futuro del giardino deve includere più funzioni: produzione alimentare, depurazione dell’aria e dell’acqua, supporto alla biodiversità e spazi educativi. Un giardino del futuro è un ambiente che accoglie, nutre e protegge, senza limitarsi a essere un semplice elemento decorativo.
Nel passaggio da un’estetica del "sublime" a una dell’"empatia", il giardino diventa un’entità dinamica, un luogo di appartenenza e di crescita, tanto per le piante quanto per chi se ne prende cura. Lontano dall’ideale di perfezione statica, il nuovo paradigma giardiniere si basa sulla coesistenza armonica e sulla sostenibilità. Non più spettatori della natura, ma partecipanti attivi in un sistema vivente che evolve con noi.
AnneClaire Budin
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Dal 1° aprile 2025 i Giardini La Mortella di Ischia riapriranno le loro porte, offrendo ai visitatori uno spettacolo di fioriture esotiche e panorami mozzafiato. Un giardino che non è solo un’oasi botanica, ma un'opera d'arte vivente, plasmata dall’armonia tra natura e progetto umano, grazie anche al genio del paesaggista Russell Page.

UN GIARDINO DI SUONI E COLORI
Passeggiare tra i viali de La Mortella significa immergersi in un microcosmo vegetale che spazia dalle felci arboree dell’Australia alle ninfee tropicali, dai gelsomini profumati alle magnolie dai fiori cerosi. Il giardino, nato dal sogno di Lady Susana Walton e del marito, il compositore William Walton, è stato concepito come un’esperienza multisensoriale, dove la musica si intreccia con la vegetazione lussureggiante e le viste sulla baia di Forio.
Ma dietro la sua apparente naturalezza c’è il tocco di Russell Page, uno dei più grandi paesaggisti del XX secolo, che aveva il dono di leggere il paesaggio e orchestrarlo con un'armonia quasi musicale. La Mortella ne è un esempio straordinario: il maestro inglese trasformò una roccia vulcanica brulla in un ecosistema rigoglioso, creando livelli e terrazze che assecondano il terreno e amplificano le viste panoramiche.
L’ARTE DEL PAESAGGIO SECONDO PAGE
Russell Page credeva che un giardino dovesse essere progettato come una sinfonia, bilanciando forme, colori e volumi in modo che ogni pianta avesse la sua voce, senza sopraffare l’insieme. A La Mortella, la sua visione si traduce in un’armonia di contrasti tra il verde denso della vegetazione subtropicale e le aperture improvvise che rivelano il mare, tra le fontane nascoste e le grandi distese fiorite.
Questo approccio si ritrova nel suo libro "L’educazione di un giardiniere", dove spiegava che “un giardino ben fatto deve offrire al visitatore una sequenza di sorprese e delizie”. Ed è proprio ciò che si prova a La Mortella, camminando tra il giardino a valle, con le sue piante acquatiche e fioriture rigogliose, e il giardino superiore, dove la macchia mediterranea incontra specie rare e scenari mozzafiato.
UN’ISPIRAZIONE SENZA TEMPO
Oggi i Giardini La Mortella non sono solo un monumento alla bellezza botanica, ma un’eredità viva, mantenuta dalla Fondazione voluta da Lady Walton per preservarli nel tempo. Un luogo che incarna il dialogo tra arte e natura, tra passato e presente, tra la visione di un paesaggista e la crescita spontanea delle piante.
Vuoi approfondire la visione di Russell Page e il suo approccio al paesaggismo?
Leggi il nostro articolo dedicato:
➡️ Russell Page – L’educazione di un giardiniere.
A.V.
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Mutonia, la comunità artistica alle porte di Santarcangelo di Romagna, è un laboratorio creativo a cielo aperto che, dal suo insediamento nei primi anni '90, è diventato un punto di riferimento per il recupero e la trasformazione di materiali di scarto in opere d'arte. La sua esistenza è ora minacciata da una sentenza del Consiglio di Stato, mettendo a rischio un progetto che da oltre trent'anni è simbolo di innovazione e integrazione con il territorio.


Mutonia nasce dall’esperienza della Mutoid Waste Company, collettivo artistico fondato a Londra negli anni ’80 da un gruppo di giovani legati alla scena punk. Il loro lavoro si basa sulla creazione di sculture monumentali e performance realizzate con materiali di recupero. L’arrivo in Italia è legato al Festival Internazionale del Teatro di Santarcangelo, che li ha invitati a presentare le loro opere. Affascinati dal contesto romagnolo, alcuni membri del collettivo decisero di stabilirsi lungo le rive del fiume Marecchia, costruendo un insediamento unico nel suo genere.
A Mutonia si vive seguendo un principio fondamentale: il riuso creativo. Automobili abbandonate, vecchie lamiere, ingranaggi industriali diventano sculture, installazioni e scenografie per eventi. Gli abitanti, artisti e artigiani, si auto-organizzano, lavorano con gallerie e teatri, partecipano a festival e realizzano opere su commissione. L’insediamento, nel tempo, è divenuto una vera e propria attrazione culturale, visitata da appassionati d’arte, studenti e curiosi in cerca di ispirazione.
Il pubblico che frequenta Mutonia è variegato: dai locali che ormai la considerano parte integrante del tessuto cittadino ai turisti attratti dalla sua estetica post-industriale e dalle sue creazioni futuristiche. Studenti d’arte, registi e fotografi trovano in questo luogo un laboratorio aperto dove sperimentare nuove forme di espressione. Anche le scuole visitano la comunità per laboratori e incontri sul tema del riuso e della sostenibilità.
Nonostante il forte legame con la comunità locale e il sostegno dell’amministrazione di Santarcangelo, Mutonia ha spesso dovuto affrontare ostacoli burocratici e resistenze. Il recente pronunciamento del Consiglio di Stato ha messo in discussione la legittimità dell’insediamento, dichiarandolo abusivo e aprendo la strada alla sua demolizione. La sentenza ha generato una mobilitazione a favore degli artisti, con petizioni e manifestazioni per difendere la loro permanenza.
La vicenda solleva interrogativi importanti sul rapporto tra arte, legalità e diritto alla sperimentazione. Mutonia è un esempio di come la creatività possa ridare vita a spazi dimenticati, trasformandoli in centri di cultura e innovazione. La sua possibile chiusura evidenzia le difficoltà di conciliare la libera espressione artistica con le normative urbanistiche.
L’amministrazione comunale di Santarcangelo ha espresso il proprio sostegno alla comunità artistica, impegnandosi a trovare una soluzione che permetta la continuità di Mutonia. La battaglia è ancora aperta, ma una cosa è certa: Mutonia ha dimostrato che un altro modo di vivere e creare è possibile, e il suo spirito innovativo difficilmente potrà essere cancellato da una sentenza.
AnneClaire Budin