Ispirazioni

WOOD WIDE WEB

Un'invisibile rete di micelio collega le radici degli alberi nelle foreste, permettendo loro di comunicare e condividere risorse, rivoluzionando la nostra comprensione dell’ecosistema boschivo.

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Negli ultimi vent’anni la scienza ha svelato uno dei segreti più affascinanti delle foreste: gli alberi non sono organismi solitari, ma membri di una comunità interconnessa grazie a una rete sotterranea di funghi micorrizici. Questo straordinario sistema di comunicazione e scambio, soprannominato “Wood Wide Web”, collega le piante attraverso le loro radici e i filamenti fungini, simili a una vera e propria fibra ottica naturale, permettendo uno scambio continuo di informazioni e nutrienti.

La scoperta di questo sistema, che vede i funghi agire da veri e propri "nodi" della rete, ha rivoluzionato il modo in cui intendiamo il funzionamento della foresta. Lungi dall’essere entità passive, gli alberi comunicano tra loro: si inviano segnali di allerta in caso di pericolo, come attacchi di insetti o condizioni ambientali avverse, ma anche zuccheri e acqua, a seconda delle necessità. Alcuni esemplari più antichi, detti “alberi madre”, svolgono un ruolo centrale nel mantenimento dell’equilibrio dell’ecosistema, nutrendo le giovani piantine e proteggendole durante i primi stadi di crescita.

Dal punto di vista ecologico, questa rete invisibile garantisce la resilienza della foresta, poiché consente un’efficace distribuzione delle risorse e una risposta coordinata agli stress ambientali. Tuttavia, non tutto è armonia: proprio come nel mondo digitale, anche il Wood Wide Web ha i suoi “hacker”. Alcune piante, come la Neottia nidus-avis, un’orchidea priva di clorofilla, sfruttano il sistema per sottrarre nutrienti senza contribuire in alcun modo, mentre alcune specie fungine parassite possono diffondere malattie letali tra gli alberi, trasformando la rete in un oscuro canale di contagio.

Queste dinamiche sottolineano l’importanza di una gestione forestale sostenibile e consapevole, che tenga conto non solo degli alberi visibili, ma anche della complessità del mondo invisibile sotto i nostri piedi. Il Wood Wide Web ci insegna che la foresta è un organismo collettivo, un sistema cooperativo sofisticato che merita di essere studiato, rispettato e protetto, anche come fonte d’ispirazione per modelli agricoli e paesaggistici basati sulla cooperazione tra specie e sulla salute del suolo. In un'epoca in cui si discute di smart farming e sostenibilità, riscoprire la saggezza silenziosa delle foreste può guidarci verso pratiche più resilienti e rispettose della biodiversità.

AnneCaire Budin

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Da Silvestri a Federfiori, da AFFI a Laura Torre, passando per la moda con Fiori di Stile: a Genova, dal 24 aprile al 4 maggio, Euroflora 2025 celebra la composizione floreale italiana annuciata come arte, design e sostenibilità. 
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Il mondo della composizione floricola italiana si prepara a un momento di confronto con Euroflora 2025, in programma dal 24 aprile al 4 maggio a Genova. Una manifestazione che si propone come sintesi  tra produzione, arte e cultura del fiore reciso, dando spazio anche a bonsai, installazioni e performance floreali.
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In un Paese senza un concorso internazionale di arte floreale, dove i fioristi italiani raramente partecipano a eventi esteri — fatta eccezione per la recente presenza a Montecarlo — Euroflora prova a colmare questo vuoto, valorizzando le sue radici: la tradizione floricola e vivaistica del Ponente ligure e il ruolo del Mercato dei Fiori di Sanremo. Ne è esempio la Collettiva dei Fioristi Liguri, curata da Francesco Bannini, con le installazioni immersive di Laura Torre dedicate allo stile nuziale mediterraneo, un linguaggio sempre più strategico, non solo per il fiore reciso ma anche per il vivaismo, la cura del verde e tutto l’indotto del wedding turistico.

Federfiori, storico partner della manifesazione, porterà la sua esperienza formativa con i maestri Panone ed Erba, mentre a Marina Bulatova e Aleksandra Petrova il compito di dare un tocco internazionale e sperimentale con laboratori su sostenibilità e fiori edibili. AFFI, con una installazione da 20 metri, per presentare la produzione florovivaistica italiana, da nord a sud, grazie anche a sistemi di logistica del freddo ecosostenibili.

Non mancherà l’elemento moda, con l’evento “Fiori di Stile”, la sfilata creativa degli studenti dell’Istituto Duchessa di Galliera, in programma il 29 aprile. Esperemti di riuso e visione in dialogo con i fiori.

Euroflora 2025 si presenta come il palcoscenico italiano dove i fioristi possono condividere, mostrare le proprie installazioni/composizioni attraverso magari nuove visioni. Una necessaria presa di responsabilità per riportare al centro il fiore recisoi italiano, tanto nella filiera produttiva quanto nella scena creativa e comunicativa. Un intreccio di pratiche, estetiche e tecniche che trova forma anche in bonsai, installazioni, composizioni. Una convergenza o forse  la solita contaminatzione con il  vivaismo.

Andrea Vitali 

 

Dal 25 al 27 aprile 2025, torna a Colorno la storica mostra-mercato florovivaistica con un’edizione speciale dedicata al profondo legame tra botanica, arte, scienza e universo femminile.
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Nel fine settimana dal 25 al 27 aprile 2025, i giardini della Reggia di Colorno (Parma) ospiteranno la 30ª edizione di Nel segno del Giglio, storica mostra mercato del verde di primavera, tra le più seguite del panorama nazionale. Organizzata da BieBi Eventi con il patrocinio del Comune di Colorno, della Provincia di Parma e la collaborazione della Gazzetta di Parma, la manifestazione si conferma appuntamento di riferimento per appassionati, operatori del florovivaismo e cultori della cultura del giardino.
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L’edizione del trentennale sarà dedicata al tema “Radici Femminili: Botanica, Arte e Scienza”, un omaggio al contributo delle donne nella storia della botanica, del giardinaggio, della cura del verde e dell’arte erboristica. Il programma culturale, curato dall’architetto Vitaliano Biondi (Arvales Fratres), e quello enogastronomico, affidato a Elisa Storti, offriranno ai visitatori tre giornate dense di incontri, laboratori, mostre e degustazioni.

Tra ortensie, rose antiche e moderne, peonie, erbacee perenni, bulbose e piante acquatiche, i migliori vivaisti italiani presenteranno il meglio delle collezioni botaniche, selezionati da una giuria tecnica che assegnerà premi agli espositori più meritevoli. Ad arricchire l’evento: arredi per giardini, artigianato, brocantage e produzioni agroalimentari d’eccellenza, con piatti vegetariani e vegani. Ospite speciale il vino dell’Associazione Nazionale Le Donne del Vino, con momenti di degustazione e narrazione.

Spazio anche ai più piccoli, con attività educative pensate per avvicinarli al mondo del giardinaggio e della natura attraverso il gioco e la manualità.

📍 Per tutti le informazioni compreso l'acquisto dei biglietti online, consulta la scheda evento sull’agenda mostre mercato di Floraviva:
👉 floraviva.it/eventi/mostre-mercato-verde-floreale-in-italia/706-nel-segno-del-giglio-2025-30-edizione.html

AnneClaire Budin

MASANOBU FUKUOKA

Dal Giappone al mondo: la rivoluzione agricola di Fukuoka, che insegna a coltivare rispettando i cicli naturali e riducendo l'intervento umano, continua a ispirare orti e coscienze ecologiche.
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Masanobu Fukuoka (1913-2008), botanico e filosofo giapponese, è oggi riconosciuto come il pioniere dell’agricoltura naturale. Con la sua teoria dell’“agricoltura del non fare” – o shizen nōhō – ha avviato una delle più profonde rivoluzioni silenziose nel mondo agricolo del Novecento. Contrariamente ai dettami dell’agricoltura convenzionale e industriale, che cerca di dominare la natura con macchine, chimica e interventi invasivi, Fukuoka ha dimostrato che si può coltivare in armonia con la natura, ottenendo rese abbondanti e sostenibili, semplicemente osservando e rispettando i cicli ecologici.
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Dopo una carriera iniziata nello studio della patologia vegetale, una grave malattia lo porta, a soli 25 anni, a rivedere radicalmente la sua visione del mondo e della vita. Tornato nella sua isola natale, si dedica alla coltivazione di riso e cereali secondo i principi di un’agricoltura rigenerativa e non invasiva. Pubblica il suo pensiero e la sua esperienza nel libro “La rivoluzione del filo di paglia” – un’opera cardine dell’ecologia agricola contemporanea – attraverso cui propone un metodo agricolo fondato sull’osservazione profonda e sull’interazione equilibrata con l’ambiente.
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L’agricoltura naturale di Fukuoka si basa su quattro principi fondamentali: non lavorare il terreno (niente arature o fresature), non utilizzare fertilizzanti o compost, non diserbare per eliminare le erbe spontanee e non impiegare pesticidi o sostanze chimiche. Questo approccio, apparentemente passivo, si fonda in realtà su un’intensa conoscenza dei processi naturali e sulla progettazione sistemica degli spazi agricoli.
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Nel concreto, un orto secondo Fukuoka viene progettato per diventare autosufficiente: la semina avviene tramite palline d’argilla che proteggono i semi fino alle condizioni ideali di germinazione; le aiuole vengono pacciamate con paglia, fondamentale per arricchire il suolo di microrganismi e conservare l’umidità; si coltivano piante consociabili che si aiutano reciprocamente a difendersi dai parassiti e si semina in modo continuo, per evitare il dilavamento e lo sfruttamento eccessivo del terreno. I raccolti sono frutto della sinergia tra uomo e natura, non del controllo forzato su di essa.
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La cosiddetta “rivoluzione del filo di paglia” non è dunque solo un modello colturale, ma una vera filosofia agricola, ecologica ed esistenziale. L’agricoltura del non fare è stata diffusa in Europa grazie a figure come Emilia Hazelip, agronoma spagnola che ha adattato il metodo Fukuoka al contesto climatico e agronomico mediterraneo, e oggi è applicata anche in Italia da professionisti, appassionati e comunità rurali orientate alla permacultura e alla rigenerazione ambientale.
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Il pensiero di Fukuoka si fonda su una consapevolezza profonda: la natura non ha bisogno di essere sistemata dall’uomo, ma solo osservata, capita e accompagnata nei suoi ritmi. È un messaggio di straordinaria attualità in un mondo sempre più minacciato dal cambiamento climatico e dall’esaurimento delle risorse naturali. Fukuoka ammoniva: “La comprensione della natura è oltre la portata dell’intelligenza umana”. Un’affermazione che invita all’umiltà, al rispetto e alla cooperazione con gli ecosistemi viventi.

Le tecniche di coltivazione di Fukuoka sono state adattate alle diverse condizioni pedoclimatiche, mantenendo però intatti i principi originari. Nelle zone temperate si possono seguire alcuni semplici passaggi per applicare il suo metodo: creare letti rialzati, utilizzare l’irrigazione a goccia per minimizzare gli sprechi, coprire il suolo con paglia, coltivare varietà adatte e resistere alla tentazione di intervenire troppo. Alla fine della stagione, le piante raccolte non vanno sradicate: le radici lasciate nel terreno arricchiranno il suolo, rendendolo fertile per l’anno successivo.

Il pensiero di Fukuoka ha influenzato anche il dibattito scientifico e accademico: la sua critica all’agricoltura convenzionale anticipa molte delle attuali posizioni agroecologiche e delle istanze dell’agricoltura rigenerativa. In un mondo in cui la scienza agraria è spesso legata all’industria, Fukuoka ha proposto una visione olistica, in cui la complessità degli ecosistemi viene rispettata, non semplificata.

Oltre a “La rivoluzione del filo di paglia”, chi volesse approfondire può leggere “Masanobu Fukuoka: l’agricoltura del non fare” di Larry Korn, che racconta il percorso umano e agricolo del maestro giapponese. Korn, agronomo statunitense e discepolo diretto di Fukuoka, ha vissuto a lungo nei suoi campi in Giappone e ha contribuito alla diffusione internazionale del suo messaggio.

L’eredità lasciata da Fukuoka continua oggi a influenzare agricoltori, attivisti ambientali, studiosi e semplici cittadini in cerca di un nuovo equilibrio tra uomo e natura. Il suo approccio, basato sull’osservazione paziente e sull’azione misurata, rappresenta un’alternativa concreta alla crisi ecologica globale. Un invito a coltivare con saggezza, e a vivere con lentezza.

AnneClaire Budin

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Dal 24 aprile al 4 maggio al Waterfront di Levante tecnologie avanzate per l’agricoltura e l’ortoflorovivaismo, con SpaceV, IIT e Nemo’s Garden

Sarà un’Euroflora all’insegna dell’innovazione e della tecnologia, quella che si terrà dal 24 aprile al 4 maggio 2025 a Genova, nello spazio espositivo rigenerato del Waterfront di Levante firmato da Renzo Piano. La XIII edizione della storica rassegna internazionale dedicata a piante e fiori si apre per la prima volta al mondo della ricerca scientifica applicata al florovivaismo e all’agricoltura sostenibile. Tra i protagonisti, SpaceV, spin-off dell’Università di Genova e incubato da ESA BIC Torino, porterà il prototipo della serra spaziale sviluppata dall’astronauta Franco Malerba, una tecnologia pensata per coltivazioni vegetali in orbita e potenzialmente applicabile anche in ambienti terrestri estremi. L’Adaptive Vertical Farm, cuore dell’innovazione, promette un raddoppio della resa grazie a ripiani mobili adattivi.
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In prima linea anche l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), che presenterà soluzioni per l’agricoltura 4.0, dalla robotica per la potatura di precisione dei vigneti, sviluppata in collaborazione con l’Università Cattolica di Piacenza nell’ambito del progetto Vinum, fino alle bioplastiche ricavate da scarti vegetali e ai materiali per la purificazione e desalinizzazione dell’acqua. Non mancheranno innovazioni legate alla nutraceutica, con la valorizzazione degli scarti di vinificazione delle Cinque Terre per contrastare lo stress ossidativo anche in ambito aerospaziale.
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Sarà inoltre possibile esplorare da vicino una riproduzione in scala reale di una biosfera di Nemo’s Garden, la serra sottomarina realizzata al largo di Noli che coltiva piante aromatiche e ortaggi in idroponica, sfruttando un microclima marino stabile e privo di impatti ambientali. Un progetto visionario che apre nuovi scenari per coltivazioni in ambienti inospitali, laddove terra e acqua dolce scarseggiano.

Euroflora 2025 si conferma così non solo come palcoscenico della bellezza florovivaistica italiana e internazionale, ma anche come vetrina d’eccellenza per la ricerca e l’innovazione nel settore primario. Accanto a 154 giardini, 254 concorsi, 150 eventi, concerti e masterclass di bonsai con il maestro giapponese Naoko Maeoka, il percorso espositivo – lungo 4 km – accompagnerà i visitatori in un itinerario immersivo tra natura e tecnologia. Forte la partecipazione istituzionale e delle regioni italiane, con il contributo del Masaf e la presenza collettiva delle maggiori aree produttive, dal Piemonte alla Sicilia, accanto a prestigiose delegazioni estere. Un appuntamento imperdibile per il florovivaismo e per la riflessione sul futuro dell’agricoltura sostenibile.

 

Andrea Vitali

Il 6 e 7 aprile 2024 il Mercato Florovivaistico di Genova ospita un evento dedicato all’arte floreale con l’esperta internazionale Marina Bulatova.

Un’opportunità formativa e ispirazionale per i professionisti dell’arte floreale e del florovivaismo: il Mercato Florovivaistico di Genova, all’interno del Centro Agroalimentare, organizza per domenica 6 e lunedì 7 aprile un workshop esclusivo tenuto da Marina Bulatova, maestra internazionale nota per la sua creatività e per la capacità di fondere tecnica e sensibilità artistica.
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L’iniziativa si rivolge in particolare a fioristi, florist designer, wedding flower, vivaisti e operatori del settore floreale interessati ad aggiornarsi su materiali innovativi, tecniche compositive e nuove modalità di confezionamento in linea con uno stile sostenibile ed emozionale. Il programma prevede sessioni pratiche e dinamiche che alternano dimostrazioni, momenti di confronto e laboratori manuali per la creazione di bouquet e composizioni, anche in chiave eco-style.

Nel dettaglio, la prima giornata sarà dedicata a tecniche commerciali con bouquet rotondi, verticali e da giardino, mentre la seconda sarà focalizzata sull’uso creativo del beargrass. Entrambe le giornate si concluderanno con una riflessione sulle opere realizzate e una sessione di confezionamento in stile ecologico. Un evento che si inserisce perfettamente nella linea di valorizzazione delle competenze e delle arti floreali che il mercato di Genova promuove, rafforzando il ruolo della formazione e della sperimentazione come leve per la competitività delle imprese florovivaistiche.

Per informazioni e iscrizioni è possibile visitare il sito ufficiale del Mercato Florovivaistico di Genova: mercatogenova.it oppure scrivere a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Redazione

L’arte provocatoria di Chavis Mármol ci invita a riflettere, con ironia e potenza simbolica, su identità culturale, ambiente e capitalismo.
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Un Olmeca sul tetto di una Tesla. In questa scena potente e surreale prende forma l’ultima performance dell’artista messicano Chavis Mármol, che ha fatto schiantare una replica di nove tonnellate di una testa colossale Olmeca su un’auto elettrica blu, simbolo della tecnologia e del capitalismo contemporaneo. Un gesto estremo, satirico, ispirato all’opera di Jimmie Durham, ma profondamente radicato nella cultura precolombiana. Mármol, che gira in bicicletta e non possiede un’auto, vuole schiacciare il mito di Elon Musk con l’orgoglio delle civiltà ancestrali del Messico. Un’inversione simbolica dei poteri in gioco, tra antichità e futuro, colonialismo e sostenibilità, critica sociale e ironia tagliente. È un’arte che scuote, ma che allo stesso tempo invita a guardare la storia con altri occhi, facendo della pietra un manifesto di resistenza e consapevolezza. Per questo weekend, lasciamoci ispirare da chi osa con leggerezza e intelligenza.
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AnneClaire Budin

I giardini del futuro abbandonano la ricerca della perfezione per abbracciare l’armonia con la natura. Oltre l'estetica naturalistica, emergono nuovi modi di interazione con il paesaggio.
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Il concetto di giardino sta attraversando una profonda trasformazione. Se il naturalismo ha dominato la scena del design paesaggistico negli ultimi decenni, oggi emergono visioni che spostano il focus dall’imitazione della natura all’interazione con essa. Gilles Clément lo definisce "l'unico territorio dove uomo e natura si incontrano, un luogo di sogno e utopia". Ma come possiamo rendere il giardino un ambiente che sia veramente in sintonia con l’ecosistema e non solo una rappresentazione estetica della natura?
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Il giardino naturalistico ha guadagnato popolarità grazie alla sua capacità di evocare paesaggi archetipici come la savana e la steppa. Tuttavia, non sempre garantisce un autentico valore ecologico. Spesso, il rischio è di idealizzare la natura piuttosto che interagirvi realmente. Timothy Morton lo esprime chiaramente: "Mettere qualcosa chiamato Natura su un piedistallo e ammirarla da lontano fa per l’ambiente ciò che il patriarcato fa per la figura della Donna". In altre parole, il giardino non deve essere un'esibizione di bellezza incontaminata, ma un organismo vivente in continua evoluzione.
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Nigel Dunnett, uno dei principali teorici della progettazione naturalistica, evidenzia come questo stile derivi dalla tradizione paesaggistica del ‘Pittoresco’ del XVIII secolo e sia profondamente influenzato dalla teoria della Biofilia di E.O. Wilson. Secondo questa visione, gli esseri umani hanno una predisposizione genetica ad apprezzare ambienti naturali, specialmente quelli che offrono sicurezza, cibo e riparo. Tuttavia, se il giardino naturalistico punta a suscitare meraviglia e stupore, un nuovo approccio, definito "nature-led" o "hortophilic", intende spingersi oltre.
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Il termine ", coniato da Oliver Sacks, descrive il desiderio innato di interagire e prendersi cura della natura. Un giardino guidato dalla natura non è solo un luogo di contemplazione, ma un ecosistema partecipativo. Questo include foreste edibili, orti urbani, giardini comunitari e paesaggi rigenerativi, dove l’uomo collabora con la natura piuttosto che limitarsi a contemplarla.
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Esempi come la High Line di New York o il Lurie Garden di Chicago dimostrano come gli spazi verdi possano diventare rifugi vitali in ambienti urbani, interrompendo la monotonia della città e offrendo una pausa rigenerativa. Tuttavia, il futuro del giardino deve includere più funzioni: produzione alimentare, depurazione dell’aria e dell’acqua, supporto alla biodiversità e spazi educativi. Un giardino del futuro è un ambiente che accoglie, nutre e protegge, senza limitarsi a essere un semplice elemento decorativo.
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Nel passaggio da un’estetica del "sublime" a una dell’"empatia", il giardino diventa un’entità dinamica, un luogo di appartenenza e di crescita, tanto per le piante quanto per chi se ne prende cura. Lontano dall’ideale di perfezione statica, il nuovo paradigma giardiniere si basa sulla coesistenza armonica e sulla sostenibilità. Non più spettatori della natura, ma partecipanti attivi in un sistema vivente che evolve con noi.
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AnneClaire Budin

Dal 1° aprile 2025 i Giardini La Mortella di Ischia riapriranno le loro porte, offrendo ai visitatori uno spettacolo di fioriture esotiche e panorami mozzafiato. Un giardino che non è solo un’oasi botanica, ma un'opera d'arte vivente, plasmata dall’armonia tra natura e progetto umano, grazie anche al genio del paesaggista Russell Page.
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UN GIARDINO DI SUONI E COLORI

Passeggiare tra i viali de La Mortella significa immergersi in un microcosmo vegetale che spazia dalle felci arboree dell’Australia alle ninfee tropicali, dai gelsomini profumati alle magnolie dai fiori cerosi. Il giardino, nato dal sogno di Lady Susana Walton e del marito, il compositore William Walton, è stato concepito come un’esperienza multisensoriale, dove la musica si intreccia con la vegetazione lussureggiante e le viste sulla baia di Forio.

Ma dietro la sua apparente naturalezza c’è il tocco di Russell Page, uno dei più grandi paesaggisti del XX secolo, che aveva il dono di leggere il paesaggio e orchestrarlo con un'armonia quasi musicale. La Mortella ne è un esempio straordinario: il maestro inglese trasformò una roccia vulcanica brulla in un ecosistema rigoglioso, creando livelli e terrazze che assecondano il terreno e amplificano le viste panoramiche.

L’ARTE DEL PAESAGGIO SECONDO PAGE

Russell Page credeva che un giardino dovesse essere progettato come una sinfonia, bilanciando forme, colori e volumi in modo che ogni pianta avesse la sua voce, senza sopraffare l’insieme. A La Mortella, la sua visione si traduce in un’armonia di contrasti tra il verde denso della vegetazione subtropicale e le aperture improvvise che rivelano il mare, tra le fontane nascoste e le grandi distese fiorite.

Questo approccio si ritrova nel suo libro "L’educazione di un giardiniere", dove spiegava che “un giardino ben fatto deve offrire al visitatore una sequenza di sorprese e delizie”. Ed è proprio ciò che si prova a La Mortella, camminando tra il giardino a valle, con le sue piante acquatiche e fioriture rigogliose, e il giardino superiore, dove la macchia mediterranea incontra specie rare e scenari mozzafiato.

UN’ISPIRAZIONE SENZA TEMPO

Oggi i Giardini La Mortella non sono solo un monumento alla bellezza botanica, ma un’eredità viva, mantenuta dalla Fondazione voluta da Lady Walton per preservarli nel tempo. Un luogo che incarna il dialogo tra arte e natura, tra passato e presente, tra la visione di un paesaggista e la crescita spontanea delle piante.

Vuoi approfondire la visione di Russell Page e il suo approccio al paesaggismo?
Leggi il nostro articolo dedicato:
➡️ Russell Page – L’educazione di un giardiniere.

A.V.

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Mutonia, la comunità artistica alle porte di Santarcangelo di Romagna, è un laboratorio creativo a cielo aperto che, dal suo insediamento nei primi anni '90, è diventato un punto di riferimento per il recupero e la trasformazione di materiali di scarto in opere d'arte. La sua esistenza è ora minacciata da una sentenza del Consiglio di Stato, mettendo a rischio un progetto che da oltre trent'anni è simbolo di innovazione e integrazione con il territorio.
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Mutonia nasce dall’esperienza della Mutoid Waste Company, collettivo artistico fondato a Londra negli anni ’80 da un gruppo di giovani legati alla scena punk. Il loro lavoro si basa sulla creazione di sculture monumentali e performance realizzate con materiali di recupero. L’arrivo in Italia è legato al Festival Internazionale del Teatro di Santarcangelo, che li ha invitati a presentare le loro opere. Affascinati dal contesto romagnolo, alcuni membri del collettivo decisero di stabilirsi lungo le rive del fiume Marecchia, costruendo un insediamento unico nel suo genere.
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A Mutonia si vive seguendo un principio fondamentale: il riuso creativo. Automobili abbandonate, vecchie lamiere, ingranaggi industriali diventano sculture, installazioni e scenografie per eventi. Gli abitanti, artisti e artigiani, si auto-organizzano, lavorano con gallerie e teatri, partecipano a festival e realizzano opere su commissione. L’insediamento, nel tempo, è divenuto una vera e propria attrazione culturale, visitata da appassionati d’arte, studenti e curiosi in cerca di ispirazione.
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Il pubblico che frequenta Mutonia è variegato: dai locali che ormai la considerano parte integrante del tessuto cittadino ai turisti attratti dalla sua estetica post-industriale e dalle sue creazioni futuristiche. Studenti d’arte, registi e fotografi trovano in questo luogo un laboratorio aperto dove sperimentare nuove forme di espressione. Anche le scuole visitano la comunità per laboratori e incontri sul tema del riuso e della sostenibilità.
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Nonostante il forte legame con la comunità locale e il sostegno dell’amministrazione di Santarcangelo, Mutonia ha spesso dovuto affrontare ostacoli burocratici e resistenze. Il recente pronunciamento del Consiglio di Stato ha messo in discussione la legittimità dell’insediamento, dichiarandolo abusivo e aprendo la strada alla sua demolizione. La sentenza ha generato una mobilitazione a favore degli artisti, con petizioni e manifestazioni per difendere la loro permanenza.
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La vicenda solleva interrogativi importanti sul rapporto tra arte, legalità e diritto alla sperimentazione. Mutonia è un esempio di come la creatività possa ridare vita a spazi dimenticati, trasformandoli in centri di cultura e innovazione. La sua possibile chiusura evidenzia le difficoltà di conciliare la libera espressione artistica con le normative urbanistiche.
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L’amministrazione comunale di Santarcangelo ha espresso il proprio sostegno alla comunità artistica, impegnandosi a trovare una soluzione che permetta la continuità di Mutonia. La battaglia è ancora aperta, ma una cosa è certa: Mutonia ha dimostrato che un altro modo di vivere e creare è possibile, e il suo spirito innovativo difficilmente potrà essere cancellato da una sentenza.
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AnneClaire Budin